La consegna annuale della Preghiera del Signore
1. Questa seconda domenica di quaresima è per la nostra comunità, da qualche anno, il momento della consegna della Preghiera del Signore, il Padre nostro. Lo viviamo attraverso la tappa del gruppo Galilea (II elementare) che riceve delle specifiche catechesi su questa preghiera e che, durante questa liturgia domenicale, “simbolicamente” lo riceve e lo riconsegna tutta la comunità.
2. Viene composta e distribuita una preghiera che aiuta l’attualizzazione e la comprensione del Padre nostro. La distribuiscono gli stessi bambini del gruppo Galilea.
3. Questa’anno viene consegnata anche alla catecumena Emine.
Padre nostro, che sei nei Cieli.
Figlio mio, che sei in terra, preoccupato
e spesso tentato di lasciarti andare.
Sia santificato il tuo Nome.
Conosco bene il tuo nome
e lo pronuncio santificandolo, perché ti amo.
Venga il tuo Regno.
Non sarai mai solo: io abito in te
e assieme spargeremo il seme della Vita
che ti ho dato in eredità.
Sia fatta tua volontà,
come in Cielo così in Terra.
Sono felice che tu faccia la mia volontà,
perché io voglio la tua felicità.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Avrai il pane per ogni giorno,
non ti preoccupare, ma solo se
sarai capace di spartirlo con i tuoi fratelli.
Rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Sappi che ti perdono tutti i peccati,
anche prima che tu li commetta,
ma, ti chiedo, che anche tu
perdoni a quelli che ti offendono.
E non ci indurre in tentazione
ma liberaci dal male.
E per non soccombere alla tentazione,
afferra con tutta la tua forza la mia mano
e ti libererò da ogni male,
mio povero, ma tanto caro e amato figlio.
Amen!
Treglio, 28 febbraio 2010 – II di Quaresima
venerdì 5 marzo 2010
Approfondiamo la Parola domenicale: III domenica di quaresima C - 7 marzo 2010
Parola che si fa Vita
Alcuni brani biblici a commento della Parola domenicale:
ci aiutano ad accoglierla come avvenimento di salvezza nella nostra vita.
Ebrei 10,19-39
Ebrei 10,19-39
Ricordatevi degli inizi: siate persone che hanno fiducia in Dio!
Atti 2,22-24. 37-40
Convertitevi a Dio e ricevete il suo Spirito
Geremia 3,11-22
Atti 2,22-24. 37-40
Convertitevi a Dio e ricevete il suo Spirito
Geremia 3,11-22
Ritornate figli traviati e io risanerò le vostre ribellioni
2Corinzi 5,14 - 6,10
Lasciatevi riconciliare con Dio.
2Corinzi 5,14 - 6,10
Lasciatevi riconciliare con Dio.
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La Parola che si fa vita
Il nostro cammino di Quaresima 2010
Celebro il perdono del Padre
con il sacramento della
Conversione e Riconciliazione
Il prete ti accoglie con gioia: vai da lui con fiducia.
Ricorda le parole di Gesù a Zaccheo, alla donna adultera, a Pietro; la parabola della pecora smarrita, dei due figli e del padre misericordioso.
Confessa il tuo pentimento: cosa ti ha allontanato dal Padre,
il tuo desiderio di tornare da Lui ed esprimilo con un’invocazione:
Mio Dio, mi pento con tutto il cuore
dei miei peccati, perché peccando ho offeso te,
infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo aiuto
di non offenderti mai più e di fuggire
le occasioni prossime di peccato.
Signore, misericordia, perdonami!
Oppure:
Padre, ho peccato contro di te,
non sono più degno di esser chiamato
tuo figlio. Abbi pietà di me peccatore.
Oppure:
Signore Gesù, che volesti esser chiamato
amico dei peccatori, per il mistero
della tua morte e risurrezione
liberami dai miei peccati e donami
la tua pace, perché io porti frutti di carità,
di giustizia e di verità.
Il prete ti comunica il Perdono di Dio Padre:
Dio Padre di misericordia che ha riconciliato
a sé il mondo nella morte e risurrezione
del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito santo
per la remissione dei peccati, ti conceda,
mediante il ministero della Chiesa,
il perdono e la pace.
E io ti assolvo dai tuoi peccati
+ nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito santo. Amen.
Ringrazia per il Perdono ricevuto
e impegnati a vivere da figlio de Padre e da sorella e da fratello degli altri.
con il sacramento della
Conversione e Riconciliazione
Il prete ti accoglie con gioia: vai da lui con fiducia.
Ricorda le parole di Gesù a Zaccheo, alla donna adultera, a Pietro; la parabola della pecora smarrita, dei due figli e del padre misericordioso.
Confessa il tuo pentimento: cosa ti ha allontanato dal Padre,
il tuo desiderio di tornare da Lui ed esprimilo con un’invocazione:
Mio Dio, mi pento con tutto il cuore
dei miei peccati, perché peccando ho offeso te,
infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo aiuto
di non offenderti mai più e di fuggire
le occasioni prossime di peccato.
Signore, misericordia, perdonami!
Oppure:
Padre, ho peccato contro di te,
non sono più degno di esser chiamato
tuo figlio. Abbi pietà di me peccatore.
Oppure:
Signore Gesù, che volesti esser chiamato
amico dei peccatori, per il mistero
della tua morte e risurrezione
liberami dai miei peccati e donami
la tua pace, perché io porti frutti di carità,
di giustizia e di verità.
Il prete ti comunica il Perdono di Dio Padre:
Dio Padre di misericordia che ha riconciliato
a sé il mondo nella morte e risurrezione
del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito santo
per la remissione dei peccati, ti conceda,
mediante il ministero della Chiesa,
il perdono e la pace.
E io ti assolvo dai tuoi peccati
+ nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito santo. Amen.
Ringrazia per il Perdono ricevuto
e impegnati a vivere da figlio de Padre e da sorella e da fratello degli altri.
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Catechesi parrocchiale,
CON TUTTA LA CHIESA
Agenda settimanale: 8-14 marzo 2010
Agenda settimanale
8 - 14 Marzo 2010
Da lunedì 8 a giovedì 11
il Vescovo, nella Cattedrale di Lanciano,
svolge la settimana biblica
* * *
Lunedì 8, ore 21.00: Messa a Paglieroni
Martedì 9, ore 18.30: Messa in S. Giorgio
Mercoledì 10
ore 21.00: Catechesi comunitaria
in salone comunale
Giovedì 11, ore 18.30: Messa in chiesa p.le
ore 21.00: Incontro catechisti del’I.C.
