venerdì 22 gennaio 2010

Approfondiamo la Parola domenicale


Parola che si fa Vita

Alcuni brani biblici a commento della Parola domenicale:
ci aiutano ad accoglierla come avvenimento di salvezza nella nostra vita.

Deuteronomio 5,3; 30,1-14; 32,45-47 - 2Corinzi 6,1-2
Vicina a te è questa Parola, è nel tuo cuore: è tutta la nostra vita!

Atti 3,18-26
Un profeta è sorto tra voi: lo ascolterete e sarete consolati.

2Corinzi 1,19-20 - Isaìa 61,1-9
Tutte le promesse di Dio, in Gesù, sono divenute “Sì!”.

1Tessalonicesi 1,2– 2,4.13
Avete ricevuto la Parola… che è di Dio!
Così essa opera in voi che credete.

Agenda settimanale: 24 - 31 gennaio 2010


Agenda settimanale
25 - 31 Gennaio 2010
* * *

Lunedì 25
ore 21.00: Messa a Paglieroni

Martedì 26
ore 10.00: Ritiro dei preti a Lanciano
ore 18.30: Messa in S. Giorgio

Mercoledì 27
ore 21.00: Condividiamo la Parola

Giovedì 28
ore 18.30: Messa in chiesa p.le

Sabato 30
Domenica IV dell’Anno C
18.30 - S. Messa in chiesa p.le

Giornata Mondiale dei Lebbrosi
Salviamo la bellezza dell'uomo dalla lebbra.
Vendita equosolidale del miele

Domenica 31
ore 9.00 - Messa in san Giorgio
ore 11.00 - Messa in chiesa p.le

Presentazione del Vangelo di Luca


Il vangelo di LUCA

E’ scritto per una comunità giovane, sorta nell’ambiente di cultura greca, al di fuori del contesto ebraico. Vuole aiutarla a dare fondamenti sicuri agli insegnamenti catechetici e ad affrontare i problemi quotidiani del cominciavano a sorgere, dopo gli avvenimenti straordinari che accompagnavano i primi anni di cristianesimo.
Il tempo della vita cristiana è stato inaugurato dalla risurrezione di Gesù e ora il Signore continua ad operare nella sua comunità, con la potenza dello Spirito, come durante la sua esistenza terrena.
Gesù Cristo è il centro della storia, da Israele fino a noi; la sua azione continua con gli apostoli da Gerusalemme a Roma fino ai confini del mondo, coinvolgendo tutti i popoli.
Questo è il disegno salvifico di Dio che attraverso Gesù raggiunge il cuore di ciascuno e dell’intera umanità per comunicare il suo amore misericordioso con infinita pazienza ed essere così la gioia dei poveri, il perdono sempre nuovo e inatteso, la luce per un percorso comune e a volte faticoso.
Il Risorto è sempre in cammino con noi, egli ha inaugurato un “oggi” d’amore gratuito senza fine, che non conosce frontiere.
Gesù continua ad affascinare, ad attrarre nel suo cammino in mezzo a noi ed a comunicare la tenerezza di Dio che ha visitato la terra ed ha prediletto malati, peccatori, emarginati.

Schema e Struttura

Presentazione dell’opera 1,1-4
L’annuncio della Salvezza 1,5- 9, 50
Giovanni e Gesù: profezia e realizzazione 1,5– 3,22
Missione di Gesù in Galilea e in Giudea 3,23– 6,49
Realizzazione delle profezie messianiche 7,1-50
Il realizzarsi della Salvezza: verso Gerusalemme 9,51– 21,38
Accoglienza e rifiuto messianico 9,51- 14,35
Il primato della misericordia,
dell’amore gratuito 15,1- 19,28
Insegnamento di Gesù a Gerusalemme 19,29–21,38
Il compimento della salvezza in Gesù crocifisso-risorto 22,1- 24,53
La consegna messianica di Gesù 22,1-62
La sofferenza messianica 22,63-23,38
La morte messianica svela l’amore 23,33-49
L’esperienza del Risorto 24,1-53

Una Comunità che celebra - La Liturgia domenicale: III Domenica dell'anno C - 24 gennaio 2010

GESU’, PAROLA che compie le promesse di Dio


Invocazione penitenziale

Signore, Figlio inviato dal Padre, lìberaci con la forza della tua Parola.
Signore pietà!

Cristo, colmo di Spirito, annulla il male e le colpe che ci opprimono. Cristo pietà!

