sabato 5 marzo 2011

Le lectio del prete Carmine Miccoli

Chiesa del Purgatorio – Lanciano (CH)
LECTIO DIVINA

“Non chi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli,
ma colui che fa la volontà del Padre...”
(cf. Mt 7,21)

Dopo un’opportuna introduzione, si può invocare lo Spirito Santo con il canone Veni Sancte Spiritus
oVieni, Spirito Creatore (Taizè), o altra preghiera simile, come la seguente.

P.: O Padre, noi ti ringraziamo perché ci hai riuniti alla tua presenza per farci ascoltare
la tua parola: in essa tu ci riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà.
Fa’ tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua e perché non troviamo condanna nella
tua parola, letta, ma non accolta, meditata, ma non amata, pregata, ma non custodita,
contemplata, ma non realizzata, manda il tuo Spirito Santo ad aprire le nostre menti e
a guarire i nostri cuori. Solo così il nostro incontro con la tua parola sarà rinnovamento dell’alleanza e comunione con te e con il Figlio e lo Spirito Santo, Dio benedetto nei secoli dei secoli. A.: Amen.

Canto (facoltativo): Alleluia (Taizè).

L.: Ascoltiamo la Parola del Signore dal racconto dell'evangelista Matteo
(Mt 7,21-27; trad. CEI 2008).

[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:] 21 «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”,

entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei

cieli. 22 In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato

nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo

nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. 23 Ma allora io dichiarerò loro:

“Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. 24 Perciò

chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo sag -

gio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi,

soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata

sulla roccia. 26 Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà

simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27 Cadde la pioggia,

strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde,

e la sua rovina fu grande».

Segue la meditazione della Parola proposta dalla guida della celebrazione; dopo un momento personale di

silenzio per la lectio, si prosegue con la condivisione comune sulla Parola ascoltata. Al termine, ognuno

dei presenti può proporre un’intenzione di preghiera; ad ognuna, l’assemblea canta o risponde con un’acclamazione.

Si conclude con la preghiera del Padre nostro… [e la benedizione finale].

Note di esegesi per la comprensione del testo

Il brano del vangelo riportato nella liturgia di oggi è tratto dal capitolo 7 di Mt,

quasi in conclusione del “discorso della montagna” di Gesù, che abbiamo ascoltato

in queste settimane. Questo capitolo, ancora nello stadio orale e comunque

prima della redazione fnale come oggi la possediamo, era composto da tre ammonimenti

severi, ognuno dei quali era seguita da un'illustrazione esplicativa, da cui

rileviamo la fnalità strettamente catechetica per cui i vangeli furono redatti1. Di

seguito lo schema completo:

Ammonimenti severi (Mt 7) Illustrazioni (Mt 7)

1. vv. 1-2 1 Non giudicate, per non essere

giudicati; 2 perché con il

giudizio con il quale giudicate

sarete giudicati voi e con

la misura con la quale misurate

sarà misurato a voi.

vv. 3-5 3 Perché guardi la pagliuzza

che è nell’occhio del tuo

fratello, e non ti accorgi

della trave che è nel tuo

occhio? 4 O come dirai al

tuo fratello: “Lascia che

tolga la pagliuzza dal tuo

occhio”, mentre nel tuo

occhio c’è la trave? 5 Ipocrita!

Togli prima la trave

dal tuo occhio e allora ci

vedrai bene per togliere la

pagliuzza dall’occhio del

tuo fratello.

2. v. 15 15 Guardatevi dai falsi profeti,

che vengono a voi in veste di

pecore, ma dentro sono lupi

rapaci!

vv. 16-20 16 Dai loro frutti li riconoscerete.

