Erano tribù di Celti che abitavano tra il Danubio e l’Adriatico. Una parte di esse, al comando di Brenno, nel 279 a.C. invase la Macedonia e si spinse verso la Grecia. Due tribù di essi riuscirono a passare l’Ellesponto, giunsero in Asia minore e si stanziarono nella regione centrale dell’attuale Turchia sugli altipiani situati intorno ad Ancira (Ankara). I Galati conservarono a lungo la loro lingua celtica e le loro usanze nazionali. Anche al tempo di san Girolamo nella regione si parlava il celtico (Prol. II in ep. ad Gal 3).
Paolo e i Galati
Gli Atti degli Apostoli riferiscono che Paolo è passato attraverso la “regione galata” due volte, tra il 50 e il 52 (in 16,6 e 18, 23). In Galati 4,13, Paolo scrive di aver annunciato il Vangelo ai Galati in seguito a una malattia che, durante il “secondo viaggio missionario” lo ha fermato da loro per qualche tempo. Questa lettera fu scritta probabilmente verso la fine dell’anno (54) 57 in Macedonia (Efeso?), durante il suo “terzo viaggio missionario”.
Diversamente dal testo della lettera, che probabilmente venne dettata da Paolo a uno scriba, l’epilogo, che ne ribadisce i contenuti principali, sembra sia stato scritto da Paolo di suo pugno (6, 11).
Il Vangelo annunciato ai Galati
Paolo trovò molti disposti a credere in Gesù annunciato come il Salvatore, promesso al popolo di Israele (4,4), per tutti gli uomini, senza distinzioni. Probabilmente, dopo la partenza di Paolo, “alcuni intrusi”, predicatori ebrei confondevano i Galati affermando la necessità di aderire prima all’ebraismo.
In tutta la lettera l’apostolo polemizza con questi "alcuni" per indicare sia il loro numero esiguo, sia la disistima che Paolo nutre per loro: non meritano neppure di essere chiamati per nome. Tuttavia lo scritto non è indirizzato a loro, ma alle comunità cristiane della Galazia dal lui fondate, anche se ma non sono identificabili con assoluta precisione.
Le idee che “alcuni” diffondevano, le desumiamo dalle stesse argomentazioni dell’apostolo: probabilmente costoro replicavano all’annuncio evangelico dell’apostolo sull’essenza del Vangelo, attaccando anche la persona di Paolo (non sarebbe un vero apostolo perché non dei gruppo dei Dodici) e influenzando così notevolmente e pericolosamente i cristiani della Galazia. Il rischio era anche quello di ridurre il cristianesimo a una filiazione dell’ebraismo.
Si tratta forse di ebrei convertiti, che predicavano una stretta osservanza delle leggi di Mosè e dei rituali ebraici, diminuendo o addirittura vanificando l’importanza della fede in Cristo come principio fondamentale della salvezza.
Per contrastare queste dottrine, Paolo si presenta anzitutto come “apostolo di Gesù Cristo” (cc. 1-2); afferma con forza che tutti possono salvarsi solo se credono in Gesù, il Cristo (cc.3-4); che l’uomo, perché amato in modo gratuito da Dio, ha lo Spirito di Cristo risorto e quindi può agire in modo nuovo, da figlio di Dio (cc.4-5).
Non sono quindi le opere (azioni – comportamenti rituali) che vengono dall’osservanza della Legge mosaica (capp. 3-5) a salvare.
La lettera ai Galati è stata fonte continua di ispirazione per i teologi cristiani, soprattutto per l’esposizione paolina della dottrina della fede. Viene spesso definita la “Magna Charta” della libertà cristiana, poiché in essa Paolo sviluppò la sua dottrina dell’indipendenza del cristianesimo dall’ebraismo e dell’efficacia della salvezza ottenuta attraverso Cristo. La lettera ha anche valore storico per le informazioni autobiografiche contenute nei primi due capitoli.
Una proposta di piano (Daniel Attinger)
Anziché dividere la lettera in tre sezioni, come si fa spesso (praticamente 1-2: parte storica e apologetica; 3-4: argomentazione dottrinale; e 5-6: parenesi), proporrei una suddivisione un po’ più elaborata che si presenta così:
Introduzione: Indirizzo e saluto, e prima apostrofe
(1,1-10)
IL GRANDE TEMA:
Paolo ha ricevuto l’Evangelo per rivelazione
(1,11-12).
Esso dà luogo a 4 sviluppi:
I - Sviluppo autobiografico:
La rivelazione – l’incontro a Gerusalemme
l’incidente di Antiochia
(1,13-2,21)
Questo sviluppo è seguito da tre altri che si fermano
sul contenuto dell’Evangelo; ciascuno di essi è
introdotto da un’apostrofe assai virulente contro
i Galati
(3,1-5; 4,8-11 e 5,13-15; cf. 1,6-10)
II - L’Evangelo e la Legge:
Nel regime della fede la benedizione di Abramo
raggiunge le genti
la Legge non abolisce la promessa – ruolo della Legge
e fine della Legge
(3,1-4,7).
III - Figli della promessa secondo Isacco:
Istinti materni di Paolo – Agar e Sara e i loro figli –
No alla circoncisione!
(4,8-5,12).
IV - La vita nuova o il regime della Libertà:
Incompatibilità tra “carne” e Spirito – La condotta
degli “spirituali”
(5,13-6,10).
Postscriptum (6,11-18).