sabato 19 dicembre 2009
Le lectio del prete Carmine Miccoli
Luca 1
Il vangelo di oggi appartiene al ciclo dell’infanzia di Gesù messo per iscritto dopo
la Pasqua, alla cui luce viene interpretato. Dell’infanzia di Gesù parlano solo Mt
(1-2) e Lc (1-2); Mc che è il primo degli evangelisti non ne parla affatto, mentre Gv
descrive non la nascita terrena, ma l’eternità del Verbo incarnato (1,1-18). Da questi
dati appena abbozzati ricaviamo però un fatto: i vangeli dell’infanzia non sono
un racconto storico e cronologico della vita di Gesù, ma un affresco teologico in
cui Mt e Lc mettono a punto temi interessanti per la loro comunità. Il brano di
oggi (Lc 1,39-45) narra il racconto della visita di Maria alla cugina Elisabetta: si tralascia
il cantico del Magnifcat (Lc 1,46-55),che è il completamento necessario della
sequenza presa in analisi (Lc 1,39-56).
Il racconto della visitazione è l’affresco del viaggio che compie Maria partendo da
Nazareth di Galilea, nel nord di Israele, per andare a sud, in Giudea. Il brano deve
essere letto nel contesto dei primi due capitoli di Lc perché solo così si scopre
che è una rilettura in chiave cristiana del trasferimento dell’arca dell’alleanza da
Sichem a Gerusalemme ad opera di Davide come è descritto in 2Sam 6,2-11. I riferimenti
sono costanti e voluti, come si può vedere dallo schema:
1. Maria/l'arca si muove verso la regione di Giuda
Maria Arca
Lc 1,39 In quei giorni Maria si alzò e
andò in fretta verso la regione
montuosa, in una città di Giuda.
[Davide] 2Sam 6,2 Poi si alzò e partì con
tutta la sua gente da Baalà di Giuda,
per far salire di là l’arca di Dio, sulla
quale si proclama il nome del Signore
degli eserciti, che siede sui cherubini.
2. Maria/l'arca viene accolta con canti e grida di gioia
42-44 [Elisabetta] esclamò a gran
voce: “Benedetta tu fra le donne e
benedetto il frutto del tuo
grembo... Ecco, appena il tuo saluto
è giunto ai miei orecchi, il bambino
ha sussultato di gioia nel mio grembo”.
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5 Davide e tutta la casa d’Israele danzavano
davanti al Signore con tutte le
forze, con canti e con cetre, arpe,
tamburelli, sistri e cimbali. […] 12b Allora
Davide andò e fece salire l'arca di
Dio dalla casa di Obed-Edom alla Città
di Davide, con gioia.
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3. Maria/l'arca sono fonte di benedizione e di stupore
41- Appena Elisabetta ebbe udito il saluto
di Maria, il bambino sussultò
nel suo grembo. Elisabetta fu colmata
di Spirito Santo 42 - ed esclamò a
gran voce “[…] 43 - A che cosa devo
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12 Ma poi fu detto al re Davide: "Il Signore
ha benedetto la casa di Obed-
Edom e quanto gli appartiene, a causa
dell'arca di Dio".
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che la madre del mio Signore venga
da me?”
9 “Come potrà venire da me l'arca del
Signore?”
4. Maria/l'arca rimane ferma tre mesi in casa
40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò
Elisabetta […] 56 Maria rimase
con lei circa tre mesi, poi torno a
casa sua.
10 Davide non volle trasferire l'arca
del Signore presso di sé nella Città di
Davide, ma la fece dirottare in casa di
Obed-Edom di Gat. 11 L'arca del Signore
rimase tre mesi nella casa di
Obed-Edom di Gat e il Signore benedisse
Obed-Edom e tutta la sua casa.
Ci troviamo di fronte ad una simmetria voluta e ricercata, perché Lc ha un progetto
proprio: gli avvenimenti che accompagnano la nascita di Gesù sono anche il
compimento delle due profezie di Ml 3 che annuncia l’ingresso di YHWH nel suo
Tempio e Dn 9 che annuncia l’arrivo di Dio dopo il compimento delle settanta
settimane di anni1. Per Lc l’angelo di cui parla Malachia (3,1) è l’arcangelo Gabriele
che entra nel Tempio per annunciare al sacerdote Zaccaria la nascita di un fglio
che sarà il precursore del Messia (Lc 1,8-19). Nel leggere ogni singolo brano del
vangelo dell’infanzia di Lc, bisogna sempre tenere presenti i due capitoli nel loro
contesto globale, per rendersi conto che Lc fa un calcolo appropriato ed esplicito
per descrivere, attraverso il viaggio di Maria, nuova arca, il compimento della profezia
di Dn 9: le settanta settimane di anni, cioè 490 anni. Secondo la tradizione biblico-
giudaica, l’arcangelo Gabriele è il depositario del segreto messianico: è lui
infatti che deve spiegare la «visione» a Daniele2. Daniele profetizza che il Messia
comparirà al compimento delle settanta settimane di anni, cioè dopo 490 anni. Lc si
ricollega a questa profezia e ci offre la chiave per comprenderla come realizzata
non solo nel tempo, ma anche nella persona di Gesù. I primi due capitoli sono infatti scanditi...
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1 In Dn 9,24 i settant’anni indicati da Geremia devono essere intesi come settanta settimane di anni (=490 anni). Con questa interpretazione si giunge all’epoca di composizione del libro di Daniele: l’intento è quello di dare una lettura attualizzante alla profezia di Geremia.
In Dn 9,25 il principe consacrato dovrebbe essere Ciro re di Persia, che consentì agli Ebrei di tornare alla loro terra; sette settimane, cioè 49 anni, corrispondono al periodo tra il 587 (distruzione di Gerusalemme e deportazione) e il 538 (editto di Ciro). In Dn 9,26 il consacrato a cui ci si riferisce qui è, secondo molti interpreti, il sommo sacerdote Onia III,
deposto verso il 175 e poi ucciso (cf. 2Mac 4,30-38). In Dn 9,27 l’ultima settimana riguarda le vicende dell’epoca dei Maccabei; metà settimana rimanda ancora al periodo di tre anni e mezzo, ricordato in Dn 7,25, che è la durata della profanazione del santuario, prima della sua purifcazione da parte di Giuda Maccabeo (cf. 1Mac 1,41-64; 4,36-61).