Venerdì 12
ore 16.00: Ritiro diocesano per laici
nella sala dei convegni
ore 19.00: Celebrazione dei Vespri
Sabato 13
IV Domenica di Quaresima C
ore 18.30: Messa in chiesa p.le
ore 19.30: Lucernario e Vespri
raccolta mensile dei generi alimentari
Domenica 14
ore 8.30: Lodi mattutine
ore 9.00: Messa in san Giorgio
ore 11.00: Messa in chiesa p.le
ore 16.15: Liturgia dei Vespri
ore 17.00: Battesimo di Marzolo Dario
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Agenda settimanale
Il nostro cammino di Quaresima 2010
Convertirsi:
cambiare modo di pensare
e di giudicare gli avvenimenti
I fatti di cronaca ci interpellano profondamente
soprattutto quando si stratta di calamità naturali
o di sciagure causate dall’incuria o dalla violenza umana.
I terremoti catastrofici ne sono solo un esempio, mentre le tragedie familiari ci toccano molto più da vicino.
Siamo messi in discussione nella nostra fiducia in Dio
e nel suo amore provvidente.
Non mancano i credenti che ne danno una valutazione catastrofica
e soprattutto un giudizio punitivo da parte di Dio.
Forse c’è qualcosa nel nostro “modo di vedere e di pensare” che non ci fa cogliere
il senso e il significato di tali avvenimenti.
Gesù, nel brano evangelico di Luca che riporta “la lettura sapienziale” di due fatti di vita quotidiana e la parabola del fico, ci propone di “cambiare la nostra mentalità” riguardo alla nostra esistenza, ai suoi imprevisti anche talvolta tragici… ma soprattutto di “cambiare il nostro modo di pensare” la presenza di Dio nella storia e nella nostra vita.
Le tragedie non colpiscono alcuni perché “peccatori” o colpevoli… più di altri: ognuno ha certo le sue responsabilità civili e penali. Nemmeno Dio ne è estraneo, ma ne è coinvolto in modo diverso da come noi pretenderemmo. Interviene in un modo inedito sia per l’esperienza di Israele (vedi Esodo) che per ogni pretesa religiosa: è solo amore paziente. E’ un padre che attende e soffre con noi e per noi figli suoi, attraverso il Figli suo travolto dalla “tragedia umana” del rifiuto e della sua condanna a morte.
Ogni avvenimento, per il cristiano, è interpretabile e vivibile solo alla luce del mistero di Cristo crocifisso-risorto (vedi Paolo ai Corinzi): la sua “tragedia salvifica” è fonte di luce a cui abbeverarci per dare alla nostra esistenza un senso e un significato pieno.
cambiare modo di pensare
e di giudicare gli avvenimenti
I fatti di cronaca ci interpellano profondamente
soprattutto quando si stratta di calamità naturali
o di sciagure causate dall’incuria o dalla violenza umana.
I terremoti catastrofici ne sono solo un esempio, mentre le tragedie familiari ci toccano molto più da vicino.
Siamo messi in discussione nella nostra fiducia in Dio
e nel suo amore provvidente.
Non mancano i credenti che ne danno una valutazione catastrofica
e soprattutto un giudizio punitivo da parte di Dio.
Forse c’è qualcosa nel nostro “modo di vedere e di pensare” che non ci fa cogliere
il senso e il significato di tali avvenimenti.
Gesù, nel brano evangelico di Luca che riporta “la lettura sapienziale” di due fatti di vita quotidiana e la parabola del fico, ci propone di “cambiare la nostra mentalità” riguardo alla nostra esistenza, ai suoi imprevisti anche talvolta tragici… ma soprattutto di “cambiare il nostro modo di pensare” la presenza di Dio nella storia e nella nostra vita.
Le tragedie non colpiscono alcuni perché “peccatori” o colpevoli… più di altri: ognuno ha certo le sue responsabilità civili e penali. Nemmeno Dio ne è estraneo, ma ne è coinvolto in modo diverso da come noi pretenderemmo. Interviene in un modo inedito sia per l’esperienza di Israele (vedi Esodo) che per ogni pretesa religiosa: è solo amore paziente. E’ un padre che attende e soffre con noi e per noi figli suoi, attraverso il Figli suo travolto dalla “tragedia umana” del rifiuto e della sua condanna a morte.
Ogni avvenimento, per il cristiano, è interpretabile e vivibile solo alla luce del mistero di Cristo crocifisso-risorto (vedi Paolo ai Corinzi): la sua “tragedia salvifica” è fonte di luce a cui abbeverarci per dare alla nostra esistenza un senso e un significato pieno.
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CON TUTTA LA CHIESA,
Treglio in cammino
Approfondiamo la Parola domenicale: Le Lectio del prete Carmine Miccoli
Chiesa del Purgatorio – Lanciano (CH)
LECTIO DIVINA
“...se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (cf. Lucac 13,1-9)
O Padre, noi ti ringraziamo perché ci hai riuniti alla tua presenza per farci ascolta -
re la tua parola: in essa tu ci riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà. Fa’
tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua e perché non troviamo condanna nella
tua parola, letta, ma non accolta, meditata, ma non amata, pregata, ma non custodita,
contemplata, ma non realizzata, manda il tuo Spirito Santo ad aprire le nostre menti e
a guarire i nostri cuori. Solo così il nostro incontro con la tua parola sarà rinnovamento
dell’alleanza e comunione con te e con il Figlio e lo Spirito Santo, Dio bene -
detto nei secoli dei secoli. A.: Amen.
L.: Ascoltiamo la Parola del Signore dal racconto dell'evangelista Luca 13,1-9 (CEI 2008).
1 In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei,
il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2 Prendendo
la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di
tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3 No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete
tutti allo stesso modo. 4 O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe
e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
5 No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». 6 Diceva anche
questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne
a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7 Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni
che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. 8 Tàglialo dunque! Perché
deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno,
finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9 Vedremo se porterà
frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Note di esegesi per la comprensione del testo
Il brano del vangelo che leggeremo anche nella liturgia è un invito al discernimento:
tutti gli avvenimenti della vita, ordinari, straordinari, imprevisti sono i segni attraverso
i quali possiamo scorgere il disegno di Dio sulla nostra storia, grazie all'ascolto
della Parola che ci aiuta a leggerli ed interpretarli. Gli avvenimenti della
vita offrono la materia di rifessione, la Parola di Dio la prospettiva e l’orizzonte
di signifcato. Ciò che accade nella nostra vita non è separato da Dio o a lui
estraneo, nemmeno quelle realtà che scioccamente chiamiamo «banali», come se
nella vita di ciascuno di noi, che vale il sangue del Figlio di Dio (Ef 2,13; Gal 2,20;
Ap 1,5) potesse esserci qualcosa di banale.
