sabato 27 febbraio 2010

Approfondiamo la Parola domenicale: Le Lectio del prete Carmine Miccoli


Chiesa del Purgatorio – Lanciano (CH)
LECTIO DIVINA
Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!” (cf. Luca 9,35)

P.: O Padre, noi ti ringraziamo perché ci hai riuniti alla tua presenza per farci ascoltare
la tua parola: in essa tu ci riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà. Fa’
tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua e perché non troviamo condanna nella
tua parola, letta, ma non accolta, meditata, ma non amata, pregata, ma non custodita,
contemplata, ma non realizzata, manda il tuo Spirito Santo ad aprire le nostre menti e
a guarire i nostri cuori. Solo così il nostro incontro con la tua parola sarà rinnovamento
dell’alleanza e comunione con te e con il Figlio e lo Spirito Santo, Dio benedetto
nei secoli dei secoli. A.: Amen.


L.: Ascoltiamo la Parola del Signore dal racconto dell'evangelista Luca
(Lc 9,28-36; trad. CEI 2008).

28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo
e salì sul monte a pregare. 29 Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la
sua veste divenne candida e sfolgorante. 30 Ed ecco, due uomini conversavano con lui:
erano Mosè ed Elia, 31 apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per
compiersi a Gerusalemme. 32 Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma,
quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33 Mentre
questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere
qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva
quello che diceva. 34 Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra.
All'entrare nella nube, ebbero paura. 35 E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi
è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 36 Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi
tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Note di esegesi per la comprensione del testo

