Un vangelo per un anno
Ogni anno, durante la liturgia domenicale, noi proclamiamo e ascoltiamo la lettura quasi continua di un vangelo: Matteo (anno A), Marco (anno B), Luca (anno C), Giovanni (ogni anno durante il tempo di Natale e Pasqua; il cap. 6 nell’estate dell’anno B).
Questa scelta fa parte della riforma liturgica operata dal Concilio vaticano II (1962 - 1965) per riportare al centro del culto, della spiritualità e della vita cristiana la Parola di Dio.
Il brano evangelico è culmine e centro della Liturgia della Parola domenicale: dà il tema alla domenica e il senso alla celebrazione (cfr. antifona alla comunione di ogni messa); la prima lettura, di solito tratta dall’Antico Testamento, è scelta proprio per commentare il brano evangelico. “La lettura del Vangelo costituisce il culmine della stessa liturgia della Parola; all'ascolto del Vangelo l'assemblea viene preparata dalle altre letture, proclamate nel loro ordine tradizionale, prima cioè quelle dell'Antico Testamento e poi quelle del Nuovo”. (Ordinamento generale delle Letture, 13)
Durante quest’anno 2009-2010 leggeremo il racconto evangelico di Luca.
Persone e Comunità in ascolto
L’ascolto non connota solo l’atteggiamento del popolo di fronte a Dio (cfr. Deuteronomio 6,4); Gesù lo indica come fondamentale per entrare in un rapporto di fiducia con lui e quindi per seguirlo (cfr. Luca 4,21; 7,1; 8,19-21).
Maria, proprio nel racconto di Luca, è indicata come la donna in ascolto (cfr. Luca 2, 19. 51b; 11,34)
Ogni persona matura la sua interiorità proprio nella capacità di ascoltare, e questo è il requisito di ogni dialogo: nell’ascoltare le sue parole io accolgo la persona che me le offre. Chiudermi all’ascolto vuol dire rifiutare la persona stessa che mi parla.
Anche la comunità cristiana trova nell’ascolto attento e accogliente della parola di Dio il principio fondamentale della propria formazione e della propria crescita, che è anzitutto opera dello Spirito di Gesù risorto.
“Ogni volta pertanto che la Chiesa, riunita dallo Spirito santo nella celebrazione liturgica, annunzia e proclama la parola di Dio, sa di essere il nuovo popolo, nel quale l'alleanza, sancita negli antichi tempi, diventa finalmente piena e completa. A loro volta tutti i fedeli, che in forza del Battesimo e della Cresima, sono divenuti nello Spirito annunziatori della parola di Dio, una volta ricevuta la grazia di ascoltare questa parola, devono farsene annunziatori nella Chiesa e nel mondo, almeno con la testimonianza della loro vita”. (7)
Persone e Comunità in ascolto
L’ascolto non connota solo l’atteggiamento del popolo di fronte a Dio (cfr. Deuteronomio 6,4); Gesù lo indica come fondamentale per entrare in un rapporto di fiducia con lui e quindi per seguirlo (cfr. Luca 4,21; 7,1; 8,19-21).
Maria, proprio nel racconto di Luca, è indicata come la donna in ascolto (cfr. Luca 2, 19. 51b; 11,34)
Ogni persona matura la sua interiorità proprio nella capacità di ascoltare, e questo è il requisito di ogni dialogo: nell’ascoltare le sue parole io accolgo la persona che me le offre. Chiudermi all’ascolto vuol dire rifiutare la persona stessa che mi parla.
Anche la comunità cristiana trova nell’ascolto attento e accogliente della parola di Dio il principio fondamentale della propria formazione e della propria crescita, che è anzitutto opera dello Spirito di Gesù risorto.
“Ogni volta pertanto che la Chiesa, riunita dallo Spirito santo nella celebrazione liturgica, annunzia e proclama la parola di Dio, sa di essere il nuovo popolo, nel quale l'alleanza, sancita negli antichi tempi, diventa finalmente piena e completa. A loro volta tutti i fedeli, che in forza del Battesimo e della Cresima, sono divenuti nello Spirito annunziatori della parola di Dio, una volta ricevuta la grazia di ascoltare questa parola, devono farsene annunziatori nella Chiesa e nel mondo, almeno con la testimonianza della loro vita”. (7)
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