sabato 4 settembre 2010

Approfondiamo la Parola domenicale. Le lectio del prete Carmine Miccoli

“...chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” (cf. Luca 14,33)


+ O Padre, noi ti ringraziamo perché ci hai riuniti alla tua presenza
per farci ascoltare la tua parola: in essa tu ci riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà.
Fa’tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua e perché non troviamo condanna nella
tua parola, letta, ma non accolta, meditata, ma non amata, pregata, ma non custodita,
contemplata, ma non realizzata, manda il tuo Spirito Santo ad aprire le nostre menti e
a guarire i nostri cuori. Solo così il nostro incontro con la tua parola sarà rinnovamento
dell’alleanza e comunione con te e con il Figlio e lo Spirito Santo, Dio benedetto nei secoli dei secoli.
A.: Amen.

Ascoltiamo la Parola del Signore dal racconto dell'evangelista Luca 14,25-33 (trad. CEI 2008).

25 Una folla numerosa andava con lui [=Gesù]. Egli si voltò e disse loro: 26 «Se uno

viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i

fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27 Colui che

non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28 Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere

se ha i mezzi per portarla a termine? 29 Per evitare che, se getta le fondamenta e

non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30 dicendo:

«Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro».

31 Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare

se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32 Se

no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

33 Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».


Note di esegesi per la comprensione del testo

Il brano evangelico prosegue la catechesi di Gesù e della sua comunità cristiana

nel suo itinerario verso Gerusalemme. Ogni brano, sia esso parabolico o sentenzioso

come questo, cerca di delineare i tratti del discepolo, per indicare alla comunità

dei credenti quale dev'essere lo “stile” che identifca il Figlio dell'Uomo

che cammina ancora nella storia umana mediante ciascuno/a di noi.

vv. 25-26 - Al Signore non interessa contare le persone che vanno a lui. Le sue

parole sono forti e liberano da ogni illusione. Chi non sa cosa signifca odiare? Se

io odio una persona, ne sto lontana. Questa discriminazione tra il Signore e gli affetti

parentali è la prima esigenza del discepolato. Per imparare da Cristo è necessario

ritrovare in lui il nucleo di ogni amore e interesse. L'amore di chi segue il Signore

non è un amore di possesso, ma di libertà. Andare dietro a una persona

senza la sicurezza che può dare un legame di sangue come è quello dei vincoli familiari

e del legame con il proprio sangue cioè con la propria vita equivale al farsi

discepoli, luogo di vita che nasce dalla Sapienza divina.

v. 27 - L'unico legame che aiuta il seguire Gesù è la croce. Questo simbolo dell'amore

che non si tira indietro, capace di essere parola anche quando il mondo

mette tutto a tacere con la condanna e la morte, è la lezione del Rabbì nato nella

più piccola borgata di Giudea e diventa qui il secondo segno del discepolato fedele

e radicale di Gesù.

vv. 28-30 – I due esempi (la torre da costruire e la guerra da condurre) sono

due tipici mashal, un genere usato spesso dai maestri d'Israele per poter poi condurre

ad una rifessione, che qui viene formulata come la terza condizione necessaria

per essere davvero discepoli del Nazareno. Costruire una torre richiede

una spesa non indifferente per chi ha poche risorse. Il buon desiderio di costruire

se stessi non è suffciente per farlo, è necessario sedersi, calcolare le spese, cercare

i mezzi per portare il lavoro a compimento. La vita dell'uomo resta incompiuta

e insoddisfatta perché tanto il progetto della costruzione è meraviglioso quanto i

debiti del cantiere enormi! Un progetto su misura: non saper calcolare ciò che è

in nostra capacità di compiere non è la saggezza di chi dopo aver arato attende la

pioggia, ma l'incoscienza di chi attende la foritura e il raccolto da semi gettati tra

sassi e rovi, senza fare la fatica di dissodare il terreno. La derisione degli altri che

arriva come grandine sui sentimenti di speranza di chi voleva arrivare in alto con

le sue sole forze è il compenso alla propria arroganza vestita di buona volontà.