I vangeli non riportano il nome del monte della trasfgurazione, Tabor, che è dovuto
solo alla tradizione1: il monte di cui parla Lc (9,28) diventa «alto monte» in
Mt (17,1) e in Mc (9,2), mentre assume una connotazione teologica nella 2Pt che
cita l’episodio evangelico parlando di «monte santo» (1,18). Il «monte» nella Bibbia
è sempre il luogo di Dio (o al contrario dell’idolatria2). Nel libro dei Giudici, il
Tabor è ricordato come il monte dove Barak e Deborah sconfggono Sisara, comandante
dell’esercito cananeo (Gdc 4,6-23). Il salmo 89[88],13, nella versione
della LXX, dice che «il Tabor e l’Ermon nel tuo nome esulteranno» (il testo
ebraico dice: «gridano di gioia»), che alla luce di quanto accade nel NT viene
spontaneo leggere come profezia della trasfgurazione. Gesù trasfgurato viene a
raccogliere l’eredità di Dio sparsa ai quattro angoli del mondo per ricostruire il
giardino di Eden, il nuovo Regno di Dio, non più con la polvere del suolo, ma nella
consistenza della sua natura umana. Il midràsh, a sua volta, narra che il monte Tabor
chiese a Dio di sceglierlo come montagna della rivelazione della Toràh, ma
Dio rifutò la richiesta perché su di esso vi erano stati fatti sacrifci agli idoli. Per
la consegna della Toràh scelse invece il monte Sinai perché umile e perché su di
esso nessun sacrifcio idolatrico fu mai compiuto3. Un altro midrash prevede che,
alla fne del mondo, Dio farà scendere dal cielo la Gerusalemme celeste su quattro
monti: il Tabor, l’Hermon, il Carmelo e il Sinai che segnano i quattro punti cardinali
del territorio d’Israele e dei quattro angoli della terra da cui Dio aveva raccolto
un pizzico di polvere per creare Adam4 e sui cui radunerà i dispersi della
fne. Quest’ultima idea della raccolta fnale è presente nell’Apocalisse che contempla
la città santa con le sembianze di una sposa che viene da «un monte alto e
grande» (Ap 21,2.10). Un’altra rifessione interessante si trova nel rapporto che
lega il monte Tabor e il monte Moria, dove Abramo fu chiamato per la “legatura”
('aqedàh) del fglio Isacco, risparmiato in forza dell’obbedienza del padre e del fglio
(Gen 22,1-19). Abramo sale sul monte per offrire il fglio; Gesù sul monte parla
con Mosè ed Elia del suo “esodo”, cioè della sua morte che si compirà a Gerusalemme,
dove, secondo la tradizione, è il luogo del sacrifcio di Isacco.
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1 Cirillo di Gerusalemme (370-444), Catechesi 12,16 e Girolamo (347-420), Epistola 46,13
lo indicano come il monte dove avvenne la trasfgurazione.
2 I culti idolatrici descritti nella Bibbia si svolgevano sulle alture (Is 36,7; Ger 19,5; 32,35;
48,35; Ez 36,19; Os 4,13).
3 Genesi Rabbah 89,1.
4 Cf. Midràsh Tanchuma 36,6. Il tema della polvere raccolta dai quattro punti cardinali è
una costante della tradizione ebraica; altre tradizioni fanno provenire la polvere della
creazione di Adam dalla zona del Tempio (Targum Gionata a Gen 2,7; 3, 23; Pirqè di Rabbi
Eliezer 11,2 e 12,1; Talmud Jerushalmì Nazir 7,56b; Genesi Rabbà 14,8).
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Isacco si lascia “legare” per essere ucciso; Gesù è consapevole di andare a morire sul
monte Calvario, dove si lascerà “legare” alla croce. Sul monte Moria vi sono un
padre e un fglio; sul monte Tabor sale il Figlio che il Padre rivela al mondo. Sul
Moria, l’angelo parla ad Abramo; sul Tabor, la voce del cielo parla a Gesù e di
Gesù ai presenti. Isacco è salvato dalla morte e risorge nuovamente come fglio
della promessa; Gesù si trasfgura, come anticipo della risurrezione che vivrà di lì
a poco. Sul monte Moria, Isacco accetta la volontà del padre suo che a sua volta
obbedisce ad un ordine di Dio; sul Tabor la trasfgurazione è il vero sacrifcio,
perché Gesù offre al Padre l’obbedienza alla sua volontà, accettando l’«esodo»
della sua esistenza (Eb 10,5-7; cf. Sal 41[40],7-9).
Il contesto liturgico della trasfgurazione è certamente quello della festa ebraica
di Sukkôt-Capanne (cf. Lv 23,24; Dt 13,16), in base alla richiesta di Pietro: «Facciamo
tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia» (Lc 9,33). La festa durava
sette giorni, ma era prolungata di un giorno per completarla con Shemini azerèt,
l’ottava assemblea solenne che si concludeva con la festa di Shimchàt Toràh,
ovvero la gioia della Toràh. La festa aveva una forte connotazione messianica (Zc
14,16): un momento centrale della festa era l’agitazione di quattro piante (la palma,
il limone, il mirto e il salice), legati insieme per fare festa davanti al Signore,
come prescrive Lv 23,405. In questa festa inoltre si compivano anche due sacrifci:
uno per la remissione dei peccati del popolo e uno che prevedeva il sacrifcio di
settanta buoi, uno per ogni popolo che si pensava allora esistesse sulla terra6.
Nella festa della massima gioia di Israele, durante la quale si intronizzava il Messia
come discendente di Davide, il popolo dell’Alleanza offriva un sacrifcio di espiazione
per la salvezza del mondo intero. Sulla croce, Gesù s’investirà dell’espiazione
universale, offrendo se stesso per tutta l’umanità e per i suoi carnefci.
Lc non dà molta importanza al fatto della trasfgurazione in sé, perché la colloca
nel contesto della preghiera, quasi a farne la condizione necessaria (Lc 9,29). Anche
nel battesimo Lc ricostruisce lo stesso clima di preghiera e la stessa voce che
accredita Gesù come Figlio e come Maestro:
Trasfgurazione (Lc 9,28-35) Battesimo (Lc 3,21-22)
21Ed ecco, mentre … Gesù, ricevuto
anche lui il battesimo,
28Gesù… salì sul monte a pregare. 29-
Mentre pregava,
stava in preghiera,
il suo volto cambiò d'aspetto e la sua
veste divenne candida e sfolgorante

