sabato 28 maggio 2011

Approfondiamo la Parola: Lectio del prete carnime Miccoli su Giovanni 14, 15-21

Chiesa del Purgatorio – Lanciano (CH)


LECTIO DIVINA

“Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama» (cf. Gv 14,21)

Canto (facoltativo), a scelta della comunità.

Dopo un’opportuna introduzione, si può invocare lo Spirito Santo con il canone Veni Sancte Spiritus o

Vieni, Spirito Creatore (Taizè), o altra preghiera simile, come la seguente.

P.: O Padre, noi ti ringraziamo perché ci hai riuniti alla tua presenza per farci ascoltare

la tua parola: in essa tu ci riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà. Fa’

tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua e perché non troviamo condanna nella

tua parola, letta, ma non accolta, meditata, ma non amata, pregata, ma non custodita,

contemplata, ma non realizzata, manda il tuo Spirito Santo ad aprire le nostre menti e

a guarire i nostri cuori. Solo così il nostro incontro con la tua parola sarà rinnova -

mento dell’alleanza e comunione con te e con il Figlio e lo Spirito Santo, Dio benedetto

nei secoli dei secoli. A.: Amen.

Canto (facoltativo): Alleluia (Taizè).

L.: Ascoltiamo la Parola del Signore dal racconto dell'evangelista Giovanni (Gv 14,15-

21; trad. CEI 2008).

15 «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16 e io pregherò il Padre ed egli vi

darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità,

che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete,

perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18 Non vi lascerò orfani: verrò da

voi. 19 Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io

vivo e voi vivrete. 20 In quel giorno voi saprete che Io-Sono nel Padre mio e voi in me e

io in voi. 21 Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama.

Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Segue la meditazione della Parola proposta dalla guida della celebrazione; dopo un momento personale di

silenzio per la lectio, si prosegue con la condivisione comune sulla Parola ascoltata. Al termine, ognuno

dei presenti può proporre un’intenzione di preghiera; ad ognuna, l’assemblea canta o risponde con un’acclamazione.

Si conclude con la preghiera del Padre nostro… [e la benedizione finale].

Note di esegesi per la comprensione del testo

Il brano del vangelo odierno è un estratto del primo discorso che Giovanni colloca

dopo l’ultima cena e riporta quasi tutti i temi a lui cari: il Paràclito (v. 10), la Parola

custodita (v. 15), il senso della preghiera del Figlio (v. 16), la conoscenza di

Dio (vv. 17.19; cf. 16,16-22), la dimora (v. 17; cf. 14,23-24), i criteri per vedere la

presenza di Dio (v. 19), la comunione del Figlio col Padre e della Chiesa col Figlio

(v. 20). Tutti questi temi sono unifcati attorno al tema centrale dell’amore che assume

la portata di «comandamento». Nell’alleanza del Sinai, YHWH con le «10

parole(=comandamenti)» diede coscienza di popolo a Israele; per essi la Toràh fu

il fondamento della loro dignità e della loro missione. Nell’Alleanza di Gesù le

«10 parole» del Primo Testamento si accorciano in un solo comandamento, l’amore,

contenuto e fne di tutta la storia della salvezza (cf. Mt 22,40).

Al tempo di Gesù vi era un giudaismo pluralista con molte scuole e diverse interpretazioni;

ogni rabbì poteva aprire una scuola e proporre una propria lettura della

Toràh. Le maggiori scuole erano rappresentate nel Sinedrio, composto da settanta

membri (farisei, sadducei, sacerdoti, scribi, anziani). Gesù s’inserisce in questo

contesto di pluralismo religioso e si presenta come un rabbino che fa una sua

proposta di vita religiosa all’interno del sistema ebraico. Ad ogni passo troviamo

nei vangeli visite di farisei, sacerdoti, scribi e anziani che vanno da Gesù o inviano

propri messaggeri per informarsi di quale tradizione è portatore. Gesù porta una

interpretazione che non si basa sulla tradizione conosciuta, ma propone una rilettura

della tradizione, scritta e orale, dirompente. La sua interpretazione va così

profondamente al di là dell’immaginabile da rivelare di fatto un nuovo e radicale

rapporto con Dio, basato sulle relazioni umane e non sui sistemi cultuali e teologici

precostituiti. All’interno di questa realtà possiamo capire il suo discorso, in

parte esposto nel vangelo di oggi.

Osservare la Toràh è l’obiettivo di ogni israelita. Osservare ha il senso di custodire

con scrupolo e timore. Gli Ebrei per essere fedeli alla Toràh devono osservare

ben 613 precetti; ogni fedele è circondato, custodito, protetto e avvolto in ogni

istante della sua vita dai comandamenti di Dio. Se è vero che l'israelita deve «osservare/

custodire» i comandamenti, è anche vero che è la Toràh che custodisce e

protegge Israele: infatti «613 comandamenti furono dati a Mosè: 365 comandamenti

negativi, come il numero dei giorni dell’anno solare, e 248 comandamenti

positivi, corrispondenti alle parti del corpo umano» (Talmud B., Makkot 23b)1. Al

tempo di Gesù i Farisei, che pure erano dalla parte del popolo, ritenevano che la

gente comune non potesse salvarsi perché incapace di osservare tutti i comandamenti.

Il Talmud (Rosh Hashanà 28a) afferma che «i comandamenti [ebr.: mizvòt]

1 Sia il tempo (365 giorni, cioè un anno), sia la persona (le 248 parti che compongono il

corpo) sono soggetti alla Toràh, cioè alla supremazia di Dio: per questo gli Ebrei, quando

pregano, muovono tutto il corpo, poiché tutta la persona deve partecipare alla lode.

non sono stati dati per provare piacere... ma come un giogo sui loro colli»2. Rabbi

Nehemia bar Ha-Qana, della prima generazione dei Tannaim3, insegna che «a colui

che accetta il giogo della Toràh, il giogo del Regno, sarà risparmiato il giogo delle

preoccupazioni mondane»4. A questa tradizione si ispira Gesù quando presenta il

«giogo» del suo insegnamento: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me,

e troverete ristoro [cf. Ger 6,16; Sir 51,27] per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce

e il mio peso leggero» (Mt 11,29-30).

Gesù esplicita l’obiettivo di ogni ebreo: osservare la Toràh, cioè i suoi comandamenti,

signifca semplicemente amare e per questo tutti i comandamenti si riducono

ad uno solo: amare Dio e il prossimo. Gesù non si limita a semplifcare la

burocrazia della fede, ma si ricollega alla tradizione del Deuteronomio che è diventata

l’anima della spiritualità e della preghiera d’Israele: «Ascolta, Israele! Amerai

il Signore tuo Dio» (cf. Dt 6,4), e riporta tutta la Toràh al suo cuore primitivo

che è il comandamento dell’amore. Anche la tradizione giudaica che Gesù conosce

insegna ad amare Dio con animo libero e senza secondi fni5; l’amore gratuito

spinge ad osservare i 248 comandamenti positivi, mentre il timore di Dio a non

trasgredire i 365 comandamenti negativi. Nella tradizione cristiana, Agostino potrà

dire: «Ama e fai quello che vuoi»6, perché amare è porre l’altro come criterio

ed obiettivo della vita, è fare dell’altro la ragione stessa della vita propria, per cui

tutto ciò che uno vive, spera, programma, progetta, è vissuto, sperato, programmato

e progettato per l’altro e in funzione sua. Nell’amore non esiste criterio di

autorealizzazione, perché chi ama può amare solo a perdere: tutto il resto è interesse

mercenario e scambio di favori. Chi ama dà la vita e la offre per sempre,

nulla pretende per sé perché l’amore o è gratuito e generante o non è amore. Se

2 Il Midrash (Sifrà, Sheminì XII, 4) aggiunge: «Poichè Io Sono il Signore che vi fa salire dalla terra

d’Egitto. Per questo vi ho fatto salire dall’Egitto a condizione che accettiate il giogo dei comandamenti.

Poiché chiunque riconosce il giogo dei comandamenti, riconosce l’uscita dall’Egitto e chiunque

rinnega il giogo dei comandamenti rinnega l’uscita dall’ Egitto».

3 I Tannaiti (Insegnanti), suddivisi in cinque generazioni, sono i maestri della tradizione giudaica

dei primi due secoli d.C., il cui insegnamento è contenuto nella Mishnàh; il loro insegnamento

è normativo. Ad essi succedono gli Amoraim (Interpreti) che sono i maestri palestinesi

e babilonesi dei sec. III-V d.C. e il cui insegnamento è conservato nel Talmud. Ad

essi succedono i Saboraim (Opinanti) che sono i maestri della tradizione babilonese dei

sec. VI-VII e i Geonim che sono i maestri dal 632 (morte di Maometto) al sec. XI. Conclusa

questa fase, inizierà poi la tradizione dei Maestri del Medio Evo.

4 Cf. G. STEMBERGER, Introduzione al Talmud e al Midrash, 98; cf. E. E. URBACH, Les Sages

d’Israël, 329-436.

5 «Antigone di Sokò ricevette la tradizione di Simeone il Giusto. Egli soleva dire: “Non sia -

te come quei servi che prestano servizio al loro padrone con l’intenzione di riceverne ri -

compensa, ma siate come quei servi che prestano servizio al loro padrone, senza l’intenzione

di riceverne alcuna ricompensa; e sia su di voi il timore di Dio» (Mishnàh, Pirqè Avot

I,3).

