sabato 13 febbraio 2010

Approfondiamo la Parola domenicale: le lectio del prete Carmine Miccoli

Chiesa del Purgatorio – Lanciano (CH)
LECTIO DIVINA

“Beati voi, poveri... ma guai a voi, ricchi!” (cf. Lc 6,20.24)

P.: O Padre, noi ti ringraziamo perché ci hai riuniti alla tua presenza per farci ascoltare
la tua parola: in essa tu ci riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà. Fa’
tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua e perché non troviamo condanna nella
tua parola, letta, ma non accolta, meditata, ma non amata, pregata, ma non custodita,
contemplata, ma non realizzata, manda il tuo Spirito Santo ad aprire le nostre menti e
a guarire i nostri cuori. Solo così il nostro incontro con la tua parola sarà rinnovamento
dell’alleanza e comunione con te e con il Figlio e lo Spirito Santo, Dio benedetto
nei secoli dei secoli. A.: Amen.

L.: Ascoltiamo la Parola del Signore dal racconto dell'evangelista Luca
(Lc 6,17-26; trad. CEI 2008; tra [ ] le parti omesse dalla liturgia).

17 Gesù, disceso con loro [=i Dodici, cf. 6,12-16], si fermò in un luogo pianeggiante.
C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da
Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, [18 che erano venuti per ascoltarlo ed
essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri
venivano guariti. 19 Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza
che guariva tutti.] 20 Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi,
poveri, perché vostro è il regno di Dio. 21 Beati voi, che ora avete fame, perché sarete
saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. 22 Beati voi, quando gli uomini vi
odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro
nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno ed
esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti
agivano i loro padri con i profeti. 24 Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto
la vostra consolazione. 25 Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a
voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. 26 Guai, quando tutti gli uomini
diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Note di esegesi per la comprensione del testo