2 Cf. Dn 8,15-16; 9,20-27. Gabriele è uno dei quattro angeli (gli altri sono: Michele, Uriele, Raffaele) che stanno ai quattro lati del trono di Dio e sono custodi delle quattro parti del globo (Enoch IX,1), ha la forma di uomo (Dn 8,15; 9,21) e secondo il Talmud (Yoma 77a) è «l’uomo vestito di lino» descritto dal profeta Ezechiele (9,3; 10,2).
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.....dall’espressione «quando furono compiuti i giorni» (Lc 1,23; 2,6.22)
che ritma il compimento profetico:
Lc Descrizione dell’evento
1,11 Gabriele appare al sacerdote Zaccaria nella solenne cornice del Tempio
1,23 Zaccaria «compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa»
1,26 Gabriele appare a Maria «al 6° mese» (=180 gg.)
2,6 Nove mesi dopo (=270 gg.) «si compirono per lei i giorni del parto»
2,22 Al «tempo della purifcazione», 40 giorni dopo, Maria va al Tempio.
La somma totale dei giorni (180 + 270 + 40) è 490 gg. cioè le 70 settimane di
anni previste da Daniele. Al centro di questo computo vi è Maria che, prima ancora
che il Messia nasca, lo porta a visitare la Terra di quel popolo di cui sarà al
tempo stesso «fglio» e «Messia». L’arca dell’alleanza precedeva il popolo verso la
terra promessa così come lo precedeva in combattimento: era il segno visibile
della Shekinàh di Dio in mezzo al suo popolo. Maria è la nuova arca che non porta
più il «segno», ma la stessa «Presenza» di cui ne precede l’ingresso nell’ultimo e
decisivo combattimento, quello del Regno. Non è più Gabriele che custodisce il
«segreto messianico»: ora è Maria, la fglia d’Israele, che porta nel suo grembo «il
segreto di Dio», che lei stesa svela e presenta al mondo intero, rappresentato dai
pastori e dai Magi (Lc 2,8-20; Mt 2,1-15). Tutto ciò avviene nei giorni «del decreto
di Cesare Augusto» (Lc 2,1). L’imperatore romano crede di dominare il mondo, invece
è Dio stesso che opera perché si compia il suo disegno di salvezza, mediante
la nascita del Messia nella città del suo antenato Davide (Lc 2,4-7).
La stessa logica di compimento profetico troviamo nel signifcato dei nomi che Lc
usa con sapienza esegetica di profondità memorabile. Negli avvenimenti che precedono
e accompagnano la nascita di Gesù, Lc riporta cinque nomi ebraici, che insieme
danno un quadro teologico straordinario:
Lc Italiano Ebraico Signifcato
1,5 Zaccaria Zakkariàh “Dio si è ricordato”
1,5 Elisabetta Elishàbet “Dio ha giurato”
1,13 Giovanni Johanàn “Dio ha fatto grazia”
1,27 Maria Miryàm “Dio ama” (o “amata da Dio”)
1,31 Gesù Ye(o)shuà “Dio salva”
Il viaggio di Maria verso Giuda è la prima tappa della realizzazione delle profezie,
perché il compimento pieno si avrà, quando il bambino sarà presentato uffcialmente
al Tempio al compimento del suo dodicesimo anno per il rito della Bar-mitzwa,
in cui diventerà fglio del comandamento (cf. Lc 2,41-50) e con cui avviene il
passaggio dalla minore età alla maggiore, assumendosi la responsabilità dell’osservanza
della Toràh3. In quella occasione Dio prenderà possesso della sua casa che è
la natura umana di Gesù, il nuovo Tempio (Gv 2,19), restituito alla sua funzione di
dimora della Presenza, come più tardi dirà Gesù stesso, scacciando coloro che vi
si erano introdotto abusivamente (Gv 2,13-17; cf. Mt 21,12-17; Mc 11,15-19; Lc
19,45-48; in Gv 2,17 si cita il Sal 69[68],10).
L’arca non è solo una cassetta di legno simbolicamente sacra, essa è la Presenza,
cioè il luogo visibile dove si posava la Gloria di Dio in mezzo al popolo (Es 25,21;
cf. 40,34.35;1Pt 4,14), di cui è forza e sostegno: l’arca, infatti, precede il popolo e
lo guida anche in combattimento (Nm 10,33.35). Fare memoria dell’arca nella festa
di Maria signifca richiamare un contesto di analogia tra la “lotta” dell’arca e
quella di Maria. Lc infatti presenta Maria come donna vittoriosa sulla linea femminile
dell’AT, non tanto delle matriarche (Sara, Rebecca, Rachele e Lia), ma quanto
delle donne guerriere come Giuditta (cf. Gdc 4,8). Il grido di esultanza di Elisabetta
(v. 42) richiama quello vittorioso di Deborah che canta la vittoria di Giaele
contro Sìsara (Gdt 5,24) e l’esultanza del popolo a favore di Giuditta che vince
Oloferne (Gdt 13,18; 15,9-10):
Lc 1,42 Elisabetta 42 Benedetta tu fra le donne...
Gdc 5,24 Giaele 24 Sia benedetta fra le donne Giaele… benedetta fra le
donne della tenda!
Gdt 13,18 Giuditta 18 Benedetta sei tu, fglia, davanti al Dio altissimo più di
tutte le donne che vivono sulla terra.
Gdt 15,9-10 Giuditta 9-10 Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifco vanto
d’Israele, tu splendido onore della nostra gente.
Compiendo tutto questo con la tua mano, hai operato
per Israele nobili cose; di esse Dio si è compiaciuto.
Sii per sempre benedetta dal Signore onnipotente.
Non si tratta più di una vittoria di guerra, perché Maria è il simbolo della vittoria
contro il Male che insidia il popolo di Dio (Ap 11,19-12,4). Ella inaugura l’èra messianica
che porterà la sconftta defnitiva del peccato e del male.
