LECTIO DIVINA
“Gesù, pieno di Spirito Santo,… era guidato dallo Spirito nel deserto” (cf. Luca 4,1)
+ O Padre, noi ti ringraziamo perché ci hai riuniti alla tua presenza per farci ascoltare
la tua parola: in essa tu ci riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà. Fa’
tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua e perché non troviamo condanna nella
tua parola, letta, ma non accolta, meditata, ma non amata, pregata, ma non custodita,
contemplata, ma non realizzata, manda il tuo Spirito Santo ad aprire le nostre menti e
a guarire i nostri cuori. Solo così il nostro incontro con la tua parola sarà rinnovamento
dell’alleanza e comunione con te e con il Figlio e lo Spirito Santo, Dio benedetto
nei secoli dei secoli. A.: Amen.
L.: Ascoltiamo la Parola del Signore dal racconto dell'evangelista Luca
(Luca 4,1-13; trad.CEI 2008).
1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito
nel deserto, 2 per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni,
ma quando furono terminati, ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio
di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non
di solo pane vivrà l’uomo». 5 Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i
regni della terra e gli disse: 6 «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me
è stata data e io la do a chi voglio. 7 Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me,
tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai
culto». 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli
disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; 10 sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà
ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano; 11 e anche: Essi ti porteranno sulle loro mani
perché il tuo piede non inciampi in una pietra». 12 Gesù gli rispose: «È stato detto: Non metterai
alla prova il Signore Dio tuo». 13 Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò
da lui fino al momento fissato.
Note di esegesi per la comprensione del testo
Il vangelo che abbiamo letto, il celebre brano delle “tentazioni” nel deserto che
preparano il cammino di Gesù verso Gerusalemme, non ci invita solo a scoprire
quali sono i nostri “punti deboli” nel cammino di fede, ma ci dice anche quali devono
essere le condizioni interiori per realizzare la nostra vita nel concreto della
realtà storica, politica e sociale che viviamo. Quando nelle nostre comunità si incita
quasi a diffdare dalla «politica» si commette un sopruso e un atto devastante
di distruzione di massa. «Politica» per la Bibbia è la visione comunitaria della realtà
umana contemplata dal punto di vista di Dio, il quale agisce in modo inequivocabilmente
netto e radicale: sceglie la parte debole e fragile dell’umanità. Allo stesso
modo ogni «politica» è l’espressione visibile di un atteggiamento interiore e spirituale
perché esprime all’esterno, cioè realizza nel contesto delle relazioni umani
ciò che nasce, cresce e si sviluppa nel cuore. Il politico senza spiritualità è un affarista
e un criminale; uno spiritualista senza politica è un alienato e un parassita.
Per essere un «politico spirituale» bisogna avere un cuore libero, una intelligenza
orientata alla coscienza del bene e una maturità che faccia usare gli strumenti
della vita civile non per l’interesse personale, ma per il bene comune di tutta la
collettività. Il potere in sé costituisce una tentazione che stimola gli istinti bassi e
peggiori dell’individuo ed è per questo che Gesù non fugge dalle tentazioni, ma le
affronta non perdendo mai il contatto con se stesso e con la percezione che egli
ha della sua persona: egli è Figlio e ha un missione da compiere, rivolta a tutti i
popoli; nessun interesse personale (tentazione del pane) o corruzione (tentazione
del potere) o vanagloria (tentazione di onnipotenza) potranno mai distoglierlo
dalla fedeltà a se stesso che è sinonimo di fedeltà a Dio.
Il racconto delle tentazioni di Gesù è esclusivo dei vangeli Sinottici e fa parte del
trittico che inaugura la predicazione di Gesù: 1. Giovanni il Battista (Mt 3,1-12;
Mc 1,2-8; Lc 3,1-18); 2. Il battesimo di Gesù (Mt 3,13-17; Mc 1,9-11; Lc 3,21-22); 3.