Quante umiliazioni ognuno porta con sé, ma quanto poco frutto da queste esperienze

di dolore! Avere le fondamenta e non ultimare la costruzione, serve a ben

poco. I desideri che si infrangono qualche volta sono buoni tutori al nostro ingenuo

affermarci... ma noi non li comprenderemo fnché tentiamo di coprire l'insuccesso

e la delusione del risveglio dal mondo fabesco dei sogni dell'infanzia. Gesù

ci chiede di diventare bambini sì, ma un bambino non pretenderà mai di costruire

una torre "vera"! Si accontenterà di una piccola torre sulla riva del mare, perché

conosce bene le sue capacità.

vv. 31-32 - Nessuna battaglia si potrà mai vincere senza ambascerie di pace.

Combattere per avere supremazia regale su ogni altro è di per sé una battaglia

perduta. Perché l'uomo non è chiamato ad essere re di dominio, ma signore di

pace. E avvicinarsi all'altro mentre è ancora lontano è il segno più bello della vittoria

dove nessuno perde e nessuno vince, ma tutti si diventa servi dell'unica vera

sovrana del mondo: la pace, la pienezza dei doni di Dio.

v. 33 – Si può qui riassumere la condizione che Gesù pone, quella della libertà

da se stessi e da ogni bene materiale, con una rifessione tratta dalla tradizione

spirituale cristiana. Se si declinano i vizi capitali, si scoprono le modalità dell'avere

di cui parla qui Gesù: un essere umano che modula la sua vita sull'avere è prigioniero

del vizio: pretende di avere potere su tutto (superbia), di godere a piacimento

(lussuria), di uscire dal limite come diritto che gli appartiene (ira), di essere

ingordo di beni (gola), di rubare ciò che è di altri (invidia), di tenere per sé

(avarizia), di accoccolarsi nell'apatia senza impegnarsi per alcuna cosa (accidia). Il

discepolo, invece, che vive la profonda libertà di essere legato al suo Maestro,

viaggia sui binari delle virtù vive dei doni dello Spirito: che ha il senso delle cose

di Dio (sapienza) e lo dona senza trattenerlo, che penetra il signifcato essenziale

di tutto ciò che è Vita (intelletto), che ascolta la voce dello Spirito (consiglio) e si

fa eco di ogni discernimento (consiglio), che sa lasciarsi proteggere dal limite del

suo essere uomo (fortezza) e non cede alle lusinghe della trasgressione, che sa

conoscere i segreti della storia (scienza) per costruire orizzonti di bene, che non

si arroga il diritto di dare senso, ma accoglie la sorgente del divino (pietà) che

scaturisce negli abissi del silenzio, che rende grazie di fronte alle meraviglie di grazia

del suo Creatore (timor di Dio) senza temere la sua piccolezza.

Appartenere più che possedere è il segreto dell'amore gratuito del Maestro e del

discepolo. Chi segue Gesù non è un discepolo qualsiasi che impara una dottrina,

ma diventa il discepolo amato, capace di narrare le meraviglie di Dio quando il

fuoco dello Spirito farà di lui una luce che illumina il mondo nel suo cammino

verso la pienezza della pace.

- pro manuscripto -

Lavori di manutenzione straordinaria in chiesa parrocchiale

Diamo un resoconto sommario dei lavori
di manutenzione straordinaria nella chiesa p.le
eseguiti nei mesi estivi:



1. Restauro panche e porta d’ingresso chiesa p.le

(32x€ 80,00 + € 500,00 : Carlo Ciccone)

Offerte pervenute a oggi: € 2.500,00



2. Riadeguamento liturgico del presbiterio:

- gradini e pedana del nuovo presbiterio

- mensa e composizione del nuovo altare

- abbassamento e ricollocazione ambone

- abbassamento battistero

- nuova sede di presidenza

- collocazione “nuovo” tabernacolo

- restauro altare “tridentino”

- lucidatura pavimenti in marmo

[ditta “Italmarmi” di Spoltore:

preventivo di € 5.500,00 giunto a € 7.400,00]



Finora abbiamo pagato in 3 rate 5.100,00; pagheremo in resto in altre 6 riba. Il “Comitato civico per il restauro delle chiese di Treglio” contribuirà a questi lavori. La sede è stata donata dal parroco.



3. Stiamo anche restaurando le formelle di gesso raffiguranti la Via crucis, compromesse dal tempo e dall’umidità. Si sta valutando la possibilità di rendere apribile il finestrone centrale della facciata e di rendere più sicuro e facile l’accesso alla cantoria tramite una nuova scala.