Se dovessimo usare una espressione moderna per defnire il discorso programmatico
di Gesù, meglio conosciuto come discorso della montagna nella versione di
Mt e discorso della pianura nella versione di Lc, potremmo dire esso è la carta costituzionale
della nuova realtà che Gesù propone, il Regno di Dio. Da essa non si
può prescindere perché si svuoterebbe completamente ogni ambito di vita conseguente:
non avrebbe senso la Chiesa, non avrebbe senso la predicazione, perché
il vangelo sarebbe solo propaganda in funzione di un «sistema» di condizionamento.
In uno Stato democratico, il codice penale e quello civile hanno senso
perché raffgurano e attuano nelle diverse circostanze della vita la dimensione e
la prospettiva di «comunità» descritta nella Costituzione che contemporaneamente
esprime l’orizzonte di una società e ne delimita i confni. Essa non è fatta
di norme, ma di principi fondamentali in cui si riconoscono uomini e donne di
estrazioni culturali diverse. La Costituzione è la carta di identità di un popolo che
non è la somma di tanti individui, ma la convergenza di tutti i desideri di libertà
espressi dalle singole persone.
In Mt Gesù pronuncia cinque discorsi, corrispondenti ai cinque libri della Toràh
che la tradizione attribuisce a Mosè, di cui quello che contiene le beatitudini è il
primo ed è collocato sul monte per meglio equiparare Gesù a Mosè. Nella nuova
economia di salvezza, è Dio stesso che per bocca di Gesù parla direttamente non
al solo Israele, ma all’umanità intera. In Lc Gesù non fa cinque discorsi, ma compie
un solo, lungo viaggio che parte della Galilea, terra d’Israele equiparata a quella
dei pagani («Galilea delle Genti», cf. Is 8,23; Mt 4,15), e ha come mèta la città santa
dove si compie il destino di Israele e quello di Dio: lungo questo viaggio Gesù
insegna e opera, parla e agisce. Il discorso programmatico del Regno è collocato
dentro questo viaggio.
Il testo del vangelo di oggi fa parte di una sezione molto più ampia, che inizia in
Lc 6,12 e si conclude in 7,17: tutta la sezione comprende sei unità letterarie più
piccole così strutturate1: a. (6,12-19) vocazione dei Dodici, chiamati a insegnare e a
guarire come Gesù; b. (6,20-26) quattro beatitudini e quattro “guai” (maledizioni);
c. (6,27-38) vocazione dei discepoli, chiamati ad agire con gli esseri umani come il
Padre; d. (6,39-49) la parabola dell’albero e dei frutti (centro della sezione); e. (7,1-
10) a Cafarnao (nord di Tiberiade): Gesù guarisce il servo del centurione pagano;
f. (7,11-47) a Naim (sud-est di Nàzaret): Gesù guarisce la fglia della vedova ebrea.
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1 Per lo schema, cf. R. MEYNET, Il Vangelo secondo Luca. Analisi retorica, Roma 1994, 209-237.
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Ognuna di queste sotto unità a sua volta si suddivide ancora in altri segmenti letterari
che ci permettono di vedere l’articolazione del pensiero dell’evangelista
che aveva un suo obiettivo preciso nello scrivere in questo modo.
La vocazione dei Dodici avviene prima sia delle dichiarazioni programmatiche che
della vocazione dei discepoli, tra i quali evidentemente vi è una differenza. I Dodici
sembrano acquisire fn da subito, nei Sinottici, un compito di primo piano: essi
devono vedere ciò che poi dovranno testimoniare, come garanti della fede della
comunità. Ciò spiega perché la fede in Gesù può essere defnita correttamente
come «fede apostolica», perché si fonda sulla parola di coloro che hanno visto
Gesù e garantiscono con la loro vita e la loro coerenza di testimoni che egli è
Dio. I Dodici devono imitare Gesù, che li associa a sé nello stesso ministero di insegnare
e guarire; in un certo senso essi prolungano Gesù nella storia. I discepoli
sono chiamati invece ad uniformare il loro comportamento su quello di Dio, perché
è attraverso la loro vita che egli si può rendere visibile agli altri esseri umani.
Gli uni (Dodici) e gli altri (discepoli) vivono di coerenza interna, perché sono i
frutti che permettono di riconoscere l’albero e la sua specie. Il frutto che porta
chi segue Gesù è la guarigione dell’umanità senza più alcuna distinzione, ebrea o
pagana: tutti partecipano ormai della stessa grazia, in vista dello stesso risultato, la
vita piena. Il servo del centurione romano e il fglio della vedova sono solo due
segni della nuova umanità che sorge sulle parole di Cristo.
La preoccupazione universalistica di Lc emerge anche dall’ambientazione geografca
(Lc 6,17). Da questo versetto emergono diversi elementi che è bene sottolineare:
a. Gesù discende (gr.: katabàs, da katabàino, “discendo”): si esprime l’idea dell’abbassamento
di Dio, dall’alto verso il basso; Lc usa lo stesso verbo che la LXX usa
per Mosè che scende verso il popolo (cf. Es 19,10.21). Si noti che come in Es
19,20 sia Dio che discese, mentre Mosè, convocato da Dio, salì sul monte. Il processo
di un Dio che «scende» verso gli uomini è inconcepibile nella concezione
orientale della «divinità» che sta sempre «in alto» per non contaminarsi con «il
basso» degli umani. Il Dio di Mosè invece si rende «prossimo» del suo popolo e
cammina con loro (Dt 20,4; 31,6; Is 52,12); con Gesù addirittura s’immerge nell’umanità
affitta e sofferente fno a diventare una cosa sola con essa perché non
solo si avvicina, ma la tocca, diventando impuro tra gli impuri (cf. Lc 5,13; 7,14.39).
b. Gesù discende con loro: sono i Dodici che egli sceglie in Lc 6,13-16. Nell’AT Dio
scendeva attorniato dagli «eserciti» della natura come tuoni, lampi, nubi, ecc. (Es
19,16; 20,18), ora è in compagnia di Dodici discepoli, rappresentanti delle dodici
tribù di Israele, che hanno la funzione di testimoni autorevoli perché tutto sia giuridicamente
valido come stabilisce la Toràh alla presenza di «due o tre testimoni»
(Dt 17,6; 19,15; Mt 18,16; 2Cor 13,1; 1Tm 5,19). È il principio dell’autorità nella
Chiesa e il senso della sua funzione di garanzia della testimonianza: il ministero
non esiste per se stesso o in funzione della sua affermazione, ma solo ed esclusivamente
come testimone della Presenza.
c. Vi è una folla di discepoli e una moltitudine di popolo, abbastanza inverosimile all’inizio
della predicazione di un giovane rabbi ancora sconosciuto: questo dimostra
che il racconto è una proiezione «dal dopo al prima», dal momento che il
vangelo è scritto dopo la Pasqua alla luce della quale tutto s’illumina. La «moltitudine
del popolo» proviene «da tutta la Giudea e da Gerusalemme», cioè dall’estremo
sud-est della Palestina, ma anche «dal litorale di Tiro e Sidone» in Siria,
cioè a nord-ovest, fuori della Palestina. Storicamente è una esagerazione inverosimile
(«tutta» la Giudea; cf. Lc 7,17; 23,5; Mt 3,5). Tiro e Sidone sono città pagane
che sono assunte nei Vangeli come modelli di fede a confronto dei «religiosi»
Giudei che invece si comportano come pagani (cf. Lc 10,13-14; Mt 11,21-22;
15,21; Mc 3,8; 7,24.31). Lc ha una visione teologica della storia umana e la presenta
come teatro dell’intervento di Dio per cui non è più possibile separare la vita
