sabato 6 febbraio 2010

Giornata per la vita - La forza della vita: una sfida nella povertà

Chi guarda al benessere economico alla luce del Vangelo sa che esso non è tutto,
ma… fedele al messaggio di Gesù, venuto a salvare l’uomo nella sua interezza,
la Chiesa si impegna per lo sviluppo umano integrale, che richiede anche il superamento dell’indigenza e del bisogno. La disponibilità di mezzi materiali, arginando la precarietà
che è spesso fonte di ansia e paura, può concorrere a rendere ogni esistenza più serena e distesa. Consente, infatti, di provvedere a sé e ai propri cari una casa, il necessario sostentamento,
cure mediche, istruzione.
Avvertiamo perciò tutta la drammaticità della crisi finanziaria che ha investito molte aree
del pianeta: la povertà e la mancanza del lavoro che ne derivano possono avere effetti disumanizzanti. La povertà, infatti, può abbrutire e l’assenza di un lavoro sicuro può far perdere fiducia in se stessi e nella propria dignità. Si tratta, in ogni caso, di motivi di inquietudine
per tante famiglie. Molti genitori sono umiliati dall’impossibilità di provvedere, con il proprio lavoro, al benessere dei loro figli e molti giovani sono tentati di guardare al futuro con crescente rassegnazione e sfiducia.
Proprio perché conosciamo Cristo, la Vita vera, sappiamo riconoscere il valore della vita umana
e quale minaccia sia insita in una crescente povertà di mezzi e risorse. Il benessere economico, però, non è un fine ma un mezzo, il cui valore è determinato dall’uso che se ne fa: è a servizio della vita, ma non è la vita. Quando, anzi, pretende di sostituirsi alla vita e di diventarne la motivazione, si snatura e si perverte. Anche per questo Gesù ha proclamato beati i poveri
e ci ha messo in guardia dal pericolo delle ricchezze (cfr Luca 6,20-25).
Alla sua sequela e testimoniando la libertà del Vangelo, tutti siamo chiamati a uno stile di vita sobrio, che non confonde la ricchezza economica con la ricchezza di vita. Ogni vita, infatti,
è degna di essere vissuta anche in situazioni di grande povertà. L’uso distorto dei beni
e un dissennato consumismo possono, anzi, sfociare in una vita povera di senso e di ideali elevati, ignorando i bisogni di milioni di uomini e di donne e danneggiando irreparabilmente la terra,
di cui siamo custodi e non padroni.
Proprio il momento che attraversiamo ci spinge a essere ancora più solidali con quelle madri che, spaventate dallo spettro della recessione economica, possono essere tentate di rinunciare
o interrompere la gravidanza, e ci impegna a manifestare concretamente loro aiuto e vicinanza.
Ci fa ricordare che, nella ricchezza o nella povertà, nessuno è padrone della propria vita
e tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla come un tesoro prezioso dal momento
del concepimento fino al suo spegnersi naturale.

I Vescovi Italiani

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