il cielo si aprì
34Mentre parlava così, venne una nube 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo
5 È durante questa festa che Gesù fa il suo ingresso trionfale a Gerusalemme, alcuni giorni
prima della morte (cf. Mt 21,1-11; Mc 11,1-11; Lc 19,28-40; Gv 12,12-19).
6 Cf. Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche X, 4, 245-247; Talmud Sukkôt 55b.
e li coprì con la sua ombra … in forma corporea, come una colomba,
35E dalla nube uscì una voce, che diceva:
e venne una voce dal cielo:
«Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!
».
"Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho
posto il mio compiacimento".
La corrispondenza tra i due eventi non è casuale perché, a differenza di Mc e Mt,
Lc sottolinea l’aspetto interiore della trasfgurazione a cui unisce anche quello comunitario,
ecclesiale: non è Gesù da solo che vive questa esperienza mistica, ma
Mosè ed Elia, in rappresentanza dell’economia antica, e gli apostoli, che ne condividono
la gloria (Lc 9,32.34) in rappresentanza della nuova economia di salvezza.
Per Lc la trasfgurazione è un fatto ecclesiale, quasi a dire che là dove la Chiesa è
se stessa, nonostante la paura (Lc 9,34) sperimenta direttamente la trasfgurazione
del suo Signore e ne partecipa l’intimità se sperimenta la preghiera come luogo
della comunità che vive la dimensione dell’esodo (Mosè) e della profezia (Elia).
Secondo il diritto giudaico, un evento per avere validità giuridica deve essere testimoniato
da due o tre testimoni come garanti di autenticità (cf. Dt 17,6; 19,15;
Eb 10,28; 2Cor 13,1; 1Tm 5,19; Mt 18,15). Qui Mosè ed Elia sono testimoni qualifcati:
uno rappresenta la Toràh scritta e orale e l’altro il profetismo. Toràh e Profeti
sono espressione sintetica per rappresentare tutta la tradizione biblica di Israele
(Lc 16,16; 24,44; cf. Mt 5,17; 7,12; 11,13; 22,40; At 28,23; Gv 1,45) che qui, nella trasfgurazione,
accreditano Gesù come Messia di Israele e come Figlio amato del
Padre. In Mt e Mc la presenza di Mosè ed Elia si esaurisce nella testimonianza
qualifcata, perché essi si limitano a conversare con Gesù (cf. Mt 17,3; Mc 9,4),
mentre in Lc vi è qualcosa di più, perché con essi Gesù parlano «del suo esodo»
(Lc 9,31), cioè della sua morte e della sua risurrezione, di cui la trasfgurazione è
anticipo e premessa7. Mosè è il fondatore dell’anima israelita e della coscienza del
popolo attraverso la Toràh, mentre Elia rappresenta tutta la corrente profetica
che aveva alimentato la speranza messianica d’Israele. Al tempo di Gesù era diffusa
la convinzione che il Messia avrebbe preso il posto del grande condottiero
Mosè, preceduto da Elia che sarebbe riapparso fsicamente sulla terra per preparare
gli animi ad accoglierlo (cf. Lc 1,17; 9,8)8.
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7 Bene traduce la nuova versione della Bibbia CEI (2008): «Ed ecco, due uomini conversavano
con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava
per compiersi a Gerusalemme» (Lc 9,30-31).
8 La tradizione sul ritorno di Elia è diffusa e radicata nella coscienza popolare: nell’era
escatologica, Elia porterà la pace nel mondo, riconciliando i fgli con i padri (cf. Ml 3,24;
Mc 9,11-13; Mt 17,11-12; Mt 11,14; 16,14; 27,47.49; Mc 6,15; 8,28; 15,35-36; Lc 9,19; Gv
1,21.25), tanto che ancora oggi durante la Cena della Pasqua, si lascia la porta di casa socchiusa
e si prepara un posto in più a tavola perché potrebbe presentarsi Elia nelle sembianze
di un povero e si beve la quarta coppa di vino detta appunto la «coppa di Elia»
come pregustazione dell’èra messianica.
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Il terzo vangelo, a buon diritto, potrebbe essere defnito il vangelo della preghiera
per l’importanza che l’autore vi attribuisce nella vita di Gesù9. Nei momenti decisivi
della vita, nel vangelo di Lc troviamo Gesù in preghiera (cf. Lc 9,28-29), come