di Dio da quella dell'umanità. In questo contesto, Lc inserisce la nascita di Gesù
nel cuore degli avvenimenti dalla storia profana (cf Lc 2,1-5).
d. Prima di mettersi a parlare per insegnare, Gesù «alzati gli occhi verso i suoi discepoli,
diceva», eppure c’è anche la «moltitudine di popolo». Il senso di questa annotazione
è che l’insegnamento di Cristo può restare lettera morta, vane parole
se non si è discepoli, se non si è disposti ad ascoltarlo con le fbre dell’anima.
Non basta avere qualcosa da dire per essere maestri, bisogna che qualcun altro si
ponga in atteggiamento di «discepolo» e instauri una relazione di conoscenza. È il
senso della mediazione: nessuno di noi può da solo capire il senso e la direzione
del cammino; tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia da specchio, da verifca.
Il maestro non è per se stesso, ma solo in relazione ad un discepolo. Molti
che oggi esercitano l’autorità, nella Chiesa o in una comunità o anche in famiglia,
sono semplicemente caricature, gente che crede nel proprio cipiglio autoritario:
hanno una tale considerazione di sé da non accorgersi di essere soli col loro potere
senza autorevolezza. A guardare dall’esterno, spesso viene da pensare che la
gerarchia ecclesiastica somigli ad un pastore senza pecore: essa parla e nessuno
l’ascolta, scrive astrusi documenti magisteriali che nessuno legge e intanto il popolo
va per conto suo. Bisogna credere per ascoltare, bisogna amare per riconoscere
e bisogna servire per essere credibili.
Lc 6,20-26 riporta quattro beatitudini e quattro guai, strutturati in una corrispondenza
esemplare. Gesù storicamente deve avere usato questo stile, secco, asciutto
e tagliente, che rispecchia la predicazione dei profeti dell’AT2. Il contenuto dell’insieme
è evidente anche ad una lettura superfciale: Gesù inaugura uno nuovo
modo di esercitare la giustizia che non si basa più sulle apparenze e sulla religionemercato
che crede di potere comprare Dio con le buone azioni o con la materialità
dei riti, ma che esige la disponibilità del cuore per rischiare il coinvolgimento
totale in un incontro di vita che cambia l’esistenza.
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2 Per «beati», cf. Is 32,20; Sal 2,12; 84[83],5-6, ecc.; per «guai», cf. Am 5,18; Is 5,8; Ez 13,18;
Sof 2,5, ecc.
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Non sono più le cirostanze esteriori che determinano il rapporto con Dio, ora è necessario ascoltare le condizioni del Regno e scegliere di aderirvi con l’assenso che sgorga dall’intimo
dell’essere. Scegliere di seguire Gesù e il suo insegnamento signifca compiere
una scelta che porta naturalmente alla persecuzione, perché la logica del vangelo
è opposta a quella del sistema-mondo che, sentendosi minacciato, opera due
reazioni: cerca di comprare la Chiesa con regali, offerte, promesse, onori e
scambi oppure, se non riesce ad «addomesticare» il nemico, lo combatte con la
persecuzione e la calunnia. Questo comportamento è esplicito ed evidente nel
mondo della politica che cerca disperatamente il consenso delle gerarchie
ecclesiastiche per avere il dominio dei credenti in cambio di favori nel campo
della scuola privata, delle facilitazioni fscali, di leggi specifche che toccano
materie «sensibili».
Le beatitudini annunciano un ribaltamento della situazione, caro a Lc che lo aveva
annunciato già nel cantico di Maria, il Magnifcat, dove la donna di Nàzaret fa una
scelta di campo sull’esempio del suo Dio, che si schiera dalla parte degli umili e
dei poveri, scalzando i potenti e i ricchi (cf. Lc 1,52-53). Di fronte a questa pagina,
non esiste, né può esistere “distinguo”: Gesù non pone il ricco e il povero sullo
stesso piano, ma oppone due prospettive, due orientamenti di vita, due visioni di
progettazione. Il ricco è sazio e autosuffciente perché colmo di «materia prima»,
tanto che ancora oggi si dice che con i soldi tutto si può comprare, anche gli esseri
umani; il povero non ha difese e deve fdarsi degli altri perché per la sua condizione
deve aprirsi al mondo esterno e questo spiega perché i poveri possono
essere più ospitali, generosi, liberi.
Spesso si accusa la Chiesa di predicare ai poveri la rassegnazione «qui, in questo
mondo», favorendo così i ricchi e rimandando la consolazione nel mondo a venire,
«nel Regno dei cieli». Che sia stata questa la natura della predicazione corrente,
non c’è dubbio, ma non è questa la dimensione del Vangelo: tra l’«ora» e il
«Regno di Dio e quel giorno» non c’è un rapporto temporale, ma un rapporto di
qualità che si vive «adesso, qui», nella Storia, come premessa e anticipo del Regno
che sarà. Regno di Dio non signifca «oltre la morte», ma signifca il «versante di
Dio», la prospettiva, il fne che è ora nella storia di ciascuno/a. Ognuno di noi è
chiamato «adesso» a scegliere tra il bene e il male, tra la ricompensa immediata e
la prospettiva dell’insieme. In questo senso, l’uso che facciamo dei beni della terra
deve essere «povero», perché dobbiamo pensare che dopo di noi altre generazioni
si affacceranno sulla soglia della porta del mondo e delle sue risorse. Il credente
è colui che vive l'«adesso» del Vangelo nel contesto di una visione d’insieme:
quello che è ieri ci appartiene, perché da esso proveniamo; quello che è il domani
ci appartiene, perché ad esso andiamo e non da soli, perché andiamo incontro
all’umanità che avanza dal futuro. Il cristiano è colui che, se dovesse vivere
nella ricchezza e nel benessere, li regola e li sente come dimensione comunitaria,
come prospettiva di salvezza universale nella condivisione e nella sobrietà. Una
Chiesa equidistante tra ricchi e poveri è una Chiesa che tradisce il Vangelo; se poi
gli uomini di Chiesa - e segnatamente la gerarchia - cerca e contratta appoggi o
connivenze con i ricchi per avere risultati sul piano sociale, politico o legislativo,
non solo tradisce il suo mandato, ma rinnega quel Dio che l’ha scelta come
«segno e sacramento di salvezza universale» (cf. Lumen Gentium, 1). Gesù non ha
chiamato la Chiesa ad essere diplomatica, ma solo profetica e il profeta deve fare
una scelta di campo; egli non può stare con chiunque, ma solo con i poveri,
perché di essi è il Vangelo di Gesù e il Regno dei cieli. Il nucleo del pensiero di Lc
è tutto qui: chi è pieno di cose e di se stesso non è in grado di scendere nelle
profondità del proprio essere, perché egli è pago di ciò che sperimenta
superfcialmente. Il povero fa l’esperienza della solitudine perché è privo di cose,
spesso anche del necessario; la sua solitudine, cioè la comprensione della sua
consistenza, lo rende disponibile all’incontro, perché egli sa che può solo ricevere
e in questo atteggiamento interiore è capace di profondità inaudite nello spirito.
Il povero non è beato in quanto misero e il ricco non è maledetto in quanto
possidente, ma l’uno e l’altro sono misurati in ragione della loro consistenza
interiore che, se autentica, li condurrà alla condivisione e alla partecipazione non
solo dei beni, ma anche e specialmente della vita, nella prospettiva dell'amore
solidale e liberante di Dio.