4. I lavori nella chiesetta di San Rocco sono fermi a causa di permessi per il consolidamento del pavimento: speriamo possano riprendere la più presto.

Approfondiamo con la Bibbia la Parola domenicale

PAROLA CHE SI FA VITA

Alcuni brani biblici a commento della Parola domenicale: ci aiutano ad accoglierla
come avvenimento di salvezza nella nostra vita.



Giovanni 21,15-19 Gàlati 1,11-24 Ezechiele 24,15-27 Seguire Gesù:



Filippesi 3,7-13 Ebrei 11,8-10; 32– 12,2 …il resto è nulla!

Puoi pregare:

Salmo 16 - Tieni saldi i miei passi.

Salmo 36 - Confida nel Signore.

Agenda settimanale: 6-12 settembre 2010

AGENDA SETTIMANALE

6 - 13 SETTEMBRE 2010

Settimana di incontri con i catechisti dei diversi gruppi

* * *

Lunedì 6, ore 21.00: Messa in c.da Paglieroni



Martedì 7, ore 18.30: Messa nella chiesa di S. Giorgio



Mercoledì 8 - NATIVITÀ DI MARIA

ore 11.30: Messa in Cattedrale

ore 21.00, in chiesa p.le: Attorno alla Parola domenicale (portare la Bibbia)



Giovedì 9, ore 18.30: Messa in chiesa p.le



Venerdì 10, ore 21.00 - Consiglio pastorale parrocchiale:

- Aggiornamento pastorale diocesano

- Documento programmatico 2010-2011



Sabato 11

XXIV DOMENICA DELL’ANNO C

ore 18.30: Messa in chiesa p.le



DOMENICA 12

ore 9.00: Messa in S. Giorgio

ore 11.00: Messa in chiesa p.le

* * *

Giovedì 23, ore 21.00: Incontro catechisti dell’I.C.

Una Comunità che celebra: la Liturgia domenicale - XXIII Domenica dell'Anno C: 5 settembre 2010

SEGUIAMO GESÙ PORTANDO LA CROCE CON LUI

La domenica 23a del tempo ordinario C trova il suo asse di rotazione attorno alla parola



prudenza, intesa come valutazione tra due scelte. Si può dire che oggi siamo invitati a riflettere


su quale è lo spessore della nostra capacità di discernimento alla luce delle condizioni


che Gesù pone per fare parte della sua comunità profetica in cammino verso il


Regno di Dio: relativizzazione dei vincoli familiari, il metodo della croce e la povertà


come libertà. Le parole di Gesù possono scandalizzare: in greco si usa il verbo proprio


dell’odio, misèo, che ha una connotazione di ostilità e di opposizione ed evidenziano un


contrasto non sanabile che esige una scelta radicale.


Gesù non è un adulatore, né un demagogo che cerca di sedurre le folle per avere un


seguito con cui scalare il potere o trarne un vantaggio. Al contrario, per tutta la sua


vita terrena Gesù scoraggia le folle che vogliono seguirlo e invita a cercare la verità,


sempre e comunque. Diretto verso Gerusalemme, Gesù vede che una folla numerosa


lo segue: questo fatto lo preoccupa perché la folla non va a dare la propria vita, ma è


eccitata per andare a condividere il potere con lui, riconosciuto Messia secondo le proprie


attese. È forse uno dei momenti più deludente della vita di Gesù: egli si rende


conto che la sua predicazione è fallita perché è stata fraintesa da tanti.


Spesso noi abbiamo una attesa nostra di Dio e quando essa non è adempiuta, cadiamo


nello sconforto e arriviamo ad essere drastici: «Dio non mi ascolta!». La domanda da


porsi è: «Per quali ragioni io non riesco a sentire Dio che parla?». Bisogna cioè capire


quali sono i criteri in base ai quali io scelgo nella mia vita e che cosa mi impedisce di


discernere la Presenza/Shekinàh che non mi abbandona. La liturgia di oggi ci mette in


guardia e ci offre i criteri di discernimento per non cercare invano, ma per ritrovare


noi stessi e così «vedere» il volto di Dio, il solo possibile: quello svelato da Gesù che


non invita a spartirsi posti e prebende di potere, ma invita a prendere la croce e ad andare


a Gerusalemme per offrire gratuitamente la propria vita. Gesù annienta i falsi entusiasmi


messianici con la durezza del linguaggio che gli è tipica, l’austerità della sua


vita e le condizioni essenziali del ridimensionamento di ogni bene e di ogni legame (cf.