6 AGOSTINO, In Ioannis Epistolam ad Parthos tractatus decem 7, 8.

questo è l’orizzonte, allora ha ragione Agostino: uno può fare quello che vuole

perché quello che vuole è amare l’altro per se stesso, senza pretendere in cambio

nulla perché viva in pienezza e armonia. Ciascuno di noi, dentro il pozzo

profondo della propria anima, sa che le cose stanno così, anche se facciamo

esperienze di fallimenti, perché questi sono il risultato di un limite: non ci

educhiamo abbastanza ad amare senza calcoli. Fin da piccoli ci educhiamo ed

educhiamo a forme mercenarie che comportano una ricompensa: ad esempio,

ricattiamo i fgli con un premio, se studiano e prendono un buon voto a scuola,

perché facciano semplicemente il loro dovere; oppure, come accade a gran parte

delle persone, ci si sposa per paura di stare da soli, partendo già dal presupposto

che può non funzionare e quindi ci si mette già pronti sul trampolino di lancio

dell’abbandono, fno a quella farsa dei contratti prematrimoniali con tutte le

clausole e le casistiche del fallimento annunciato. Chi ama, conosce il Figlio e il

Padre, trova la dimora, conosce il senso della preghiera del Figlio e ne sperimenta

il risultato, cioè il dono del Consolatore. Il termine Paràclito è una di quelle parole

bibliche che bisogna conoscere per sorseggiare alcune profondità della fede e

della vita cristiana; nel vangelo di oggi ricorre due volte (vv. 16.26). Il termine

deriva dal greco paràklētos e sia nella tradizione biblica che giudaica, compresi

Giuseppe Flavio e Filone, ha sempre il signifcato di intercessore e consigliere. Quasi

inesistente nella Bibbia greca della LXX, se si escludono due testi tardivi (Gb

16,2; Zc 1,13), in tutto il NT ricorre solo cinque volte e soltanto in Gv, di cui

quattro nei discorsi di addio (14,16.26; 15,26; 16,7; 1Gv 2,1), mentre negli altri

scritti si ha per 29 volte il sostantivo paràklēsis, “consolazione”, specialmente in

Paolo e Atti. Il termine è assente in Mt e Mc.

Giovanni, che lo usa in maniera esclusiva tra gli evangelisti, dà ad esso

un'importanza particolare che dobbiamo tentare di capire. Il verbo base è il verbo

composto dalla preposizione parà- che indica vicinanza, prospettiva e dal verbo

kaléō e signifca «chiamo, invito, nomino in favore di...», da cui anche «prego, esorto,

consolo». Il termine greco in italiano diventa «paràclito» assumendo anche il signifcato

conseguente di «avvocato». Ha un valore giudiziario forense7. Etimologica-

7 Nel greco classico è usato, anche se raramente, come «avvocato» in contesto giudiziale.

Il signifcato originario è passivo: «uno chiamato per stare accanto/ad assistere qualcuno».

Nel sistema giudiziario semitico, il «consolatore» è una fgura giuridica e richiama quella

dell’AT del go’el, «riscattatore, redentore» (Is 41,14; 43,14; 44,6.24; Ger 50,34; Sal

78[77],35): quando uno veniva deferito in giudizio davanti agli anziani radunati alla porta

della città, se uno dei giudici, stimati e autorevole, si fosse alzato e andasse a collocarsi

«accanto» all’imputato, senza nemmeno proferire una sola parola, quell’uomo era salvo

sulla garanzia di colui che rivendicava la sua innocenza sul suo onore e la sua credibilità. La

fgura del paràclito è dunque una fgura stimata per la sua dirittura e autorevolezza che

tutti gli riconoscono, un uomo il cui giudizio è inappellabile e in questo senso ha una valenza

particolare. In questo contesto il «consolatore» è anche «avvocato» perché prende

le difese di qualcuno e testimonia in suo favore. Nel senso di «avvocato, intercessore» è

usato anche dalla letteratura rabbinica (cf. J. MATEOS – J. BARRETO, Il vangelo di Giovanni,

mente infatti, para-kalèō, vuol dire parlare dalla parte di... o anche contro qualcuno.

In altre parole, Paràclito è sinonimo di avvocato, difensore, colui cioè che s’impegna

per dimostrare l’innocenza di qualcuno. In questo senso porta consolatozione,

perché ti garantisce della tua identità di innocente. In 1Gv 2,1 «paràclito» è un attributo

di Gesù, qualifcato come giusto.

Da un punto di vista linguistico è interessante fare notare che il termine ekklesìa,

Chiesa, ha origine dallo stesso verbo kalèō preceduto dalla preposizione ek-, che

indica origine o provenienza, per cui Chiesa vuol dire: [assemblea] chiamata, convocata

da [Dio]. Il Paràclito e l'Ekklesìa provengono dalla stessa radice semantica, per

cui il loro rapporto è intimamente connesso perché ne defnisce anche le rispettive

funzioni. Viene lecito domandarsi: perché Gesù invia il Paràclito? Che cosa

deve dimostrare? Perché la Chiesa è connessa con lo Spirito, anche a livello di signifcato?

Per rispondere a queste domande bisogna fare un passo indietro.

Gesù è stato condannato a morte in base a due false testimonianze (Mt 26,61-54;

Mc 14,57-58) e secondo il diritto di ogni epoca e nazione il suo processo e la sua

condanna sono illeciti e invalidi. Bisogna rifare il processo a Gesù per dimostrarne

l’innocenza, e questo è il compito del Paràclito: «Quando sarà venuto [il Paràclito],

proverà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio»

(cf. Gv 16,8ss.). Nel tempo della Chiesa, però, sul banco degli imputati non sale

l’uomo di Nazaret che è nella casa del Padre, ma il suo corpo, il suo prolungamento

nel tempo e nella storia, che è la Chiesa (1Cor 12,27; Ef 5,23; 14,12; Col

1,18.24), come aveva detto lo stesso Gesù (cf. Mc 13,9-11). Prima di essere un’organizzazione,

la Chiesa è un’azione di risposta ad un appello, è l’adesione ad una

vocazione che convoca e raduna attorno alla Parola per trasformarla in pane di

consolazione. La Chiesa è l’azione dello Spirito inviata nei tribunali del mondo a

dimostrare che Gesù è la consolazione di Dio perché egli è venuto a rivelarne il

volto, affnché ogni uomo e donna fossero trovati e riconosciuti innocenti, giustifcati,

peccatori fnalmente redenti. Come convincere il mondo? La risposta è una

sola: con il comandamento dell’amore che assume nel proprio grembo l’altro senza

volerlo cambiare, ma accettandolo senza condizioni. Evangelizzazione, politica,

economia, diritto, relazioni, tutto trova esito e risposta adeguati nell’amore che,

se è consolazione dello Spirito di Gesù, diventa generante e sa anche smuovere le

montagne. Senza paure. Senza delusioni. Compito quindi della Chiesa nel mondo

non è cercare solidarietà con il potere, ma pretendere che venga rifatto sulla propria

pelle il processo di Gesù, mostrando il suo essere innocente e garante di innocenza.

Il mondo deve sapere che Gesù è pieno di amore e che ha donato la sua

vita a tutti gli esseri umani di tutti i tempi (cf. Gv 6,39; 12,47). In Dio amare e salvare

sono la stessa cosa.

- pro manuscripto -

597).

Tempietto mariano in C.da Sacchetti

INAUGURAZIONE A SACCHETTI
NUOVA CAPPELLA DEDICATA
ALLA MADONNA DEL ROSARIO



ore 19.30: Processione con la statua
della Madonna del Rosario a Sacchetti
ore 20.00: Messa alla nuova Cappella
ore 21.00: Benedizione inaugurale dell’Arcivescovo Emidio C.

* * *

Parteciperà la Confraternita di S. Giusta.
Animerà la Banda “Città di Archi”.

Seguirà un momento conviviale di festa accompagnato da musiche e canti
popolari: Laura e Michele



Una Comunità che celebra la Liturgia domenicale: VI Domenica di Pasqua - 29 maggio 2011

GESU’ RISORTO vive TRA NOI e IN NOI

INVOCAZIONI PENITENZIALI
Padre nostro, tu non ci lasci soli, quando noi non ti cerchiamo.
Signore, pietà!

Cristo Gesù, tu vivi per sempre in noi,anche se noi non ce ne accorgiamo.
Cristo, pietà!

Spirito santo, tu ci porti alla Verità, anche quando noi preferiamo la falsità.
Signore, pietà!

INNO DI LODE: Gloria a Dio…

PREGHIERA DELL’ASSEMBLEA - COLLETTA
+ O Padre, ci hai redenti nel Cristo tuo Figlio messo a morte per i nostri peccati, ma risorto nello Spirito. Confermaci nel tuo Spirito di Verità, perché con la gioia che viene da te, condividiamo con tutti la Speranza che abbiamo in Te. Per il nostro Signore… Amen!

LITURGIA DELLA PAROLA

Dagli Atti degli Apostoli 8,1b. 4-8. 14-17

In quei giorni, Saulo scatenò una grande persecuzione contro la Chiesa che era in Gerusalemme. Tutti si dispersero nelle campagne della Giudea e della Samarìa, ad eccezione degli apostoli. Ma quelli che si erano dispersi se ne andarono in giro predicando la parola del Vangelo. Così Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città. Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito santo.

Parola di Dio!

Salmo responsoriale - 65

R./ Laudate Dominum…omnes gentes. Alleluja!

1. Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la sua gloriosa presenza con la lode:
«Stupende sono le tue opere!
Tutta la terra a te canti inni».

2. Venite e contemplate i prodigi di Dio,
meraviglioso nel suo agire tra noi:
ha cambiato il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume.

3. Per questo in Lui esultiamo di gioia,
con la sua forza domina per sempre.
Venite, ascoltate, voi tutti che amate Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.

4. Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 3,15-18

Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia fate questo con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccatori, innocente per i malvagi, per ricondurvi a Dio; ucciso nel suo corpo, ma reso vivo dallo Spirito. Parola di Dio!



Alleluja, alleluja!
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà
e noi verremo a lui. Alleluja!

+ Dal vangelo secondo Giovanni [13,1-2.31] 14,5-21

[Mentre era tavola con i suoi discepoli per la cena della Pasqua e Giuda fu uscito]

Gesù disse loro: «Se mi amate,

osserverete i miei comandamenti;

e io pregherò il Padre ed egli vi darà

un altro paràclito [chiamato intercessore] perché rimanga con voi per sempre,

lo Spirito della Verità, che il mondo [senza Dio] non può ricevere

perché non lo vede e non lo conosce.