le tentazioni di Gesù (Mt 4,1-11; Mc 1,12-13; Lc 4,1-13). L’evangelista Mc, da cui
dipendono gli altri due, è scarno e sbrigativo: Gesù è sospinto dallo Spirito nel
deserto dove è tentato da Satana. Immediatamente ci avverte che Gesù «stava
con le fere e gli angeli lo servivano», che è un diretto riferimento alla condizione
paradisiaca di Adam prima della ribellione, quando aveva il potere di imporre il
nome agli animali in rappresentanza della «signoria» del Creatore (Gen 2,19-20)
in quanto era «immagine e somiglianza» di Dio (Gen 1,27)1. Mt a sua volta svilup-
1 Secondo il misdrash, Dio prima di creare la creatura umana ha consultato gli angeli: una
parte era d’accordo e una no, ma Dio la creò ugualmente (Gen Rabbà 8,5; Midrash Sal
1,22). Dio creò l’uomo e la donna per rispetto verso i giusti che sarebbero nati da loro
pa le tentazioni tramandate da Mc e le situa come controparte delle tentazioni
del popolo eletto nel deserto: la tentazione del pane (il vero cibo è fare la volontà
del Padre; cf. Mt 4,1-4 con Es 16,4; Dt 8,2-5; cf. Mt 12,50; Lc 22,42; Gv 4,34); la
tentazione dei segni (imporre a Dio un miracolo per dimostrare la sua Presenza;
cf. Mt 4,5-7 con Es 17,1-7; Dt 6,16; cf. Mt 12,38-42; Mc 8,11-13; Gv 6,30-33) e la
tentazione dell’idolatria (cf. Mt 4,8-11 con Es 23,20-33; 34,11-14). Per Mt Gesù vive
queste tentazioni come un nuovo Mosè, alla cui fgura è ricollegato dalla menzione
dei quaranta giorni e delle quaranta notti trascorsi in digiuno esattamente
come il patriarca del Sinai (Es 34,28; Dt 9,9-18). In Mt Cristo vive le tentazioni
come Messia per essere distolto dal suo progetto di fedeltà al Padre: l’ordine
stesso delle tentazioni è funzionale: il cibo, il miracolo, l’idolatria. Gesù incarna il
nuovo popolo messianico: dove l’antico Israele fallì e tentò Dio, il Figlio dell’uomo
è obbediente e sottomesso alla volontà del Padre. La ribellione è sostituita dalla
sottomissione fliale. Lc ha un’altra prospettiva, forse più ambiziosa di quella di Mt:
egli non mette Gesù in relazione al popolo ebraico, che non interessava i lettori
della sua comunità, ma pone Gesù in rapporto ad Adam: Gesù rappresenta l’essere
umano di tutti i tempi. Per fare questo confronto tra Gesù ed Adam, Lc modifca
l’ordine delle tentazioni di Mt, che con ogni probabilità è originario, per dare
uno schema più adeguato alla sua teologia della storia e dell’umanità. In Mt l’ordine
delle tentazioni è il seguente: 1. nel deserto: cambiare le pietre in pane; 2. nella
città santa, sul pinnacolo: tentare Dio con un miracolo; 3. su un monte altissimo:
l’adorazione dei satana in cambio del potere del mondo. Lc modifca quest'ordine,
scambiando la 2a con la 3a, dando così al racconto una dimensione universalistica
consacrata nella città santa dove la vita intera di Gesù è indirizzata: deserto, monte,
Gerusalemme è lo scopo della vita di Gesù e, come già sappiamo, Lc organizza
tutto il vangelo come un solo ed unico viaggio da Nazareth a Gerusalemme, che
non è solo la capitale religiosa, ma è la sede della Gloria di Dio; è la città dei destini
dei profeti, il luogo della dimora e della manifestazione di Dio. Gerusalemme è
il prolungamento di Dio, quasi fosse il suo corpo allargato al territorio. Abbiamo
già visto che la vita di Gesù è iniziata nel Tempio (Lc 2,22) e nel Tempio si conclude
con un atto di fedeltà di fronte alla tentazione di fuggire dalla volontà del Padre
(Lc 4,9), in modo diametralmente opposto al comportamento di Adam che
nel giardino di Eden tentò di eliminare Dio dal suo orizzonte per sostituirsi a lui,
acquisendo un potere infnito su tutte le cose (Gen 2,4-6). Lc è l’unico dei Sinottici
che nella genealogia di Gesù lo fa risalire fno ad Adam (Lc 3,38) che rappresenta
l’umanità intera sotto il dominio del maligno. Il racconto delle tentazioni di
Gesù lo mostra come modello della resistenza ad ogni tentazione che la persona
umana può sperimentare nella sua vita.