Lc 14,26-27.33). Chi vuole essere discepolo di Gesù è chiamato a condividere il suo


cammino verso Gerusalemme, la città santa dove egli viene ucciso e in cui offre la sua


vita. Gesù non fonda partiti, né promette tutto e il contrario di tutto: per seguirlo bi -


sogna fermarsi, valutare le condizioni e le conseguenze, scegliere liberamente e infine


camminare sapendo che la mèta è Gerusalemme, la città delle contraddizioni: custodisce


il Tempio con la Presenza e nello stesso tempo la nasconde nella sua religiosità


senza fede; aspetta il Messia con ansia e quando arriva non lo riconosce perché non è


essa si aspettava; è scrupolosa nella ricerca della gloria di Dio e nello stesso tempo si


affretta a crocifiggerlo perché non partecipa alla vita della cricca religiosa e politica che


detiene il potere dello spirito e dell’economia. Decisamente per Gesù credere è avere


gambe per camminare e andare incontro alla croce, il trono della sua gloria, da cui non


da re, ma da Servo regalerà la sua vita a tutti coloro che «volgeranno lo sguardo a colui


che hanno trafitto» (Gv 19,37; cf. Zc 12,10).


Qual è il metodo per questa «sequela» ad alto rischio? Il primo atteggiamento è misurare


la distanza che ci separa da Dio e non pretendere di imbrigliarlo nei pochi centimetri


della nostra esperienza. L’autore della Sapienza ci ricorda di non usare il nome di Dio


per rendere schiavi gli altri; se non sappiamo capire nemmeno le cose della terra come


possiamo pretende d’interpretare la volontà di Dio? Al sapiente risponde Paolo: «Lo


Spirito conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio» (1Cor 2,10) e lo stesso


«Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza» (Rm 8,26). Coloro che sono ripieni dello


Spirito, come Maria (cf. Lc 1,35), possono accedere al mistero di Dio, e saranno docili e


umili ascoltatori di tutta la Parola che è disseminate nel cuore di ciascuno.


Il secondo atteggiamento è suggerito da Paolo: bisogna essere liberi anche da se stessi. Nel


biglietto all’amico Filèmone, che l'apostolo manda attraverso Onèsimo, lo schiavo fuggito


che diventa fratello nella fede di entrambi, Paolo chiede all’amico di superare la


soglia della legge per compiere un gesto di vita che è un segno di profonda libertà: ac -


cogliere lo schiavo non più come sua proprietà, ma come figlio di Paolo e quindi come


fratello di Filèmone. Pur non potendo cambiare la legge ingiusta sulla schiavitù, Paolo


sovverte l’ordinamento sociale del suo tempo dall’interno, dando le ragioni per una visione


della realtà «dall’alto». Filèmone così è chiamato a dare testimonianza di un nuovo


ordine di giustizia e per questo non deve fare calcoli, ma scegliere e valutare cosa sia


più giusto fare da credente.


Gli altri tre atteggiamenti descritti dalla liturgia odierna si trovano nel vangelo, dove


Gesù, collocandosi sulla linea delle altre letture, esige alcune condizioni fondamentali.


Il terzo atteggiamento è l’«odio» verso la famiglia. Lc nel suo vangelo parla con più


attenzione di gradazioni dell'amore, portando la scelta alle estreme conseguenze perché


aggiunge altre forme di relazione, visto che alla famiglia aggiunge la moglie, i fratelli e


sorelle e chiude il cerchio con la propria vita. Questo elenco di sette situazioni dove si


esprimono le realizzazioni possibili di affettività, indicano chiaramente che la scelta di


seguire Gesù non lascia nulla come prima, ma coinvolge ogni fibra interiore di vita,


ogni piega dell’esistenza perché non esige una adesione superficiale, ma il capovolgimento


radicale delle priorità secondo il vangelo. Il quarto atteggiamento che Gesù esige


come conseguenza del precedente è il riconoscimento che uno solo è l’assoluto ed è


Dio, tutto il resto deve seguire come conseguenza di questa priorità. Alla fine si scoprirà


che scegliere Dio radicalmente significherà riscoprire la vita e i suoi protagonisti


e ritornare alle relazioni con cuore e mente nuovi. Le parole di Gesù sono la radicalizzazione


plastica dello Shemà Israel: «Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore,


con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6,5; cf. Lc 10,27). Senza Dio l’amore non può


reggere, semmai si vivono contratti o avventure senza storia e senza speranza. Il quinto


atteggiamento che Gesù pone è il discernimento: seguire Gesù non è una passeggiata,


ma chiede di entrare nel cuore della vita dove si decidono le scelte forti e impegnative


e dove non si può restare indifferenti perché si è obbligati a vivere con passione e con


dono totale di sè. Lo Spirito che invochiamo sia la nostra forza e la roccia del nostro


discernimento.