Voi lo conoscete perché egli rimane vicino a voi e sarà in voi.

Non vi lascerò orfani: verrò da voi.

Ancora poco tempo e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete,

perché io vivo e voi vivrete!

In quel giorno voi saprete che Io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.

Chi accoglie i miei comandamenti

e li osserva, questi è colui che mi ama.
Chi ama me sarà amato dal Padre mio
e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Parola del Signore!

PROFESSIONE DI FEDE-SIMBOLO DEGLI APOSTOLI
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

LA PAROLA SI FA PREGHIERA

+ Fratelli e sorelle, certi della promessa di Gesù risorto, ci rivolgiamo al Padre che sempre ci ascolta:

R./ Donaci il tuo Spirito, o Padre!

1. Dona alla tua Chiesa lo Spirito della Verità, perché illumini ogni persona con l’amore che viene da te.

2. Dona a chi ha l’autorità politica e amministrativa, di operare nella Verità per il vero bene di tutti e di ciascuno.

3. Dona ad ognuno di noi la capacità di custodire la tua presenza che lo Spirito genera continuamente in noi.

4. Donaci di rendere ragione della speranza che è in noi, con dolcezza e rispetto per tutti.

5. Dona a Fabiano e ai suoi amici che ricevono con noi il Corpo di Gesù, una profonda esperienza del tuo amore uniti a Te.

6. Dona alla nostra comunità l’esperienza consapevole dell’unità che Gesù crea continuamente tra noi con il dono di se stesso nell’Eucaristia.

DALLA PAROLA ALL’EUCARISTIA

+ Ti ringraziamo, o Padre, perché ci hai donato non solo il tuo Figlio Gesù, ma anche il tuo Spirito, che rimane con noi per sempre. Ascolta le nostre preghiere e trasformale, con questo pane e vino, in dono del tuo amore per noi e per tutta l’umanità. Per Cristo... Amen!

LITURGIA EUCARISTICA

PREGHIERA EUCARISTICA - Acclamazioni

+ Prendete, e mangiate… per voi.
- E’ il Signore Gesù: si offre per noi!

+ Prendete, e bevetene… memoria di me.
- E’ il Signore Gesù: si offre per noi!

+ Mistero della Fede!
Annunciamo la tua morte, Signore;
proclamiamo la tua risurrezione;
nell’attesa della tua venuta.

+ Celebrando… come popolo sacerdotale.
- Noi ti ringraziamo, o Padre!
+ Ti preghiamo… un solo corpo.
- Un cuor solo, un’anima sola per la tua gloria, o Padre!

+ Ricordati… popolo cristiano.
- Un cuor solo, un’anima sola…
+ Ricòrdati… la luce del tuo volto.
- Ricordati, o Padre!

+ Di noi tutti… canteremo la tua gloria:
+ Per Cristo, con Cristo, in Cristo…
- Amen!

ALLA COMUNIONE

“Voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete!
Saprete che Io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”.

Approfondiamo la Parola domenciale: 29 maggio - VI di Pasqua - Giovanni 14, 15-21

PAROLA CHE SI FA VITA

Alcuni brani biblici a commento della Parola
domenicale: ci aiutano ad accoglierla
come avvenimento di salvezza nella nostra vita.

2Corinti 1,1-12  Dio, di ogni consolazione, ci consola in ogni nostra tribolazione.
Isaia 40,1; 60,1-5. 13-22 Giovanni 15,26-27 Verrà a voi il Consolatore.

Apocalisse5,1-10 Non piangere!

Deuteronomio 31,1-9; 32,45-47Giovanni 15,7-11 Questa Parola è tutta la vostra vita.

Agenda settimanale: 30 maggio - 5 giugno 2011

AGENDA SETTIMANALE
30 MAGGIO - 5 GIUGNO 2011
* * *
Lunedì 30, ore 21.00: Messa a Paglieroni

Martedì 31, ore 18.30: Messa in S. Giorgio ore 9.30: Ritiro diocesano dei preti

Mercoledì 1 Giugno ore 19.30: Messa a Sacchetti
ore 21.00: Condividiamo la Parola

Giovedì 2, ore 11.00: Comunione di VALERIA VINCIGUERRA
GIORNATA REGIONALE DEI GIOVANI A TERMOLI

Venerdì 3, ore 21.00:Incontro delegati parrocchiali di zona

Sabato 4, ore 15.30: Festa del Perdono per il gruppo Giordano

ASCENSIONE DEL SIGNORE
ore 18.30: Messa in chiesa p.le

DOMENICA 5
ore 9.00: Messa in San Giorgio
ore 11.00: Messa in chiesa p.le

Comunione di LEONARDO LEPORI
e di SIMONE MARTELLI

* * *

Il Venerdì di Passione abbiamo raccolto
e consegnato per i Cristiani
della Terra Santa 250,00 euro

La nostra sfida educativa

Educare... si può!

Stiamo concludendo i percorsi dei vari gruppi di catechesi per l’Iniziazione Cristiana dei nostri figli; tra poco anche la scuola conclude il suo ciclo didattico annuale… iniziano le “vacanze”, ma non per i genitori che si trovano con un carico maggiore di impegni.

E’ normale una verifica ed un bilancio delle attività proposte e condivise: lo faranno gli insegnanti, i catechisti… i genitori forse non sono abituati a fermarsi anche con il loro figli per chiedersi “come è andata quest’anno?”, ma sarebbe un momento interessante per sentirci tutti corresponsabili dei successi, dei ritardi, degli errori… soprattutto per renderci conto che comunque abbiamo camminato insieme, che siamo “cresciuti”, che abbiamo a disposizione tante risorse positive in noi e tra noi.

Se lo facciamo vuol dire che abbiamo una speranza affidabile per la persona umana, per la sua esistenza “per la sua capacità di amare”…

Come cristiani abbiamo fiducia mentre avvertiamo le difficoltà, oggi inedite anzitutto come adulti, di vivere seguendo un progetto positivo, corretto, appagante, credibile da poter trasmettere alle giovani generazioni in modo da coinvolgere, da attrarre… da persuadere senza sterili imposizioni o inutili punizioni!

Se oggi sembra più difficile educare, rispetto al passato, questo vuol dire che è più impegnativo vivere, lavorare, metter su famiglia, invecchiare… amare!

…alla “vita buona” del Vangelo

Come cristiani e come comunità parrocchiale abbiamo un unico maestro-educatore: Gesù!

Nel Vangelo troviamo la testimonianza già sperimentata da uomini e donne, vecchi e bambini, che seguendo Lui è possibile condurre “un’esistenza buona”, nella vera realizzazione di se stessi e nella costruzione di una società nuova.

Sabato 14 maggio ho partecipato con interesse e soddisfazione alla presentazione dei percorsi educativi “alla legalità” dei nostri ragazzi e ragazze delle medie inferiori a San Vito.

Aiutati dai loro insegnanti e da operatori esterni, hanno riflettuto ed elaborato dei convincenti messaggi sulla tendenza al bullismo nella scuola, sulle varie dipendenze che minacciano soprattutto i giovani.

Se si riformasse l’educazione, si riformerebbe la terra”.

Lo scriveva Leibniz alla fine del 1600… di grande attualità anche oggi!

Spesso mi accorgo dello smarrimento dei nostri genitori: sembra che abbiano già “gettato la spugna” dai primi anni di vita. E noi? Possiamo accontentarci di “allevare, istruire, addestrare…?”.

Non cediamo alla tentazione di sostituire la pedagogia con la gastronomia?!!

Annunciare il Vangelo è anche una “sfida educativa” per dirla con L. Giussani: “Mandateci in giro nudi, ma lasciateci educare!”.

L’educazione è la sfida e l’impegno prioritario della chiesa in Italia per i prossimi anni: la parrocchia ne è il luogo naturale, nella catechesi, nella liturgia nelle opere di carità.

In queste settimane di verifica vogliamo averlo ben presente, anche nel comporre il nuovo consiglio pastorale per il triennio 2011 - 2014.

p. Roberto G.

A proposito della centrale a bio-massa

informarsi e informare



formare per trasformare



In questi ultimi mesi, il nostro paese e la nostra cittadinanza sono stati scenario e protagonisti di un vivace dibattito riguardo alla costruzione di una “centrale a bio-massa”, progettata e costruita per funzionare in C.da Paglieroni.

Senza entrare nel merito della questione, che richiede conoscenze e competenze tecnico-scientifiche specifiche già esibite nei due dibattiti organizzati dalle controparti, a Treglio prima e a Lanciano poi, sento mio compito condividere le riflessioni maturate dai nostri Vescovi abruzzesi-molisani e dibattute in un Convegno del 2009 (Chieti - CRAL), anche in riferimento ad altri gravi ed urgenti problemi che riguardano il nostro territorio: il “centro olii di Ortona”, la privatizzazione dell’acqua, l’emergenza rifiuti. I Vescovi hanno più volte insistito sul compito dei consigli pastorali diocesani e parrocchiali, delle aggregazioni laicali di essere consapevoli promotori degli orientamenti ecclesiali su queste problematiche sociali e di favorirne la verifica nelle realtà territoriali.

Quale l’atteggiamento e le condizioni per un’azione responsabile ed incisiva?

Informarsi e Informare - Formare per Trasformare.

Occorre una corretta e capillare informazione, che preceda ogni progetto e realizzazione, da parte sia dei privati che delle istituzioni pubbliche.

L’informazione presume un’assunzione di responsabilità pubblica e civile, che ha come referente anzitutto la cittadinanza.

Lo scopo è prioritario è di formare ad una partecipazione attiva e consapevole per la tutela dei propri diritti, per la difesa dell’ambiente, per la salute di tutti, per la promozione del vero bene comune, di tutti e di ciascuno.