- pro manuscripto -

IMPOSTAZIONE E PROGRAMMAZIONE PER LA QUARESIMA 2010

AD USO DEGLI ANIMATORI LITURGICI E DEI CATECHISTI
Parrocchia SS. Maria Assunta – Treglio (Lanciano-Ortona)



Dopo gli incontri con i catechisti dell’IC dei bambini e dei ragazzi e con la commissione liturgica, metto a disposizione di tutti alcune note di come abbiamo deciso di impostare la nostra animazione per vivere meglio, con tutta la comunità parrocchiale, questo tempo “favorevole” alla nostra conversione a Cristo e alla riconciliazione tra noi (come ci suggeriscono quest’anno i nostri Vescovi).
Lungo il percorso potranno essere arricchite da altre proposte e contributi.
Ringrazio tutti per la collaborazione e la condivisione del nostro intento pastorale.

Treglio, B.V. di Lourdes, 11 febbraio 2010

p. Roberto G.


I PUNTI DI FORZA PER IL CAMMINO QUARESIMALE

1. Anzitutto la Parola di Dio che ci viene donata dalla Chiesa attraverso le letture che sono proclamate di domenica in domenica. Ad esse dobbiamo porre la massima attenzione nell’ascolto e nell'assimilazione.
Per questo motivo saranno presentate schematicamente sulla prima pagina di “Treglio in cammino” (5/254) e in un pieghevole che sarà distribuito a tutti nella prima domenica di quaresima. Ad ogni domenica è dedicata una paginetta con un tema che può essere ripreso lungo la settimana nella meditazione e nella preghiera.
2. Quest’anno avremo la gioia e la grazie di accompagnare un’adulta al Battesimo: Kamberi Emine. In questi anni è divenuta parte del nostro paese e ora il suo desiderio è di diventare cristiana e di condividere con noi la fede in Gesù Cristo, morto e risorto per noi. Riceverà il Battesimo nella Notte di Pasqua e in questa Quaresima sta intensificando la sua preparazione che avrà anche delle tappe durante le nostre liturgie domenicali.
I. La presentazione: ammissione al catecumenato e scelta del “nome nuovo”
II. La consegna del Padre nostro
III. La consegna del Simbolo di fede
IV. L’Effetà e la consegna dei Vangeli
V. L’unzione con l’olio
PSQ. Professione di fede e Iniziazione cristiana: Battesimo – Confermazione - Eucaristia
Sarà anche per noi una riscoperta del nostro Battesimo e del nostro rapporto con il Signore Gesù.
3. La Liturgia propone ai battezzati, proprio con la Quaresima, un itinerario di conversione a Cristo, crocifisso – risorto, per esser da Lui rinnovati nella nostra identità di figli, sempre compromessa dalle nostre tendenze e dai nostri comportamenti egoistici. E’ l’incontro con l’amore misericordioso del Padre, annunciato e comunicato da Gesù stesso, per rinnovarci interiormente e riconciliarci con gli altri.
3.1. Saremo aiutati da due celebrazioni penitenziali: il mercoledì delle ceneri (Messa alle ore 18.30 e Liturgia alle ore 21.00) e mercoledì 31 marzo (ore 18.30 e ore 21.00: Liturgia e confessioni individuali).
3.2. Con i nostri gruppi di I.C. inizieremo solennemente l‘itinerario quaresimale sabato 20 febbraio alle ore 15.30 in chiesa p.le con una celebrazione adatta per loro e l’imposizione delle ceneri.
4. Le catechesi degli adulti
avranno una cadenza settimanale, di mercoledì: 24 febbraio, 3 – 10 – 17 – 24 marzo alle ore 21.00 nel salone comunale. Avranno come tema proprio Il Mistero della Misericordia di Dio connesso con mistero del male e del peccato presente nell’esistenza dell’uomo. Sarà anche un’occasione per riscoprire il significato e la bellezza del sacramento della riconciliazione.
4. Le catechesi degli adulti avranno una cadenza settimanale, di mercoledì: 24 febbraio, 3 – 10 – 17 – 24 marzo alle ore 21.00 nel salone comunale. Avranno come tema proprio Il Mistero della Misericordia di Dio connesso con mistero del male e del peccato presente nell’esistenza dell’uomo. Sarà anche un’occasione per riscoprire il significato e la bellezza del sacramento della riconciliazione.

AMBIENTAZIONE E SIMBOLI

1. Per rendere visivamente il senso del cammino dietro a Gesù, Figlio del Padre che a Lui ci conduce perché possiamo anche noi riscoprirci figli da Lui curati, accolti, perdonati, amati… disporremo lungo il corridoio centrale della chiesa delle orme che dalla porta d’ingresso conducono ai luoghi della celebrazione: la PAROLA, il BATTESIMO, l’ EUCARISTIA.
2. Il cammino inizia “attraversando una porta” che è Cristo stesso (simbolo usato in modo particolare nell’anno santo del Giubileo…). Disporremo sull’architrave della porta d’ingresso della chiesa la scritta di questa quaresima: “Quaresima 2010: ritornate con il cuore e lasciatevi riconciliare”.
Sui due battenti della porta saranno raffigurati i vangeli delle prime due domeniche di quaresima: le tentazioni di Gesù nel deserto e la trasfigurazione sul monte. Sono le due ikone che aprono tutto il cammino e raffigurano la vita cristiana stessa come combattimento e trasformazione (all’inizio e alla fine del cammino). Da qui partono le orme che ci guidano, che ci conduco dietro Gesù all’incontro con la misericordia del Padre.
1. Ogni domenica avrà dei simboli propri che di solito saranno presentati all’inizio della celebrazione (durante la processione d'ingresso) e affidati ad alcuni gruppi di bambini dell’I.C.
I Dom: cenere – sabbia – pietre – legna… da disporre ai piedi dell’altare
II Dom: lampade accese…, consegna del Padre nostro (Gruppo Galilea e Battesimo di Trivilini Jacopo Pio)
III Dom: albero secco e strumenti di lavoro agricolo; aggiungere mani al percorso
IV Dom:
V Dom: ricordo dei martiri del 2009 (30° del martirio del vescovo O. A. Romèro)
4. Daremo però risalto soprattutto ai gesti simbolici che accompagnano il catecumenato e la preparazione al Battesimo di Emine, in modo tale che possa essere compreso e vissuto da tutta l’assemblea liturgica (vedi il paragrafo precedente al punto 2.).

ANIMAZIONE LITURGICA

1. sarà fatta ogni domenica un’ambientazione liturgica per aiutare l’assemblea ad accogliere quanto sarà celebrato ed a capirne il senso, è un modo per focalizzare l’attenzione di tutti e favorire la loro partecipazione.
2. L’atto penitenziale sarà accompagnato dal canto; così pure la frazione del pane eucaristico con il canto dell’Agnello di Dio.
3. I vari riti del catecumenato saranno adeguatamente presentati.
4. Si valuterà lungo il cammino l’intervento dei ragazzi più grandi per quanto riguarda l’animazione di alcuni momenti.
5. L’animazione della III domenica (14 marzo) è affidata a coloro che partecipano agli “Esercizi spirituali diocesani” che quest’anno si svolgono a Treglio.