se sentisse il bisogno di illuminare lo sguardo per conoscere il cammino da fare e
purifcare il pensiero per decidere le scelte da portare a compimento. Gesù è
prossimo alla morte e ne ha coscienza e sa che anche i discepoli, nonostante le
contraddizioni, subiranno la sua stessa sorte (cf. Lc 9,23-36). La preghiera svela il
mistero della morte e apre la prospettiva della vita oltre la morte; non si prega
soltanto per ottenere questo o quello, perché la preghiera non è una transazione
da mercato; non si prega per superare le diffcoltà (cf. Lc 12,29-31). La preghiera è
la chiave di accesso alla volontà di Dio che passa attraverso la morte e la risurrezione:
la morte del proprio orgoglio e della propria presunzione, l’abbattimento
dell’idolo del proprio io che è sempre una sfda al progetto di salvezza di Dio nel
suo Regno. Si prega per capire dove siamo e come siamo, si prega per perdersi
nel cuore di Dio e abbandonarsi alla sua volontà, si prega per entrare nel mistero
della morte, la sola che sa svelare il segreto della vita. Gesù prega perché è vicino
alla morte che diventa così la misura della sua fedeltà di Figlio di fronte all'ingiustizia
e alla violenza. Egli è venuto apposta per «quest’ora» e la preghiera è necessaria
per non banalizzare il momento supremo della sua vita, perché si prega per
dare un senso serio alla propria esistenza e bruciare le banalità di superfcie,
come esprime in modo sublime Gv che non racconta espressamente della trasfgurazione,
ma la colloca in una cornice di gloria e di teofania come risultato e
conseguenza diretta dell’«ora» del Figlio che vive l’agonia del Getsèmani, immerso
nella volontà del Padre (cf. Gv 12,27-29; Mc 14,32-42).
Il racconto della trasfgurazione è collocato da Lc «circa otto giorni dopo», che è
un’indicazione cristologica, perché il numero otto, nella tradizione interpretativa
giudaica e cristiana della ghematrìa10, è sempre riferito alla persona del Messia.
Nel vangelo di Lc, il numero otto segna la vita di Gesù: all’ottavo giorno è circonciso
(cf. Lc 2,21) e riceve il «nome che è sopra ogni altro nome» (Fil 2,9), cioè
Gesù (Iesoûs, Yehoshuà); «otto giorni dopo» si trasfgura sul monte (cf. Lc 9,28) e
infne risorge (Lc 24,1) «nel primo giorno dei sabbati», che è formula liturgica per
indicare il giorno ottavo. In tutta la tradizione giudaica e patristica il giorno ottavo
è descritto come il giorno del Messia. Nell’alfabeto ebraico il numero 8 corrisponde
alla lettera heth (chet, h aspirata) che grafcamente è chiusa da tre lati, ma
aperta sul quarto, quello verso il basso, verso la terra: dall’alto al basso, dal cielo
alla terra, da Dio all’uomo perché i cieli possano riversarsi sulla terra (Is 63,19),
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9 Cf. Lc 3,21; 22,45; Lc 5,16; 6,12 [2x]; 9,18.29; 11,1; 22,41.44.
10 La ghematrìa (scienza dei numeri) è una delle trentadue regole esegetiche stabilite da
Rabbì ben Elièzer; essa interpreta le parole attraverso il loro valore numerico, perché in
ebraico ad ogni consonate corrisponde un numero che veniva indicato da quella consonante,
per cui si possono fare infnite applicazioni. Essa fu usata anche dai Padri della
Chiesa (Origene, Agostino, ecc.) e, in campo musicale, tra gli altri, da J.S. Bach.
riallacciando il colloquio d’intimità spezzato da Adamo ed Eva (Gen 2,8).
È il movimento dell’incarnazione11!
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Il Midrash Cantico Rabbà 1,1 riporta l’elenco dei dieci cantici che segnano la storia
della salvezza; secondo questa tradizione, Davide, re e pastore, immagine, tipo e
padre del Messia pastore e redentore, conclude l’ottavo cantico profetizzando il
Messia, sua discendenza regale. Nella Bibbia greca della LXX in 2Sam 22,51 l’ottavo
cantico si conclude con un riferimento esplicito al Messia: «Al suo unto, a David