Sulla soglia del Natale, la Chiesa ci invita a guardare a Maria come modello di
donna fduciosa e credente, che non andò in giro a fare shopping, ma si dedicò a
servire una donna anziana e partoriente che era nel bisogno. Noi credenti oggi
3 In Israele fno al 12° anno ogni individuo è sotto la tutela genitoriale, ma all’inizio del
13° anno, egli diventa maggiorenne e quindi responsabile davanti alla comunità e a Dio: si
può sposare e deve osservare la Toràh. Nel rito della Bar-mitzvà al nuovo adulto vestito a
festa viene consegnato il rotolo del libro perché egli diventa «fglio del comandamento»
ed è accompagnato dal gesto del padre che, tenendo la mano destra sulla spalla destra del
fglio, pronuncia queste parole: Ti ringrazio, o Signore, perché da oggi mi togli la responsabilità
di educare questo tuo fglio.
siamo di scandalo: di fronte ad un mondo che sperpera e scialacqua sappiamo
solo adeguarci e non siamo in grado di contestarne la mentalità consumistica non
partecipando allo scempio del superfuo che si fa ostentazione di falsi sentimenti
e fnta generosità. Quando ad un regalo corrisponde un altro regalo secondo il
principio che bisogna ricambiare perché lo vuole il galateo di Natale, abbiamo
perduto il bene più prezioso che il Natale porta in sé: la gratuità. Non ci resta che
una strada obbligata: lasciarci prendere per mano dal Dio che si fa uomo ed entrare
con lui nel mistero della nascita di Gesù, che nella pittura bizantina ha sempre
la culla a forma di sepolcro, perché quel Bimbo che oggi nasce è già in cammino
verso la Croce, per farsi cireneo di tutte le sofferenze del mondo. Entrare nel
mistero dell’incarnazione signifca visitare non più Elisabetta, ma tutti i poveri e le
povere che aspettano nel mondo: affamati, assetati, carcerati, forestieri, senza dignità,
senza salute, senza amore, senza innocenza perché usati e venduti e uccisi
da quel mondo che ha smarrito la via della stessa esistenza. Oggi dobbiamo scegliere
tra la faba e il mistero. O il Bambino è una favola per fare ancora più soldi
o è l’inizio del giudizio fnale che ci chiederà conto dell’intera umanità che ci è affdata.
Non abbiamo paura, entriamo con Maria e Giuseppe nella grotta della verità,
nel pozzo profondo della nostra coscienza per sapere chi siamo e con chi vogliamo
stare. Possa la Parola che è il Pane della vita darci il sapore di Dio e il gusto
di noi stessi, immagine e somiglianza sua.
Natale 2009: DIO in-con-tra NOI
Venite, fedeli, lieti ed esultanti!
Venite, venite a Betlemme:
Nasce per noi Cristo salvatore.
Venite, adoriamo. Venite, adoriamo.
Venite adoriamo, il Signore Gesù!
Venite, fedeli, l’Angelo ci invita,
seguiamo i pastori a Betlemme:
Nasce per noi Cristo salvatore.
Venite, adoriamo. Venite, adoriamo.
Venite adoriamo, il Signore Gesù!
Siamo arrivati, con Geremia, con il Battista, con Paolo, con Elisabetta e con Maria davanti a Gesù, Dio in-con-tra noi.
1. Gesù, Dio IN noi
Non un ufo, un ET: è un uomo, nato bambino come tutti noi, che è prima di tutto Figlio di Dio!
Dio Padre lo ha fatto nascere da Maria, come tutti noi nasciamo dalla nostra mamma, perché tutti gli esseri umani possano diventare figli di Dio.
Così ha scritto san Paolo ai cristiani della Galazia: “Quando Dio considerò che i tempi fossero giunti a pienezza, mandò il proprio Figlio a nascere da una donna per riscattare una moltitudine di figli”.
Essere figli di Dio, rinati nel Battesimo, vuol dire che abbiamo la vita di Dio in noi, una vita che non finisce mai.
Preghiamo: Vieni, Gesù, nei nostri cuori!
Cantiamo:
1. Dio si è fatto come noi, per farci come Lui.
Rit. Vieni, Gesù, resta con noi, resta con noi!
2. Viene dal grembo di una donna, la vergine Maria.
Rit. Vieni, Gesù, resta con noi, resta con noi!
3. Egli era un uomo come noi e ci ha chiamato amici.
Rit. Vieni, Gesù, resta con noi, resta con noi!
2. Gesù, Dio CON noi
In questo modo Dio è sempre con noi, non dipende più dai nostri desideri, dal nostro bisogno di Lui. Gesù, dopo la sua risurrezione, ha salutato così i suoi discepoli: “Io sono CON voi, tutti i giorni, per sempre, fino alla fine del tempo”.
E’ una decisione irrevocabile, di restare con noi e di non lasciarci mai soli.
A noi il compito di scoprire dove “nasconde” la sua presenza.
Per aiutarci in questa ricerca abbiamo un “navigatore soprannaturale”: lo Spirito stesso che tiene uniti Gesù e il Padre ci aiuta a leggere la mappa della nostra vita, delle nostre esperienze con la Parola della Bibbia.
Preghiamo: Vieni, Gesù, sei Dio-con-noi!
Cantiamo:
Il Figlio di Dio, Re dell’universo
si è fatto bambino a Betlemme:
Nasce per noi Cristo salvatore.
Venite, adoriamo. Venite, adoriamo.
Venite adoriamo, il Signore Gesù!
“Sia gloria nei cieli, pace sulla terra”
un angelo annuncia a Betlemme:
Nasce per noi Cristo salvatore.
Venite, adoriamo. Venite, adoriamo.
Venite adoriamo, il Signore Gesù!
3. Gesù, Dio TRA noi
Così possiamo scoprire in quanti modi Gesù è presente in mezzo a noi: in noi stessi, negli altri, nel povero, nel prete, nella Parola, nell’Eucaristia…, NELLA COMUNITA’ RIUNITA.
Gesù ha detto ai suoi discepoli: “Dove sono due o più riuniti nel mio amore, io sono presente TRA loro”.