Si raccoglie forse

uva dagli spini, o fchi dai

rovi? 17 Così ogni albero

buono produce frutti buoni

e ogni albero cattivo

produce frutti cattivi; 18 un

albero buono non può

1 R. FABRIS (Matteo, Roma 1982, 180-187) propone un’altra divisione, presentando il brano

odierno come quarta suddivisione della sezione 7,13-29, alla luce delle tematiche «binarie

»: a) le due porte e le due vie: salvezza e rovina (7,13-14); b) i falsi profeti, pecore e

lupi: criterio di discernimento (7,15-20); c) veri e falsi discepoli: coerenza tra dire e fare

(7,21-23); d) le due case: unità tra ascoltare e fare (7,24-27).

produrre frutti cattivi, né

un albero cattivo produrre

frutti buoni. 19 Ogni albero

che non dà buon frutto

viene tagliato e gettato nel

fuoco. 20 Dai loro frutti

dunque li riconoscerete.

3. v. 21 21 Non chiunque mi dice: “Signore,

Signore”, entrerà nel

regno dei cieli, ma colui che

fa la volontà del Padre mio

che è nei cieli.

vv. 24-27 24 Perciò chiunque ascolta

queste mie parole e le

mette in pratica, sarà simile

a un uomo saggio, che

ha costruito la sua casa

sulla roccia. 25 Cadde la

pioggia, strariparono i fumi,

soffarono i venti e si

abbatterono su quella

casa, ma essa non cadde,

perché era fondata sulla

roccia. 26 Chiunque ascolta

queste mie parole e non le

mette in pratica, sarà simile

a un uomo stolto, che

ha costruito la sua casa

sulla sabbia. 27 Cadde la

pioggia, strariparono i fumi,

soffarono i venti e si

abbatterono su quella

casa, ed essa cadde, e la

sua rovina fu grande.

La parabola delle «due case», l’una costruita sulla roccia della Parola e l’altra sulla

sabbia dell’indifferenza, è dunque la spiegazione del tema «fare la volontà del Padre

» cioè del mettere in pratica. In termini moderni si può parlare di rapporto

essenziale e vitale tra ortodossia e ortoprassi: deve esistere e vedersi una corrispondenza

diretta tra le scelte pratiche della vita (ortoprassi) e le motivazioni

ideali, il principio di fondo (ortodossia) che ispira quelle scelte. Senza un rapporto

dinamico e vitale tra l’ideale la vita, tra le scelte e la fede, si cade nell’ideologia

che spesso serve a coprire nefandezze frutto dello scollamento tra «dire e fare»

e che il popolo nella sua saggezza a codifcato nel detto: «predica bene, ma razzola

male». L’ideologo, in genere, cammina rapito con la testa sopra le nuvole da

non vedere come le sue scelte di vita sono in fagrante contraddizione con i gli

stessi principi asseriti.

I versetti di Mt 7,22-23, che prolungano l’ammonimento del v. 21, probabilmente

sono stati aggiunti successivamente perché caricano inutilmente la linearità del

versetto in questione; ne è prova che nel passo parallelo di Lc questi due versetti

mancano (cf. Lc 6,46-49). L’ammonimento del v. 2I ruota attorno al binomio «fare–

non fare», mentre la parabola delle due case riportata dal vangelo di oggi è imperniata

sul binomio «ascoltare–fare» (o «non fare»: vv. 24.26)2. Questi tre richiami

al «fare/non fare la volontà del Padre» e «ascoltare–non mettere in pratica» sono

un evidente anticipo della parabola dei due fgli che il padre manda nella vigna (Mt

21,28-31) e che lo stesso Gesù legge come discriminante della valutazione fnale

tra coloro che materialmente appartengono al mondo della religione rituale e

che presumono di essere in diritto di primogenitura e coloro che la religione delle

apparenze espelle in nome in nome di una purità formale e che invece, in forza

delle loro scelte di vita, si trovano ad essere molto più vicini al cuore di Dio di

quanto essi stessi non ne hanno coscienza (cf. Mt 21,31b-32).