La rivelazione del Nome di Dio ci insegna che nessuno di noi può pretendere di
possedere Dio o di ridurlo ai propri schemi o alla propria ideologia, ma che lo si
può e lo si deve incontrare nella storia e negli eventi attraverso la fatica della ricerca
e il discernimento dello Spirito. È la prospettiva di fondo che troviamo nel
vangelo, dove di fronte all’eterna richiesta di segni straordinari e miracolosi, Gesù
risponde: i segni di Dio li può trovare chi sa cogliere la sua presenza tra le pieghe
degli avvenimenti. Uno dei segni più evidenti e scandalosi è la morte (vv. 1-4), in
questo caso la morte violenta e prematura, in cui sono coinvolti anche persone
incolpevoli. L'episodio richiama ad un'azione di repressione dei Romani (di cui
non sappiamo nulla, trattandosi di una delle innumerevoli sommosse che scoppiavano
in quel periodo di occupazione) e di un incidente che fece notizia, come il
crollo di una torre in costruzione (oggi si parlerebbe di «morti bianche»). Gesù
dice chiaramente che le vittime avrebbero potuto essere chiunque, quindi coloro
che ne sono stati colpiti non colpevoli più di quelli che sono rimasti in vita. La casualità
fa parte della vita e gli incidenti sono il segno della fragilità dell’esistenza,
ma anche dei condizionamenti della libertà umana: la repressione, infatti, avrebbe
potuto essere evitata con una buona politica, così come anche l’incidente, se nella
costruzione si fossero osservate le regole della buona ingegneria (materiale e
progetti).
A chi guarda dall’esterno appaiono due incidenti e nulla più. Bisogna andare più a
fondo e domandarsi non solo perché ciò accade (è una domanda inutile, visto
che la vita e gli esseri umani sono imperfetti), ma qual è il senso di ciò che accade.
Gesù invita a scoprire il nucleo della vita, che passa anche per la morte. La
morte è il segno più evidente della drammatica fragilità dell’esistenza, che dovrebbe
insegnarci la misura del limite: ognuno di noi può morire adesso, fra un
giorno, fra un anno o chissà quando. In ogni caso ognuno di noi è sotto il segno
della provvisorietà costitutiva della nostra stessa vita e questo dovrebbe spingerci
a vivere ogni situazione e relazione umana con intensità e partecipazione. La
stessa morte dovrebbe essere un’occasione per mettere a fuoco i motivi che
animano la vita e le scelte che la costituiscono.
Gesù invita alla conversione, cioè alla ristrutturazione del pensiero: il termine
greco metànoia signifca «cambio di pensiero, di mentalità», quasi un andare oltre
il proprio modo di vivere per scoprire una dimensione altra. In ebraico si parla di
teshuvàh, ossia di pentimento come ritorno, come cambiamento di direzione. L’invito
alla conversione che Gesù fa nel vangelo partendo da due fatti di cronaca non è
un invito a gesti penitenziali, a sacrifci fsici o spirituali, come purtroppo abbiamo
inteso, deformando il senso delle parole secondo uno spiritualismo disincarnato e
intimista. Questo concetto di penitenza che abbiamo oggi non deriva dalle Scritture
e dalla tradizione ebraico-cristiana più autentica, ma dallo sviluppo religioso
nella sua comprensione culturale; Gesù, invece, non parla di pratiche penitenziali,
ma della «penitenza» che consiste nell'accettare la misura della morte, come fragilità
e trasformazione, presente in ogni avvenimento, in ogni persona, in ogni progetto,
fno a superare i confni della propria progettualità per immergersi nel Regno
di Dio e farlo diventare il proprio disegno di vita. Fare penitenza per Gesù si -
gnifca accogliere la volontà del Padre come dimensione della propria vita e della
propria fede, altrimenti si avrà una religione senza Dio e una vita senza prospettiva,
perché se non si accetta la morte, sarà questa a dominare e a rendere vana la
vita. Paradossalmente, accettare la morte di ogni giorno signifca svuotare la morte
del senso distruttivo che ha in sé e colmarla del senso di pienezza che il progetto
del Regno comporta: è qui il mistero della croce. Se siamo in grado di stare
ai suoi piedi siamo in grado di affrontare la vita fno alla morte, che non diventa
più l’ultima parola, ma il momento della trasfgurazione in una vita “altra”. Tutto
ciò signifca che in ogni istante dobbiamo cercare il senso di ciò che viviamo: in
questo consiste l'invito a fare penitenza per non perire (vv. 3.5).
La parabola del fco è un esempio (in ebraico mashàl) con cui Gesù spiega tutto
questo, nel contesto della dimensione di attesa che è proprio della natura umana
e che l’evangelista Lc applica al Regno. Si spiega così l’attesa del padrone da parte
dei servi (12,35-38), il padrone che vigila sul ladro (12,39-40), l’amministratore
che attente il giudizio del padrone (12,47-48). Non solo, in questa attesa Gesù arriva
con il fuoco in mano (12,49-50) per bruciare le scorie della storia, per cui
urge riconciliarsi con i nemici perché manca il tempo (12,57-59). Tutto il capitolo
12 è in questa prospettiva, fno a sfociare nel nostro testo che è l’invito alla grande
penitenza. Dio concede un supplemento di tempo, un anno di grazia, come abbiamo
già visto nella sinagoga di Nazareth (cf. Lc 4,19; Is 61,2). Il tempo concesso
al fco è un avvertimento: c’è poco tempo e bisogna impegnarlo tutto e fno in
fondo. Le occasioni nella vita e nella grazia non si ripetono: bisogna coglierle al
volo se si vuole viverla fno all’ultima goccia. L’alternativa è vivacchiare, ovvero
fare fnta di vivere in attesa della morte. Probabilmente la parabola fu pronunciata
all’inizio della vita pubblica nel contesto della predicazione iniziale, ma ben presto
fu estrapolata dal suo contesto per essere applicata al Regno nella sua globalità
L’ascolto della Parola, soprattutto in comunità, è l’anno di grazia supplementare
che ogni volta il Signore ci offre per prendere consapevolezza della morte nella
prospettiva della vita eterna. La parola, come la vita, è tenue e fragile, esposta al -
l'ambiguità e all'incomprensione, ma è segno di Dio e della sua presenza che salva.
Possiamo assaporarla, se ci immergiamo nella storia per incontrare il Dio di
Gesù, il Cristo, nell’incontro con i fratelli e le sorelle negli avvenimenti che li e ci
riguardano.