Abbiamo questo “dono natalizio”: Gesù è presente tra noi se ci vogliamo bene e quando siamo riuniti nel suo amore: in casa, in chiesa, a scuola… al catechismo, mentre giochiamo!
Preghiamo: Vieni, Gesù, in mezzo a noi!
Cantiamo:
1. Egli ci ha dato la sua vita, insieme a questo Pane.
Rit. Vieni, Gesù, resta con noi, resta con noi!
2. Noi che crediamo nel suo amore, saremo sempre amici.
Rit. Vieni, Gesù, resta con noi, resta con noi!
3. Vieni, Signore, in mezzo a noi: resta con noi per sempre.
Rit. Vieni, Gesù, resta con noi, resta con noi!
4. Ogni gruppo presenta il suo “dono” a Gesù che si è fatto uomo per donarsi a noi.
5. Il gruppo Nazareth vuole darci un messaggio natalizio… dal dono di Gesù vengono tutti gli altri doni: la gioia, la pace, la giustizia…
6. Oggi scade il tempo per consegnare i moduli per partecipare al 2° Concorso – Presepe artigianale in casa – Treglio: “Inseguendo la stella”.
Canto:
“Pace sia, pace a voi”:
la tua pace sarà
sulla terra com’è nei cieli.
“Pace sia, pace a voi”:
la tua pace sarà
gioia nei nostri occhi, nei cuori.
“Pace sia, pace a voi”:
la tua pace sarà
luce limpida nei pensieri.
“Pace sia, pace a voi”:
la tua pace sarà
una casa per tutti.
“Pace a voi”: sia il tuo dono visibile.
“Pace a voi”: la tua eredità.
“Pace a voi”: come un canto all’unisono
che sale dalle nostre città.
“Pace sia, pace a voi”:
la tua pace sarà
sulla terra com’è nei cieli.
“Pace sia, pace a voi”:
la tua pace sarà
gioia nei nostri occhi, nei cuori.
“Pace sia, pace a voi”:
la tua pace sarà
luce limpida nei pensieri.
“Pace sia, pace a voi”:
la tua pace sarà
una casa per tutti.
“Pace a voi”: sia un’impronta nei secoli.
“Pace a voi”: segno d’unità.
“Pace a voi”: sia l’abbraccio tra i popoli,
la tua promessa all’umanità.
“Pace sia, pace a voi”:
la tua pace sarà
sulla terra com’è nei cieli.
“Pace sia, pace a voi”:
la tua pace sarà
gioia nei nostri occhi, nei cuori.
“Pace sia, pace a voi”:
la tua pace sarà
luce limpida nei pensieri.
“Pace sia, pace a voi”:
la tua pace sarà
una casa per tutti.
CELEBRAZIONI NATALIZIE 2009-2010
Giovedì 24 ore 17.00: Matrimonio a San Giorgio
ore 23.00: S. Messa nella santa Notte
Venerdì 25 ore 9.00: S. Messa a San Giorgio
ore 11.00: S. Messa in chiesa p.le e Battesimo di Loris Di Ciano
ore 18.30: S. Messa in chiesa p.le
Santa Famiglia
Sabato 26 ore 18.30: S. Messa in chiesa p.le
Domenica 27 ore 9.00: S. Messa a San Giorgio
ore 11.00: Matrimonio di Rita Della Guardia e Maurizio Carosella
ore 18.30: S. Messa in chiesa p.le
Lunedì 28 – Giovedì 31: p. Roberto è in famiglia (non si svolgono celebrazioni)
Giovedì 31 ore 18.00: S. Messa in Cattedrale a Lanciano, presiede il Vescovo e Te Deum
NUOVO ANNO 2010
1 Gennaio: Maria, Madre di Dio - Giornata Mondiale per la Pace
“Se vuoi coltivare la PACE, custodisci il CREATO”.
ore 18.30: S. Messa in chiesa p.le
Domenica di Natale
Sabato 2 ore 18.30: S. Messa in parrocchia
ore 21.00: Preghiera comunitaria mensile in casa Bianco
Domenica 3 ore 9.00: S. Messa in S. Giorgio
ore 11.00: S. Messa in parrocchia
Lunedì 4 ore 21.00: S. Messa a Paglieroni
Manifestazione del Signore - Epifania
Martedì 5 ore 18.30: S. Messa in chiesa p.le
Mercoledì 6 ore 9.00: S. Messa in S. Giorgio
ore 11.00: S. Messa in chiesa p.le – Presentazione Gruppo Nazaret
Giovedì 7 ore 18.30 S. Messa in chiesa p.le
Battesimo del Signore
Sabato 9 ore 18.30: S. Messa in chiesa p.le
Domenica 10 ore 9.00: S. Messa in S. Giorgio
ore 11.00: S. Messa in chiesa p.le – Memoria dei Battesimi 2009
Promesse battesimali del Gruppo Giordano
LUNEDI’ 11 RIPRENDE IL CATECHISMO DEI GRUPPI DI INIZIAZIONE CRISTIANA
MERCOLEDI’ 13, ORE 21.00, NEL SALONE DEI CONVEGNI: CATECHESI DEGLI ADULTI
“Una comunità in cammino seguendo Gesù con il vangelo di Luca”.
La Novena di Natale
21 dicembre:
O Oriente, splendore della luce eterna, tu che sei il Sole di giustizia, vieni a illuminare chi giace nelle tenebre.
Cantico 2,8-14; Sofonìa 3,14-18a
Salmo 32,2-3.11-12.20-21; Luca 1,39-45
22 dicembre:
O Re delle genti, atteso da tutti i popoli, tu che sei la pietra angolare riuniscili tutti in uno solo, vieni a salvare l’uomo che hai plasmato dalla terra.
1Samuele 1,24-28; 1Sam. 2,1.4-8
Luca 1,46-55
23 dicembre:
O Emmanuele, Dio-con-noi, Parola eterna, tu che sei la speranza e la salvezza dei popoli, vieni presto, Signore nostro Dio.
Malachìa 3,1-14. 23-24; Salmo 24
Luca 1,57-66
La Luce di Betlemme fino a noi!
Dal 1986 un bambino attinge una fiamma dalla quella luce perenne e gli Scuots austriaci la portano a Linz.