ATTIVITA’ CARITATIVA

Il tempo di Quaresima è anche propizio per sensibilizzare tutta la comunità sulle opere di carità.
Il richiamo inaugurale durante le Ceneri è proprio sull’elemosina, sulla preghiera e sul digiuno. “Padre, tu vuoi che ti glorifichiamo con le opere del digiuno quaresimale, perché la vittoria sul nostro egoismo, ci renda disponibili alle necessità dei poveri, a imitazione di Cristo tuo Figlio” così prega la chiesa nella prece eucaristica (Prefazio di Quaresima III).
Con la commissione caritativa vorremmo sensibilizzare maggiormente sulle povertà a noi vicine e nello stesso tempo non chiudere il nostro orizzonte ai problemi sociali, vicini o lontani, del mondo del lavoro e dell’occupazione.
Il gruppo Emmaus III presenterà alla comunità il suo percorso catechetico sulle opere di misericordia: La carità concreta (domenica…?).

Quaresima 2010: Convertirsi = Cambiare rotta e convergere verso...

Convertirsi
non significa tornare alle origini,
ma volgersi verso il futuro di Dio.
Ora questo avvenire di Dio viene a cercare
gli uomini là dove si trovano
nel momento presente.
La sola cosa che importa
è che ricevano Gesù
con il suo messaggio del regno:
che cerchino la comunione con Lui.
Le nostre occupazioni quotidiane,
tutto ciò che ci tiene abitualmente in affanno
diviene indifferente in rapporto a lui.
Il messaggio di Gesù sull’avvicinarsi
del regno di Dio ha fatto uscire gli uomini
dalle loro sicurezze, dalle forme quotidiane
di vita, ha così svelatoli carattere provvisorio
di ogni realizzazione di vita all’interno
el mondo, in un quadro fissato in anticipo.

Approfondiamo la Parola domenicale: 14 febbraio 2010


Parola che si fa Vita

Alcuni brani biblici a commento della Parola domenicale:
ci aiutano ad accoglierla come avvenimento di salvezza nella nostra vita.

1Pietro 4,12-16; 5,5b-11
Il Padre si prende cura di voi: non preoccupatevi.

Deuteronomio 28,1-9; 29,13-17; 30,1-6
Davanti a voi benedizione e maledizione.

Giovanni 20,11-18
Beati voi che ora piangete, perché sarete consolati.

1Tessalonicesi 1,1-4; 2,13-20
Imitatori del Signore accogliendo la Parola con la gioia dello Spirito.

Filippesi 2,1-5; 4,4-13
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù.


Agenda settimanale. 15 - 21 febbraio 2010


Agenda settimanale
15 - 21 Febbraio 2010
* * *
Lunedì 15, ore 21.00: Messa a Paglieroni

Martedì 16
ore 10.00: Ritiro diocesano dei preti
ore 15.30: Carnevale a Paglieroni

Mercoledì 17
Inizio Itinerario Quaresimale
ore 18.30: Messa delle Ceneri
ore 21.00: Liturgia penitenziale

Giovedì 18
ore 18.30: Messa in chiesa p.le

Venerdì 19
ore 18.30: Via Crucis
ore 21.00: Incontro fidanzati

Sabato 20
ore 15.30: Inizio Quaresima
bambini e ragazzi gruppi I.C.

I Domenica di Quaresima C

ore 18.30: Messa in chiesa p.le

Domenica 21
ore 9.00: Messa in san Giorgio
ore 11.00: Messa in chiesa p.le

ore 15.30: Lanciano - Sant’Antonio:
incontro diocesano dei catechisti



Una comunità che celebra - La Liturgia domenciale: VI domencia dell'anno C - 14 febbraio 2010

GESU’, l’Uomo Nuovo beatitudine di tutti


Invocazione penitenziale

Signore, ci doni gente da sfamare, ma saziamo solo noi stessi.
Signore pietà!
Cristo, ci doni afflitti da consolare, ma cerchiamo consolazione per noi stessi.
Cristo pietà!
Signore, tu ci doni deboli da sostenere, ma portiamo da soli i nostri pesi.
Signore pietà!

Inno di lode: Gloria a Dio…

Preghiera dell’Assemblea

+ O Padre, che disperdi i superbi e ami gratuitamente gli umili, ascolta il grido dei poveri e degli oppressi che si leva a te da ogni parte della terra: spezza il giogo della violenza e dell’egoismo che ci rende estranei gli uni agli altri, e fa’ che accogliendoci a vicenda come fratelli diventiamo segno dell’umanità rinnovata nel tuo amore. Per il nostro Signore… Amen!

LITURGIA DELLA PAROLA

Dal libro del profeta Geremìa
17,5-8

Così dice il Signore: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,e pone nella carne il suo sostegno,allontanando il suo cuore dal Signore.Sarà come un tamarisco nella steppa;non vedrà venire il bene,dimorerà in luoghi aridi nel deserto,in una terra di salsedine,
dove nessuno può vivere.Benedetto l’uomo che confida
nel Signore e il Signore è la sua fiducia.È come un albero piantato lungo
un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici;non teme quando viene il caldo,le sue foglie rimangono verdi,nell’anno della siccità non si dà pena,non smette di produrre frutti».
Parola di Dio!

Salmo responsoriale - 1

R./ Beato l’uomo che confida nel Signore.

[Bonum est confidere in Domino. Bonum sperare in Domino.]

1. Beato l’uomo che non entra
nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,l
a sua legge medita giorno e notte.
2. È come albero piantato
lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.
3. Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia
sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
15,12...16-20

Fratelli. Se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? (13-15) Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto!
Ma se Cristo non è risorto, [vuota è la nostra predicazione (v. 14)] vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.
Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.
Parola di Dio!

Alleluja, alleluja!
Rallegratevi ed esultate, dice il Signore, perché, ecco, la vostra ricompensa
è grande nel Cielo. Alleluja!

