sabato 10 luglio 2010

Una comunità che celebra - La Liturgia domenicale: XV Domenica dell'anno C: 11 luglio 2010

AMATI DA CRISTO,
ANCHE NOI
AMIAMO COME LUI

La liturgia di questa domenica 15a del tempo ordinario C ci pone di fronte ad un interrogativo

che è centrale per la fede: perché Dio non si fa vedere «fisicamente» e non dà

segni tangibili della sua Presenza? In che modo possiamo essere sicuri della presenza

di Dio? Certo, qualcuno potrebbe pensare che sarebbe bella un’apparizione inequivocabile

di Dio, magari con qualche gioco di prestigio impressionante da costringere tutti

a convertirsi e a credere a lui! Questa tipologia di divinità appartiene al gruppo delle

religiosità che sono «oppio dei popoli», perché un Dio impressionante, magico e teatrale

è solo un giochino nelle mani di uomini esperti di marketing religioso. Non è così

il Dio di Gesù Cristo, che sceglie la via lunga e tortuosa dell’incontro nella vita e per

farsi riconoscere esige che ciascuno percorra tutta la propria esistenza dalla parte più

esterna al livello più intimo per giungere ad ascoltare il silenzio di Dio che è la Parola

più sublime e più alta che il cuore possa percepire.

La Bibbia ci parla di un Dio «Presenza assente» perché mentre si manifesta si cela e

non impone. Tutta la storia di Israele e della Chiesa mette in evidenza questo metodo:

Dio si adatta al passo delle persone per diventare compagno di cammino e di ricerca.

Certo un «miracolo» sarebbe un bel colpo contro l’incredulità! – così pensano gli uomini

di poca fede, che all’occorrenza non crederanno mai nemmeno davanti ai mira -

coli, perché avranno sempre bisogno di un altro miracolo. Il vangelo di Giovanni non

parla mai di miracoli, ma solo di «segni», perché il modo di rivelarsi di Dio è discreto,

in punta di piedi, rispettoso del travaglio e dei dubbi di chi lo cerca con cuore sincero.

Non si cerca Dio per essere convinti, ma per sperimentare il suo amore e la sua storia

rivelata nel popolo di Israele e nell’ebreo Gesù, per imparare ad amare come lui e per

andare nel mondo a cogliere i «segni di amore» disseminati dallo Spirito di Dio. Il riformatore

deuteronomista, per bocca di Mosè, ci dice che non dobbiamo affannarci a

cercare Dio: non è necessario scalare il cielo, ne sprofondare negli abissi del mare. È

sufficiente abituarsi ad abitare il proprio cuore per scoprire che Dio non è esterno a

noi, né ci è estraneo, perché ha deposto in noi il germe della sua Parola che troviamo

nella Toràh dei comandamenti e nella nostra coscienza. Per incontrare Dio è sufficiente

ascoltare la vita che parla noi di lui attraverso quattro vie: gli avvenimenti della storia,

le persone che incontriamo, la Parola di Dio che ascoltiamo e la coscienza con cui di -

scerniamo il bene e il male. L'apostolo Paolo riprende un antico inno battesimale che

inneggia alla signoria di Cristo sulla prima creazione e sulla seconda creazione che è la

redenzione, avvenuta nel dono della vita del Figlio di Dio che noi abbiamo potuto vedere,

ascoltare e toccare (cf. 1Gv 1,1-3). L’apostolo presenta il Cristo come pre-esistente

a tutte le cose create (Col 1,15): egli s’ispira alla tradizione giudaica, molto diffusa

ai tempi di Gesù, che narra come ancora prima di creare il mondo, Dio avesse

messo in serbo dieci cose, tra cui appunto il Messia1. Gesù applicherà a sé questa tradizione,

quando nella grande preghiera sacerdotale chiede al Padre di dargli «quella gloria

che io avevo presso di te prima che il mondo fosse» (cf. Gv 17,5). È un modo ebraico

per affermare che Gesù appartiene alla stessa eternità del Padre e che, attraverso

l’incarnazione, questa eternità che conteneva l’invisibilità di Dio si è piegata alle esigenze

umane, facendosi sperimentare nel tempo attraverso l’esperienza unica di Gesù

di Nazareth. Se Gesù è l’immagine visibile del Dio invisibile, significa che il peccato di

Adam ed Eva non è stato solo un peccato di orgoglio, ma il rifiuto cosciente e consapevole

di accettare il Cristo come il capo di tutto il corpo, l’immagine perfetta del vol-

1 Cf. Mishnà, trattato Pirqè Avot (Massime dei Padri) V, 6.

to e della volontà di Dio. I progenitori non accettano Cristo perché vogliono essere

loro stessi immagine unica e assoluta da sostituire a quella del Figlio che è «prima che

il mondo fosse». Il peccato di Àdam ed Eva non è un peccato morale, ma un peccato

cristologico: rifiutano il Cristo e si ritrovano nudi d’immagine, di luce e di futuro.