Da qui la “Luce della Pace” viene irraggiata in tutta l’Europa, tramite una staffetta degli Scuots che la portano in treno in tutte le capitali, consegnandola, ad ogni stazione, agli Scuots locali. Così arriva in tutte le comunità la “Luce di Betlemme”. Anche da noi la portano gli Scuots di San Vito Ch., da Pescara.
Ognuno potrà attingerla dalla lampada che sarà sull’altare e potrà portarla nella propria casa: sarà come se ciascuno l’avesse accesa personalmente dalla chiesa di Betlemme, dove è nato Gesù.
La luce della lampada arderà poi davanti al nostro presepe in chiesa.
Oggi benediciamo le statue del Bambino Gesù che ognuno di noi poi deporrà nel presepe allestito nella propria casa.
Agenda Nataliza: 21 - 31 dicembre 2009
Agenda NATALIZIA
21 - 31 Dicembre 2009
* * *
OGGI ore 16.30: Battesimo di
Adriano Codagnone
* * *
Lunedì 21, ore 19.00: S. Messa a Paglieroni
Martedì 22
ore 15.30: Penitenziale per i Gruppi:
Cenacolo - Cafarnao - Emmaus 1 e 2
ore 18.00: “Giubileo Celestiniano”
S. Messa in cattedrale a Lanciano
Mercoledì 23 - “La Squilla”
ore 21.00: Condividiamo la Parola
Giovedì 24
Natale del Signore
ore 17.00: Matrimonio a San Giorgio
ore 23.00: S. Messa della Notte
Venerdì 25
ore 9.00: S. Messa in San Giorgio
ore 11.00: S. Messa in chiesa p.le
Battesimo di Loris di Ciano
ore 18.30: S. Messa in chiesa p.le
Sabato 26
Festa della S. Famiglia di N.
ore 18.30: S. Messa in chiesa p-le
Domenica 27
ore 9.00: S. Messa in San Giorgio
ore 11.00: Matrimonio di
Rita Della Guardia e Maurizio Carosella
ore 18.30: S. Messa in chiesa p.le
* * *
P. Roberto sarà in famiglia a Milano
dalla sera del 27 fino all’1 mattina:
non si svolgeranno celebrazioni.
* * *
Giovedì 31
ore 18.00: in Cattedrale a Lanciano
S .Messa e Te Deum con il Vescovo
Venerdì 1 Gennaio 2010
ore 18.30: S. Messa in chiesa p.le
Andiamo incontro a Gesù…...è Dio-con-noi. RINGRAZIAMO!
Ho appeso un cartello all’uscio del mio cuore:
affittasi
Un giorno Dio ha bussato in cerca di un abitazione per suo Figlio.
- Do in affitto a un prezzo basso – dico io.
Non voglio prendere in affitto, intendo comprare – dice Dio.
- Questa storia l’ho già sentita; da quel che si dice in giro
ci stai provando con tutti.
- Non so ancora se venderò, ma puoi entrare a dare un’occhiata.
Si, certo – dice Dio.
- Potrei cederti una o due stanze…
Mi piacciono – dice Dio. Prenderò le due stanze.
Un giorno forse ti deciderai a darmene altre. Posso aspettare.
- Vorrei darti di più, ma è un po’ difficile.
- Ho bisogno di un certo spazio per me.
Capisco – dice Dio – comunque aspetterò. Mi piace questa casa.
- Beh, forse posso cederti un’altra stanza,
in fin dei conti non è che ne abbia poi tanto bisogno per me.
Grazie – dice Dio – non ti butterei certo in mezzo alla strada.
La tua casa sarebbe la mia casa e ci abiterebbe mio figlio.
E tu avresti più spazio di quanto
non ne abbia mai avuto prima.
- Non ci capisco niente.
Lo so – dice Dio – ma non te lo posso spiegare.
Dovrai capirlo da te.
E questo capiterà solo se gli darai tutta la casa.
- È un po’ rischioso – dico io.
Si – dice Dio- ma provaci con me.
- Non so proprio… Ci penserò e poi ti dirò qualcosa.
Posso aspettare – dice Dio – mi piace questa casa.
Una Comunità che celebra:Liturgia domenicale - 20 dicembre 2009 - IV Domenica di Avvento C
Accogliamo la luce che viene da Betlemme:
arda anche qui come segno della presenza
di Gesù in mezzo a noi.
Invocazione Penitenziale
Vieni, Signore Gesù, a visitare il tuo
popolo nella pace e abbi pietà di noi:
Signore, pietà!
Vieni, Cristo Signore, a capovolgere
le sorti dell’intera umanità:
Cristo, pietà!
Vieni, nostro Salvatore, a compiere
ogni promessa di salvezza:
Signore, pietà!
Preghiera dell’Assemblea
+ O Padre, che hai scelto un’umile ragazza, figlia di Israele, per farne la tua dimora in mezzo a noi, donaci fiducia per aderire alla tua volontà come fece il tuo Figlio, venuto nel mondo per servire. E insieme a Maria ti canteremo, con tutta l’umanità, un perenne inno di lode.
Per il nostro Signore… Amen!
LITURGIA DELLA PAROLA
Dal libro del profeta Michèa
5,1-4a
Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi
di Giuda, da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore
in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli
ritornerà ai figli d’Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza
del Signore, con la maestà del nome
del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino
agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la Pace!».
Parola di Dio.
Salmo responsoriale - 79 (80)
R./ Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
[Eccomi… si compia in me la tua volontà.]
1. Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci.
2. Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
3. Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Dalla lettera agli Ebrei 10,5-10
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice:
Tu non hai voluto
né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del Libro -
per fare, o Dio, la tua volontà (Salmo 40,7)
Dopo aver detto:
Tu non hai voluto
e non hai gradito né sacrifici né offerte,
né olocausti né sacrifici per il peccato,
(1Samuele 15,22) che vengono offerti
secondo la Legge, soggiunge:
Ecco, io vengo per fare la tua volontà.
Così egli abolisce il primo sacrificio
per costituire quello nuovo.
Mediante quella volontà siamo stati
santificati per mezzo dell’offerta
del corpo di Gesù Cristo,
una volta per sempre.
Parola di Dio.
Alleluja, alleluja!
Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua Parola. Alleluja!
+ Dal vangelo secondo Luca 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria,
il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore
le ha detto».
Parola del Signore!
Professione di Fede-Simbolo degli Apostoli
Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
La Parola si fa Preghiera
+ A Dio Padre, nostro Salvatore, che opera grandi cose nella nostra vita, cantiamo con Maria:
R./Magnificat... anima mea Dominum!
Tu, che disperdi i pensieri dei superbi, donaci pensieri di pace.
Tu, rovesci i potenti dai troni,
donaci di essere una chiesa umile.
Tu, che innalzi gli umili, fa’ che
non ci vergogniamo di chi siamo.
Tu, che sazi gli affamati, aiutaci
a non sprecare quello che abbiamo.
Tu, che svuoti le tasche dei ricchi,
fa’ che non trascuriamo nessun povero.
Tu, che sempre usi misericordia,
aiutaci a perdonare i torti ricevuti.
Tu, che realizzi ogni tua promessa,
facci sinceri difensori della verità.
[Intenzioni proposte dai gruppi di I.C.]
Dalla Parola all’Eucaristia
+ Ti ringraziamo, Padre che ancora vieni a visitare la nostra terra nel tuo Figlio Gesù. In Lui tutte le tue promesse si sono realizzate e con Maria possiamo anche noi cantare la nostra esultanza e il nostro ringraziamento.
Per Cristo, nostro Signore. Amen!
Preghiera Eucaristica - Acclamazioni
+ Prendete, e mangiate… per voi.
- Grazie, Gesù, che ci vuoi bene!
+ Prendete, e bevetene… di me.
- Grazie, Gesù, che ci vuoi bene!
+ Mistero della fede!
- Annunciamo la tua morte, Signore;
proclamiamo la tua Risurrezione;
nell’attesa della tua venuta!
+ E ora siamo qui… della nostra vita.
- Vieni, Signore Gesù, vieni presto fra noi!
+ Gesù è morto… né dolore.
- Vieni, Signore Gesù, vieni presto fra noi!
+ Padre buono… il popolo cristiano.
- Vieni, Signore Gesù, vieni presto fra noi!
+ Ricòrdati... la luce del tuo volto.
- Vieni, Signore Gesù, vieni presto fra noi!
+ … canteremo la tua gloria: [mani alzate]
+ Per Cristo, con Cristo e in Cristo… Amen!
Alla Comunione
Beata sei tu, vergine Maria,
perché hai creduto al compimento
delle parole del Signore.
domenica 13 dicembre 2009
Le lectio del prete Carmine Miccoli
Luca 3, 10-18
Il vangelo di oggi nella versione di Lc si limita a riportare i temi comuni agli altri due sinottici, Mc e Mt, e nello stesso tempo pone qualche problema di lettura. Egli scrive un vangelo non cronologico e lui stesso afferma di avere fatto delle ricerche dal momento che riporta notizie e fatti sconosciuti agli altri autori. Lc raccoglie tradizioni diverse e molte sono in comune con Mt e Mc. Quando possiede tutto il materiale lo riordina secondo un suo schema catechistico, probabilmente in uso nelle comunità da lui frequentate. Al tempo di Lc (seconda metà avanzata del sec. I d. C.) non interessava la questione del Gesù «storico», perché l’interesse delle comunità, degli apostoli e dei predicatori era suscitare la «fede» in lui, uomo ebreo che essi conobbero, con cui vissero e che credono «Figlio di Dio».
Lc usa lo schema del viaggio: ordina tutto il materiale trovato, distribuendolo lungo non solo ipotetico viaggio che Gesù avrebbe compiuto dal nord al sud, dalla Galilea alla Giudea, da Nàzaret-Cafarnao a Gerusalemme. Lungo il cammino Gesù insegna agli apostoli e a quelli che incontra; opera, compie azioni, mentre il suo passo e il suo volto sono indirizzati con determinazione alla città di Dio dove si compierà il ministero per cui è venuto: la morte e la risurrezione (cf Lc 9,51).
Questo viaggio è preceduto in tutti e tre i Sinottici (segno di una tradizione comune) dalla fgura di Giovanni Battista che è presentato come il battistrada, il recursore. Il vangelo di oggi parte da qui. Nella sua ossatura esteriore il brano è parte della sezione che comprende Lc 3,1-20 che riporta la triplice consegna etica di Giovanni a tre categorie di persone: folla, pubblicani e soldati (Lc 3, 10-14); segue l’attesa del popolo che scambia Giovanni con il Cristo (Lc 3,15), a cui simmetricamente corrisponde l’opposizione di Giovanni che annuncia il «vero» Cristo (Lc 3,16-17) e infne un sommario sul contenuto della predicazione di Giovanni che evangelizza il popolo (Lc 3,18).
Il rituale dell’abluzione era molto diffuso in Israele. Ogni abitazione aveva una vasca di acqua per la purifcazione dalle impurità per chi veniva dall’esterno o dal mercato (cf Mc 7,3-4). Al tempo di Gesù l’attesa messianica era così frenetica che tutti erano attenti ad ogni piccolo segno che potesse indicare l’arrivo del Messia.
La predicazione di Giovanni il Battezzante sulle rive del Giordano, nei pressi del Mar Morto e di Qumran, dove viveva la comunità degli Esseni, ebbe un grande seguito perché le folle videro in lui o il Messia (Lc 3,15; Gv 1,19-23; Mc 8,28) o un profeta (Mt 21,26; Mc 11,32; Lc 20,6; cf Mt 11,9; Lc 7,26). L’invito alla conversione riapriva il tempo di Dio che tornava a inviare i suoi profeti. Il popolo capiva che era fnito il castigo della siccità della Parola e trovava la «profezia» (cf Am 8,11).