+ Dal vangelo secondo Luca
6,17 [12].[18-19] 20-26 [27a]

In quel tempo [Gesù], disceso con [i Dodici (dal monte dove andò a pregare)], si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne [che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti].
Ed egli, alzàti gli occhi
verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati i poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati quelli che ora hanno fame,
perché sarete saziati.
Beati quelli che ora piangono,
perché riderete.
Beati siete, quando gli uomini
vi odiano e quando vi mettono
al bando e vi insultano e disprezzano
il vostro nome come infame,
a causa del Figlio dell’uomo.
Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa
è grande nel Cielo.
Allo stesso modo infatti agivano
i vostri padri con i profeti.
Ma guai a voi, i ricchi, perché avete
già ricevuto la vostra consolazione.Guai a voi, che ora siete sazi,perché avrete fame.Guai a voi, che ora ridete,perché farete lutto e piangerete.Guai, quando tutti gli uomini
diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti agivano
i vostri padri con i falsi profeti
Ma a voi che mi ascoltate dico: amate...».

Parola del Signore!

Professione di Fede - Simbolo Apostolico

Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

la Parola si fa Preghiera

+ Fratelli e sorelle, Gesù ci ha convocati con la sua Parola di beatitudine. A lui, fonte della nostra felicità, rivolgiamo ora la nostra preghiera.

- Con quelli che sono nella povertà,
noi ti preghiamo, Signore:
rendici capaci di capire che tu sei
sempre con noi e mai ci abbandoni.

- Con quelli che sono nell’abbondanza,
noi ti preghiamo, Signore:
insegnaci a condividere i nostri beni,
affinché tutti abbiano
il necessario per vivere.


- Con quelli che sono nel pianto,
noi ti preghiamo, Signore:
guarisci ogni nostra ferita
e ravviva in noi la speranza
della vita senza fine.


- Con quelli che sono nella gioia,
noi ti preghiamo, Signore:
aiutaci a rallegrarci sempre in te,
nella certezza che tu sei
la primizia dei risorti.


- Con quelli che soffrono nella malattia,
noi ti preghiamo, Signore:
fa’ che ce ne prendiamo cura,
con amore e competenza,
come te, buon samaritano,
che su ogni uomo ti chini per guarirlo
e per salvarlo.


Dalla Parola all’Eucaristia

+ Ti ringraziamo, o Padre, per il tuo Figlio Gesù: ha portato ai poveri il lieto messaggio. E’ morto in croce perché noi viviamo ed ha aperto ad ogni uomo la via della vera felicità che in anticipo ci doni in questo pane e vino.
Ora e per sempre. Amen!

Preghiera Eucaristica - Acclamazioni

+ Prendete, e mangiate… per voi.
- E’ il Signore Gesù: si offre per noi!

+ Prendete, e bevetene… memoria di me.
- E’ il Signore Gesù: si offre per noi!

+ Mistero della fede!
- Tu ci hai rendenti con la tua Croce
e la tua Risurrezione.
Salvaci, o Salvatore del mondo!

Alla Comunione

Dio ha tanto amato il mondo da dare
il suo unico Figlio, perché chiunque crede



Quaresima 2010: Ritornate a me con tutto il cuore e lasciatevi riconciliare

40 GIORNI per…
ritrovare la strada
risalire la sorgente
ricostruire una storia
riscoprire la nostra
vera identità

Certo, 40 giorni non bastano,
ma neanche di più…
Non sono bastati 40 anni
al popolo di Israele per imparare
a vivere libero!
Eppure in 40 giorni dopo il diluvio, Dio ha creato tutto di nuovo;
Elia è arrivato al monte di Dio…
e come Mosè lo ha incontrato.
Così Gesù, per 40 giorni,
ha lottato per essere fedele
al suo rapporto filiale con il Padre
e ha vinto anche per te,
per tutti coloro che combattono…
o nemmeno ne hanno più le forze.
Per tutti quelli che, in ogni modo cercano la loro liberà,
la loro identità,
e magari di rifarsi una loro dignità.
Noi siamo di quelli che,
bene o male, tutti gli anni
tentiamo di metterci in cammino verso la Pasqua.
Se Gesù non avesse lottato
e già vinto con la sua morte e risurrezione… sarebbe tutto inutile!
Sarebbe solo uno sforzo morale destinato a spegnersi al primo sbaglio…
Eppure noi, travolti dall’amore, ci riproviamo.

40 GIORNI per… ricevere una nuova dignità… avere un futuro
innamorarsi di nuovo… un rapporto d’amore vero

lunedì 8 febbraio 2010

Le lectio del prete Carmine Miccoli: Domenica 7 febbraio 2010 - Luca 5,1-11

Chiesa del Purgatorio – Lanciano (CH)
LECTIO DIVINA
“Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (cf. Lc 5,10)

P.: O Padre, noi ti ringraziamo perché ci hai riuniti alla tua presenza per farci ascoltare
la tua parola: in essa tu ci riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà. Fa’
tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua e perché non troviamo condanna nella
tua parola, letta, ma non accolta, meditata, ma non amata, pregata, ma non custodita,
contemplata, ma non realizzata, manda il tuo Spirito Santo ad aprire le nostre menti e
a guarire i nostri cuori. Solo così il nostro incontro con la tua parola sarà rinnovamento
dell’alleanza e comunione con te e con il Figlio e lo Spirito Santo, Dio benedetto
nei secoli dei secoli. A.: Amen.

L.: Ascoltiamo la Parola del Signore dal racconto dell'evangelista Luca
(Lc 5,1-11[12-16]; trad. CEI 2008).

1 Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, 2 Gesù, stando
presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano
scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi
un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. 4 Quando ebbe finito di
parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5 Simone
rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla
tua parola getterò le reti». 6 Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le
loro reti quasi si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che
venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi
affondare. 8 Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo:
«Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9 Lo stupore infatti aveva
invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10 così pure
Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone:
«Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11 E, tirate le barche a terra,
lasciarono tutto e lo seguirono.
[12 Mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi,
pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». 13 Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio,
sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. 14 Gli ordinò di non dirlo a nessuno:
«Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto,
a testimonianza per loro». 15 Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per
ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. 16 Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.]