- pro manuscripto -
LECTIO DIVINA
“...se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (cf. Lucac 13,1-9)
O Padre, noi ti ringraziamo perché ci hai riuniti alla tua presenza per farci ascolta -
re la tua parola: in essa tu ci riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà. Fa’
tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua e perché non troviamo condanna nella
tua parola, letta, ma non accolta, meditata, ma non amata, pregata, ma non custodita,
contemplata, ma non realizzata, manda il tuo Spirito Santo ad aprire le nostre menti e
a guarire i nostri cuori. Solo così il nostro incontro con la tua parola sarà rinnovamento
dell’alleanza e comunione con te e con il Figlio e lo Spirito Santo, Dio bene -
detto nei secoli dei secoli. A.: Amen.
L.: Ascoltiamo la Parola del Signore dal racconto dell'evangelista Luca 13,1-9 (CEI 2008).
1 In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei,
il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2 Prendendo
la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di
tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3 No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete
tutti allo stesso modo. 4 O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe
e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?
5 No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». 6 Diceva anche
questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne
a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7 Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni
che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. 8 Tàglialo dunque! Perché
deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno,
finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9 Vedremo se porterà
frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Note di esegesi per la comprensione del testo
Il brano del vangelo che leggeremo anche nella liturgia è un invito al discernimento:
tutti gli avvenimenti della vita, ordinari, straordinari, imprevisti sono i segni attraverso
i quali possiamo scorgere il disegno di Dio sulla nostra storia, grazie all'ascolto
della Parola che ci aiuta a leggerli ed interpretarli. Gli avvenimenti della
vita offrono la materia di rifessione, la Parola di Dio la prospettiva e l’orizzonte
di signifcato. Ciò che accade nella nostra vita non è separato da Dio o a lui
estraneo, nemmeno quelle realtà che scioccamente chiamiamo «banali», come se
nella vita di ciascuno di noi, che vale il sangue del Figlio di Dio (Ef 2,13; Gal 2,20;
Ap 1,5) potesse esserci qualcosa di banale.
La rivelazione del Nome di Dio ci insegna che nessuno di noi può pretendere di
possedere Dio o di ridurlo ai propri schemi o alla propria ideologia, ma che lo si
può e lo si deve incontrare nella storia e negli eventi attraverso la fatica della ricerca
e il discernimento dello Spirito. È la prospettiva di fondo che troviamo nel
vangelo, dove di fronte all’eterna richiesta di segni straordinari e miracolosi, Gesù
risponde: i segni di Dio li può trovare chi sa cogliere la sua presenza tra le pieghe
degli avvenimenti. Uno dei segni più evidenti e scandalosi è la morte (vv. 1-4), in
questo caso la morte violenta e prematura, in cui sono coinvolti anche persone
incolpevoli. L'episodio richiama ad un'azione di repressione dei Romani (di cui
non sappiamo nulla, trattandosi di una delle innumerevoli sommosse che scoppiavano
in quel periodo di occupazione) e di un incidente che fece notizia, come il
crollo di una torre in costruzione (oggi si parlerebbe di «morti bianche»). Gesù
dice chiaramente che le vittime avrebbero potuto essere chiunque, quindi coloro
che ne sono stati colpiti non colpevoli più di quelli che sono rimasti in vita. La casualità
fa parte della vita e gli incidenti sono il segno della fragilità dell’esistenza,
ma anche dei condizionamenti della libertà umana: la repressione, infatti, avrebbe
potuto essere evitata con una buona politica, così come anche l’incidente, se nella
costruzione si fossero osservate le regole della buona ingegneria (materiale e
progetti).
A chi guarda dall’esterno appaiono due incidenti e nulla più. Bisogna andare più a
fondo e domandarsi non solo perché ciò accade (è una domanda inutile, visto
che la vita e gli esseri umani sono imperfetti), ma qual è il senso di ciò che accade.
Gesù invita a scoprire il nucleo della vita, che passa anche per la morte. La
morte è il segno più evidente della drammatica fragilità dell’esistenza, che dovrebbe
insegnarci la misura del limite: ognuno di noi può morire adesso, fra un
giorno, fra un anno o chissà quando. In ogni caso ognuno di noi è sotto il segno
della provvisorietà costitutiva della nostra stessa vita e questo dovrebbe spingerci
a vivere ogni situazione e relazione umana con intensità e partecipazione. La
stessa morte dovrebbe essere un’occasione per mettere a fuoco i motivi che
animano la vita e le scelte che la costituiscono.
Gesù invita alla conversione, cioè alla ristrutturazione del pensiero: il termine
greco metànoia signifca «cambio di pensiero, di mentalità», quasi un andare oltre
il proprio modo di vivere per scoprire una dimensione altra. In ebraico si parla di
teshuvàh, ossia di pentimento come ritorno, come cambiamento di direzione. L’invito
alla conversione che Gesù fa nel vangelo partendo da due fatti di cronaca non è
un invito a gesti penitenziali, a sacrifci fsici o spirituali, come purtroppo abbiamo
inteso, deformando il senso delle parole secondo uno spiritualismo disincarnato e
intimista. Questo concetto di penitenza che abbiamo oggi non deriva dalle Scritture
e dalla tradizione ebraico-cristiana più autentica, ma dallo sviluppo religioso
nella sua comprensione culturale; Gesù, invece, non parla di pratiche penitenziali,
ma della «penitenza» che consiste nell'accettare la misura della morte, come fragilità
e trasformazione, presente in ogni avvenimento, in ogni persona, in ogni progetto,
fno a superare i confni della propria progettualità per immergersi nel Regno
di Dio e farlo diventare il proprio disegno di vita. Fare penitenza per Gesù si -
gnifca accogliere la volontà del Padre come dimensione della propria vita e della
propria fede, altrimenti si avrà una religione senza Dio e una vita senza prospettiva,
perché se non si accetta la morte, sarà questa a dominare e a rendere vana la
vita. Paradossalmente, accettare la morte di ogni giorno signifca svuotare la morte
del senso distruttivo che ha in sé e colmarla del senso di pienezza che il progetto
del Regno comporta: è qui il mistero della croce. Se siamo in grado di stare
ai suoi piedi siamo in grado di affrontare la vita fno alla morte, che non diventa
più l’ultima parola, ma il momento della trasfgurazione in una vita “altra”. Tutto
ciò signifca che in ogni istante dobbiamo cercare il senso di ciò che viviamo: in
questo consiste l'invito a fare penitenza per non perire (vv. 3.5).
