sabato 3 luglio 2010

Approfondiamo la Parola domenicale: XIV dell'anno C

PAROLA CHE SI FA VITA

2Corinzi 5,14– 6,10
Dio ci ha riconciliati affidando a noi i servizio di riconciliazione.



Esodo 3,1-10 e Matteo 9,36-37
Ho visto la miseria del mio popolo e l’ho liberato.

Romani 10,8-18
Belli i passi di chi annunzia la pace.



Efesini 2,17-20
Cristo è venuto ad annunziare: Pace!

Una comunità che celebra - La liturgia domenicale: XIV domenica dell'Anno C - 4 luglio 2010

CON GESU’, PORTIAMO IL VANGELO NEL MONDO

Domenica scorsa abbiamo concluso il capitolo 9 di Lc; oggi proseguiamo la lettura



continua con il capitolo 10 che riporta il discorso sulla missione (cf. anche Mt 10,1-42).


In questo discorso missionario confluiscono due tradizioni distinte che i Sinottici


hanno raggruppato in un’unica versione: quella proveniente dai «Dodici» e testimoniata


da Mt 10,5-16 e Mc 6,8-11, che pare avere una preminenza, e quella dei «discepoli»,


verso cui Lc è più attento, proveniente dal gruppo anonimo dei «settantadue discepoli»


(cf. Lc 10,1-17), con le stesse caratteristiche missionarie del primo, ma quasi più


defilato. Mt e Mc narrano la missione apostolica dal punto di vista dei «Dodici», cioè


dell’istituzione; Lc invece è più sensibile verso il popolo di Dio, sull'esperienza dell’apostolato


paolino. Gli uni e gli altri non sono in competizione o in contrapposizione,


perché sono mandati allo stesso modo; si comincia ad intravedere una diversificazione


di ruoli e compiti che restano complementari, ma che, se portati all’estremo, come accade


spesso nella storia della Chiesa e specialmente ai nostri giorni, si può arrivare alla


sciagurata separazione tra gerarchia e popolo1. Viviamo in un tempo di decadenza e la


soluzione più facile per governare una Chiesa che sfugge di mano è quella di affermare


il principio di autorità e mettere in sordina l’ecclesiologia del popolo di Dio. La scorciatoia,


però, è una illusione perché nessuna autorità è autorevole senza un popolo che


la riconosca. Una gerarchia senza popolo è come un pastore senza gregge; compito


della gerarchia nella Chiesa non è comandare, ma coordinare le differenze, difendere e


garantire le diversità, ragionare sui motivi, convergere i fini, armonizzare pastorali in


contesti non omogenei. Il pastore per definizione è «strabico» perché deve essere


fedele alla Parola di Dio e anche alla fatica non solo del popolo di Dio nel suo complesso,


ma anche a quella di ciascun figlio e figlia di Dio; come Mosè, che ebbe un oc -


chio per Dio e uno per il popolo (cf. Es 32,7-14). È il compito della madre che consola


il figlio allattandolo al suo seno, come dice la 1a lettura: simbolismo audace, perché Dio


è paragonato ad una donna che nutre; forse qui si supera la categoria del simbolismo e


si definisce una nuova identità di Dio, che si deve manifestare in modo particolare attraverso


coloro che esercitano il servizio: consolare, allattare, prendersi cura, non scoraggiare


mai. Un’autorità che si circonda solo di persone genuflesse senza pensiero,


che emargina uomini e donne liberi, ma non per questo meno cattolici, è una gerarchia


che si crede «padrona» della Chiesa, non una madre che accompagna, ubbidendo la


crescita dei figli/e. Il criterio, la chiave di volta del nuovo volto dell’autorità lo suggerisce


l'apostolo Paolo nella 2a lettura: è «il vanto della croce», perché compito dell’autorità


non è sfoggiare vestiti sgargianti che acquietano il peccato di vanagloria, ma è essere


crocifissa sull’altare del servizio fino a dare la vita per ciascuna persona nella prospettiva


di Dio, il quale non sceglie a maggioranze variabili o a interessi incrociati, ma in


forza della sua natura materna, inchiodata per scelta e per amore alla croce gioiosa dell’amore


ad ogni costo, del perdono sempre, della disponibilità senza condizioni. Nel


1 Il tentativo costante della «gerarchia» di accreditarsi come unica ed esclusiva garante


dell’autenticità della missione, facendo così scadere in «popolo di Dio» in mero esecutore


o prolungamento, dove necessario, del ministero ordinato è un tentativo di poca


fede perché frutto di prevaricazione e di abuso di potere. Nella Chiesa, l’autorità (gr.


exusìa) è di Cristo e ogni battezzato la testimonia in forza della vocazione ricevuta: attraverso


il ministero del servizio della gerarchia, attraverso il ministero della testimonianza,


attraverso l’esercizio della profezia e degli altri ministeri ecclesiali, che sono


sempre sussidiari e mai esclusivi.


vangelo Gesù non propone una migliore organizzazione, né ordina di creare strutture


raffinate di marketing di fronte ad una messe sterminata e anche rigogliosa; non organizza


una campagna pubblicitaria per abbindolare e corrompere, per manipolare e catturare.


Gesù mette in atto due cose semplici e afferma un principio.