Annunciare – Denunciare – Rinunciare

Sono “punti forti di un percorso” irrinunciabile per noi battezzati, cittadini attivi e consapevoli, che fanno parte di un progetto per uno “stile di vita”, individuale e comunitario che coinvolga tutti, anche le parrocchie, le diocesi, le aggregazioni e i movimenti, che dovrebbero essere una “palestra “ di dialogo e di partecipazione… E’, infatti, nostro compito prioritario di educarci e di educare, di animare in modo corresponsabile:

Osservare “direttamente” e non per “sentito dire”…

Denunciare “profeticamente”… il “male sociale”.

Annunciare “la verità” che dia significato e motivazioni al cambiamento anzitutto nostro, testimoniandolo con “nuovi stili di vita”.

p. Roberto Geroldi, parroco

venerdì 15 aprile 2011

LE CELEBRAZIONI DELLA "SETTIMANA SANTA": ORARI DELLE CELEBRAZIONI

SETTIMANA SANTA - ORARI DELLE CELEBRAZIONI

DOMENICA 17 - DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
ore 10.30: da San Giorgio; ore 10.45: da Casino e dalla Croce
Processione con i rami di ulivo e palme
ore 11.00: Benedizione dei rami e Messa in piazza (con bel tempo)

Lunedì 18 - Martedì 19 - Mercoledì 20
ore 8.30: Lodi mattutine e tempo disponibile per la Penitenza individuale
ore 18.30: Liturgia in chiesa p.le e tempo per Penitenza individuale

CELEBRAZIONE COMUNITARIA DELLA RICONCILIAZIONE
Mercoledì 20
ore 18.30 e ore 21.00 con Confessioni individuali
GIOVEDÌ 21 – GIOVEDÌ SANTO
ore 8.30: Lodi mattutine
ore 10.00: Cattedrale di Lanciano: MESSA CRISMALE
ore 20.30: CENA DEL SIGNORE
e Rito della lavanda dei piedi

SACRO TRIDUO PASQUALE

VENERDÌ 22 – DI PASSIONE: Giorno di Digiuno e Astinenza
ore 8.30: Lodi mattutine

ore 18.30: VIA CRUCIS per le vie di C.da S.Giorgio - Petazzini

ore 20.00: Celebrazione della PASSIONE DEL SIGNORE - Processione


SABATO 23 – DELLA SEPOLTURA: Giorno di Silenzio
ore 8.30: Lodi mattutine

PASQUA DI RISURREZIONE DEL SIGNORE

ore 22.30: SOLENNE VEGLIA PASQUALE

DOMENICA 24 - DI RISURREZIONE

ore 9.00: Messa in S. Giorgio
ore 11.00 e 18.30: Messa in chiesa p.le
ore 12.00: Battesimo

LUNEDÌ 25 - DELL’OTTAVA DI PASQUA
ore 18.30: Messa in chiesa p.le e Trasporto a S.Giorgio

sabato 9 aprile 2011

Le lectio del prete Carmine Miccoli: Giovanni 11: la risurrezione di Lazzaro

Chiesa del Purgatorio – Lanciano (CH)


LECTIO DIVINA

“Io-Sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà...» (cf. Gv 11,25)

Canto (facoltativo), a scelta della comunità.

Dopo un’opportuna introduzione, si può invocare lo Spirito Santo con il canone Veni Sancte Spiritus o

Vieni, Spirito Creatore (Taizè), o altra preghiera simile, come la seguente.

P.: O Padre, noi ti ringraziamo perché ci hai riuniti alla tua presenza per farci ascoltare

la tua parola: in essa tu ci riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà. Fa’

tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua e perché non troviamo condanna nella

tua parola, letta, ma non accolta, meditata, ma non amata, pregata, ma non custodita,

contemplata, ma non realizzata, manda il tuo Spirito Santo ad aprire le nostre menti e

a guarire i nostri cuori. Solo così il nostro incontro con la tua parola sarà rinnova -

mento dell’alleanza e comunione con te e con il Figlio e lo Spirito Santo, Dio benedetto

nei secoli dei secoli. A.: Amen.

Canto (facoltativo): Alleluia (Taizè).

L.: Ascoltiamo la Parola del Signore dal racconto dell'evangelista Giovanni (Gv 11,1-

45[54]; trad. CEI 2008; tra [] la parte che non viene letta nella liturgia).

1 Un certo Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato.

2 Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi

capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3 Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù:

«Signore, ecco, colui che tu ami è malato». 4 All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia

non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio

venga glorificato». 5 Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6 Quando sentì che era

malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7 Poi, disse ai discepoli: «Andiamo

di nuovo in Giudea!». 8 I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano

di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9 Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore

del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo

mondo; 10 ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». 11 Disse

queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io

vado a svegliarlo». 12 Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si

salverà». 13 Gesù aveva parlato della morte di lui, essi invece pensarono che parlasse

del riposo del sonno. 14 Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15 ed io

sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da

lui!». 16 Allora Tommaso, chiamato Didimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche

noi a morire con lui!». 17 Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni

era nel sepolcro. 18 Betania distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19 e molti

Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20 Marta dunque,

come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.

21 Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!

22 Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».

23 Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24 Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella

risurrezione dell’ultimo giorno». 25 Gesù le disse: «Io-Sono la risurrezione e la vita; chi

crede in me, anche se muore, vivrà; 26 chiunque vive e crede in me, non morrà in

eterno. Credi tu questo?». 27 Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il

Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». 28 Dette queste parole, andò a chiamare

Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29 Udito

questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30 Gesù non era entrato nel villaggio, ma si

trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31 Allora i Giudei, che erano in

casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono

pensando che andasse a piangere al sepolcro. 32 Quando Maria giunse dove si trovava

Gesù, appena lo vide, si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui,

mio fratello non sarebbe morto!». 33 Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere

anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto

turbato, domandò: 34 «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!».

35 Gesù scoppiò in pianto. 36 Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37 Ma

alcuni di loro dissero: «Lui che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì

che costui non morisse?». 38 Allora Gesù, ancora una volta commosso

profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una

pietra. 39 Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto:

«Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40 Le disse Gesù: «Non ti

ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41 Tolsero dunque la pietra. Gesù

allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42 Io

sapevo che mi dài sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno,

perché credano che tu mi hai mandato». 43 Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro,

vieni fuori!». 44 Il morto uscì, i piedi e le mani avvolti con bende, e il viso avvolto da

un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare». 45 Molti dei Giudei che

erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

[46 Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. 47 Allora i sommi

sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest’uomo compie

molti segni! 48 Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e

distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». 49 Ma uno di loro, di nome Càifa,

che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla, 50 e non considerate

come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca nazione intera».

51 Questo però non lo disse di suo, ma, essendo sommo sacerdote, profetizzò che Gesù

doveva morire per la nazione, 52 e non per la nazione soltanto, ma anche per radunare insieme

i figli di Dio che erano dispersi. 53 Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. 54 Gesù

pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione

vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove si trattenne con i suoi discepoli.]

Segue la meditazione della Parola proposta dalla guida della celebrazione; dopo un momento personale di

silenzio per la lectio, si prosegue con la condivisione comune sulla Parola ascoltata. Al termine, ognuno

dei presenti può proporre un’intenzione di preghiera; ad ognuna, l’assemblea canta o risponde con un’acclamazione.

Si conclude con la preghiera del Padre nostro… [e la benedizione finale].

Note di esegesi per la comprensione del testo

Il capitolo 11 del Vangelo di Giovanni è una vera e propria perla dentro lo scrigno

del IV Vangelo, non solo per il tema, quello della risurrezione di Lazzaro, in cui l'evangelista

riporta l'elaborazione teologica della prima comunità cristiana sulla risurrezione

della carne vista alla luce della “pasqua” di Gesù, ma anche per la ricchezza

di segni che il testo riporta, profezia dell'ora in cui il Figlio di Dio manifesterà,

sulla croce, la gloria, ossia il dono stesso della vita di Dio offerta all'umanità

tutta. Il termine «ora» è stato anticipato nel racconto dello sposalizio di Cana (cf.

Gv 2,4.14), ma come momento non maturo, in attesa di diventare «tempo propizio

» (gr. kairòs) dell’intronizzazione regale di Cristo, che non passa attraverso le

regole e le immagini umane, i riti e le liturgie esteriori, ma attraverso la croce che

diventa il trono regale del Messia rifutato e ucciso. Si capovolge la realtà: da simbolo

e strumento di supplizio abominevole, la croce diventa il luogo del Cristo

regale che manifesta il volto vero di Dio, ove Egli svuota se stesso in nome dell’amore

totale, senza condizioni, su cui si è lasciato crocifggere. Il racconto di Làzzaro

anticipa tutto questo e, infatti, gli stessi nomi dei protagonisti ne sono un assaggio

e un indizio:1

Lazzaro = Dio aiuta Maria = Dio ama

Betània = casa dell’implorazione/della misericordia Gesù = Dio salva.

Marta = (Dio è mio) Signore/sposo/marito

Nella casa dell’implorazione Dio aiuta: è il mio Signore dell’alleanza (marito) che ama e

viene a salvare.

Il fatto narrato in Gv 11 è semplice: c’è un uomo di nome Làzzaro e le due sue

sorelle, Maria e Marta; essi sono amici intimi di Gesù che spesso ospitano nella

loro casa a Betània, alle soglie del deserto di Giuda. Gesù viene informato della

morte dell’amico mentre si trova dall’altra parte del Giordano e invece di partire

subito, appositamente si intrattiene ancora «due giorni»2. Quando arriva nelle vi-

1 Gv 11 è un capitolo molto complesso, che negli ultimi anni ha suscitato grande interesse,

soprattutto sulla sua struttura e collocazione; per approfondire, si veda F. MANNS, L’Evangile

de Jean, Gerusalemme 1991, 235-242.