Insegna la tradizione giudaica che quando Dio vuole punire l’umanità, chiude a chiave le acque superiori e manda la siccità sulla terra (Gb 12,15; Ag 1,10; cf Sal 148,4). Quando invece vuole benedire, toglie il chiavistello dalle cateratte e manda la pioggia. La pioggia nella tradizione è diventata simbolo dello Spirito Santo che scende sulla terra come profezia, come Shekinàh/Presenza. Il battesimo di Giovanni dato nell’acqua corrente signifca che è fnita la siccità della profezia e della Parola ed è tornata l’abbondanza dello Spirito di Dio che manda sulla terra la rugiada e la pioggia della Parola di Dio (Dt 32,2) che ci educa al «vangelo della vigilanza» per accogliere la Shekinàh/Presenza (Is 63, 19).
Il brano di oggi riporta tre categorie di persone che si avvicinano a Giovanni con la stessa domanda: «Che cosa dobbiamo fare?» (Lc 3,10.12.14), dichiarando così la disponibilità ad accogliere la novità. Le folle (Lc 3,10), i pubblicani (Lc 3,13) e i soldati (Lc 3,14), oggi diremmo le masse di disperati, percepiscono l’arrivo di eventi straordinari e vogliono partecipare da protagonisti. È logico che chiedano cosa debbano fare in un contesto socio-religioso orientale, dove tutto è deciso dalle autorità che resta sempre e comunque indiscussa e indiscutibile. Le folle sono anonime per defnizione; i pubblicani Giudei sono collaborazionisti dei Romani, invasori da cui hanno avuto l’appalto delle tasse e sono considerati ladri di professione ed evitati come i pagani; i soldati sono violenti che si offrono a chi li paga di più e sono considerati immondi per la violenza e i soprusi che operano. La domanda ripetuta tre volte apparteneva allo schema catecumenale della formazione cristiana (cf At 2,37; 16,30; 22,10; Lc 18,18) e con essa il candidato esprimeva la sua volontà di entrare nella novità di vita del discepolo di Cristo. Alle tre categorie Giovanni non chiede di cambiare vita, ma offre l’inizio di un percorso, la prospettiva da cui partire: la condivisione dei beni materiali come condizione di libertà interiore (Lc 3,11); la giustizia senza frode che signifca semplicemente non rubare
(Lc 3,13) e infne il rispetto degli altri e il rifuto di arricchirsi ingiustamente
a danno dei poveri (Lc 3,14). Convertirsi è cominciare a mettere ordine nella propria vita per muovere i primi passi verso un disegno globale della propria esistenza. La fgura di Giovanni il Battezzante è un grande fgura di terapeuta perché induce le persone a fare scelte adeguate, lasciando alla responsabilità individuale la prosecuzione del rinnovamento che avrà bisogno di altre prospettive e di altri sostegni. Non fa piazza pulita di ciò che esiste. La folla resta folla, i pubblicani esecrati restano pubblicani e i soldati non smettono di fare i soldati, ma a ciascuno dà una indicazione adeguata al proprio stile di vita e commisurata alla propria esperienza. Quando Dio ci chiede la conversione non sempre ci fa cadere di colpo
come Paolo di Tarso sulla via di Damasco (At 9,3-6), ma spesso si adegua al nostro passo e, munito di pazienza, cammina con noi fno a quando non si fa sera (cf Lc 24,15.29) perché convertirsi non è cambiare di punto in bianco, ma abituarsi al cambiamento ed educarsi al mutamento degli stili di vita. Non spetta a Giovanni dire «come» deve cambiare vita chi pone la domanda del «che cosa devo fare?». Giovanni offre la direzione di senso, spetterà poi a loro decidere il modo del cambiamento, quando incontreranno il Cristo. L’evangelista Lc ci mette su questo avviso perché nel descrivere il battesimo di Giovanni, usa il presente indicativo, mentre per annunciare il battesimo di Gesù usa il verbo al futuro, come a sottolineare una distanza tra i due battesimi: «io battezzo… egli battezzerà» (Lc 3,16). Giovanni è grande perché sa prospettare il futuro, non blocca gli uditori sulla sua persona, ma li proietta oltre se stesso, oltre il presente, verso l’incognita del futuro. È il compito dell’educatore autentico: presenta la propria esperienza come trampolino per una nuova conquista, una nuova avventura di vita e di amore. Le richieste di Giovanni sono molto lontane dalle esigenze richieste dal discorso della montagna, eppure, per cominciare ad intraprendere la via del Regno è suffciente mettere in discussione la struttura del proprio «io» per rimodellarla alla luce della prospettiva del Regno. La vera penitenza è prendere coscienza della propria personalità e indirizzarla all’incontro col Signore che viene e viene ad incontrare. Giovanni battezzante ha consapevolezza della verità:
egli non si appropria di identità che non possiede: la folla si chiede se non sia il Cristo (Lc 3,15) e già in fase di dubbio, egli non distorce la ricerca, ma la riporta sulla direzione giusta fno al punto di fare un passo indietro per mettere in risalto che colui che viene dopo, il solo a cui spetta di pulire l’aia col ventilabro del giudizio e della pace (Lc 3,16-17).
Giovanni contrappone il suo battesimo «con acqua» al battesimo «in Spirito Santo e fuoco» di «uno più forte di me» (Lc 3,16) che è il residuo di una controversi tra i discepoli di Giovanni il battezzante e i discepoli di Gesù. Noi sappiamo che il gruppo dei «giovanniti» e quello cristiano convissero assieme su posizioni opposte per lungo tempo fno all’ostracismo reciproco. I discepoli del Precursore ritenevano non superato il battesimo del loro maestro, mentre i cristiani predicavano la provvisorietà di Giovanni di fronte a Gesù. I vangeli sono pieni di allusioni a riguardo.