Per primo, Dio sceglie in vista della missione (cf. Lc 10,1): nessuno è scelto o chiamato


per se stesso, ma sempre per andare verso qualcun altro. Ancora, Gesù impone la preghiera:


«pregate il Signore della messe», quasi a mettere in evidenza che il risultato del -


la missione non è di competenza dell’inviato che deve limitarsi ad andare, annunciare e


tornare. Non esercita un potere, porta un messaggio. I calcoli e le conclusioni li tirerà


un altro (cf. 1Cor 3,5-9). Il missionario non ha un modello di Chiesa da esportare, non


possiede un prototipo da piazzare, ma solo una vita da donare, perché è un innamorato


del suo Dio, che distribuisce a piene mani a quanti incontra sul suo cammino testi -


moniando la tenerezza del Padre/Madre e dispensando gesti di amore nel segno della


comunione. Nulla gli appartiene, tutto ha ricevuto, nulla trattiene, tutto dà, specialmente


se stesso: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Tutto è


dono perché tutto è grazia. Egli non vive da ingenuo, perché sa di essere un agnello in


mezzo ai lupi: per questo cammina nel mondo vigilante, con il dono del discernimento, per


non lasciarsi intrappolare nelle reti dei potenti che vorranno catturarlo per farne un


loro complice. Il vangelo è antitetico al potere, qualsiasi potere. Il cristiano non è un


ingenuo, perché egli sa di essere perdente sul piano del mondo e proprio per questo è


totalmente libero dallo spirito del mondo (cf. Gv 17,9.11.15-16) e dall’ossessione del


potere (Mc 10,40-45). Per questo egli si sente servo della Parola e non ha mai paura di


parlare; estraneo al mondo, è invincibile solo nell’amore a perdere, testimone visibile


del Padre che è madre.


INVOCAZIONE PENITENZIALE


Signore, tu ci mandi a portare
il Vangelo, perdona i nostri timori.

Signore, pietà!

Cristo, crocifisso per noi, perdona
il nostro orgoglio personale.

Cristo, pietà!

Signore, donaci il Fuoco del tuo Amore per accogliere e donare la tua Pace.

Signore, pietà!

INNO DI LODE: Gloria a Dio…



PREGHIERA DELL’ASSEMBLEA

+ O Padre, con il Battesimo ci chiami ad essere pienamente disponibili all'annunzio del tuo Regno: donaci la libertà del Vangelo e il coraggio degli apostoli, perché rendiamo presente in ogni ambiente la tua parola di amore e di pace. Per il nostro Signore… Amen!



LITURGIA DELLA PAROLA



Dal libro del profeta Isaìa

66,10-14

Rallegratevi con Gerusalemme,

esultate per essa tutti voi che l’amate.

Sfavillate con essa di gioia tutti voi

che per essa eravate in lutto.

Così sarete allattati e vi sazierete

al seno delle sue consolazioni;

succhierete e vi delizierete al petto della sua gloria. Perché così dice

il Signore: «Ecco, io farò scorrere

verso di essa, come un fiume, la pace; come un torrente in piena, la gloria delle genti. Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete

accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò;

a Gerusalemme sarete consolati.

Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore,

le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba. La mano del Signore si farà

conoscere ai suoi servi». Parola di Dio.



Salmo responsoriale - 65

R./ Laudate Dominum, omnes gentes. Alleluja!

1. Acclamate a Dio da tutta la terra,

cantate alla gloria del suo nome,

date a lui splendida lode:

«Stupende sono le tue opere!

A te si prostri tutta la terra,

a te canti inni, canti al tuo Nome».

2. Venite e vedete le opere di Dio,

mirabile nel suo agire sugli esseri umani.

Egli cambiò il mare in terra ferma,

passarono a piedi il fiume;

per questo in lui esultiamo di gioia.

Con la sua forza domina in eterno.

3. Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,

e narrerò quanto per me ha fatto.

Sia benedetto Dio:

che non ha respinto la mia preghiera,

non mi ha negato la sua misericordia.



Dalla lettera ai Gàlati 6,14...18

Fratelli e sorelle. Io mi vanto solo della croce del Signore nostro Gesù Cristo; per la sua morte in croce il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Non conta più nulla essere o no ebrei, ma essere nuova creatura. (…) Io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. Amen.

Parola di Dio.

Alleluja, alleluja!


La pace di Cristo regni nei vostri cuori;

la sua Parola abiti tra voi nella sua ricchezza.

Alleluja!



+ Dal vangelo secondo Luca 10,1...20*



Dopo alcuni fatti, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma pochi sono i lavoratori! Pregate dunque il padrone della messe perché mandi lavoratori nella sua messe. Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa! Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. (…) Curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. (…) Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».

I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». (…) Egli disse: «Rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti in Cielo».

Parola del Signore!



PROFESSIONE DI FEDE-SIMBOLO DEGLI APOSTOLI



Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.



LA PAROLA SI FA PREGHIERA

+ Fratelli e sorelle, a Dio Padre che

ci ha convocati con la sua Parola, innalziamo con fede le nostre umili, ma sincere preghiere: R./ Esaudiscici, o Padre!



1. Per la Chiesa che cammina nel mondo, non ricerchi grandezza e sicurezze umane, la sua forza sia unicamente nella tua Parola; ti preghiamo.



2. Per gli annunciatori del Vangelo, siano testimoni con semplicità e misericordia, capaci di una parola sapiente e consolante; ti preghiamo.



3. Per tutti i credenti in Cristo, con una bella e buona condotta si prendano cura soprattutto dei sofferenti e degli ultimi; ti preghiamo.



4. Per tutti gli esseri umani, conoscano il tuo infinito amore per loro, la tua volontà di salvare l’umanità intera; ti preghiamo.



5. Per noi che oggi celebriamo la morte e risurrezione del Signore, affinché portiamo in noi i segni visibili della sua Pasqua; ti preghiamo.



DALLA PAROLA ALL’EUCARISTIA

+ Ti ringraziamo, o Padre, ci chiami a portare il Vangelo d’amore e di pace tra gli uomini: il pane e vino che portiamo ci rendano credenti e testimoni credibili.

Per Cristo, nostro Signore. Amen!