2 In Gv 10,40 Gesù si trova «al di là del Giordano»: il luogo in cui Gesù si ritira è forse

«Betània, al di là del Giordano» (cf. Gv 1,28), dove Giovanni aveva iniziato a battezzare; da

cinanze della casa degli amici, intavola due dialoghi in successione con le sorelle

del morto. La folla preme e Gesù prega il Padre suo per aprire il sepolcro, nonostante

l’amico Làzzaro sia morto da quattro giorni. Dopo l’intervento di Gesù

che sveglia Làzzaro dalla morte attraverso la forza della sua parola, il morto si

mette a camminare. La folla è entusiasta e riconosce in lui la presenza di Dio.

Nella parte che poi non viene letta nella liturgia, il sinedrio decide la morte di

Gesù per togliere di mezzo un pericoloso destabilizzatore: il sommo sacerdote

giustifca l’assassinio come una «necessità» di difesa delle istituzioni, ma non si

rende conto che egli proclama una profezia (cf. Gv 11,50-51): Gesù dà la vita all’umanità

e per questo deve morire3.

L’evangelista, all’inizio del capitolo, per dire chi era Maria, la sorella di Làzzaro, anticipa

un fatto che deve ancora accadere, ma che la comunità che leggeva il vangelo

conosceva dalla predicazione orale: «Maria era quella che cosparse di profumo

il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli» (cf. Gv 11,2). L’unzione si verifca

in Gv 12,3 ed è un chiaro anticipo della morte e risurrezione di Gesù, perché non

vi sarà tempo per gli adempimenti della sepoltura prescritti dalla Legge. Questo

anticipo è uno dei tanti elementi che ci dice come c’è un legame stretto tra Gv

11 e 12, per cui possiamo concludere che il racconto della morte e risurrezione

di Lazzaro appartiene alla conclusione della prima parte del vangelo, il «libro dei

segni» (cf. Gv 1-12) in cui svolge il ruolo di «prolessi», cioè di anticipazione della

morte e risurrezione di Gesù così come verrà descritta nella 2a parte, cioè il «libro

dell’ora» (cf. Gv 13-19). A ben guardare, scopriamo che i capi religiosi, compreso

il sommo sacerdote, decidono di «uccidere Gesù» senza sapere che stanno

profetizzando l’uccisione dell’agnello pasquale (Gv 11,47-53). All’interno di questa

prospettiva della convenienza della morte di uno per la salvezza di tutti, vi sono nel

capitolo ben quattro temi che la illustrano: li esaminiamo lasciandoci aiutare dalla

tradizione giudaica4.

1. Gesù Messia riunifica i dispersi, giudei e pagani

Alla profezia del sommo sacerdote, l’evangelista aggiunge un suo commento con

cui estende la morte di Gesù oltre i confni d’Israele con l’obiettivo preciso di

«riunire insieme i fgli di Dio che erano dispersi» (Gv 11,52). Le parole del sommo

sacerdote sono riprese alla lettera durante il processo ebraico a Gesù (cf. Gv

18,14). La doppia ripetizione ci dice che dietro alle parole c’è un contenuto importante:

la morte di Gesù è una morte che ha valore universale perché destinata

a raccogliere Giudei e Greci, presenti e simmetrici nei due capitoli di Gv 11 e

quella località Gesù parte per andare da Lazzaro, a Betània di Gerusalemme, in cui si svolge

il racconto di Gv 11.

3 Gv 11 è collegato strettamente a Gv 12: nel primo capitolo si parla di Giudei, nel secono

di Greci, perché sviluppa il senso di criterio di universalità che è insito nella morte di

Gesù. Tutto il mondo vi è simboleggiato: i fgli della promessa ad Israele e i Gentili, che

Gesù è venuto a riunire in un solo popolo.

4 Cf. F. MANNS, L’Evangile..., 243-263.

Gv 12 che hanno la stessa struttura narrativa. Noi sappiamo anche che in Gv l’espressione

«fgli di Dio» è applicata ai credenti (cf. Gv 1,12; 1Gv 3,1-2.10; 5,2). In

Gv 21,11, quindi dopo il racconto della risurrezione, leggiamo che Gesù assiste

alla pesca miracolosa dopo una notte infruttuosa, invitando i suoi apostoli a gettare

le reti sul lato destra della barca. L’evangelista annota che pescarono «153

grossi pesci», espressione che ci lascia alquanto perplessi per la precisione del numero

così puntuale, se non fosse che in ebraico, applicando la ghematrìa (=scienza

dei numeri), quel numero corrisponde all’espressione ebraica Benê Ha’Elohìm, «fgli

di Dio», che qui ha il valore universale dell'umanità intera. Pesca (e rete per

pescare) sono simboli dell’escatologia e si riferiscono a tutta l’umanità non solo

in Gv, ma anche nei racconti della vocazione degli apostoli che Gesù farà «pescatori

di uomini» (cf. Mt 4,19; 13,48; Mc 1,17; Lc 5,2)5. Con la stessa espressione, in

contesti e signifcati diversi, Gv dice che la morte di Gesù ha una portata universale

che riguarda «i fgli di Dio», Giudei e Greci. Facendo profetizzare il sommo

sacerdote, Gv colloca la morte di Gesù all’interno della storia della salvezza, dentro

la quale dobbiamo cercare di capirne la portata teologica, fondandoci sul contesto

giudaico del tempo di Gesù.

Il profeta Ezechiele, durante l’esilio di Babilonia (597-538 a.C.), cioè nel pieno marasma

della dispersione, aveva profetizzato che Dio stesso avrebbe suscitato un

pastore dalla discendenza di Davide (cf. Ez 34,23-24). Coloro che Dio «riunisce,

raduna» sono chiamati con nomi differenti: «fgli d’Israele» (Is 27,12); «dispersi di

Giuda» (Is 11,12); «dispersi d’Israele» (Is 56,8); «resto d’Israele» (Mi 2,12; Ger

31,7). Il loro raduno manifesta la potenza di Dio (cf. Is 12,5) che realizza per essi

un nuovo esodo per un popolo ri-creato (cf. Is 11,15-16; 41,18; 43,20; 50,2; Sal

102[101],19; Ger 31,10). Il raduno avverrà nel Tempio, che è il cuore di Gerusalemme

(cf. Is 2,1-5; Ger 31,6; Ez 22,17-22; Tb 13,12) e comprenderà Giudei e Pagani,

il popolo d’Israele e i popoli delle nazioni (cf. Is 2,1-5; Zc 2,15; Mc 13,27; Mt

25,32). Il compito di questo raduno è affdato al «Servo di YHWH» descritto da

Isaia nel 2° canto a lui dedicato (Is 49,5). La missione affdata al Servo è dunque il

raduno del popolo dalla dispersione in cui si trova; allo stesso tempo, Isaia ci dice

che «il giusto mio Servo è stato traftto per le nostre colpe… Noi tutti eravamo

sperduti come un gregge… perciò gli darò in premio le moltitudini» (cf. Is

53,11.5.6.12). Il raduno di Israele e delle moltitudini è legato alla morte del Servo,

anzi ne è il frutto e la conseguenza. Dio stesso, secondo il profeta Zaccaria, parteciperà

alla battaglia escatologica stando in piedi ritto sul monte degli ulivi a fanco

di Gerusalemme invasa dalla genti: i sopravvissuti celebreranno la feste delle Capanne

e in questa occasione da Gerusalemme sgorgherà acqua senza fne. In quel

giorno, il Signore sarà unico in tutta la terra (cf. Zc 14,1.21). Tutte queste reminiscenze

sono presenti anche nella liturgia sinagogale, come si svolgeva al tempo di

5 Cf. AGOSTINO, In Iohannem, Hom. 122,7-8 (CCL 36, 671); ID., Sermones, 270,7 (PL XXXVIII,

1244); J.A. Romeo, «Ghematrìa and John 21:11 – The Children of God», in Journal of Biblical Literature

97(1978),263-264.

Gesù: nella preghiera giudaica detta Shemòne esre, «Diciotto [Benedizioni]», che si

recitava in piedi due volte al giorno, la 10a benedizione invoca così: «Fai risuonare

lo shofàr della nostra liberazione e porta lo stendardo per la riunifcazione dalle

nostre diaspore. Benedetto sei tu, YHWH, che riunisce i dispersi del suo popolo

Israele». Il senso proprio è diretto: quando verrà il Messia, le tombe si apriranno

e i morti risorgeranno per ricomporre il santo Israele di Dio6. La risurrezione di

Lazzaro, con la scena della tomba che si spalanca davanti alla folla, ha lo scopo di

dire a tutti che è giunto il tempo del Messia e la prova è la tomba che si apre e il

morto che risorge.

2. Il secondo/terzo giorno

Alla notizia che il suo amico è morto, Gesù «rimase per due giorni nel luogo

dove si trovava» (Gv 11,6). Il vangelo di Giovanni usa molto il simbolismo dei numeri

come veicolo particolare d’insegnamento. L’espressione «per due giorni» è una

variante dell’espressione «il terzo giorno». Qui è chiaro il riferimento alla risurrezione

di Gesù. Nella chiesa delle origini, l’espressione «terzo giorno» era diventata

una formula tecnica per indicare la Pasqua: si trova nel vangelo di Gv alle nozze

di Cana (cf. 2,1.19) e, nella forma «due giorni», nel racconto della donna samaritana

(cf. 4,43). Il riferimento è anche qui al profetismo d'Israele, come, ad esempio,

Osea, che aveva invitato alla conversione al Signore dicendo: «Venite, ritorniamo

al Signore… Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo

alla sua presenza» (Os 6,1-2). Questo testo nella sinagoga veniva tradotto

così: «Egli ci farà rivivere nei giorni della consolazione futura, egli ci risusciterà e

noi vivremo davanti a lui»7. Il Targum proietta le parole del profeta nella risurrezione

escatologica e mette in stretta correlazione il raduno con la risurrezione.