Signore, nostro Salvatore, rinnovaci tu che ci hai fatti tuoi fratelli. Signore pietà!

Inno di lode: Gloria a Dio…

Preghiera dell’Assemblea

+ Padre, hai mandato il Cristo, pastore e profeta, ad annunziare ai poveri il lieto messaggio della tua presenza. La sua parola, che oggi risuona in mezzo a noi, ci edifichi in un corpo solo e ci renda operatori di liberazione e di salvezza.
Per il nostro Signore… Amen!

LITURGIA DELLA PAROLA

Dal libro del profeta Neemìa
8,2-3a.6.8...10
Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò il libro della Legge di Mosè davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno. Tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della Legge.
Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen!».
[I levìti] leggevano il libro della Legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura. Dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della Legge. Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza». Parola di Dio!


Salmo responsoriale - 15

R./ Le tue parole, Signore, sono Spirito e Vita!


[Confitemini Domino quoniam bonus. Confitemini Domino. Alleluja!]

1. La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore
è stabile, rende saggio il semplice.
2. I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi.
3. Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti.
4. Ti siano gradite le parole della mia bocca davanti a te i pensieri del mio cuore,Signore, mia roccia e mio redentore.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 12,12-14.27

Fratelli. Come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra.
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra.
Parola di Dio!


Alleluja, alleluja!
Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione. Alleluja!

+ Dal vangelo secondo Luca
[1,1-4] 4,14-21


[Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto].
[Dopo i quaranta giorni del deserto] Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto (61, 1-2):
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri
il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore.
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui.
Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Parola del Signore!

Professione di Fede - Simbolo Apostolico

Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

La Parola si fa Preghiera

+ Fratelli e sorelle, Dio nostro Padre, ancora oggi ci parla attraverso Gesù Cristo e la sua Chiesa.
Rivolgiamo a lui la nostra supplica:

R/. Ascolta, Padre, la nostra preghiera!

- Padre, concedi alle chiese cristiane di essere testimoni credibili della Pasqua di Gesù Cristo, tuo Figlio: Ascolta…

- Padre, effondi il tuo Spirito su ogni cristiano perché sia ascoltatore e annunciatore della bella notizia di Gesù, Vita piena per tutti: Ascolta, Padre...

- Padre, fa’ udire la bella notizia: ai prigionieri la liberazione, a ogni donna e uomo la salvezza: Ascolta, Padre…
-
- Padre, concedi a ciascuno di noi e alla nostra comunità di annunciare l’amore gratuito, rivelatoci in Gesù: Ascolta…

- Padre, riunisci i tuoi figli in un’unica chiesa, come noi oggi qui alla tua mensa, perché tutti crederanno se noi siamo una cosa sola in te: Ascolta, Padre…

- Intenzioni particolari della comunità

Dalla Parola all’Eucaristia

+ Ti ringraziamo, o Padre, per il Cristo tuo figlio: in lui tutte le tue promesse sono divenute un “sì” e grazie a lui, anche noi possiamo rispondere il nostro “amen” che si rinnova mentre portiamo all’altare il pane e il vino segni della nuova ed eterna Alleanza.
Per Cristo, nostro Signore. Amen!

Preghiera eucaristica - Acclamazioni

+ Prendete, e mangiate… per voi.
- E’ il Signore Gesù: si offre per noi!

+ Prendete, e bevetene… memoria di me.
- E’ il Signore Gesù: si offre per noi!

+ Mistero della fede!
- Annunciamo la tua morte,Signore;
proclamiamo la tua risurrezione;
nell’attesa della tua Venuta!

alla Comunione

“Lo Spirito del Signore è sopra di me:
mi ha mandato per annunziare
ai poveri il lieto messaggio”.

Una Comunità alla scuola di Gesù e del suo Vangelo


Un vangelo per un anno

Ogni anno, durante la liturgia domenicale, noi proclamiamo e ascoltiamo la lettura quasi continua di un vangelo: Matteo (anno A), Marco (anno B), Luca (anno C), Giovanni (ogni anno durante il tempo di Natale e Pasqua; il cap. 6 nell’estate dell’anno B).
Questa scelta fa parte della riforma liturgica operata dal Concilio vaticano II (1962 - 1965) per riportare al centro del culto, della spiritualità e della vita cristiana la Parola di Dio.
Il brano evangelico è culmine e centro della Liturgia della Parola domenicale: dà il tema alla domenica e il senso alla celebrazione (cfr. antifona alla comunione di ogni messa); la prima lettura, di solito tratta dall’Antico Testamento, è scelta proprio per commentare il brano evangelico. “La lettura del Vangelo costituisce il culmine della stessa liturgia della Parola; all'ascolto del Vangelo l'assemblea viene preparata dalle altre letture, proclamate nel loro ordine tradizionale, prima cioè quelle dell'Antico Testamento e poi quelle del Nuovo”. (Ordinamento generale delle Letture, 13)
Durante quest’anno 2009-2010 leggeremo il racconto evangelico di Luca.