Il vangelo ripropone il problema del rapporto «religione–fede»: si può essere religiosi,

anzi religiosissimi e vivere di opere rituali, con celebrazioni perfette, processioni

e riti a sazietà, vivere cioè la religiosità del «dire» e nello stesso tempo essere

distanti dalla fede che si nutre di Parola e si abbandona alla volontà del Padre.

Credere è vivere le esigenze etiche ed esistenziali degli imperativi del Vangelo

nella logica di una vita di giustizia e di condivisione che assume in sé la storia e le

sue contraddizioni, caricandosi come Cristo il peso e il peccato del mondo affnché

tutti si salvino, secondo la prospettiva della volontà del Padre (1Tm 2,4; Gv

6,39). Si può vivere dalla mattina alla sera in chiesa e vivere una vita pagana; si può

stare tutta una vita fuori della chiesa e vivere secondo lo Spirito, perché nessuno

può imbrigliare Dio nelle categorie anguste della propria visione di vita. La categoria

teologica del «fuori della Chiesa non c’è salvezza», formalmente esatta, può

e deve essere tradotta più coerentemente con «fuori dello Spirito non c’è salvezza

», che infne si riduce al principio di sintesi di tutto il vangelo: «fuori dell’Amore,

non c’è salvezza». Nessuno può ardire di misurare le potenzialità o stabilire i

confni dello Spirito in forza del perimetro della propria sacrestia.

Mt è preoccupato da un punto di vista catechetico, specialmente se si considera

che il suo vangelo è indirizzato in prevalenza a cristiani provenienti dal giudaismo

e quindi ossessionati dall’osservanza «materiale» delle prescrizioni religiose, specialmente

quelle concernenti la purità rituale. Lo stesso tema è ripreso e con parole

forti affrontato anche da Giacomo (cf. Gc 1,22-25) e da Paolo in termini veementi.

Mt scrive verso la fne del sec. I d. C. e già teme che il formalismo di appartenenza

prenda il sopravvento sulla genuinità dell’adesione all’idea del Regno. In

questo contesto di formalismo religioso eccessivo si spiega l’inserzione qui dovuta

alla mano del redattore fnale di Mt 7,22-23, dove si fa esplicito riferimento alla

vacuità e inutilità di una religione ossessivamente chiusa in se stessa e avvitata nei

2 La ricorrente espressione «Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21; 10,32.33; 12,50; 16,17;

18,10.19) è della mano del redattore fnale.

suoi riti senza vita che Gesù stesso bolla come «opere d’iniquità». Molti di noi

hanno forse fatto l’esperienza di parrocchie dove attorno al parroco ruota un

certo numero di laici che, all’inizio erano presi da forti ideali di adesione al

vangelo e alla fne si sono trasformati in una siepe impenetrabile che ha fnito per

impedire agli esterni di avvicinarsi e al parroco di andare fuori. Molte parrocchie

sono chiuse in piccole sètte di laici clericali che impongono uno stile senza vita e

senza senso; i parroci non hanno la forza o la voglia di rompere questo cerchio

mortale e si atrofzzano, svilendo la rivoluzione del vangelo in camomilla

tranquillante.

Forse nella comunità a cui si rivolge Matteo vi erano persone ben identifcabili,

magari molto impegnate nell’organizzazione, forse anche dotati di carismi eclatanti,

ma che conducevano una vita «a prescindere» dalle esigenze etiche della fede,

come anche Paolo ha dovuto sperimentare a Corinto (cf. 1Cor 12-13): a costoro

Mt ricorda che la fede è un appello alla coscienza che impone anche un impegno

visibile. Se guardiamo attorno a noi, non possiamo non constatare che nelle chiese

si legge e proclama il vangelo da duemila anni, eppure nelle zone dove più si è

espresso un cristianesimo e una religiosità di appartenenza, è saltato il tappo e

vengono fuori le aberrazioni più esasperate, i razzismi più feroci, gli antisemitismi