Lo stesso avviene per Os 14,8, che il Targum traduce esplicitandolo: «Essi saranno

radunati dalla loro dispersione, abiteranno all’ombra del Messia e i morti vivranno

e la bontà abbonderà nel paese». Qui troviamo altri temi: la dispersione e l’esilio

sono collegati al raduno, al Messia, alla risurrezione dai morti e all’abbondanza

della bontà8. Perché la salvezza viene il «terzo giorno»? Applicando una delle

6 Vd. più avanti il Targum a Os 6,1-2 nel contesto del «terzo giorno».

7 In altre parole, al tempo di Gesù il terzo giorno era identifcato espressamente con la risurrezione

fnale dai morti. Il «terzo giorno» è associato al sacrifcio d’Isacco (cf. Gen

22,4), a Giuseppe e suoi fratelli (cf. Gen 42,18), alla rivelazione del Sinai (cf. Es 19,16), alle

spie di Giosuè (cf. Gs 2,16), alla conversione di Nìnive (cf Gn 2,1), al ritorno dall’esilio di

Babilonia (cf. Esd 8,36), alla regina Ester che salva il suo popolo dalla distruzione (cf. Est

5,1), etc.: in breve, è un'espressione sintetica della storia della salvezza.

8 Il Targum a Zc 3,7-8 sostituisce il tema del raduno con quello del tempio che è il luogo

del raduno, ma il signifcato è lo stesso: l’arrivo del Messia e la risurrezione dei morti

sono collegati insieme. Il tema del raduno dei dispersi, della risurrezione dai morti e del

Messia si trova diffusamente nella letteratura giudaica (cf., ad es., Targum Gionata Es 13,17;

Targum Is 26,19; Targum Ct 8,5; Targum Mi 5,1-3; Targum Lam 2,2; 4,22).

regole dell’esegesi giudaica9, i rabbini associano il «terzo giorno» di Abramo che

immola Isacco (cf. Gen 22,4) al «terzo giorno» di cui parla Os 6,2, in modo che la

liberazione di Isacco dalla morte viene interpretata come una risurrezione dai

morti. Il Targum di Gerusalemme I a Gen 22,4 (terzo giorno relativo al sacrifcio

d’Isacco) aggiunge al «terzo giorno» anche il richiamo alla nube sulla montagna,

che è un modo delicato di richiamare la rivelazione del Sinai con il dono della

Toràh (cf. Es 19,1-3). Il sacrifcio d’Isacco (aqedàh, «legatura»), già dal sec. II a.C. era

associato alla Pasqua, come troviamo testimoniato nell’apocrifo Libro dei Giubilei

(18,1-17): non fa quindi meraviglia se il tema del «terzo giorno» è ripreso nel NT

nello stesso senso della tradizione giudaica, con la novità che ora non è più

applicata a Isacco, ma a Gesù Cristo: «È risorto il terzo giorno secondo le

Scritture» (1Cor 15,4), formula che ricorre 13 volte nel NT. La risurrezione di

Lazzaro al terzo giorno è dunque non solo una premessa, ma una descrizione

anticipata della morte e risurrezione di Gesù che di lì a poco sarebbe stato

ucciso e sepolto, senza che la corruzione della morte abbia il sopravvento su di

lui (At 13,35; cf. Sal 16[15],10), perché sarà svegliato dalla potenza di Dio per

essere il «principio» dei risorti da morte (cf. Col. 1,18).

Il tema del «terzo giorno», nella Bibbia come nella tradizione giudaica, è connesso

con il tema dell’esodo: giunti al Sinai, gli Ebrei per ordine di Dio devono purifcarsi

«oggi e domani… e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno

il Signore scenderà sul monte Sinai, alla vista di tutto il popolo» (cf. Es 19,10-11).

Alcune testimonianze ci confermano che il viaggio dall’Egitto al Mare Rosso durò

tre giorni10. Il libro dei Giubilei, detto anche Piccola Genesi, databile sec. I a. C., tramanda

una curiosa tradizione e cioè che anche il giardino di Eden fosse stato

creato «nel terzo giorno». L’espressione dunque diventa quasi una formula sintetica

per descrivere l’insieme della storia della salvezza: in esso abbiamo un legame

tra creazione, esodo/pasqua, legatura di Isacco, risurrezione dai morti; attraverso

Gesù, ritorna a noi tutta la storia di Dio e del suo popolo rinnovata e restituita al

suo senso e signifcato originario. La risurrezione di Lazzaro prefgura la risurrezione

di Cristo, l’Inviato del Padre che porta a compimento l’Alleanza.

3. Il Messia di Èfraim, nuovo Giosuè

Il capitolo 11 si chiude con una nota geografca apparentemente senza particolare

signifcato: «Gesù [...] non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò

nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i suoi

discepoli» (cf. Gv 11,53-54). I nomi geografci non sono mai superfciali, ma hanno

in sé sempre echi teologici11. Gesù va nel deserto, oltre frontiera e quindi esce

9 La regola è detta ghezeràha shawàh (“stessa norma, stessa sentenza”), più semplicemente

conosciuta come legge dell’analogia: due testi che riportano una stessa parola, sono intercambiabili.

10 FILONE, Vita di Mosè I,163; GIUSEPPE FLAVIO, Antichità Giudaiche II,315; Midrash Es 3,8, etc.

11 Cf. A. LOISY, Le quatrième Evangile, Paris 1903, 637; in epoca più moderna, vd. J. MATEOS – J.

BARRETO, Il Vangelo di Giovanni, Assisi 1982, 496; entrambi sono sulla stessa linea e fanno un

dall’abitato e dai confni di Israele per ripetere simbolicamente l’ingresso nella

terra promessa che fece Giosuè, attraversando il Giordano. Sembra che l’Èfraim

di cui si parla nel vangelo sia da identifcare con Ofra (cf. Gs 18,23; in Gs 15,9 è

detta Efron). Dopo il rifuto dell’autorità religiosa, Gesù va nel deserto per ricevere

direttamente da Dio l’eredità della terra d’Israele, di cui prende possesso entrando

dal deserto. Con questa annotazione l’evangelista ci dice che Gesù è il

nuovo Giosuè che porta a compimento l’esodo di Mosè (cf. Gs 19,49-51).

Un altro elemento signifcativo è che la missione di riunire i dispersi in un solo

popolo abbia come obiettivo di riportare l’unità tra il Regno del Nord (con capitale

Samarìa) e il Regno di Giuda (con capitale Gerusalemme). Sappiamo che Giovanni

annette molta importanza alla missione ai Samaritani (cf. At 8,14), per cui la

citazione di Èfraim potrebbe essere un’allusione alla ricostruzione del Regno nell’unità

originaria che gli avevano dato Davide e Salomone. La menzione di Èfraim,

però, più di tutto, ci riporta alla personalità del Messia che la tradizione del giudaismo

antico conosce come «fglio di Èfraim». Il Targum Gionata a Es 40,9-11

parla di ungere e consacrare «la vasca [delle abluzioni] e le sua base a motivo di

Giosuè, tuo servo, il capo del Sinedrio del tuo popolo, per le cui mani la terra d’Israele

è destinata ad essere divisa, e del Re-Messia fglio di Èfraim che uscirà da

lui e per le cui mani Israele è destinato a riportare la vittoria su Gog e le sue

schiere, alla fne dei giorni». La conclusione dell’esodo e l’eredità della terra si

fondono dunque con la lotta escatologica che la riunione dei due regni del Nord

e del Sud devono anticipare. A Qumran si parla espressamente di due Messia, uno

discendente di Aronne e quindi di stirpe sacerdotale e l’altro laico, preveniente di

stirpe regale, della discendenza di Davide12. Anche il Targum a Ct 4,5 riporta questa

tradizione: «I tuoi due liberatori, che ti salveranno nel futuro, il Messia di Davide

e il Messia di Èfraim, riuniranno Mosè e Aronne» (cf anche Targum a Ct 7,4). In

questo contesto messianico, la risurrezione di Lazzaro è un anticipo diretto e immediato

della morte di Gesù, Messia sofferente che entra nella terra promessa

non per impossessarsene, ma per liberarla dalla schiavitù della religione del dovere,

offrendo la sua vita di Messia-Servo di YHWH.

4. Il potere di Gesù

Gesù dice a Marta: «Io-Sono la risurrezione e la vita» (cf. Gv 11,24). Usando questa

formula di autorivelazione che ha un'importanza teologica primaria in Gv, Gesù si

rivela come la chiave che apre i sepolcri (cf. Gv 11,33-34) per nutrire e dissetare

con il dono della vita che è il suo Spirito. In Gv 11,41-42 Gesù prega e svela che la

parallelo tra Gesù e Giosuè; d'altrone, in ebraico «Gesù» e «Giosuè» si dicono e si scrivono

alla stesso modo (Yoshuàh/Yeoshuàh), che la Bibbia della LXX traduce sempre con

Iesoûs, «Gesù».

12 Cf. IQS 9,11; CD 12,23; 19,10; 20,1. Il re Messia dal Targum Gerusalemme a Es 40,9 è

identifcato non con la casa di Giuda, come ci si aspetterebbe, ma con la corona del regno,

cioè con la promessa diretta a Davide, nella cui persona il Messia ricompone l’unità in -

franta di Israele.

forza da cui attinge è il Padre, ma riprende anche la preghiera di Elia prima del sacrifco

del Carmelo: richiamandosi al profeta, Gesù annuncia se stesso come Messia

perché tutta la tradizione vede in Elia il profeta che deve venire prima del

Messia (cf. Mc 9,11 e parr.).

Gv 11,41-42 1Re 18,36-37

41 Tolsero dunque la pietra. Gesù allora

alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo

grazie perché mi hai ascoltato. 42 Io sapevo

che mi dai sempre ascolto, ma

l’ho detto per la gente che mi sta attorno,

perché credano che tu mi

hai mandato».

36 Al momento dell’offerta del sacrifcio

si avvicinò il profeta Elia e disse: «Signore,

Dio di Abramo, di Isacco e d’Israele,

oggi si sappia che tu sei

Dio in Israele e che io sono tuo

servo e che ho fatto tutte queste

cose sulla tua parola. 37 Rispondimi,

Signore, rispondimi e questo

popolo sappia che tu, o Signore,

sei Dio e che converti il loro

cuore!»