e alla sua discendenza per sempre». E Davide, nel Sal 12[I1],1, canta al Messia sull’ottava
corda dello strumento musicale che accoglie il suo discendente nel volto
di quel Bimbo circonciso «compiuti gli otto giorni», perché assume la missione
del Messia salvatore e pastore d’Israele che guida nel mondo futuro dei redenti. È
la conclusione della storia e il ritorno all’Eden dell’«in principio».
La trasfgurazione è quindi un evento cristologico che supera la persona di Gesù
per farne un criterio portante della nuova rivelazione centrata sulla persona. Non
stiamo parlando di un fatto storico che capitò a Gesù di Nazareth e quindi è
concluso perché accaduto una sola volta; Lc vi attribuisce un valore universale
che riguarda quanti ascoltano Gesù e ne accolgono il Vangelo. Con il racconto
della trasfgurazione collocato nel contesto intenso della preghiera di Gesù, Lc ci
dice che la trasfgurazione è un processo interiore con il quale Gesù entra nella
logica di Dio superando se stesso per offrirsi agli altri. In termini sociali, si direbbe
che ha fatto prevalere il bene comune sul bene suo personale. «Parlare del
suo esodo» signifca per Gesù accettare di essere parte integrante della storia
del suo popolo, prendendo su di sé l’esperienza guidata da Mosè e facendosi carico
delle promesse e delle attese dei profeti, rinunciando alla sua realizzazione per
entrare totalmente e senza ambiguità nel disegno originario di Dio. Così facendo,
egli portava a compimento sia la Toràh che in lui trova la roccia fondamentale, sia
la profezia che ora diventa non più parola promessa e annunciata, ma «Parola fatta
carne». In Dt 18,15 Dio aveva promesso a Mosè un successore alla sua portata;
ora sul Tabor una voce celeste realizza la profezia: «Ascoltatelo!» (Lc 9,35)12.
Come per Mt, anche per Lc Gesù è il «nuovo Mosè», colui che guida il popolo
non più nel deserto verso la terra promessa, ma verso i confni della terra (cf. Lc
24,27). Il passaggio ora avviene dall’incredulità della Gerusalemme terrestre (cf. Lc
19,41-44; 13,33-24; 21,37) che assume i connotati dell’antico Egitto, verso la
sponda della Gerusalemme nuova (Gal 4,25-26; Eb 12,22) a cui si arriva attraverso
il passaggio delle acque del battesimo di immersione della volontà del Padre (Lc
12,50). Da questo momento l’esodo di Gesù è segnato: dal monte della trasfgurazione,
Gesù si dirige alla città della risurrezione passando attraverso l’immersione
nella morte, da cui salirà sul monte degli Ulivi per l’ultimo passaggio
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11 Lo stesso nome greco Iesoûs ha il valore di 888 (=8x3), come in ebraico il termine Mashiàch
ha il valore fnale di 16 (=8x2). Tutto ciò che riguarda Gesù, il Messia, è sempre
connesso con il numero 8 in un rapporto non occasionale, ma salvifco e teologico.
12 La profezia sul successore di Mosè è ben radicata (cf. At 3,22; 7,37).
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sulla terra, l’Ascensione al Padre (At 1,10). La vita di Gesù è una ripresa della storia
d’Israele e un paradigma nuovo per la storia della nuova umanità. Mosè ed Elia
sono gli unici personaggi che nell’AT hanno tentato di immergersi nel mistero
personale di Dio, ma non ci sono del tutto riusciti (cf Es 3; 1Re 19). Ora l’esodo
della ricerca di Dio è compiuto perché con Gesù sul monte Tabor e sul monte
Calvario Dio si fa trovare da quanti hanno il cuore di cercarlo (cf. Is 55,6; Sap 1,1-
2). Se gli apostoli possono vedere il volto trasfgurato di Gesù, la Chiesa in ogni
tempo e in ogni luogo può contemplare lo stesso volto, trasfgurando se stessa
davanti agli occhi degli uomini e delle donne che cercano Dio; se costoro non
credono ancora, è perché non lo hanno trovato per colpa di una Chiesa che lo
nasconde e lo deturpa, nascondendo la luce del Vangelo con la cappa oscura dei
compromessi col potere e delle infedeltà all'amore totale offerto sulla Croce.
- pro manuscripto -