Persone e Comunità in ascolto

L’ascolto non connota solo l’atteggiamento del popolo di fronte a Dio (cfr. Deuteronomio 6,4); Gesù lo indica come fondamentale per entrare in un rapporto di fiducia con lui e quindi per seguirlo (cfr. Luca 4,21; 7,1; 8,19-21).
Maria, proprio nel racconto di Luca, è indicata come la donna in ascolto (cfr. Luca 2, 19. 51b; 11,34)
Ogni persona matura la sua interiorità proprio nella capacità di ascoltare, e questo è il requisito di ogni dialogo: nell’ascoltare le sue parole io accolgo la persona che me le offre. Chiudermi all’ascolto vuol dire rifiutare la persona stessa che mi parla.
Anche la comunità cristiana trova nell’ascolto attento e accogliente della parola di Dio il principio fondamentale della propria formazione e della propria crescita, che è anzitutto opera dello Spirito di Gesù risorto.
“Ogni volta pertanto che la Chiesa, riunita dallo Spirito santo nella celebrazione liturgica, annunzia e proclama la parola di Dio, sa di essere il nuovo popolo, nel quale l'alleanza, sancita negli antichi tempi, diventa finalmente piena e completa. A loro volta tutti i fedeli, che in forza del Battesimo e della Cresima, sono divenuti nello Spirito annunziatori della parola di Dio, una volta ricevuta la grazia di ascoltare questa parola, devono farsene annunziatori nella Chiesa e nel mondo, almeno con la testimonianza della loro vita”. (7)

lunedì 18 gennaio 2010

Settimana di preghiera per l'Unità dei Cristiani 18-24 gennaio 2010

Testimoni della morte e risurrezione del Signore


Il tema della Preghiera per l'unità dei cristiani del 2010 si collega al ricordo della Conferenza missionaria internazionale di Edimburgo che viene riconosciuta come l'inizio ufficiale del Movimento ecumenico moderno. Nei giorni 14-23 del giugno 1910, oltre mille delegati, appartenenti ai diversi rami del Protestantesimo e dell'Anglicanesimo, a cui si unì anche un ortodosso, si incontrarono nella città scozzese per riflettere insieme sulla necessità di giungere all'unità al fine di annunciare credibilmente il Vangelo di Gesù. A cento anni di distanza la tensione missionaria che riunì quei cristiani può aiutarci a riflettere sul legame che c'è tra missione e comunione nella vita dei cristiani. Sappiamo bene, infatti, che l'evangelizzazione è tanto più efficace quanto più i discepoli di Gesù possono mostrare la loro comunione, la loro unità. Del resto lo stesso Maestro li aveva avvertiti: "Da questo riconosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri". Queste parole del Signore fanno emergere ancor più la contraddizione che c'è tra le divisioni dei cristiani e l'obbligo che comunque essi hanno di un annuncio credibile. D'altra parte non possiamo certo rinviare la comune testimonianza evangelica fino al giorno in cui sarà ristabilita la nostra piena comunione. E comunque sappiamo anche che la prima testimonianza è la nostra comunione. Nel sito internet www.chiesacattolica.it/ecumenismo tutte le informazioni riguardanti il momento celebrativo.