Note di esegesi per la comprensione del testo

Il brano della pesca miracolosa, che viene letto nella liturgia, è inserito nella più
ampia sottosezione che arriva al v. 16 con il racconto della guarigione del lebbroso1.
Solo così si può vedere la struttura letteraria del brano, composto in forma
circolare o, come si dice solitamente, a incrocio o chiasmo, dove la prima affermazione
richiama l’ultima, la seconda la penultima e così via, in forma concentrica
fno all’affermazione centrale che sta al cuore della struttura, che qui è, appunto,
la vocazione della comunità apostolica. L’autore ha voluto impostare i due racconti
in un’unica prospettiva, che passa dall’insegnamento di Gesù all’ascolto delle folle,
mediante un capovolgimento della situazione (da una notte di fatica senza pesca e
una pesca abbondante; dallo stato di lebbra allo stato di guarigione), attraverso le
dichiarazioni dei due protagonisti (Simone/Cefa e il lebbroso). Lo schema è il seguente:
A Lc 5,1-3: Gesù insegna
B Lc 5,4-7: (Capovolgimento della situazione): dal niente alla pesca
C Lc 5,8: Dichiarazione di Pietro: «...sono un peccatore!»
D Lc 5,10-11: Vocazione apostolica comunitaria
C’ Lc 5,12: Dichiarazione del lebbroso: «...se vuoi, puoi purifcarmi»
B’ Lc 5,13: (Capovolgimento della situazione) dalla lebbra alla vita
A’ Lc 5,15-16: Le folle ascoltano
Il cuore di questa struttura è il punto D: la vocazione apostolica, che non è un
fatto eclatante, ma un processo di avvicinamento. Se osserviamo attentamente il
comportamento di Gesù, vediamo che non chiama subito Pietro e i suoi colleghi
pescatori, ma si muove all’interno di una strategia: Gesù è sul lago di Gennèsaret
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1 È evidente che la scelta della liturgia voglia mettere in evidenza la caratteristica «spirituale
» della vocazione degli apostoli, avulsa dalla sua connessione logica con la sua missione
di «liberazione» dalle malattie e quindi di condivisione con l'umanità di coloro a cui
sono inviati.
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in mezzo ad una folla grande, che fa ressa per ascoltare; i pescatori non fanno
parte della folla, ma lavorano separati dalla folla che ascolta; Gesù coinvolge Pietro
in modo esterno, prendendo in prestito una barca. Pietro si coinvolge e si allontana
dal suo mondo, con Gesù che gli impone la scelta di andare a pescare;
Pietro oppone resistenza, ma alla fne si fda dell’autorevolezza di Gesù che ordina.
La pesca è inverosimile, va oltre ogni aspettativa; Pietro confessa la sua indegnità,
e qui Gesù gli offre la sua “investitura”: da pescatore di pesci a «cacciante»
di esseri umani; con lui, seguono Gesù anche i suoi soci.
Per gli Ebrei, come per i semiti in genere, il mare è il luogo delle «acque inferiori»
ed è dimora di satana, poiché è la sede dei mostri marini2 pronti a ghermire la
vita degli esseri umani. Con Gesù, è arrivato un rabbi che siede su una barca che
galleggia scostata da terra: il mare è dominato, il male è sottomesso. Ora si può
pescare con una abbondanza tale che si possono riempire anche due barche. Nella
1Pt 3,19 si dice che, dopo morte, Gesù «andò ad annunciare la salvezza anche
agli spiriti che attendevano in prigione» e che sono coloro che erano stati inghiottiti
dalle acque del diluvio. Diventare pescatori di esseri umani signifca condividere
con Gesù il salvataggio di tutti coloro che sono oppressi e sottomessi dal male
(cf. Ger 16,15-16a). Compito della Chiesa è questo: contribuire con tutte le sue
forze a salvare l’umanità dal male che è sempre in agguato e la sovrasta. Purtroppo
l’espressione «pescatore di uomini» ha fnito per assumere nella Chiesa un
senso molto ristretto perché riservato a specialisti «missionari», inviati a reclutare
le persone attraverso il battesimo come marchio di garanzia e di lotta; da qui
la corsa alla conquista del mondo in termini di conversioni, di battezzati, di iscritti
alle varie organizzazioni della Chiesa. È una concezione molto individualista della
religione che fnisce per essere clericalismo: il battesimo, da dono dello Spirito
Santo, diventa certifcato di appartenenza e ragione di differenziazione. Lc non
aveva questa immagine della pesca miracolosa, che è un modo orientale per dire
che Gesù viene per associare i suoi discepoli nella lotta per la liberazione dell’umanità.
È un intervento liberatore che contrasta non il mondo, ma con le forze
negative che voglio dominare il mondo mettendo diabolicamente gli uni contro
gli altri. La visione di Lc è nella prospettiva della «teologia della storia», che signifca
che Dio agisce e vive e si muove a suo agio solo all’interno della storia degli
uomini e delle donne, di cui assume la condizione e solidarizza con la loro lotta.
In questo senso per Lc il termine «pesca» è equivoco e può indurre a errate conclusioni.
Infatti, pescare signifca togliere il pesce dal suo ambiente vitale che è
l’acqua e farlo morire, mentre la missione degli apostoli è fnalizzata alla liberazione
e quindi alla vita. La risposta la troviamo se accettiamo di scendere più in profondità
nel testo lucano, che è la sintesi di due tradizioni distinte e testimoniate,
la prima da Mc 1,16-20 e l’altra da Gv 21,1-11. La tradizione giovannea ci dice che
gli apostoli pescarono 153 grossi pesci (cf. Gv 21,11), lasciandoci perplessi di fronte
ad una quantità così inverosimile e nello stesso tempo così precisa.

