DEMOCRAZIA
… dovere o sogno?!
Sono rimasto profondamente impressionato dagli avvenimenti in Iran del dopo elezioni… e mi è venuto spontaneo fare il paragone con l’andazzo italiano, pre e post elettorale, di questo giugno così “variabile”, ma “poco sereno”… non solo metereologicamente.
Ci sono ancora paesi dove la democrazia è un bisogno come l’aria che respiriamo; dove la gente è pronta a pagare di persona per la libertà di tutti a prezzo della propria vita.
Da noi, i vari appuntamenti elettorali più che una prova di democrazia sono stati sintomo di una democrazia duramente messa alla prova!
L’ UE è stata votata più sotto la spinta nazionalista di far tutelare “il made in Italy”, che di condividere con gli altri il futuro del “vecchio continente”, che invece rischia di chiudersi nelle strettoie conservatrici fino alla deriva di posizioni xenofobe e razziste.
Alle provinciali ci siamo avvicinati condizionati da questo mito del bipolarismo che è già fallito.
Il Pdl che prevedeva un plebiscito ha vinto per l’avanzare della Lega; il Pd non è crollato ma non con-vince perché senza identità; l’Idv “piccona” con un buona percentuale (a Treglio è il secondo partito con 124 voti!); l’Udc che cresce deve decidere che opposizione scegliere. In ogni caso l’elettorato ha dimostrato di non avere le idee chiare, ben confuse da una propaganda elettorale di bassissimo tenore morale e culturale.
L’emblema massimo della democrazia, il Referendum, è stato un flop mai registrato.
Uno strumento prezioso mal usato e ben lontano dal perseguire gli scopi di chi lo sostiene strenuamente. Ancora una volta un colpo all’impianto democratico del nostro paese,
dove le riforme istituzionali non possono più attendere ed essere precedute dalle leggi
che tutelano ancora le caste.
Un convegno di questi giorni a Tivoli su Igino Giordani, cattolico nella Costituente, titolava: “Dalla politica della casta, alla politica casta”,
che per i cristiani è una bella pro-vocazione!
Anche Treglio, nel suo piccolo, rispecchia un modo di fare politica ancora ben lontano dai veri paradigmi democratici. Un’alternativa pressoché inesistente; un reclutamento molto casereccio dei candidati; un elettorato assolutamente non partecipe, se non per suffragare i propri familiari e amici.
Per ridare fiducia al sistema democratico occorre cambiare le regole del gioco o le cattive abitudini dei giocatori, oppure gli stessi!
Credo che su quest’ultimo punto possiamo fare qualcosa, soprattutto come proposta della comunità cristiana: educare alla partecipazione.
Se potessi, non fonderei un nuovo partito, ma darei vita
ad un movimento di base che avrebbe come unico obbiettivo quello di creare partecipazione.
Perché non provarci?!!
p. Roberto G.
sabato 27 giugno 2009
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