viscerali e i sentimenti xenofobi da lager nazista da parte di coloro che si fanno

vanto di essere cristiani e fanno ogni giorno i gargarismi con i «valori» da difendere

e da porre come baluardo di una fantomatica «civiltà cristiana». Non è il

problema del vangelo che espone la realtà umana come si dovrebbe vedere dal

punto di vista di Dio, cioè dell’interesse integrale di ciascuna persona vivente sul

pianeta terra; il problema è che chi legge il vangelo si ferma alla lettura e non cer -

ca strumenti e metodi adeguati per fare analisi d’intervento. Ci provò la Chiesa

dell’America Latina con le teologie della liberazione: con la scusa che utilizzava

metodi di analisi marxista fu perseguitata, decapitata e annientata con il risultato

che oggi il continente latinoamericano è una palestra di sètte e gruppuscoli che

tutto cercano tranne il bene del popolo, in funzione del potere dominante e delle

oligarchie economiche, usando delle Scritture come si usa di una droga consolatoria

e imbonitrice. Il rapporto tra «dire» e «fare/mettere in pratica» è tutto qui:

il credente deve scegliere e adottare un metodo di analisi e di lettura della storia

che possa quadrare con la prospettiva del Vangelo e poi andare fno in fondo, impegnandosi

a servizio del popolo di Dio dentro e fuori i confni della Chiese, a

servizio defnitivo non di questa o quella religione, ma del Regno di Dio che viene

dal futuro, ma cammina in avanti con le gambe delle persone e nelle scelte dei

singoli e dei gruppi. Non si può stare sempre in cattedra senza mai scendere sulle

strade della vita concreta delle persone. Gesù oggi ci dice che dobbiamo valutare

le fondamenta delle nostre scelte per verifcare se sotto c’è la roccia o c’è la sabbia

e questo impone un coinvolgimento diretto, un impegno nella città dell’uomo,

sapendo che essa e solo essa è la premessa della città di Dio. Solo la Parola di

Dio nella Chiesa è insindacabile; tutto il resto, comprese le scelte e le proposte

dell’autorità, deve essere valutato in base al criterio del discernimento, che Paolo

enuncia così: «Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono» (1Ts 5,21). Alla fne

della storia non saremo giudicati sull’obbedienza, ma se avremo messo in pratica

la Parola che ci genera «nella libertà della gloria dei fgli di Dio» (cf. Rm 8,21).

- pro manuscripto -

Approfondiamo la Parola domenicale: Domenica IX dell'Anno A - 6 marzo 2011

PAROLA CHE SI FA VITA

Letture bibliche a commento della Parola domenicale.
Meditandola e pregandola,
cogliamo il suo attuale avvenimento nella nostra esistenza.
I brani proposti ci aiutano a comprenderla
alla luce di tutta la storia della salvezza:

1Corinzi 3,10-23 Non abbiamo altro fondamento che Cristo Gesù.

Isaìa 26,1-12, 28,16 Abbiamo una città forte!

Apocalisse 3,7-13 Ti salverò nell’ora della prova, poiché ha osservato la mia Parola.

Geremìa 15,16-21 Trovate le tue Parole le divorai. - Ti renderò come muro invincibile.

1Pietro 1,22– 2,10 La Parola rimane in eterno.

Agenda settimanale:7-13 marzo 2011

AGENDA SETTIMANALE
7 - 13 MARZO 2011
* * *
Lunedì 7 ore 21.00: Messa in Paglieroni
ore 19.30: Preparazione al Matrimonio

Martedì 8, ore 18.30: Messa in S.Giorgio

Mercoledì 9
ore 19.00: Messa delle Ceneri
ore 21.00: Penitenziale delle Ceneri

Giovedì 10, ore 18.30: Messa in chiesa p.

Venerdì 11
ore 18.30: Via Crucis in chiesa p.le

Sabato 12
ore 15.30: Inizio della Quaresima
per i gruppi dell’ I.C.