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2 Gen 1,21; 7,17-24; Sal 74[73],13.23-24; Gb 38,16-17; Gn 2,2-4; Ap 9,1-3; 13,1; 20,3.
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Sapppiamo, però, che ogni volta che in Gv troviamo un dato fuori dell’ordinario, dobbiamo
fermarci e domandarci se vuole condurci da qualche parte. Il primo a rendersene
conto è Agostino di Ippona che, commentando la pesca miracolosa (cf. Lc 5,6), ci
dice che il numero 153 è simbolico della missione apostolica che deve rivolgersi a
tutta l’umanità3. La stessa idea si concretizza da un altro punto di vista: se prendiamo
l’espressione «fgli di Dio» in ebraico (benê Ha’Elohîm), vediamo che il valore
numero delle lettere che la compongono è 153 e simboleggia tutta l’umanità.
Alla stessa conclusione si arriva se confrontiamo la tradizione sinottica, mettendo
a confronto il testo greco di Lc con quello greco di Mc, che in italiano la
traduzione riporta in forma uguale, mentre in greco ha una piccola, decisiva variante.
L’evangelista Mc (cf. 1,17), che non ha una grande padronanza della lingua
greca, per descrivere la professione e la missione di Pietro e soci usa sempre lo
stesso termine haliêis, che signifca «pescatori», coloro cioè che prendono i pesci
e li fanno morire fuori dal loro ambiente naturale che è l’acqua; Lc, invece, che conosce
bene il greco e scrive nella prospettiva della «teologia della storia», vuole
descrivere la chiamata degli apostoli come attività proiettata al bene dell’umanità
e quindi alla sua liberazione che è vita, usa due termini differenti: al v. 2 defnisce il
mestiere con il termine abituale della pesca, usato anche da Mc: (haliêis); al v. 10,
dove Cristo conferisce la missione di liberazione, Lc modifca il termine e usa il
participio presente attivo del verbo zogréo, un verbo tecnico riservato alla caccia
con l’arco, perché ferisce, ma non uccide come la pesca. La ferita che comporta è
il cambiamento come conseguenza della conversione. La lettera agli Ebrei dirà che
la «Parola di Dio è una spada afflata a doppio taglio» (cf. 12,4). Possiamo tradurre
più consapevolmente: «Tu sarai cacciante uomini vivi»4. La conferma che la prospettiva
del racconto sia questo lo si vede immediatamente dal fatto che segue, il
racconto del lebbroso guarito, che invoca la liberazione dalla sua esclusione civile
e religiosa in ragione della sua impurità irreversibile5.
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3 Cf. In Iohannem, Homilia 122, 7-8 (CCL 36, 671); Agostino espone lo stesso concetto, in
modo più sintetico, in Sermones, 270,7 (PL XXXVIII, 1244).
4 Se ne accorge anche la Bibbia della CEI, nella revisione del 1997, che più puntualmente
traduce Lc 5,10 con «D’ora in poi saranno uomini quelli che prenderai», mentre nell’ultima
edizione del 2008 ritorna al vecchio «sarai pescatore di uomini». Il verbo zogréo ricorre
solo un’altra volta in tutto il NT, in 2Tm 2,26, dove si parla dell’atteggiamento del credente
che deve testimoniare in modo tale che gli oppositori prendano coscienza della necessità
della conversione e quindi si aprano al vangelo della liberazione. In tutti e due i testi
permane l’idea della caccia a prede vive.
5 Lv 13 stabilisce la minuziosa casistica a riguardo della lebbra (diagnosi, isolamento e
riammissione). Al tempo di Gesù i lebbrosi dovevano portare un campanello legato al piede
per impedire eventuali incontri con altri non lebbrosi. Non potevano avvicinarsi all’abitato,
ma erano costretti a vivere ai margini, in grotte o immondezzai. Il lebbroso di cui
parla Lc rompe i divieti e con coraggio si presenta a Gesù, chiedendo la piena liberazione.
Il miracolo ha lo scopo di mettere in pratica la missione appena affdata a Simone/Cefa e
agli altri.
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Gesù compie davanti agli apostoli quella liberazione che aveva poco prima dato come missione. Questa è la
novità del vangelo: da una parte gli apostoli sono mandati non nel Tempio, ma nel
mondo, a sostenere e compiere gli aneliti di liberazione dell'umanità, mentre il
lebbroso, che vive nel non-mondo dell’emarginazione, è inviato al sacerdote,
rappresentante del culto e della religione uffciale, perché prenda atto che è fnita
ogni discriminazione ed esclusione, quand'anche essa fosse invocata in nome di
Dio.
La Chiesa è inviata alla storia umana e se resta fuori dagli sforzi degli uomini e
delle donne e dai loro tentativi di realizzare la liberazione integrale di ciascuno e
di tutti/e, qualunque sia la loro condizione e il loro stato, essa viene meno alla sua
vocazione di «pescante prede vive». Non esiste un processo di liberazione umano
in contrapposizone a quello che può predicare la Chiesa: ogni tentativo di liberazione
è ispirato dallo Spirito, sia che esso abbia l’etichetta della laicità, sia che
abbia quella della fede. Compito della Chiesa, ieri come oggi, è affancare e riconoscere
la presenza dello Spirito nella storia e rivelare il Nome del Dio che vuole
la vita abbondante (cf. Gv 10,10), senza appropriazioni indebite, senza presunzione
di avere il monopolio della volontà di Dio che, al contrario, va cercata, trovata
e condivisa con tutti gli uomini e le donne di buona volontà. La Chiesa missionaria
e pescatrice è la chiesa che ha coscienza di essere peccatrice e inviata ad
annunciare il vangelo della libertà da ogni forma di schiavitù, anche religiosa.
Signifcativo il comportamento del Signore, che quando può mietere il
successo perché ha le folle in mano e potrebbe cavalcare l’onda del populismo, fa
un passo indietro e si stacca da tutto per ritirarsi, nella solitudine, per pregare,
per illuminare il suo sguardo e verifcare i suoi obiettivi con quelli del Padre. Egli
prega per essere certo di non correre a vuoto e di non correre per se stesso e
per il suo tornaconto; prega per essere libero da se stesso e dalla sua vanagloria
e totalmente disponibile alla missione del Regno. Sia questo per noi il modello
della nostra preghiera in ascolto della Parola e della nostra vita comune a
servizio della liberazione del mondo.