La parabola del fco è un esempio (in ebraico mashàl) con cui Gesù spiega tutto
questo, nel contesto della dimensione di attesa che è proprio della natura umana
e che l’evangelista Lc applica al Regno. Si spiega così l’attesa del padrone da parte
dei servi (12,35-38), il padrone che vigila sul ladro (12,39-40), l’amministratore
che attente il giudizio del padrone (12,47-48). Non solo, in questa attesa Gesù arriva
con il fuoco in mano (12,49-50) per bruciare le scorie della storia, per cui
urge riconciliarsi con i nemici perché manca il tempo (12,57-59). Tutto il capitolo
12 è in questa prospettiva, fno a sfociare nel nostro testo che è l’invito alla grande
penitenza. Dio concede un supplemento di tempo, un anno di grazia, come abbiamo
già visto nella sinagoga di Nazareth (cf. Lc 4,19; Is 61,2). Il tempo concesso
al fco è un avvertimento: c’è poco tempo e bisogna impegnarlo tutto e fno in
fondo. Le occasioni nella vita e nella grazia non si ripetono: bisogna coglierle al
volo se si vuole viverla fno all’ultima goccia. L’alternativa è vivacchiare, ovvero
fare fnta di vivere in attesa della morte. Probabilmente la parabola fu pronunciata
all’inizio della vita pubblica nel contesto della predicazione iniziale, ma ben presto
fu estrapolata dal suo contesto per essere applicata al Regno nella sua globalità
L’ascolto della Parola, soprattutto in comunità, è l’anno di grazia supplementare
che ogni volta il Signore ci offre per prendere consapevolezza della morte nella
prospettiva della vita eterna. La parola, come la vita, è tenue e fragile, esposta al -
l'ambiguità e all'incomprensione, ma è segno di Dio e della sua presenza che salva.
Possiamo assaporarla, se ci immergiamo nella storia per incontrare il Dio di
Gesù, il Cristo, nell’incontro con i fratelli e le sorelle negli avvenimenti che li e ci
riguardano.
- pro manuscripto -
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La Parola che si fa vita
giovedì 4 marzo 2010
Una comunità che celebra: La liturgia domenicale della III Domenica di Quaresima C - 7 marzo 2010
GESU’, il FIGLIO amore paziente del PADRE
Introduzione alla celebrazione
La 3a domenica di Quaresima dell’anno C non è di facile accesso, perché i testi non
sono di immediata comprensione; potremmo dire che la liturgia ci chiede di passare
dalla Scrittura intesa come ricettario di risposte automatiche alla Scrittura come «codice
» per leggere la vita (cf. Sal 119[118],105). La Parola di Dio è incarnata nelle parole
umane una volta per tutte: non si può più capire la prima senza comprendere le seconde.
Dio accetta di relativizzarsi, perché si condiziona, accettando il metodo umano della
ricerca di senso, non sempre immediato. Da ciò nasce l’esigenza dello studio, per
rendere l'ascolto sempre più attento e consapevole.
La 1a lettura narra del primo incontro di Mosè con il Dio della montagna, YHWH, venerato
dai suoi antenati. Il brano è centrato sulla «conoscenza del Nome»: Dio si rifiuta
di rivelare il suo Nome a Mosè, ma rinvia alla storia dei patriarchi, svelandosi come
Dio «storico», un Dio cioè talmente immerso negli avvenimenti umani che lo si può
conoscere solo attraverso «Abramo, Isacco e Giacobbe» e l'opera di grazia che compie
per loro. Per il mondo semitico, il «nome» indica la natura intima, profonda di chi lo
porta e ne determina la consistenza; conoscere il «nome» significa «possedere» la persona,
avere su di lei potere di vita e di morte. Adam nel giardino di Eden può dare il
nome agli animali perché li domina e ne dispone, secondo il disegno di Dio (Gen 2,19;
1,28). Egli vuole impossessarsi anche di Dio e disporre «del bene e del male», cioè del
destino delle cose, ma Dio non può essere possesso di nessuno, davanti a Lui l’uomo e
la donna possono solo inginocchiarsi. Gli Ebrei, per sommo rispetto, neppure pronunciano
il Nome di YHWH1, sostitunedolo con un sinonimo (Adonai, “Signore”,
Shekinàh, “Presenza”, Memràh, “Parola”, ecc.). La 2a lettura è una lezione di esegesi che
Paolo fa ai Corinzi usando il metodo del midràsh. Egli legge tre fatti dell’esodo (la manna,
la roccia e la nube) alla luce degli avvenimenti nuovi della vita di Gesù che così diventa
la chiave per capire il senso della storia passata. Ciò significa che i fatti antichi ave -
vano un significato più profondo di quello che apparentemente dichiaravano e che
solo altri fatti nuovi e successivi hanno evidenziato: il nuovo illumina, amplia e porta a
compimento il significato antico (cf. Gv 17,12; 19,28.36; At 1,16; 3,18, ecc.). Non bisogna
mai avere paura della novità, perché essa potrebbe essere portatrice di senso più
profondo. La gerarchia della Chiesa cattolica spesso ha paura del futuro, perché ha dimenticato
il vangelo e quindi non ricorda le parole di Gesù agli apostoli impauriti:
«Sono io. Non abbiate paura!» (Gv 6,20; Mc 6,50; Mt 14,27; cf. Es 14,23; Dt 1,29; Ger
10,2). Ciò significa negare la storia come luogo dell’incarnazione e, cosa ancora più
grave, assumere il passato come metro unico della rivelazione. Paolo, in sintonia con la
1a lettura, insegna che la storia e gli eventi che essa conduce sono il luogo primario per
cercare con discernimento la volontà di Dio che si manifesta attraverso gli eventi e le persone.
Nel Vangelo Gesù legge due avvenimenti di cronaca per mezzo di una parabola
presa dal mondo agricolo per parlare di vigilanza e provvisorietà. Una rivolta soppressa
nel sangue da Pilato e un disastro edilizio che provocò diciotto «morti bianche» servono
a Gesù per contestare la mentalità corrente che vedeva in questi fatti punizioni
di Dio, come se questi si divertisse a mandare disgrazie per saggiare la fedeltà del suo
popolo. Che concetto assurdo di Dio! Un Dio così non è un Padre, ma un carnefice;
un Dio che può tutto (?) per principio, diventa colpevole e responsabile di tutto il
male. Gesù, invece, con il suo invito alla conversione come purificazione del pensiero
1 Il tetragramma YHWH viene scritto con le vocali della parola Adonai, che significa «Signore
» in senso generico; nella lettura, si pronuncia direttamente tale nome.
(dal greco metanoèo, “cambio mentalità”), purifica il modo di pensare che possiamo
avere di Dio e ci rimanda alle nostre responsabilità e alla nostra storia (cf. Mc 1,14-15).