Risuscitando Lazzaro, Gesù manifesta di avere ricevuto dal padre la chiave dei sepolcri

e quindi della risurrezione, alludendo così alla sua risurrezione13. In Gesù

tutto ritorna alla sintesi originaria e defnitiva. La tradizione giudaica, almeno in

parte, ricollega le quattro chiavi alle quattro grandi feste d’Israele che coincidono

con i quattro giudizi che riceve la terra: a Pasqua il mondo è giudicato per i prodotti

della terra (chiave del nutrimento); a Pentecoste è giudicato per i frutti (chiave

della sterilità); a Sukkôt (Capanne) il mondo è giudicato per la pioggia (chiave

della pioggia); a Rosh Ha-shanàh (Capodanno), non il mondo, ma l’uomo è giudicato

per l’espiazione che è collegato al giudizio della vita che risorge dopo la conversione

e il perdono (chiave del sepolcro).

Che questa sia l’interpretazione giusta, ne abbiamo la prova nella stessa espressione

«Io-Sono», che è autorivelazione di Gesù in quanto YHWH, perché è il

Nome santo di Dio, rivelato a Mosè sul Sinai (cf. Es 3,14-16). In Gv diventa una

formula tecnica per defnire la divinità di Gesù di Nàzaret: in tutto il IV vangelo,

infatti, ricorre 26 volte14, numero che, secondo la ghematrìa, è il valore numerico

del Nome di YHWH (=Io-Sono), affermando con questo che Gesù si presenta

13 Il riferimento è alla tradizione giudaica per cui Dio ha riservato a sé quattro chiavi: la

chiave della pioggia, del nutrimento, dei sepolcri e dell’utero, cioè della vita; cf. Targum Neofiti,

o anche Targum a Gen 30,22 e, in parte, Targum Gionata a Dt 28,12. Di tutte e quattro le

chiavi troviamo la realizzazione in Gesù: a. acqua (cf. Mc 4,39); b. nutrimento (cf. Gv

6,35.48.51); c. sepolcri (cf. Gv 11,25); d. utero/vita (Gv 14,6; 15,5.2.4.8.16; cf. Gv 12,24; Mt

13,23; Mc 4,20).

14 Dispiace che anche l’ultima edizione della Bibbia CEI (2008) non sappia cogliere la por -

tata giovannea dell’espressione rivelativa «Io-Sono», traducendola banalmente con «sono

io» e fnendo per degradare l’enorme pàthos teologico che la formula racchiude.

come la rivelazione dell’«Io-Sono» del Sinai. Anche con i numeri Giovanni ci dice

che la personalità dell’uomo Gesù si manifesta nella sua divinità: Egli è sullo

stesso piano di YHWH perché Egli è YHWH.

Gesù si rivela a Betania e si ritira ad Èfraim. Betania può avere il signifcato etimologico

di «casa dei poveri», ma anche di «casa dell’obbedienza», mentre Èfraim è il

nome del secondo fglio del patriarca Giuseppe avuto insieme a Manasse dalla

moglie egiziana Asenèt (cf. Gen 41,52; 46,20; Nm 26,28). Pur essendo secondogenito,

ricevette la primogenitura da Giacobbe al posto del primogenito Manasse

che ne aveva diritto per legge. Autorivelandosi nella «casa dei poveri», Gesù si

presenta come il Primogenito di tutta la creazione (cf. Col 1,15,18; Rm 8,29; Eb

1,6) che guida i poveri alla casa dell’obbedienza che è il Regno di Dio, perché questa

è la volontà del Padre: nulla vada perduto di ciò che il Padre ha dato al suo Figlio

Unigenito (cf. Gv 6,39).

In conclusione, questo brano ci offre l’unica interpretazione possibile dell’articolo

di fede con cui diciamo: «credo la risurrezione dei morti»; parlando di Gesù risorto,

infatti, la teologia non parla di un corpo materiale, ma sente il bisogno di

dire che Gesù ha assunto un «corpo glorioso» che è distinto dal corpo terreno

tanto che ha prerogative particolari come entrare in un luogo a porte chiuse (cf

Gv 20,19.26). Il racconto della risurrezione di Lazzaro ci consola perché la nostra

vita non è un incidente del destino a cui la morte pone rimedio, ma, al contrario,

la morte è il «segno» più grande che la nostra vita vale non solo il tempo della

nostra esperienza, ma anche l’eternità di Dio.

- pro manuscripto -

Agenda settimanale: 11 - 17 aprile 2011

AGENDA SETTIMANALE
11 - 17 APRILE 2011
* * *
Lunedì 11 ore 21.00: Messa in Paglieroni

Martedì 12, ore 18.30: Messa in S.Giorgio

ore 21.00: Preparazione al Matrimonio
 
Mercoledì 13
ore 21.00: Condividiamo la Parola

Giovedì 14, ore 18.30: Messa in chiesa p.le

Venerdì 15 Aprile
ore 18.30: Via Crucis in chiesa p.le

Sabato 16
ore 15.30: Via Crucis per i gruppi dell’I.C. alla C.da Puglianna
ore 17.00: Pellegrinaggio dei Giovani da Lanciano a St. Apollinare

DOMENICA DI PASSIONE
ore 18.30: Messa in chiesa p.le
DOMENICA 17
SOLENNE COMMEMORAZIONE DELL’INGRESSO  DI GESÙ A GERUSALEMME
ore 10.30: da san Giorgio; 10.45: dalla Croce e da c.da Casino

BENEDIZIONE DEI RAMI E MESSA
ore 11.00 - in piazza S.Giorgio
ore 16.00: Incontro delle famiglie

Approfondiamo la Parola domenicale: V domenica di Quaresima A - 10 aprile 2011

PAROLA CHE SI FA VITA

1Corinti 15,20-22; 55-58 Cristo è il primo dei risuscitati.

1Giovanni 3,13-16; 5, 10-15 Siamo passati dalla morte alla vita.

Giovanni 12,9-11; 30-38 Il seme, se muore, porta molto frutto.

Apocalisse 1,1-6. 9-11...17-18 Non temere! Chi ci ama è il Vivente.

Giovanni 5, 19-30 Il Padre risuscita e dà la Vita.

Una comunità che celebra: La liturgia domenicale della V Domenica di Quaresima A - 10 aprile 2011

GESU’ È LA VITA CHE VINCE LA MORTE !


INVOCAZIONE DELLO SPIRITO SANTO

Vieni, Spirito creatore, vieni, vieni!

Spirito santo, tu ci fai uscire dalle nostre tombe e ci conduci alla Vita;
Spirito santo, tu sei il Soffio di Dio che ci fa vivere e risposare in Lui.*

Spirito santo, tu sei la Voce profonda che porta a Dio la nostra supplica.*

Spirito santo, tu sei lo Spirito di Gesù risorto che abita in noi e ci guida a Dio;
Spirito santo, tu sei l’Amore che vince l’egoismo che ci conduce alla morte.*

Spirito santo, tu sei la Luce che illumina il nostro cammino nella notte;
Spirito santo, tu sei Risveglio di Cristo per chi dorme nel sonno della morte.*

Spirito santo, tu sei la Compassione di Cristo che asciuga le nostre lacrime;
Spirito santo, tu sei la Vita che sgorga per noi dalla risurrezione di Cristo.*

INVOCAZIONI PENITENZIALI

Padre della Vita, che conosci la nostra paura della morte: salvaci!
Signore, pietà!

Cristo risorto, che sei Risurrezione di chi crede in te: perdona la nostra poca fede!
Cristo, pietà!

Spirito vivificatore, entra nei nostri sepolcri di morte e facci rivivere!
Signore, pietà!

PREGHIERA DELL’ASSEMBLEA - COLLETTA
+ Eterno Padre, che ti riconosci nell’essere umano se è vivente, hai manifestato la tua compassione per noi nel pianto di Gesù per l’amico Lazzaro. Con la forza del tuo Spirito, ridona la Vita ai tuoi figli morti per il peccato. Per il Signore nostro Gesù C. ...Amen!

LITURGIA DELLA PAROLA

Dal libro del profeta Ezechièle37,12-14

Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio Spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò».
Parola di Dio!

Salmo responsoriale - 129

R./ Misericordias Domini, in aeternum cantabo!

1. Dal profondo della mia angoscia grido a te,
Signore: ascolta, Signore, il grido del mio pianto,
la mia preghiera di supplica!

2. Se ricordi le nostre colpe, Signore,
chi potrà sopravvivere ancora?
Ma tu perdoni e infondi in noi il tuo amore.

3. Io spero in te, Signore, con tutto me stesso.
Mi fido della tua parola e la desidero,
più delle sentinelle che attendono l’aurora.

4. Perché il Signore è misericordioso,
deciso nel liberarci: Egli redimerà
il suo popolo da tutte le sue colpe.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8,8-11
Fratelli e sorelle. Chi si lascia dominare dal proprio egoismo non può essere in comunione con Dio. Voi, invece, non vivete nell’egoismo, ma nello Spirito, poiché lo Spirito di Dio abita in voi. Ma se qualcuno non ha lo Spirito da Cristo, non è di Cristo. Se, invece, Cristo agisce in voi, morite fisicamente per il peccato, ma lo Spirito vi fa vivere perché Dio vi ha accolti come suoi. Se poi lo Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, Dio che ha risuscitato Cristo dai morti darà la Vita anche a voi, che morite fisicamente, per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Parola di Dio!

Lode a te, o Cristo, Re di eterna gloria!
Non ci sarà mai amore più grande, di chi dà la vita per gli amici suoi.
Ed io sono la risurrezione: chi crede in me non morrà in eterno.
Lode a te, o Cristo, Re di eterna gloria!

+ Dal vangelo secondo Giovanni 9,1...41

Gesù [andò di là del Giordano. Là molti cedettero in lui]. Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà».
Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà».
Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno».
Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra.
Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
Parola del Signore!