I DOMENICA DI QUARESIMA/A
ore 18.30: Messa in chiesa p.le

DOMENICA 13
ore 9.00: Messa in S. Giorgio
ore 11.00: Messa in chiesa p.le
ore 15.30: Incontro diocesano per educatori e genitori Ortona: Sala Eden

Una comunità che celebra: La liturgia domenicale della IX Domenica Anno A: 6 marzo 2011

GESU’, È LA ROCCIA SU CUI COSTRUIRE LA VITA


INVOCAZIONI PENITENZIALI
Dio Padre, metti nel nostro cuore la tua Parola e trasformaci!
Signore, pietà!

Cristo Gesù, con il tuo sangue sulla croce salvaci e portaci con te al Padre!
Cristo, pietà!

Spirito del Risorto, aiutaci ad ascoltare e mettere a nostro fondamento la sua Parola.
Signore, pietà!

INNO DI LODE: Gloria a Dio…
PREGHIERA DELL’ASSEMBLEA - COLLETTA
+ O Padre, tu edifichi la nostra vita sulla roccia della tua parola, fa’ che essa diventi il fondamento dei nostri giudizi e delle nostre scelte, perché non siamo travolti dai venti delle opinioni umane, ma resistiamo saldi in Te. Per il nostro Signore... Amen!

LITURGIA DELLA PAROLA

Dal libro del Deuteronòmio 11,18…32

Mosè parlò al popolo dicendo: «Imprimete nel cuore e nell’anima questi miei insegnamenti. Li insegnerete ai vostri figli. Così voi e i vostri discendenti rimarrete nella terra che il Signore ha promesso ai vostri antenati di darvi.
Metteteli in pratica, amate il Signore, vostro Dio, comportatevi secondo la sua volontà e rimanetegli fedeli. Avrete la sua benedizione, se obbedirete agli ordini del Signore, vostro Dio, che oggi io vi comunico. Voi infatti tra poco passerete il fiume Giordano per andare a conquistare la terra che il Signore, vostro Dio vi dà. Questo paese diventerà vostra proprietà e vi abiterete. Abbiate cura di mettere in pratica tutte le leggi e le norme che oggi io vi presento».
Parola di Dio!

Salmo responsoriale - 61
R./ Solo in Dio riposa l'anima mia, da lui la mia speranza.
1. Lui solo è mia rupe e mia salvezza;
mia roccia di difesa, non potrò vacillare.

2. In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio saldo rifugio, la mia difesa.

3. Confida sempre in lui, o popolo,
davanti a lui effondi il tuo cuore.

4. Poiché il potere appartiene a Dio.
Tua, Signore, è la grazia.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 3,21-25a.28

Ora, fratelli e sorelle, come testimoniano la Legge di Mosè ed i Profeti, ma indipendentemente dalla Legge, Dio ha manifestato la sua volontà di salvare tutti quelli che credono in Gesù Cristo, senza nessuna distinzione. Infatti tutti hanno peccato e sono privi dell’esperienza di Dio che li salva. Tutti gli esseri umani sono stati salvati per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù, perché Dio li ama gratuitamente. Egli ha fatto conoscere apertamente Cristo Gesù, che muore versando il suo sangue sulla croce, come strumento di perdono per chi crede in Lui.
Noi riteniamo infatti che l’essere umano è accolto da Dio perché crede in Lui, indipendentemente dal mettere in pratica la Legge di Mosè. Parola di Dio!



Alleluja, alleluja!
Io sono la vite, voi i tralci, dice il Signore; chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto.
Alleluja!



+ Dal vangelo secondo Matteo 7,21...27
In quel tempo. Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno di Dio, ma colui che fa la volontà del Padre mio, quello del cielo. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà come un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà come un uomo sprovveduto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Parola del Signore!

PROFESSIONE DI FEDE-SIMBOLO DEGLI APOSTOLI
Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen!