Da qui l’insegnamento che ciascuno/a deve essere pronto, perché noi non sappiamo
oggi cosa può accadere domani, e quindi non si può vivere rassegnati, ma pienamente
responsabili, in ogni istante e in ogni scelta.
Celebrare l’Eucaristia è immergersi nel mistero di Dio che per un verso ci proietta nel
Regno e per l’altro ci inchioda al presente di cui siamo protagonisti e artefici. Pregare
significa imparare a leggere gli eventi per assaporarli ascoltando la Parola e viverli con
la forza che viene dal mangiare e bere il Pane e il Vino. Vivere l’Assoluto nel provvisorio
è la dimensione costante e comune dei cristiani. Per questo l’invocazione allo Spirito
Santo precedere l’inizio della celebrazione dell’Eucaristia, per apprendere e aggiornare
le coordinate esatte per navigare nei mari della vita, dove è facile smarrirsi se si
cammina senza bussola e senza mèta.
Invocazione penitenziale
Signore, quando noi siamo lontani da te, Tu ci vieni incontro:
Signore pietà!
Cristo, quando siamo nemici tra noi, Tu ci unisci con la tua Croce:
Cristo pietà!
Signore, quando i nostri discorsi e le nostre azioni sono sterili,
Tu ci fecondi con la tua Parola: Signore pietà!
Preghiera dell’Assemblea
+ Padre santo e misericordioso, mai abbandoni i tuoi figli e ci riveli chi sei per noi. Infrangi la durezza della nostra mente e del nostro cuore, perché accogliamo la tua Parola e portiamo frutti di vera e continua conversione a te. Per il nostro Signore… Amen!
LITURGIA DELLA PAROLA
Dal libro dell’Esodo
15,5...18
In quei giorni. Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. (…) Egli guardò ed ecco: un roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. (…) Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! (…). E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele». Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io-sono-colui-che-sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”. (…) “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre (…)».
Parola di Dio!
Salmo responsoriale - 102
R./ Misericordias Domini in aeternum cantabo!
1. Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
2. Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
3. Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.
4. Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia
è potente su quelli che lo temono.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 10,1...12
Non voglio infatti ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. (…) Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro (…). Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte (Esodo, Numeri, Deuteronòmio) per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.
Parola di Dio!
Gloria e lode a te, Signore Gesù!
Cambiate vita, dice il Signore: il regno di Dio si è fatto vicino a voi.
Gloria e lode a te, Signore Gesù!
+ Dal vangelo secondo Luca
13,1-9
In quello stesso tempo. Si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non cambiate modo di pensare, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non cambiate modo di pensare, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Parola del Signore!
Professione di Fede - Simbolo Apostolico
Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
La Parola si fa Preghiera
+ Al Padre, che non si stanca di chiamarci a sé con tutte le sue forze, con il suo amore paziente e misericordioso, ci rivolgiamo con fiducia:
R./ Vieni in nostro aiuto!
- Ridesta la coscienza della tua Chiesa: ascolti il grido dei poveri e degli oppressi, si schieri in difesa della dignità dei più deboli; ti preghiamo.
- Ridesta la coscienza di chi opera nelle comunicazioni: siano corretti e liberi nel cercare la verità; ti preghiamo.
- Ridesta la coscienza dei “profeti”: non si lascino lusingare dai vantaggi e siano disposti ad affrontare i rischi della loro missione; ti preghiamo.
- Ridesta la coscienza di questa comunità parrocchiale: valuti alla luce del Vangelo i fatti della vita quotidiana e sia per il nostro territorio segno di condivisione e di speranza; ti preghiamo.
- Ridesta la coscienza di questa assemblea: tutti troviamo in te, Parola e Pane di Vita, la forza per cambiare il nostro cuore e imparare ad amare; ti preghiamo.
Intenzioni particolari della comunità
Dalla Parola all’Eucaristia
+ Ti ringraziamo, o Padre, perché sei paziente fino all’estremo e ce lo hai dimostrato nel tuo Figlio Gesù che ci ha amati morendo in croce per noi. Egli è la Vita che ci rende fecondi e liberi, già in questo Pane e Vino che oggi presentiamo a te. Ora e per sempre. Amen!
Introduzione alla celebrazione
La 3a domenica di Quaresima dell’anno C non è di facile accesso, perché i testi non
sono di immediata comprensione; potremmo dire che la liturgia ci chiede di passare
dalla Scrittura intesa come ricettario di risposte automatiche alla Scrittura come «codice
» per leggere la vita (cf. Sal 119[118],105). La Parola di Dio è incarnata nelle parole
umane una volta per tutte: non si può più capire la prima senza comprendere le seconde.
Dio accetta di relativizzarsi, perché si condiziona, accettando il metodo umano della
ricerca di senso, non sempre immediato. Da ciò nasce l’esigenza dello studio, per
rendere l'ascolto sempre più attento e consapevole.
La 1a lettura narra del primo incontro di Mosè con il Dio della montagna, YHWH, venerato
dai suoi antenati. Il brano è centrato sulla «conoscenza del Nome»: Dio si rifiuta
di rivelare il suo Nome a Mosè, ma rinvia alla storia dei patriarchi, svelandosi come
Dio «storico», un Dio cioè talmente immerso negli avvenimenti umani che lo si può
conoscere solo attraverso «Abramo, Isacco e Giacobbe» e l'opera di grazia che compie
per loro. Per il mondo semitico, il «nome» indica la natura intima, profonda di chi lo
porta e ne determina la consistenza; conoscere il «nome» significa «possedere» la persona,
avere su di lei potere di vita e di morte. Adam nel giardino di Eden può dare il
nome agli animali perché li domina e ne dispone, secondo il disegno di Dio (Gen 2,19;
1,28). Egli vuole impossessarsi anche di Dio e disporre «del bene e del male», cioè del
destino delle cose, ma Dio non può essere possesso di nessuno, davanti a Lui l’uomo e
la donna possono solo inginocchiarsi. Gli Ebrei, per sommo rispetto, neppure pronunciano
il Nome di YHWH1, sostitunedolo con un sinonimo (Adonai, “Signore”,
Shekinàh, “Presenza”, Memràh, “Parola”, ecc.). La 2a lettura è una lezione di esegesi che
Paolo fa ai Corinzi usando il metodo del midràsh. Egli legge tre fatti dell’esodo (la manna,
la roccia e la nube) alla luce degli avvenimenti nuovi della vita di Gesù che così diventa
la chiave per capire il senso della storia passata. Ciò significa che i fatti antichi ave -
vano un significato più profondo di quello che apparentemente dichiaravano e che
solo altri fatti nuovi e successivi hanno evidenziato: il nuovo illumina, amplia e porta a
compimento il significato antico (cf. Gv 17,12; 19,28.36; At 1,16; 3,18, ecc.). Non bisogna
mai avere paura della novità, perché essa potrebbe essere portatrice di senso più
profondo. La gerarchia della Chiesa cattolica spesso ha paura del futuro, perché ha dimenticato
il vangelo e quindi non ricorda le parole di Gesù agli apostoli impauriti:
«Sono io. Non abbiate paura!» (Gv 6,20; Mc 6,50; Mt 14,27; cf. Es 14,23; Dt 1,29; Ger
10,2). Ciò significa negare la storia come luogo dell’incarnazione e, cosa ancora più
grave, assumere il passato come metro unico della rivelazione. Paolo, in sintonia con la
1a lettura, insegna che la storia e gli eventi che essa conduce sono il luogo primario per
cercare con discernimento la volontà di Dio che si manifesta attraverso gli eventi e le persone.