Le lectio del prete Carmine Miccoli

Giovanni 2,1-11

Note di esegesi per la comprensione del testo

Il brano di oggi è una vera e propria perla evangelica, una miniera inesauribile di
simboli e signifcati. Esso offre una visione prospettica sulla nuova Alleanza, alla
luce e come compimento di quella antica: la memoria di ciò che è stato diventa
alimento del desiderio di ciò che sarà e che la Parola rende già presente.
La liturgia e la tradizione interpretativa riducono il testo al tema generale delle
«nozze di Cana», indirizzando il senso del testo nella direzione della celebrazione
del matrimonio-sacramento. In questo modo si fa «eis-egesi», cioè si «mette dentro
» al testo un signifcato e un senso che il testo non ha e non intende avere; è
una violenza al testo e alla intenzione dell’autore. Al contrario, la nostra lettura è
«es-egesi»: cioè dobbiamo interrogare il testo per «trarne fuori» il senso e il signifcato,
nella fedeltà creativa alla mente dell’autore.
Come accade sempre nel vangelo di Gv, anche nel racconto delle nozze di Cana
ci troviamo di fronte a due livelli di lettura: quello letterale e quello profondo, che
dobbiamo scoprire oltre l'ovvietà delle parole. Il primo livello è presto liquidato,
perché si tratta di uno sposalizio come tanti, cui viene invitato Gesù con i suoi discepoli
e sua madre. Il testo non dice il motivo di questo invito, se per ragioni di
parentela o già per la fama del giovane rabbì. Al tempo di Gesù, il matrimonio si
svolgeva sempre di martedì, perché secondo la Mishnàh1 il matrimonio va celebrato
«il 3° giorno» dopo il sabato, per due motivi: 1. nel 3° giorno della creazione
(Gen 1,9-13), Dio riserva due benedizioni, una alla creazione della terra e l'altra
alla creazione dei germogli fecondi della terra; questo giorno di fecondità è il
giorno più adatto per celebrare la fecondità dei fgli e delle fglie d’Israele; 2. nel
3° giorno, il Signore si è manifestato sul Sinai ai fgli/e d’Israele per dare loro la
Legge (cf. Es 19,10-11.16). Come YHWH, lo Sposo, si lega alla sua sposa, Israele,
mediante la Legge data nel 3° giorno, così, a imitazione di Dio, anche i fgli/e d’Israele
che acquistano una sposa 2.
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1 Cf. Kethuboth, 1. Per la complessa questione della datazione e le varie interpretazioni, cf.
R. BROWN, Giovanni, I,125-126.
2 Per i due dati, cf. F. MANNS, Il Giudaismo, 85; Jésus, 72. Un altro motivo, di ordine pratico,
che imponeva la scelta del martedì, era il fatto che il tribunale si riuniva il giorno dopo,
per cui era possibile accedervi subito dopo la prima notte di nozze, in caso che la sposa
non fosse stata trovata vergine. Per la questione del computo del ‘terzo giorno’ nel contesto
di Gv 1, cf. MATEOS-BARRETO, 133.
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Il 3° giorno è un tema che attraversa tutta la Scrittura3. Citiamo solo tre esempi:
1. in questo giorno Abramo sacrifcò Isacco (Gen 22,4); 2. Giona fu salvato dal pesce
(Gn 2,1)4; 3. la regina Ester si presentò ad Assuero per salvare il suo popolo
(Est 4,16; 5,1)5. Peccato che la lettura fatta nella liturgia toglie questo dato così
cruciale per un più generico “in quel tempo”!
Al tempo di Gesù il matrimonio non era solo una festa sociale, ma principalmente
un memoriale della storia della salvezza e nessun ebreo osservante poteva rifutare
un invito di matrimonio, perché era l’occasione per compiere la prima opera
di misericordia in ricordo di Dio che unì Adamo ed Eva. Partecipare al matrimonio
signifcava, dunque, imitare il comportamento di Dio. È importante sottolineare
questi aspetti per comprendere la dinamica con cui il IV Vangelo struttura il
racconto, all’interno della stessa cultura e mentalità6. Secondo l’usanza del tempo,
la sposa era «acquistata», nel senso nobile del termine, dallo sposo e trasportata