PROFESSIONE DI FEDE-SIMBOLO DEGLI APOSTOLI
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

LA PAROLA SI FA PREGHIERA
+ Fratelli e sorelle carissimi, Gesù è nostra Vita e Risurrezione. Ci rivolgiamo a Lui con la stessa fede di Marta e di Maria:
R./ Donaci la Vita, Signore!

1. La tua Chiesa faccia a tutti il dono di rinascere dall’ascolto della tua Parola e dalla carità vissuta insieme, preghiamo:
2. Coloro che amministrano la politica e l’economia combattano tutto ciò che è causa di morte nella società, preghiamo:

3. Per coloro che vivono in lutto per la morte di una persona cara, la fede in Gesù risorto continui ed accresca il legame di amore reciproco, preghiamo:
4. Per i genitori che si preparano al Battesimo sia anche per loro una nuova occasione di incontro con Gesù e con la Chiesa, preghiamo:

5. Il tuo Spirito ci animi, ci faccia testimoni coraggiosi e difensori della vita umana in ogni suo aspetto e momento, preghiamo:
6. Per noi che partecipiamo alla mensa dell’Eucaristia, perché sperimentiamo l’amore che fa passare dalla morte alla Vita, preghiamo:
Intenzioni particolari della comunità

DALLA PAROLA ALL’EUCARISTIA
+ Ti ringraziamo, Padre: il tuo figlio Gesù ci ha preceduti sul cammino della morte e della risurrezione. Trasforma, con questo pane e questo vino, ogni traccia in noi di morte perché solo la tua Vita trionfi tra noi. Amen!

LITURGIA EUCARISTICA
PREGHIERA EUCARISTICA-ACCLAMAZIONI

+ Prendete, e mangiate… bevetene… di me.
- Grazie, Gesù, che ci vuoi bene!

+ Mistero della fede!
- Tu ci hai rendenti con la tua Croce e la tua Risurrezione.
Salvaci, o Salvatore del mondo!

+ Celebrando...- Noi ti ringraziamo, Padre!

+ Ti preghiamo… - Un cuor solo, un’anima sola per la tua gloria, o Padre!

+ Ricòrdati… popolo cristiano. - Un cuor…

+ Ricòrdati… volto. - Ricordati, o Padre!

ALLA COMUNIONE
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue - dice il Signore, non morirà mai”.

sabato 2 aprile 2011

Approfondiamo la Parola domenicale: IV domenica di Quaresima A - 3 aprile 2011

PAROLA CHE SI FA VITA

Letture bibliche a commento della Parola domenicale.
Meditandola e pregandola,
cogliamo il suo attuale avvenimento nella nostra esistenza.
I brani proposti ci aiutano a comprenderla alla luce di tutta la storia della salvezza:


Atti 26,4-23 Vidi la sua luce e lo seguii!

1Giovanni 1,5 - 2,11 Dio è luce: chi ama è nella luce!

Giovanni 8,12-20 Io sono la luce del mondo, chi mi segue avrà la luce della Vita.

Apocalisse 3,14-22 Non sai di essere cieco!

Marco 10,46-52 Alzati! Ti chiama. E lo seguì.

Agenda settimanale: 4 - 10 aprile 2011

AGENDA SETTIMANALE
4 - 10 APRILE 2011
* * *

Lunedì 4 ore 21.00: Messa in Paglieroni ore 18.30: Consiglio pastorale diocesano
Martedì 5, ore 18.30: Messa in S.Giorgio ore 10.00: Consiglio presbiterale diocesano

ore 21.00: Preparazione al Matrimonio

Mercoledì 6 ore 21.00: Condividiamo la Parola

Giovedì 7, ore 18.30: Messa in chiesa p. ore 21.00: Incontro Catechisti I.C.

Venerdì 8 Aprile ore 18.30: Via Crucis in chiesa p.le

Sabato 9
V DOMENICA DI QUARESIMA/A
ore 18.30: Messa in chiesa p.le

DOMENICA 10
ore 9.00: Messa in S. Giorgio
ore 11.00: Messa in chiesa p.le

Una comunità che celebra: La liturgia domenicale della IV Domenica di Quaresima/A - 3 aprile 2011

GESU’ È LA LUCE CHE VINCE LE TENEBRE !

INVOCAZIONE DELLO SPIRITO

Vieni, Spirito creatore, vieni, vieni!

Spirito santo, tu scegli tra noi chi non è appariscente davanti a Dio;
Spirito santo, tu sei l’unzione di Dio su ognuno di noi mandato da Lui.*

Spirito santo, tu ci conduci alle tue fresche acque e ai rigogliosi pascoli.*

Spirito santo, tu ci fai figli della luce vinci in noi le tenebre del male;
Spirito santo, tu ci risvegli dal sonno di ogni morte, e riviviamo con Cristo.*

Spirito santo, tu sei la luce del Padre che il figlio Gesù porta nel mondo;
Spirito santo, tu sei il divino lavacro che nel Battesimo ci risana e rigenera.*
Spirito santo, tu vinci la nostra cecità e ci fai riconoscere Gesù, Figlio del Padre;
Spirito santo, tu sei l’amore vero che ci fa vedere il nostro peccato.*

INVOCAZIONI PENITENZIALI

Figlio di Davide, nostro pastore portaci con te dalla morte alla Vita. Signore, pietà!

Cristo risorto, Luce di Verità, fa’ che ci riconosciamo peccatori. Cristo, pietà!

Gesù, Inviato del Padre, vinci le nostre tenebre e illuminaci. Signore, pietà!


PREGHIERA DELL’ASSEMBLEA - COLLETTA

+ O Padre della Luce, tu che ci vedi nel profondo del nostro animo, liberaci dal potere delle tenebre e apri le nostre menti perché, illuminati dal tuo Spirito, vediamo colui che hai mandato ad illuminare il mondo e crediamo solo in Lui, Gesù Cristo, tuo Figlio... Amen!

LITURGIA DELLA PAROLA

Dal primo libro di Samuèle
16,1...13

In quei giorni. Il Signore disse a Samuele: «Ti mando da Iesse in Betlemme, perché mi sono scelto un re tra i suoi figli». Quando fu entrato, Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi. Sono qui tutti i giovani?».
Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele lo mandò a chiamare e il Signore disse: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo Spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi. Parola di Dio!



Salmo responsoriale - 22

R./ Christe, lux mundi, qui sequitur te, habebit lumen vitae, lumen vitae.

1. Il Signore è mio pastore: non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinnova la mia vita.

2. Mi guida nel cammino che a lui conduce
perché egli è fedele!
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.

3. Per me tu prepari un banchetto,
di fronte ai miei avversari.
Di olio profumato cospargi il mio capo;
e la mia coppa fai traboccare.

4. Il tuo amore e la tua misericordia
mi accompagneranno per tutta la mia vita
e abiterò nella casa del Signore, per sempre.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni 5,8...14
Fratelli e sorelle. Un tempo eravate tenebra, ora, uniti al Signore, siete luce: comportatevi perciò come figli della luce! L’effetto della luce consiste in bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non condividete le azioni tenebrose, che non danno lo stesso effetto, ma piuttosto condannatele apertamente. La luce mostra, infatti, la vera natura di tutto ciò che viene messo in chiaro. Per questo è detto: Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà. Parola di Dio.

Lode e gloria a te, Luce del mattino!
Io sono la Luce del mondo, dice il Signore:chi segue me, avrà la luce della Vita.
Lode e gloria a te, Luce del mattino!

+ Dal vangelo secondo Giovanni
9,1...41

Gesù uscì dal Tempio e, mentre passava, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Parola del Signore.



PROFESSIONE DI FEDE-SIMBOLO DEGLI APOSTOLI
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
LA PAROLA SI FA PREGHIERA

+ Fratelli e sorelle carissimi. Gesù vede la nostra cecità e ci libera dalle nostre tenebre. Invochiamolo insieme con fiducia: R./ Apri i nostri occhi , Signore!

1. Illumina la tua Chiesa perché aiuti chi vive nelle tenebre del male, con gesti e parole di verità e di amore.

2. Illumina i responsabili delle nazioni perché non siano guide cieche degli uomini e delle donne che anelano alla giustizia e ad una vita dignitosa.

3. Illumina i giovani nella loro ricerca di dare un senso alla propria vita e alle scelte per il presente e per il futuro.
4. Illumina chi sta percorrendo in un gruppo un cammino di crescita nella fede: l’aiuto reciproco sia di conforto e di sostegno.
5. Illumina chi è accecato dal rancore e dalla vendetta: il tuo amore apra il cuore all’incontro e al perdono.

6. Illumina ciascuno di noi presente in questa santa assemblea: la tua Parola sia luce per il cammino e il tuo Pane alimento della fede.

Intenzioni particolari della comunità

DALLA PAROLA ALL’EUCARISTIA
+ Ti ringraziamo, Padre tu hai inviato il tuo figlio Gesù a illuminare la storia e il mondo con il tuo amore. Fa’ che le nostre tenebre interiori non tornino a parlarci e fortificaci con questo Pane e Vino che portiamo a te e che per noi diventano il Corpo di G. C. ns. S. Amen!

LITURGIA EUCARISTICA
PREGHIERA EUCARISTICA-ACCLAMAZIONI

+ Prendete, e mangiate… bevetene… di me.
- Grazie, Gesù, che ci vuoi bene!

+ Mistero della fede!

- Tu ci hai rendenti con la tua Croce e la tua Risurrezione.
Salvaci, o Salvatore del mondo!

+ Celebrando - Noi ti ringraziamo o Padre!

+ Ti preghiamo… - Un cuor solo, un’anima sola per la tua gloria, o Padre!

+ Ricòrdati… - Ricordati, o Padre!

ALLA COMUNIONE
“Venite, mangiate il mio pane, e avrete la vita - dice il Signore”.
Sì, veniamo a te che sei la Luce della Vita!