Nel Vangelo Gesù legge due avvenimenti di cronaca per mezzo di una parabola
presa dal mondo agricolo per parlare di vigilanza e provvisorietà. Una rivolta soppressa
nel sangue da Pilato e un disastro edilizio che provocò diciotto «morti bianche» servono
a Gesù per contestare la mentalità corrente che vedeva in questi fatti punizioni
di Dio, come se questi si divertisse a mandare disgrazie per saggiare la fedeltà del suo
popolo. Che concetto assurdo di Dio! Un Dio così non è un Padre, ma un carnefice;
un Dio che può tutto (?) per principio, diventa colpevole e responsabile di tutto il
male. Gesù, invece, con il suo invito alla conversione come purificazione del pensiero
1 Il tetragramma YHWH viene scritto con le vocali della parola Adonai, che significa «Signore
» in senso generico; nella lettura, si pronuncia direttamente tale nome.
(dal greco metanoèo, “cambio mentalità”), purifica il modo di pensare che possiamo
avere di Dio e ci rimanda alle nostre responsabilità e alla nostra storia (cf. Mc 1,14-15).
Da qui l’insegnamento che ciascuno/a deve essere pronto, perché noi non sappiamo
oggi cosa può accadere domani, e quindi non si può vivere rassegnati, ma pienamente
responsabili, in ogni istante e in ogni scelta.
Celebrare l’Eucaristia è immergersi nel mistero di Dio che per un verso ci proietta nel
Regno e per l’altro ci inchioda al presente di cui siamo protagonisti e artefici. Pregare
significa imparare a leggere gli eventi per assaporarli ascoltando la Parola e viverli con
la forza che viene dal mangiare e bere il Pane e il Vino. Vivere l’Assoluto nel provvisorio
è la dimensione costante e comune dei cristiani. Per questo l’invocazione allo Spirito
Santo precedere l’inizio della celebrazione dell’Eucaristia, per apprendere e aggiornare
le coordinate esatte per navigare nei mari della vita, dove è facile smarrirsi se si
cammina senza bussola e senza mèta.
Invocazione penitenziale
Signore, quando noi siamo lontani da te, Tu ci vieni incontro:
Signore pietà!
Cristo, quando siamo nemici tra noi, Tu ci unisci con la tua Croce:
Cristo pietà!
Signore, quando i nostri discorsi e le nostre azioni sono sterili,
Tu ci fecondi con la tua Parola: Signore pietà!
Preghiera dell’Assemblea
+ Padre santo e misericordioso, mai abbandoni i tuoi figli e ci riveli chi sei per noi. Infrangi la durezza della nostra mente e del nostro cuore, perché accogliamo la tua Parola e portiamo frutti di vera e continua conversione a te. Per il nostro Signore… Amen!
LITURGIA DELLA PAROLA
Dal libro dell’Esodo
15,5...18
In quei giorni. Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. (…) Egli guardò ed ecco: un roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. (…) Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! (…). E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele». Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io-sono-colui-che-sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”. (…) “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre (…)».
Parola di Dio!
Salmo responsoriale - 102
R./ Misericordias Domini in aeternum cantabo!
1. Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
2. Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
3. Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.
4. Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia
è potente su quelli che lo temono.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 10,1...12
Non voglio infatti ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. (…) Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro (…). Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte (Esodo, Numeri, Deuteronòmio) per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.
Parola di Dio!
Gloria e lode a te, Signore Gesù!
Cambiate vita, dice il Signore: il regno di Dio si è fatto vicino a voi.
Gloria e lode a te, Signore Gesù!
+ Dal vangelo secondo Luca
13,1-9
In quello stesso tempo. Si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non cambiate modo di pensare, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non cambiate modo di pensare, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Parola del Signore!
Professione di Fede - Simbolo Apostolico
Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
La Parola si fa Preghiera
+ Al Padre, che non si stanca di chiamarci a sé con tutte le sue forze, con il suo amore paziente e misericordioso, ci rivolgiamo con fiducia:
R./ Vieni in nostro aiuto!
- Ridesta la coscienza della tua Chiesa: ascolti il grido dei poveri e degli oppressi, si schieri in difesa della dignità dei più deboli; ti preghiamo.
- Ridesta la coscienza di chi opera nelle comunicazioni: siano corretti e liberi nel cercare la verità; ti preghiamo.
- Ridesta la coscienza dei “profeti”: non si lascino lusingare dai vantaggi e siano disposti ad affrontare i rischi della loro missione; ti preghiamo.
- Ridesta la coscienza di questa comunità parrocchiale: valuti alla luce del Vangelo i fatti della vita quotidiana e sia per il nostro territorio segno di condivisione e di speranza; ti preghiamo.
- Ridesta la coscienza di questa assemblea: tutti troviamo in te, Parola e Pane di Vita, la forza per cambiare il nostro cuore e imparare ad amare; ti preghiamo.