LA PAROLA SI FA PREGHIERA
+ Fratelli e sorelle. Cristo è il fondamento di ogni nostra speranza e con la sua parola ci illumina e ci accompagna. A Lui ci rivolgiamo con fiducia:
R./ Ascoltaci, Signore!
1. Perché le speranze della Chiesa e di ogni comunità cristiana poggino non sulle amicizie con i potenti, ma sulla potenza dell’amore di Dio, preghiamo.
2. Perché i progetti di chi governa e di chi gestisce l’amministrazione pubblica siano fondati sulla roccia della solidarietà e del bene comune, preghiamo.
3. Perché ritornino la pace e la giustizia nei paesi tormentati dalle violenze, persone sagge e oneste si occupino del bene di tutti i loro connazionali, preghiamo.
4. Perché i credenti in Gesù, con le loro scelte di vita, dimostrino che la novità del Vangelo può essere la base per un progetto di vita e di società, preghiamo.

5. I genitori e gli educatori non si perdano d’animo nel loro impegno educativo verso le nuove generazioni, preghiamo.

6. Perché partecipando a questa mensa sentiamo che Dio Padre ci accoglie come suoi figli in Gesù suo Figlio, preghiamo.

DALLA PAROLA ALL’EUCARISTIA

+ Ti ringraziamo, Padre, per averci dato come fondamento sicuro della nostra speranza il tuo figlio Gesù. Egli per primo ha fondato la sua esistenza sulla tua volontà: il pane e vino che ti portiamo daranno anche a noi la forza di compierla nello Spirito di Cristo Gesù... Amen!

LITURGIA EUCARISTICA

PREGHIERA EUCARISTICA - ACCLAMAZIONI
+ Prendete, e mangiate… e bevetene tutti…
- E’ il Signore Gesù, si offre per noi!

+ Prendete e bevetene tutti… memoria di me.
- E’ il Signore Gesù, si offre per noi!

+ Mistero della fede!
- Annunziamo la tua morte, Signore,
proclamiamo la tua risurrezione,
nell’attesa della tua venuta!

+ Celebrando… come popolo sacerdotale.
- Noi ti ringraziamo, o Padre!

+ Ti preghiamo… un solo corpo.
- Un cuor solo, un’anima sola per la tua gloria, o Padre!

+ Ricordati… popolo cristiano.
- Un cuor solo, un’anima sola per la tua gloria, o Padre!

+ Ricordati… la luce del tuo volto.
- Ricordati, o Padre!

+ ...canteremo la tua gloria:
- Per Cristo, con Cristo, in Cristo… Amen!

ALLA COMUNIONE
“Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno di Dio,
ma chi fa la volontà del Padre mio”.

L'operato della CARITAS ITALIANA per il Nord Africa

“Prepariamoci
ad una catastrofe umanitaria”

CARITAS ITALIANA mobilita le Diocesi
Martedì 1 marzo 2011

La rivolta, iniziata in Tunisia, le inquietudini che si sono manifestate praticamente in tutti i Paesi musulmani, dal piccolo Gibuti nel corno d’Africa fino allo sconosciuto Yemen e perfino all’Arabia Saudita, non si spiegano solo con la povertà, la disoccupazione, la corruzione o la crisi culturale del mondo islamico, elementi pure presenti in varia misura. Ma, associandoci alle parole pronunciate dal presidente della CEI Angelo Bagnasco, riteniamo che: «Quando un popolo viene oppresso per troppo tempo da un regime che non rispetta i diritti umani, prima o poi scoppia». Si fa dunque concreto il rischio di una catastrofe umanitaria con migliaia di sfollati interni, rifugiati e richiedenti asilo che si potrebbero riversare in tutto il Nord Africa e nella sponda nord del Mediterraneo.