solennemente dalla casa del padre alla casa dello sposo. Sia la letteratura rabbinica
che i Padri della Chiesa giocano con il nome della cittadina «Cana», che è soggetta
ad alcune e suggestive interpretazioni perché in ebraico il nome signifca
«acquisto»: in questo senso il nome stesso sarebbe un indizio di senso7. Un altro
elemento che salta alla vista in queste nozze è la totale assenza della sposa, mentre
lo sposo è citato solo una volta (v. 9), in forma anonima, per essere rimprove-
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3 La versione dei LXX riporta l'espressione 27volte (cf. Gen 22,4; 34,25; 40,20; 42,18; Es
19,16, Lv 7,18; 19,7; Nm 7,24; 19,12.24; 29, 20; 31,19; Gdc 20,30; 1Re 30,1; 2Re 1,2; 3Re
3,18; 12,12.24; 3Re 20,5.8; 2 Cr 10,12; Est 5,1; 1Mac 11,18; Os 6,2, che parla espressamente
di risurrezione e salvezza); 2 volte si trova l’altra forma attributiva, più elegante, con un
solo articolo: «tei trìtei hemèrai» (Gen 31,22; 40,20).
4 Sulla descrizione fantasiosa, ma suggestiva, della permanenza di Giona nel ventre del pesce,
cf. MEIR GENTILI, SHLOMO BEKHOR (tradd.), Il libro di Giona, Milano 1996, 43 (commento a Gn 2,1, nota 1).
5 Secondo Ràshi, il 3° giorno coincideva con il 1° giorno di Pèsah: cf. Rav SHLOMO BEKHOR.
Meghillà di Estèr, Milano 1996, 31 (commento a 5,1, nota 1).
6 MANNS, Jésus, 71.
7 Secondo Es 19,5, con l’alleanza del Sinai Israele diventa «possesso, proprietà» di Dio,
aspetto che anche la tradizione giudaica mette in evidenza (Libro dei Giubilei 16,17; Midrash
Mekilta a Es 15,16). Dal canto suo, Origine interpreta il nome Cana con il signifcato di
«possesso», facendolo derivare dal verbo qanàh, che in aramaico signifca «proprietà»,
ben sapendo che «per Giovanni le parole geografche hanno spesso un senso teologico»
(F. MANNS, L’évangile de Jean à la lumière du Judaïsme, Jerusalem 1991, 99). Per K. HANHART, Gv in questo uso del toponimo s’ispirerebbe a Is 11,11 dove compare l’infnito costrutto leqinôt, “per acquistare”. Se questa ipotesi fosse vera si potrebbe anche stabilire un nesso nascosto tra «Cana-possesso» e «hòi ìdioi, i suoi» che è un altro flone proprio di Gv
(1,11.41; 4,44; 5,18; 10,3; 13,1; 15,19; cf. ID., Studies in John, Leiden 1970, 43). Secondo la
Mekilta ad Es 19,11 ogni israelita fu battezzato nell’acqua della purifcazione e gli furono
rimessi i peccati; tutti si purifcarono e lavarono le loro vesti prima della teofania al Sinai
(Es 19,1-2), così come tutti furono purifcati e lavati nelle acque del Mar Rosso (cf. Es
20,18).
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rato dal responsabile del banchetto perché non ha saputo valutare la quantità e la
qualità del vino. In poche parole lo sposo è accusato di superfcialità e pressappochismo.
Perché in un racconto di nozze sono assenti i due protagonisti, cioè la
sposa e lo sposo? Poiché in Gv nulla deve essere dato per scontato, bisogna capire
con attenzione il senso. I vangeli sinottici riportano ventinove miracoli di
Gesù; di questi, solo due sono ricordati dal IV vangelo: la moltiplicazione dei pani
e la camminata sulle acque. Al contrario, nel IV vangelo troviamo cinque miracoli
importanti, di cui non vi è traccia nei Sinottici, tra cui le nozze di Cana (2,1-11)8. Il
termine miracolo, però, è equivoco, perché noi lo intendiamo nel signifcato di fatto
che supera le leggi della natura. Ad eccezione del miracolo del paralitico di Betzata
(Gv 5,1-47), dove ricorre due volte il termine tecnico «èrga, opere», negli altri
quattro racconti Gv usa il termine «semèia, segni» (2,11; 4,48.54; 9,16; 11,47),
che è una chiave di lettura dell’intero IV vangelo. Il “miracolo” di Cana potrebbe
essere defnito come programmatico9 perché introduce al Vangelo, cioè alle opere
che Gesù fa e attraverso le quali manifesta la sua gloria, come dice espressamente
in 2,11, dove troviamo in relazione tre elementi: i segni, la gloria, la fede. Senza la