INVOCAZIONI PENITENZIALI




Signore, tu ci ami ma noi non ti seguiamo con tutto il cuore.

Kyrie, elèison!



Cristo Gesù, tu prendi la croce con noi, ma noi non ti seguiamo con gioia e libertà.

Christe, elèison!



Signore, tu rinunci ad ogni possesso, ma noi non ti seguiamo come i poveri.

Kyrie, elèison!



INNO DI LODE: Gloria a Dio…



PREGHIERA DELL’ASSEMBLEA

+ O Padre, tu sai come a stento comprendiamo i percorsi della nostra esistenza, e con maggior fatica vi rintracciamo la tua presenza. Lo Spirito del tuo Figlio Gesù ci renda suoi sapienti discepoli portando con Lui, ogni giorno, la nostra croce. Egli è Dio, e vive e regna con te... Amen!



LITURGIA DELLA PAROLA



Dal libro della Sapienza 9,13-18



Quale, essere umano può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. A stento immaginiamo le cose della Terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del Cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se Tu non gli avessi dato la Sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo Spirito? Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla Terra; gli esseri umani furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della Sapienza. Parola di Dio!

Salmo responsoriale - 89



R./ Signore, sei stato per noi un rifugio...

[Solo in Dio riposa l’anima mia: da Lui la mia speranza!]



1. Signore, tu fai ritornare l’uomo in polvere,

quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».

Mille anni, ai tuoi occhi,

sono come il giorno di ieri che è passato,

come un turno di veglia nella notte.

2. Tu li infrangi: sono come un sogno

al mattino, come l’erba che germoglia,

fiorisce e alla sera è falciata e secca.

3. Insegnaci a contare i nostri giorni

e acquisteremo un cuore saggio.

Ritorna, Signore: fino a quando?

Abbi compassione dei tuoi servi!

4. Saziaci al mattino con il tuo amore:

esulteremo e gioiremo per sempre.

Sia su di noi la tua tenerezza, Signore,

nostro Dio: rendi salda per noi

l’opera delle nostre mani.



Dalla lettera a Filèmone 1,9...17*



Carissimo. Ti esorto, io Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando lui, che mi sta tanto a cuore. (Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario. Per questo forse è stato separato da te per un momento:) perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, (in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore. Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso).

Parola di Dio!

Alleluja, alleluja!

Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo e  insegnami i tuoi decreti, o Signore!

Alleluja, alleluja!

+ Dal vangelo secondo Luca

14,25-33

In quel tempo. Una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Parola del Signore!



PROFESSIONE DI FEDE-SIMBOLO DEGLI APOSTOLI



Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.



LA PAROLA SI FA PREGHIERA



+ Fratelli e sorelle, preghiamo Dio nostro Padre, che ancora oggi ci chiama a seguire suo Figlio Gesù:

R./ Padre, ascolta la nostra preghiera!

1. Per i pastori della Chiesa, i catechisti, gli educatori, i genitori, annuncino con coraggio la Parola di Gesù, anche se scomoda ed impegnativa. Preghiamo.



2. Per i governanti, per gli uomini di cultura e di scienza, si facciano guidare dalla sapienza di Dio per condurre l’umanità sulla via della pace. Preghiamo.



3. Per i cristiani perseguitati, donino la propria vita con Cristo. Preghiamo.



4. Per i credenti, lottino per “costruire la Pace custodendo il Creato”, preghiamo.



5. Per la nostra comunità parrocchiale, ci riconosciamo fratelli e sorelle non solo a parole, ma accogliendoci nella fede come un dono di Dio. Preghiamo.