Caritas Italiana sostiene da diversi anni l’attività di tutte le Caritas del Nord Africa e in particolare della piccola Caritas della Libia e dell’operosa comunità cristiana che nel silenzio lavora attivamente, in particolare nell’assistenza agli emigrati africani che riescono a sopravvivere dopo aver attraversato il deserto del Sahara. È stato inoltre attivato da due anni un tavolo di confronto con le Caritas dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Tutto questo nella convinzione che le sfide dei migranti si possono affrontare solo insieme ed in un’ottica transnazionale, coinvolgendo i Paesi di partenza, di transito e di arrivo delle persone migranti. In questo periodo sono costanti i collegamenti con il direttore di Caritas Libia Padre Alan Laoyon Arcebuche, che purtroppo non può che attendere come tutti gli esiti degli scontri in atto. A livello nazionale, Caritas Italiana sin dal primo momento ha condiviso nel Consiglio nazionale del 15 - 16 febbraio 2011 le iniziative da intraprendere, che hanno avuto i seguenti sviluppi:

1. Continuare il contatto con il parroco di Lampedusa, l’arcivescovo e la Caritas diocesana di Agrigento, la Delegazione regionale delle Caritas della Sicilia.

2. Monitorare l’evolversi della situazione a Lampedusa. È stata subito organizzata una missione in loco per seguire le operazioni di accoglienza e trasferimento dei migranti e per verificare le attività del centro di primo soccorso e accoglienza sito nel comune di Pozzallo, diocesi di Noto, dove sono ospiti anche alcuni minori, giunti con i recenti sbarchi dal l'Egitto e dalla Tunisia. Per questi ultimi Caritas Italiana sostiene un progetto di animazione, in attesa che vengano trasferiti in adeguati centri di accoglienza.

3. Caritas Italiana sta partecipando attivamente insieme all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) a un tavolo promosso dal Ministero dell’Interno per definire congiuntamente un piano di accoglienza straordinaria rivolto ai circa 6 mila tunisini giunti sulle nostre coste e a quanti si prevede giungano numerosi nelle prossime settimane.

4. Negli ultimi incontri il Ministro dell’Interno ha informato circa l’intenzione di trasferire nella suddetta base tutti i richiedenti asilo provenienti dai vari CARA (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) presenti sul territorio per fare posto ai nuovi arrivati sulle nostre coste ed è stata espressa la contrarietà delle tre organizzazioni ribadendo, invece, la necessità di utilizzare Mineo come CDA (Centro di Accoglienza); ad ogni modo, con affidamento diretto, la gestione del Centro di Mineo è stata data alla Croce Rossa mentre le organizzazioni sopra citate, fra cui Caritas Italiana, hanno dato la loro disponibilità per una presenza all'interno del Centro per attività di ascolto tutela, accompagnamento ed orientamento dei migranti ed eventuali richiedenti asilo, nei tempi e nei modi ritenuti più consoni.


5. In attesa di risposte, Caritas Italiana si appresta intanto a sostenere una presenza fissa a Lampedusa, ed eventualmente nel Centro di Mineo (una volta conosciuta la destinazione del centro), soprattutto in previsione degli arrivi, che si attendono per le prossime settimane.

6. A livello locale le Caritas diocesane stanno censendo le strutture disponibili sui loro territori per garantire una pronta accoglienza in caso di insufficienza del sistema implementato dal Governo. Caritas Italiana e le Caritas diocesane, mentre auspicano che tutti gli strumenti diplomatici vengano messi in atto perché il massacro si fermi, e possano affermarsi governi democratici capaci di venire incontro alle legittime aspirazioni delle popolazioni locali di libertà e rispetto dei diritti, si preparano ad affrontare un’emergenza che l’Europa dovrà condividere. Nella consapevolezza che - unendo le forze e condividendo l’esperienza maturata in questi anni - saranno poi chiamate ad un successivo, impegnativo lavoro di ricostruzione che si dovrà affrontare in Libia e in tutto il Nord Africa.