fede non si possono vedere i segni che Gesù opera e nello stesso tempo i segni
sono indizi che conducono a “vedere” la sua gloria.
L’espressione temporale iniziale «il terzo giorno»10 collega l’intero racconto a
quanto precede, strutturato nello schema settimanale che, sulla fligrana di Gen 1,
racconta la creazione secondo la tradizione sacerdotale. Ecco lo schema:
1,1 In principio... Lo schema «In principio...», seguito da sei
giorni, è un evidente richiamo allo schema
della creazione: le nozze di Cana, che concludono
questo schema nella prima parte di Gv,
sono l’annuncio della nuova creazione.
1,29 Il giorno dopo...
1,35 Il giorno dopo...
1,43 Il giorno dopo...
2,1 Il terzo giorno...
Le nozze di Cana sono collegate anche con ciò che segue, perché nel racconto
della guarigione del servo del centurione romano (Gv 4,46-54) si fa
espressamente riferimento all’acqua cambiata in vino a Cana. Se, poi, analizziamo
il racconto anche al suo contesto remoto, che per i primi cristiani era
inevitabilmente l’AT, il racconto delle nozze di Cana deve essere letto alla luce di
Es 19-24, dove viene descritto il dono della Toràh sul monte Sinai: Gv intende fare
quindi il parallelo tra Gesù e Mosè.
a. (Es 19, 3.20) Dio convoca (ekàlesen, chiamò) Mosè alla montagna;
(Gv 2,2) Gesù è invitato (eklêthe, fu chiamato) alle nozze.
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8 Gli altri quattro miracoli sono: la guarigione del fglio dell’uffciale a Cana-Cafarnao (Gv
4,46-54); la guarigione del paralitico di Betzatà (Gv 5,1-9 [1-47]); la guarigione del cieco
nato (Gv 9,1-7 [1-41]); la risurrezione di Lazzaro (Gv 11,33-44 [33-47]).
9 X. LÉON-DUFOUR, Lettura dell’Evangelo secondo Giovanni, Cinisello Balsamo 1990-1998,
1,292; R. FABRIS, Giovanni, Roma 1992, 211-212.
10 Nella forma greca, l’espressione «tei hemèrai tei trìtei» si trova in Gv una sola volta.
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b. (Es 19,25) Mosè scese (katèbe) dalla montagna (vv. 10. 21. 24);
(Gv 2,12) Gesù, dopo le nozze, scese (katèbe) a Cafarnao.
c. (Es 19,10) ordine al popolo di purifcarsi (aghnìzo) per due giorni;
(Gv 2,6) le sei giare di pietra sono per la purifcazione (katharisnòn).
d. (Es 19,8) il popolo farà tutto quello che YHWH ha detto;
(Gv 2,5) i servi devono fare tutto quanto Gesù dirà loro11;
e. (Es 19,9) Dio si manifesta nella densità della nube;
(Gv 2,11) Gesù manifestò la sua gloria.
f. (Es 24,12; 31,18; 34,1.4) Al Sinai Dio scrive la Toràh su tavole di pietre;
(Gv 2,6) a Cana vi sono sei giare di pietre che giacciono a terra.
g. (Es 19,9) la rivelazione di Dio ha anche come obiettivo credere a Mosè;
(Gv 2,11) con la rivelazione della gloria di Gesù, i discepoli credono in lui.
h. (Es 19,3.7.25) Mosè media tra Dio e il popolo;
(Gv 2,1.3.5) La madre-Israele, Maria, media il dono della nuova Alleanza.
In tutta la tradizione biblica l’alleanza è descritta come uno sposalizio tra Dio e il
suo popolo Israele descritto come una sposa12. Il Ct e da parte sua il midrash Cantico
Rabbà 2,4 equipara la Toràh al vino e il Sinai diventa la cantina dove Dio conserva
la Toràh-vino per la festa delle nozze messianiche13. In questo contesto
messianico di alleanza, la madre, i servi e le giare, oltre il loro senso storico proprio,
diventerebbero simbolo dell’antica Alleanza (tavole/giare di pietra) e rappresentanti
del popolo d’Israele e dell’umanità che guardano a Gesù come Messia e
liberatore. Nel brano domina il vino, che nella tradizione biblica è sinonimo di
gioia, di festa, come si legge nel Ct che tutta la tradizione giudaico-cristiana
interpreta allegoricamente come il canto dell’alleanza nuziale tra YHWH e il suo
popolo. In questo poema straordinario, il vino è citato 8 volte sempre in un
contesto erotico-amoroso, che trasporta la sposa-Israele verso lo Sposo-Dio