DALLA PAROLA ALL’EUCARISTIA



+ Ti ringraziamo Padre, ci hai donato il tuo Figlio crocifisso, vera Sapienza del tuo amore. In questa sosta eucaristica tu ci doni pane e vino per continuare a camminare seguendolo guidati dal tuo Spirito. Ora e per sempre . Amen.



LITURGIA EUCARISTICA



PREGHIERA EUCARISTICA - Acclamazioni



+ Prendete, e mangiate… per voi.

- E’ il Signore Gesù: si offre per noi!



+ Prendete, e bevetene… memoria di me.

- E’ il Signore Gesù: si offre per noi!



+ Mistero della fede!

Annunziamo la tu morte, Signore;

proclamiamo la tua risurrezione;

nell’attesa della tua venuta!



+ Celebrando… popolo sacerdotale.

- Noi ti ringraziamo, o Padre!



+ Ti preghiamo… un solo corpo.

- Un cuor solo, un’anima sola, per la tua gloria, o Padre!



+ Ricòrdati… il popolo cristiano.

- Un cuor solo, un’anima sola... !

+ Ricòrdati... la luce del tuo volto.


- Ricordati, o Padre!



+ Di noi tutti abbi misericordia…

canteremo la tua gloria. [mani alzate]



Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre onnipotente,

nell’unità dello Spirito santo,

ogni onore e gloria

per tutti secoli dei secoli. Amen!



Alla comunione



“Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo”.

... di nuovo in cammino

Riprendiamo in questa domenica non soltanto il solito orario delle celebrazioni e il foglietto di 4 pagine. Questi sono il segno che stiamo anche riprendendo anche “il ritmo ordinario” della nostra vita comunitaria di parrocchia.


Durante l’estate siamo un po’ più “dispersi” anche se alcuni momenti sono stati particolarmente intensi: “il camposcuola medie”; “la tendopoli” per alcuni giovani; la tragica morte di Cristian; le tradizionali Feste dell’Assunta e di San Rocco…

E’ stato anche il tempo di alcuni interventi nella nostra chiesa parrocchiale: il nuovo ingresso a vetri, il restauro delle panche, il riadeguamento liturgico del presbiterio: altare - ambone – sede - battistero - custodia eucaristica… tutti elementi non solo architettonici, ma evocativi e simbolici che ci permettono di celebrare con maggior efficacia la presenza del Signore risorto nella nostra assemblea liturgica. Appena sarò possibile vorrei illustrare dettagliatamente il perché di questi adeguamenti e il loro significato architettonico e liturgico.

All’inizio dell’estate ci siamo anche riuniti come consiglio pastorale per dare uno sguardo d’insieme ad un possibile itinerario unitario di formazione che abbia come riferimenti essenziali la Parola di Gesù che ci sarà donata nel 2010-2011 dal vangelo di Matteo (ciclo A) e dall’esperienza storica che siamo condividendo, sempre più globalizzata ed intricata, anche livello nazionale.

Non è il momento di analisi socio politiche od economiche… siamo già abbastanza bombardati in questo senso dai mezzi di comunicazione: TV, giornali, internet….

Vorrei riportare stralci di una riflessioni che ho proposto anche al consiglio. La trovo molto stimolante e orientativa.

“Il Vangelo ci dice che sono gli uomini e le donne, la nostra umanità, che à sapore alla vita…; uomini e donne in quanto tali!


…spesso dimentichiamo di tornare alla bellezza e alla sensatezza della nostra umanità. Siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio! …aprire la nostra umanità all’invasione della vita nuova, all’immersione nella vita di Cristo …se questa vita è illuminata dalla fede


…se sei cristiano non puoi nasconderti!


…essere un fatto pubblico con cui tutti possono confrontarsi. Vi chiedo di non chiudervi nelle vostre sacrestie o di non diventare una collezione di bonsai, ma una foresta di


persone. Eppure abbiamo ridotto il Vangelo


a galateo. La verità di Dio abita dovunque c’è una sua immagine, in ogni volto umano.


Per tutti noi è scritta a metà: metà nella sua parola e l’altra nella vita degli uomini.


A noi aiutare l’incontro e la scoperta“

(+ Domenico Sigalini).



Sono espressioni forti, che riguardano anzitutto noi adulti, perchè cogliamo quotidianamente l’invito di Gesù a “camminare dietro di Lui”, non da soli, ma in una compagnia che non ci siamo scelti e che ci è stata donata: la comunità cristiana parrocchiale.



P. Roberto G.