Il Vangelo risponde alla domanda iniziale da un altro versante. Incontrare Dio nel proprio

cuore e nella propria coscienza può essere anche una illusione perché non c’è alcuna

misura e verifica di verità. C’è un modo infallibile per essere certi di incontrare il

Dio di Gesù Cristo: stare sempre dalla parte dei poveri con spirito povero e cuore accogliente,

come il Samaritano. Quando uno si mette al servizio dei poveri, non deve

preoccuparsi nemmeno di Dio, perché lo troverà alla fine del suo cammino come un

premio naturale. Chi cerca Dio nello scintillio delle liturgie sontuose che sembrano più

una sfilata di moda che una adorazione della maestà di Dio, onora solo se stesso e l’idea

che ha di Dio, non il Dio del volto di Gesù Cristo. Per vedere Dio, bisogna immergersi

nella storia e nella storia dei poveri, non pensare al Dio che abita sopra le

nubi, magari mentre passiamo sull’altro marciapiede per non vedere i moribondi di

questo sistema economico e politico. Gli specialisti della religione hanno talmente imprigionato

Dio nei loro schemi etici e cultuali da identificarlo con se stessi: non vogliono

sporcarsi dell’umanità sofferente e così rinnegano quel Dio che dovrebbero testimoniare

e di cui sono garanti. Credono di dare gloria a Dio e invece gratificano solo

se stessi cercando la propria vanagloria. Celebrare l’Eucaristia significa incontrare

Gesù che si fa samaritano per noi, per insegnarci come dobbiamo essere ed agire sulle

strade della vita; andando a casa, non ci resta che accogliere l’invito di Gesù al dottore

della Legge: «Va’ e anche tu fa’ così» (Lc 10,37).
 
PREGHIERA PENITENZIALE


Signore, il peccato ci svuota della nostra dignità, rinnovaci!

Signore, pietà!



Cristo Signore, cura le nostre ferite con la tua misericordia. Cristo, pietà!



Signore Gesù, perdonaci quando siamo indifferenti alle sofferenze altrui.

Signore, pietà!



INNO DI LODE: Gloria a Dio…



PREGHIERA DELL’ASSEMBLEA

+ Padre misericordioso, che nel comandamento dell'amore hai posto la sintesi e il centro di tutta la Legge, rendici attenti e generosi con chi è segnato dalla sofferenza e dalla miseria, per essere come Cristo, buon samaritano dell’umanità. Egli è Dio e vive… Amen!



LITURGIA DELLA PAROLA



Dal libro del Deuteronomio

30,10-14

Mosè parlò al popolo dicendo:

«Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della Legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.

Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica».

Parola di Dio.

Salmo responsoriale - 18

R./ Confitemini Domino, quoniam bonus. Alleluja!



1. La Legge del Signore è perfetta,

rinfranca l'anima;

la testimonianza del Signore è stabile,

rende saggio il semplice.

2. I precetti del Signore sono retti,

fanno gioire il cuore;

il comando del Signore è limpido,

illumina gli occhi.

3. Il timore del Signore è puro,

rimane per sempre; i giudizi del Signore

sono fedeli, sono tutti giusti,

più preziosi dell'oro, di molto oro fino,

più dolci del miele di un favo stillante.



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 1,15...20

Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione. Tutto, nei cieli e sulla terra; realtà visibili e invisibili, (…) sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è prima di tutto e tutto in Lui ha consistenza. Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, per essere Lui primo fra tutti. E’ piaciuto infatti a Dio che abiti in Lui ogni pienezza e che per mezzo di Lui e in vista di Lui tutto sia riconciliato, pacificando con il sangue [versato sulla] croce, (…) la terra e (…) i cieli. Parola di Dio.




Alleluja, alleluja!

Le tue Parole, Signore, sono Spirito e Vita; tu hai Parole di vita eterna. Alleluja!



+ Dal vangelo secondo Luca

10, 27-37

Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». Costui rispose: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso (Deuteron 6,5).

E Gesù: «Hai risposto bene; fa' così e vivrai». Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani di alcuni banditi che gli portarono via tutto, lo percossero e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre.

Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è caduto nelle mani dei banditi?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' così». Parola del Signore.



PROFESSIONE DI FEDE-SIMBOLO DEGLI APOSTOLI

Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.



LA PAROLA SI FA PREGHIERA



+ Fratelli e sorelle, preghiamo Dio nostro Padre, che in Gesù ci ama con una misericordia tenace e paziente:

R./ Insegnaci ad amare, Signore!



1. Insegna alla tua Chiesa ad essere sempre rifugio sicuro per chi è stato percosso dalla cattiveria e dall’ingiustizia:



2. Insegna a chi ha responsabilità civili ad ascoltare gli altri, per conoscere ciò che li fa soffrire e mostrare loro un amore compassionevole:



3. Insegnaci ad amarti con tutto noi stessi per essere così capaci di amare il nostro prossimo come noi stessi:



4. Insegnaci a celebrare l’Eucaristia lasciandoci amare e curare da te, vero samaritano, per avere un cuore nuovo ed essere di conforto e speranza a chi vive accanto a noi:



DALLA PAROLA ALL’EUCARISTIA

+ Ti ringraziamo Padre di aver mandato Gesù sulla nostra strada, mentre eravamo soli e abbandonati, percossi dalla cattiveria e feriti dal male. Non abbandonarci mai! Per Cristo... Amen!

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