Lo stesso Lc nei «vangeli dell’infanzia» presenta Giovanni e Gesù in due
«dittici» paralleli, ma inversamente proporzionali: il quadro di Giovanni è funzionale a quello di Gesù e la stesa struttura letteraria è più breve nel racconto del Precursore e più ampia in quella di Gesù. L’espressione «Spirito Santo e fuoco» di Lc 3,16, nel contesto apocalittico del tempo indica che è giunto il tempo del giudizio delle nazioni del mondo: chi si farà battezzare con l’acqua di penitenza sarà preservato dalla condanna fnale (Ez 9,4-11; Ap 7,3; 9,4). In greco la parola pnèuma è neutro e traduce l’ebraico femminile ruàch, che signifca sia «spirito» che «vento
». Poiché Giovanni parla di pala e aia (Lc 3,17), è probabile che abbia detto
«battesimo nel vento e nel fuoco», ispirandosi a Is 41,16 che parla di Dio come «ventilatore» d’Israele1. Giovanni non può non ricorrere al bagaglio delle sue conoscenze scritturistiche che presentano il giudizio come una tempesta di fuoco
perché ci troviamo in un ambito religioso e morale (cf Mt 3,12).
che brucia tutto ciò che è scoria e impurità (cf Is 29,5-6; 30,27-28; 33,11-14;
66,15; At 1,14, ecc.). Chi non riceverà il battesimo di acqua, cioè non si convertirà, sarà immerso nel battesimo di fuoco, cioè brucerà per sempre. L’acqua indica la salvezza, il fuoco la condanna. Modifcando il vocabolario (vento con spirito), Lc contrappone il battesimo di Giovanni a quello cristiano (At 19,1-7), facendo di Giovanni non il Battezzatore, ma il Precursore del battesimo cristiano: Giovanni è la «fgura», Gesù è la «realtà». Nel vangelo di Giovanni (Gv 1,19-36) questo processo è compiuto: l’autore, infatti, sottolinea ormai che il Battista battezzava solo con acqua (Gv 1,26b.31.33).
L’espressione «sciogliere il legaccio dei sandali» (Lc 3,16)2 è un’espressione che appartiene al diritto matrimoniale e specifcamente al diritto del levirato, cioè di riscatto della vedova. Il signifcato dei sandali da sciogliere però può avere altre spiegazioni, senza escludere l’interpretazione del servo che si umilia. Nella Scrittura nulla è casuale e ogni minima differenza deve essere annotata e possibilmente spiegata. Se non si riesce a spiegare, bisogna dire umilmente: per ora non abbiamo
elementi e conoscenze suffcienti per spiegare questo testo e questa discordanza.
Se il tema del sandalo è comune a tutti e quattro i vangeli, ci dobbiamo interrogare sul motivo delle differenze. Le uguaglianze si spiegano facilmente (per es. con la dipendenza dalla stessa fonte), le differenze no, perché possono dipendere non solo da fonti diverse, ma da prospettive teologiche proprie dei singoli evangelisti.
Il rimando al sandalo richiama il rito di penitenza-conversione che signifca andare scalzi e senza sandali, che è più visibile in Mt che usa l’espressione: «non sono degno di portare i sandali (hypodèmata)» (Lc 3,11). Lc, al contrario parla di «sciogliere il legaccio dei sandali» (Lc 3,16), usando quasi lo stesso linguaggio di Giovanni (Gv 1,27). Dai testi riportati nella nota3 si rileva che non portare i sandali, ma andare scalzo, fa parte di un rito di penitenza, rito che a somiglianza di Davide e di Michea,
Giovanni Battista ha forse imposto ai suoi come segno distintivo in attesa
dell’arrivo del Messia che avrebbe comportato la conversione di tutto il popolo.
Con questa espressione si vuole dire che Giovanni il Battista non è in grado di imporre al Messia alcun rito di penitenza e tanto meno di conversione, dal momento che Lui è «l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29) e perché è «Colui che viene dopo di me era prima di me» (Gv 1,15). L’accenno al 2 Il tema del sandalo da sciogliere è comune sia alla tradizione sinottica (Mt 3,11; Mc 1,7; Lc 3,16; At 13,24-25) sia alla tradizione giovannea (Gv 1,30), dove probabilmente è un’aggiunta
posteriore. Questa unanimità è segno che dell’importanza attribuita dalla comunità primitiva al tema. Nei Sinottici l’espressione sul «sandalo» è preceduta dall’altra affermazione:
«Ma colui che viene dopo di me è più forte di me» (Mt 3,11) che esprime non un signifcato locale o temporale di un prima e di un poi, ma la dinamica complessa del discepolo che viene dietro al maestro e lo supera che dovrebbe essere il compito specifco di ogni educatore: «Lui deve crescere; io, invece, diminuire» (Gv 3,30; cf Talmud, Pirqè ‘Avot [Massime
dei Padri] 2,8).
3. Mt parlando di «portare i sandali» fa riferimento probabilmente ai seguenti testi: 2Sam 15,30; Mic 1,8; Ez 24,17.23.
«sandalo» potrebbe anche essere un richiamo al diritto matrimoniale che
prevede il gesto simbolico compiuto da un uomo quando rinuncia al suo diritto di levirato in base a Dt 25,5-10 che stabilisce la procedura in caso di vedovanza di una donna, moglie di un marito che abbia fratelli. Per comprendere il signifcato del testo di Dt e della sua applicazione più famosa, nel libro di Rut, bisogna fare riferimento alla lettura targumica che veniva fatta nella sinagoga4. Il Targum di Rt 3,12 traduce così: «Ora è vero che io ho il diritto di riscatto; ma ce n’è uno che è più degno di me» e rimanda istintivamente alla fgura di Giovanni in Lc 3,16. Nella stessa logica di Dt 25,5-10, in Rt 4,5-8 si aggiunge anche l’idea che sciogliere il sandalo è segno di riscatto. È lo stesso Giovanni ci dà l’indicazione che il senso
matrimoniale sia la pista giusta
agli anziani per imporgli la rinuncia al suo diritto coniugale sull’umanità,
sottomettendolo al rito dello scioglimento del legaccio del sandalo. «Non sono degno di sciogliere la fbbia del sandalo» signifca: io non sono il Messia, lo sposo atteso e non mi contrappongo a lui, perché io sono solo «una voce che grida» e anticipa il vero battesimo: quello in Spirito Santo e fuoco» con cui lo sposo-Gesù accoglierà Israele e la Chiesa come sua sposa. Nell’uno e nell’altro caso, Giovanni riconosce al Messia il diritto della primogenitura. Straordinaria fgura, Giovanni il Battezzante che non perde mai il contatto con se stesso e non va fuori della linea
maestra della sua vita e della sua ricerca. Egli ha coscienza di essere chi è e ciò gli asta. Fino in fondo. Fino ad assaporare la vita nella morte. Fino ad andare incontro alla morte come dovere della vita.