Intenzioni particolari della comunità
Dalla Parola all’Eucaristia
+ Ti ringraziamo, o Padre, perché sei paziente fino all’estremo e ce lo hai dimostrato nel tuo Figlio Gesù che ci ha amati morendo in croce per noi. Egli è la Vita che ci rende fecondi e liberi, già in questo Pane e Vino che oggi presentiamo a te. Ora e per sempre. Amen!
lunedì 1 marzo 2010
CALENDARIO PASTORALE PARROCCHIALE: MARZO 2010
Lunedì 1 19.00: Incontro Giovanissimi – Settimana Biblica a Ortona
ore 21.00: Messa a Paglieroni
Martedì 2 ore 18.30: Messa in San Giorgio
ore 21.00: Preghiera in casa BIANCO
Mercoledì 3 ore 21.00: Catechesi quaresimale in salone comunale
Giovedì 4 ore 18.30: Messa in chiesa parrocchiale
Venerdì 5 ore 18.30: Via Crucis in chiesa p.le
ore 21.00: Incontro fidanzati
Domenica 7 III di Quaresima C – ore 12.15: Battesimo di Pasquarelli Valentina
Lunedì 8 19.00: Incontro Giovanissimi – Settimana Biblica a Lanciano
ore 21.00: Messa a Paglieroni
Martedì 9 ore 10.00: Incontro dei preti con il Vescovo
ore 18.30: Messa in San Giorgio
Mercoledì 10 ore 21.00: Catechesi quaresimale in salone comunale
Giovedì 11 ore 18.30: Messa in chiesa p.le – ore 21.00: Incontro catechisti del’I.C.
Venerdì 12 ore 16.00: Esercizi spirituali diocesani dei Laici
ore 18.30: Via Crucis – ore19.15: Lucernario e Vespri
Domenica 14 IV di Quaresima C - Raccolta parrocchiale generi alimentari
ore 8.30: Celebrazione delle Lodi mattutine - ore 16.15: Liturgia dei Vespri
ore 17.00: Battesimo di Marzolo Dario
Lunedì 15 19.00: Incontro Giovanissimi - ore 21.00: Messa a Paglieroni
Martedì 16 ore 10.00: Incontro diocesano dei preti in Curia a Lanciano
Mercoledì 17 ore 21.00: Catechesi quaresimale in salone comunale
Giovedì 18 ore 18.30: Messa in chiesa parrocchiale
ore 19.00: Lectio Dantis a Ortona
Venerdì 19 Solennità di San Giuseppe
ore 18.30: Messa in chiesa p.le
ore 21.00: Incontro genitori gruppo Nazaret
Domenica 21 - V Domenica di Quaresima C
ore 15.00: Incontro gruppo Nazaret
ore 15.30: Incontro di formazione per genitori con il prof. Ezio Aceti (Curia Lanciano)
Lunedì 22 19.00: Incontro Giovanissimi - ore 21.00: Messa a Paglieroni
Martedì 23 ore 10.00: Incontro preti della zona
ore 18.30: Messa in San Giorgio
Mercoledì 24 ore 21.00: Catechesi quaresimale in salone comunale
Giovedì 25 ore 18.30: Messa in chiesa parrocchiale
Venerdì 26 ore 18.30: Via Crucis in chiesa p.le – ore 21.00: Incontro fidanzato
Sabato 27 ore 15.30: Via Crucis dei gruppi di I.C. alla c.da Puglianna
ore17.00: Da Lanciano per Sant’Apollinare – Pellegrinaggio diocesano dei giovani
Domenica 28 - Domenica della Passione del Signore
ore 10.30: Commemorazione del Solenne Ingresso di Gesù in Gerusalemme
ore 11.00: Celebrazione eucaristica in piazza
Lunedì 29 19.00: Incontro Giovanissimi - ore 21.00: Messa a Paglieroni
Martedì 30, ore 18.30: Messa in San Giorgio
Mercoledì 31 ore 18.30 e ore 21.00: Liturgia penitenziale e Confessioni individuali in chiesa p.le
ore 21.00: Messa a Paglieroni
Martedì 2 ore 18.30: Messa in San Giorgio
ore 21.00: Preghiera in casa BIANCO
Mercoledì 3 ore 21.00: Catechesi quaresimale in salone comunale
Giovedì 4 ore 18.30: Messa in chiesa parrocchiale
Venerdì 5 ore 18.30: Via Crucis in chiesa p.le
ore 21.00: Incontro fidanzati
Domenica 7 III di Quaresima C – ore 12.15: Battesimo di Pasquarelli Valentina
Lunedì 8 19.00: Incontro Giovanissimi – Settimana Biblica a Lanciano
ore 21.00: Messa a Paglieroni
Martedì 9 ore 10.00: Incontro dei preti con il Vescovo
ore 18.30: Messa in San Giorgio
Mercoledì 10 ore 21.00: Catechesi quaresimale in salone comunale
Giovedì 11 ore 18.30: Messa in chiesa p.le – ore 21.00: Incontro catechisti del’I.C.
Venerdì 12 ore 16.00: Esercizi spirituali diocesani dei Laici
ore 18.30: Via Crucis – ore19.15: Lucernario e Vespri
Domenica 14 IV di Quaresima C - Raccolta parrocchiale generi alimentari
ore 8.30: Celebrazione delle Lodi mattutine - ore 16.15: Liturgia dei Vespri
ore 17.00: Battesimo di Marzolo Dario
Lunedì 15 19.00: Incontro Giovanissimi - ore 21.00: Messa a Paglieroni
Martedì 16 ore 10.00: Incontro diocesano dei preti in Curia a Lanciano
Mercoledì 17 ore 21.00: Catechesi quaresimale in salone comunale
Giovedì 18 ore 18.30: Messa in chiesa parrocchiale
ore 19.00: Lectio Dantis a Ortona
Venerdì 19 Solennità di San Giuseppe
ore 18.30: Messa in chiesa p.le
ore 21.00: Incontro genitori gruppo Nazaret
Domenica 21 - V Domenica di Quaresima C
ore 15.00: Incontro gruppo Nazaret
ore 15.30: Incontro di formazione per genitori con il prof. Ezio Aceti (Curia Lanciano)
Lunedì 22 19.00: Incontro Giovanissimi - ore 21.00: Messa a Paglieroni
Martedì 23 ore 10.00: Incontro preti della zona
ore 18.30: Messa in San Giorgio
Mercoledì 24 ore 21.00: Catechesi quaresimale in salone comunale
Giovedì 25 ore 18.30: Messa in chiesa parrocchiale
Venerdì 26 ore 18.30: Via Crucis in chiesa p.le – ore 21.00: Incontro fidanzato
Sabato 27 ore 15.30: Via Crucis dei gruppi di I.C. alla c.da Puglianna
ore17.00: Da Lanciano per Sant’Apollinare – Pellegrinaggio diocesano dei giovani
Domenica 28 - Domenica della Passione del Signore
ore 10.30: Commemorazione del Solenne Ingresso di Gesù in Gerusalemme
ore 11.00: Celebrazione eucaristica in piazza
Lunedì 29 19.00: Incontro Giovanissimi - ore 21.00: Messa a Paglieroni
Martedì 30, ore 18.30: Messa in San Giorgio
Mercoledì 31 ore 18.30 e ore 21.00: Liturgia penitenziale e Confessioni individuali in chiesa p.le
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