Nella seconda tentazione di Lc, Satana si presenta come il padrone del mondo:
«mostrandogli in un istante tutti i regni della terra» (v. 5);
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(cf. L. GINZBERG, Le leggende degli Ebrei. I. Dalla creazione al diluvio, Milano 19992, 64-66; Dictionnaire Encyclopedique du Judaïsme, Paris 1993, 18-21).
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è lo stesso tentatore che si presenta nel giardino di Eden come colui che conosce i pensieri nascosti di Dio (cf. Gen 3,4-5). Satana in Lc non presenta a Gesù un futuro messianico proprio
indipendentemente da Dio, ma la tentazione più antica e radicale, quella che
vive in ogni uomo e donna, di ogni tempo e cultura: il potere. Adam aveva ricevuto
da Dio stesso il potere di «soggiogare la terra» (Gen 1,28), ma vi ha rinunciato
per avere il potere satanico di «diventare come Dio» (Gen 3,5). Gesù riceve la
tentazione di possedere la «potenza di tutti questi regni» (v. 6), alla quale rinuncia
non per essere «come Dio», ma per essere come Dio lo vuole: «Gesù gli rispose:
“Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”» (v. 8). Nella sua risposta,
Gesù ristabilisce l’equilibrio spezzato da Adam nel giardino di Eden e nello
stesso si sostituisce a lui come progenitore di una nuova umanità che non si allontanerà
più da Dio, ma camminerà verso la pienezza di umanità del Figlio di Dio
nel progetto del Regno. Appellandosi alla Scrittura, Gesù pone al centro della sua
vita la Parola come criterio di scelta e come misura della sua coscienza.
Nella terza tentazione, Gesù è portato sul pinnacolo del Tempio, che è l’angolo
sud-est del muro che circonda la città antica e che guarda sulla Valle dei Re o del
Cedron. Non è un invito a fare una caduta spettacolare, ma di una tentazione ancora
più sottile, che ha come ambito una tradizione giudaica, viva al tempo di
Gesù. Durante la traversata del deserto dall’Egitto alla Terra Promessa, Israele fu
trasportata sulle ali della Shekinàh, che prese possesso nel Tempio di Gerusalemme2.
Portando Gesù sul pinnacolo del Tempio, Satana gli suggerisce di pretendere
da Dio di essere portato anche lui dalla Shekinàh, rinunciando così alla missione
della sua condizione umana che lo porterà alla morte. In sostanza, con un apparente
abbandono a Dio il maligno suggerisce di potere sfuggire alla morte. Adamo
accolse la tentazione dell’immortalità (Gen 3,3), Gesù s’immerge nella sua condizione
umana e si vota totalmente alla sua missione di servo sofferente che offre la
vita per amore, senza contropartita (Is 53,1-12).
Tentare Dio! È questa l’impresa titanica di ogni tempo ed epoca, dalla torre di Babele
ai nostri giorni, che ha come conseguenza la ricerca del potere come dominio
e sopraffazione, per la presunzione di essere «dio», senza limiti e senza confni.
L’uomo, che è «polvere del suolo», non accetta la sua fragilità, perché è solo
«un soffo» che lo tiene in vita (Gen 2,7) e un soffo è suffciente per disperderlo
nel vuoto (Sal 144[143],4). L’invito del vangelo di Lc è un invito alla accettazione
della nostra condizione umana dentro la quale si trova il senso e la direzione della
nostra vita, che aspira alla comunione intima con la sorgente di senso che è
Dio. L'ascolto della Parola è l’oasi lungo il nostro cammino dove sostiamo quotidianamente
per prendere la forza di assumere la nostra condizione umana e di
portarla come tesoro prezioso insieme con Gesù, oltre ogni tentazione, verso un
impegno di vita che si esprime nel servizio per amore e con amore.
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2 Cf. H. RIESENFELD, «Caractère messianique de la tentation au desert», in É. MASSAUX ET AL., La venue du Messie: Messianisme et Eschatologie, Paris 1962, 51-63.