Lasciatevi riconciliare con Dio Padre


Celebro il perdono del Padre
con il sacramento della Conversione e Riconciliazione

Il prete ti accoglie con gioia: vai da lui con fiducia. Ricorda le parole di Gesù a Zaccheo, alla donna adultera, a Pietro; la parabola della pecora smarrita, dei due figli e del padre misericordioso. Confessa il tuo pentimento: cosa ti ha allontanato dal Padre, il tuo desiderio di tornare da Lui ed esprimilo con una invocazione:
Mio Dio, mi pento con tutto il cuore
dei miei peccati, perché peccando ho offeso te,
infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.
Propongo col tuo aiuto
di non offenderti mai più e di fuggire
le occasioni prossime di peccato.
Signore, misericordia, perdonami!

Oppure:

Padre, ho peccato contro di te,
non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
Abbi pietà di me peccatore.

Oppure:

Signore Gesù, che volesti esser chiamato amico dei peccatori,
per il mistero della tua morte e risurrezione
liberami dai miei peccati e donami la tua pace,
perché io porti frutti di carità,
di giustizia e di verità.

Il prete ti comunica il Perdono di Dio Padre:

Dio, Padre di misericordia,
che ha riconciliato a sé il mondo
nella morte e risurrezione del suo Figlio,
e ha effuso lo Spirito santo
per la remissione dei peccati,
ti conceda, mediante il ministero della Chiesa,
il perdono e la pace.
E io ti assolvo dai tuoi peccati + nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito santo. Amen

Approfondiamo la Parola domenicale


Parola che si fa Vita

Alcuni brani biblici a commento della Parola domenicale:
ci aiutano ad accoglierla come avvenimento di salvezza nella nostra vita.

Gàlati 3,1-14. 23-29
Se siete di Cristo, siete eredi della promessa di Abramo.

Giovanni 17,1-5. 22-23
La Gloria dal Padre a Gesù e ai discepoli...perché siamo uno.

2Pietro 1,1-10. 16-19
Graziati per la Vita, per diventare partecipi della natura divina.

Ebrei 11,8-10. 17-19
Cristo stabilì l’alleanza nella propria carne e nella prova fu trovato fedele.

Romani 4,1-8.13-25
Per la sua fede fu dato ad Abramo
di diventare erede del mondo.


Agenda settimanale: 1 - 7 marzo 2010


Agenda settimanale
1 - 7 Marzo 2010
* * *
Da lunedì 1 a giovedì 4
il Vescovo, nella Cattedrale di Ortona,
svolge la settimana biblica

Lunedì 1, ore 21.00: Messa a Paglieroni

Martedì 2
ore 18.30: Messa in San Giorgio
ore 21.00: Preghiera in casa Bianco

Mercoledì 3
ore 21.00: Catechesi comunitaria
in salone comunale

Giovedì 4
ore 18.30: Messa in chiesa p.le

Venerdì 5 - Primo del mese - Aliturgico
non si interrompe ‘la devozione dei venerdì’

ore 18.30: Via Crucis in chiesa p.le

Sabato 6
III Domenica di Quaresima C
ore 18.30: Messa in chiesa p.le

Domenica 7
ore 9.00: Messa in san Giorgio
ore 11.00: Messa in chiesa p.le

Una comunità che celebra: La liturgia domenicale della II Domenica di Quaresima C - 28 febbraio 2010

GESU’, il Figlio amato, ci trasforma in figli


Invocazione penitenziale

Signore, sei Luce che porta la Vita, ma noi abbiamo paura di seguirti.
Signore pietà!
Cristo, tu trasformi il dolore in amore, ma noi ci rifiutiamo di soffrire per gli altri.
Cristo pietà!
Signore, tu sei la Parola del Padre, ma noi non abbiamo tempo di ascoltarti.
Signore pietà!

Preghiera dell’Assemblea

+ O Dio, nostro Padre, tu riveli il tuo volto a chi ti cerca con cuore sincero. Rinsalda la nostra fiducia nel mistero della Croce di Gesù, tuo Figlio affinché lo ascoltiamo e lo seguiamo illuminati dalla sua risurrezione.
Egli è Dio e vive e regna… Amen!

LITURGIA DELLA PAROLA

Dal libro della Gènesi
15,5-12. 17-18
In quei giorni. Dio condusse fuori Abram e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore; (…) che gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra». Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». (…) Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono. Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali [che Abram aveva] divisi. In quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram: «Alla tua discendenza io do questa terra, dal fiume d’Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate».
Parola di Dio!

Salmo responsoriale - 26

R./ Il Signore è mia luce e mia salvezza!

[Canto: Il Signore è la mia salvezza.]

1. Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
2. Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito: «Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.

3. Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

4. Sono certo di contemplare
la bontà del Signore nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési 3,17-4,1

Fratelli e sorelle. Fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della Croce di Cristo. (…) Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose materiali. La nostra cittadinanza infatti è in Dio e da lui aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose. Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!
Parola di Dio!

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Dalla nube luminosa si udì la voce del Padre: “Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!”.
Lode e onore a te, Signore Gesù!

+ Dal vangelo secondo Luca
9,28-36
Circa otto giorni dopo [i discorsi ai suoi discepoli sulla sua uccisione e risurrezione], Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. [I discepoli] tacquero e in quei giorni non annunciarono a nessuno ciò che avevano visto.
Parola del Signore!

Professione di Fede - Simbolo Apostolico

Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

La Parola si fa Preghiera

+ Al Padre, che cerca ognuno di noi per donarci la sua luce, presentiamo le nostre attese,
le speranze, le gioie e le fatiche. Invochiamolo:

R./ Rischiara, o Padre, il nostro cammino.

- Rischiara il percorso della tua Chiesa perché le sue scelte siano fedeli alla parola di Gesù, sapienza sempre nuova; ti preghiamo.

- Ai tanti, uomini e donne, che cercano di dare una risposta ai molti problemi che affliggono la società, dona coraggio nel loro impegno; ti preghiamo.

- Davanti allo scandalo della fame e della miseria noi ci sentiamo disarmati. Aiutaci a compiere piccoli gesti di condivisione con i più poveri; ti preghiamo.

- Sostieni i genitori (di Jacopo Pio) con la forza del tuo amore perché possano accompagnare i loro figli nella vita, con amore, in libertà e responsabilità; ti preghiamo.

- Ravviva in noi il desiderio di crescere interiormente, anche attraverso i vari incontri di formazione che ci vengono proposti nella nostra parrocchia; ti preghiamo.

Intenzioni particolari della comunità

Dalla Parola all’Eucaristia

+ Ti ringraziamo, o Padre, per averci comunicato il tuo amore nel Figlio tuo trasfigurato.
Noi, confusi, ne siamo illuminati nel battesimo; ne siamo partecipi nutriti da questo pane e vino che ti presentiamo e che tu trasformi per noi in Pane di Vita. Ora e per sempre. Amen!


Preghiera Eucaristica - Acclamazioni

+ Prendete, e mangiate… per voi.
- Grazie, Gesù che ci vuoi bene!
+ Prendete, e bevetene… memoria di me.
- Grazie, Gesù che ci vuoi bene!

+ Mistero della fede!
- Tu ci hai rendenti con la tua Croce
e la tua Risurrezione.
Salvaci, o Salvatore del mondo!

Alla Comunione

“Questi è il mio amato Figlio; nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”.

Quaresima 2010: Il nostro cammino seguendo Gesù

Quaresima 2010:
Ritornate con il cuore e lasciatevi riconciliare

Nella nostra aspirazione alla luce,
assomigliamo spesso alle mosche
che sbattono contro un vetro;
nei nostri assalti per diventare migliori,
ci ritroviamo regolarmente con la faccia a terra.
E’ un’esperienza necessaria:
per ricevere Gesù come salvatore,
occorre aver capito da che cosa abbiamo bisogno
di essere salvati.
La dimensione di verità che scava in noi la scoperta della deviazione,
che intacca i nostri atti migliori, diviene il campo in cui
si esercita l’attività trasformatrice dello Spirito santo.
Ma questa luce sulla nostra radicale indigenza può ferire terribilmente.
E’ in questi momenti che fa bene confidare la propria indigenza,
ricevere il perdono che rasserena e consente una nuova partenza;
ricevere l’assicurazione che i nostri peccati non posso venire a capo
del suo amore, più di quanto si potrebbero spegnere un vulcano
sputandoci dentro; che Dio non viene ad accusarci:
“Hai fatto del male!”,
ma che si preoccupa:
“Ti sei fatto male?”.
Il primo gesto di Dio è liberarci dalla paura;
il secondo, di liberarci dalla vergogna.
Quel Dio crocifisso, inchiodato nudo sulla croce,
qualunque sia stata la nostra viltà o la nostra sporcizia,
potremo sempre guardarlo senza vergogna.

Loïc Corlay