(1,2.4; 2,4; 4,10; 5,1; 7,3.10; 8,2). In particolare, al tempo di Gesù in sinagoga, il
Targum così commentava Ct 2,4: «L’Assemblea d’Israele disse: Il Signore mi fece
salire alla casa di studio della scuola del Sinai perché imparassi la Legge dalla
bocca di Mosè, il grande scriba14. E l’ordinamento dei suoi precetti accolsi su di
11 In Es 19,8, il popolo s’impegna prima a fare e solo dopo ad ascoltare tutto quanto
YHWH ordinerà, esattamente come in Gv 2,5 dove la madre ordina ai servi di «fare quello
che vi dirà» e i servi eseguono prontamente. Un altro sottofondo biblico illuminante a
riguardo è Gen 41,55, quando Faraone invia il suo popolo affamato da Giuseppe, dicendo
loro: «Tutto quanto egli vi dirà fate[lo]».
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12 Is 1,21; 62,5; 62,5: Ger 2,32; 3.1; Ez 16; 23; Os 1-3, ecc.
13 Cf. Ct Rabbà 2,12; cf. Nm Rabbà 2,3; Pr 9,5. In Gv 2,10 vi è un accenno a questa cantina,
quando l’arcitriclino rimprovera lo sposo di avere conservato il vino eccellente fno ad ora.
14 Sul Sinai come scuola, cf. Pirqè Avot (Massime dei Padri): «Mosè passò quaranta giorni sul
monte: e stava seduto davanti al Santo – benedetto Egli sia – come un discepolo sta seduto
davanti al suo maestro» (massime di R. Eliezer, XLVI).
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me con amore, e dissi: tutto quello che il Signore ha ordinato lo farò e
obbedirò».
Il tema del vino e della vigna ha anche una valenza messianico-escatologica (Is
55,1; Ger 2,24; Am 9,13-15; Zc 9,17), perché la venuta del Messia è vista come una
festa nuziale dove il vino abbonda in misura straripante (Am 9,13), mentre Isaia
descrive un sontuoso banchetto, senza eguali (Is 25,6-8; cf. 55,1)15. L’apocrifo dell’AT
Apocalisse di Baruc presenta la vigna come «l’albero che sedusse Adamo» e
che Dio maledì, strappando la vite e annegandola nel diluvio universale. Noè,
però, dopo il diluvio, piantò tutte le piante che trovò, compresa la vite, ma prima
di piantarla, memore della rovina del patriarca Adamo, chiese a Dio consiglio, e
questi gli suggerì di piantarla (4,15). Un altro apocrifo del II sec. a.C., il libro di Enoch,
anch’esso del genere delle apocalissi, prefgura l’era messianica come un tempo
di abbondanza strepitosa che descrive come una inondazione di vino (cf. Ireneo,
Contro le eresie, V, 33,3)16.
L’acqua cambiata in vino per la gioia è prefgurata dall’acqua del Nilo che è cambiata
in sangue per la morte (Es 4,9; cf. 7,14-25). Sulla croce, Gesù suderà acqua e
sangue e nel suo sangue laverà i fgli dell’antica e della nuova Alleanza. Con ogni
probabilità l’intero racconto deve mettersi in relazione anche ad Es 4, dove Dio
affda tre segni a Mosè prima di mandarlo allo scontro con il Faraone: il bastone
mutato in serpente, la mano divenuta lebbrosa e l’acqua mutata in sangue. Il senso generale
del racconto ci apre prospettive straordinarie per la fede e la testimonianza:
non si tratta tanto del matrimonio-sacramento, quanto della nuova Alleanza
che inagura i tempi nuovi nell’umanità di Cristo come ripresa e compimento
dell’Alleanza del Sinai che ora è restaurata e compiuta: la nuova umanità, noi,
siamo tutti invitati alle nozze di Dio con il suo popolo, che raccoglie tutti i popoli
di ogni tempo.
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15 Anche il Ct si proietta in un contesto messianico, quando la sposa conduce lo sposo
nella casa della madre, scena che il Targum commenta: «Io ti condurrò, o Re Messia, e ti
farò entrare nel mio Tempio; e tu m’insegnerai a temere il Signore e a camminare nelle
sue vie. Là ci nutriremo... e berremo il vino vecchio tenuto in serbo nei suoi grappoli fn
dall giorno che fu creato il mondo» (cf. Talmud di Babilonia Berakot 34b; Jlqut Chimoni a Gen
2,8). In Gv 2,10 l’arcitriclino rimprovera lo sposo con parole identiche.
16 P. SACCHI (a cura di), Apocrif dell’Antico Testamento, Milano 1990, I, 302-303.