sabato 28 agosto 2010

Una comunità che celebra: La Liturgia domenicale - XXII Domenica dell'anno C: 29 agosto 2010

GESU’, PRIMO TRA NOI, SI È FATTO ULTIMO


Dire che il tema della 1a lettura e del Vangelo è l’«umiltà» è un rischio di banalizzazione,

se si riduce ad un sermone morale sul dovere di mortificare il «proprio io» per assumere

atteggiamenti dimessi fino a scomparire. Troppo spesso si è usata l’ascesi dell’umiltà

per affermare ogni sorta di soprusi su persone autenticamente religiose a cui però venivano

negati tutti i diritti, restando solo il dovere dell’obbedienza. Il tema dell’umiltà

deve essere prima ben fondato nel contesto della Parola di Dio, altrimenti si fomentano

autoritarismi che prosperano radicandosi sul piedistallo dell’umiltà… degli altri!

Il termine «umiltà» nella Bibbia ebraica appartiene alla famiglia dei vocaboli della relazione,

perché deriva dalla radice ‘anâ che ha il senso di «rispondere, testimoniare, parlare

»; dallo stesso termine deriva la parola «povero» per cui umile e povero nella Bibbia

sono sinonimi. Possiamo dire che l’umile è il «povero nello spirito» (cf. Mt 5,3) dichiarato

«beato» da Gesù, colui cioè che vive per e nella presenza dello Spirito del Signore.

Povero è chi non ha posizioni da difendere, ma sa di dipendere da altri. Il povero tende

le mani e la sua vita dipende dall’amore accogliente dell’altro. Il vero povero nello

spirito è Gesù che si è affidato tutto alla volontà del Padre e si è abbandonato completamente

nelle mani degli esseri umani che ne hanno fatto scempio. La ragione di questo

dono totale di sé sta nella certezza della presenza di Dio che è sempre «davanti agli

occhi» del povero, la cui vita, pertanto, «riposa al sicuro» (Sal 16[15],9). Gesù propone

se stesso come mite ed umile (Mt 11,29; 21,5) e chiede ai suoi discepoli di imitarlo (2Cor

10,1; Gal 5,23; Tt 3,2; 1Pt 3,16) perché essi siano nel mondo le orme stesse del suo

passaggio. L’umile è la persona della «verità» e dell’«ascolto»: non s’inorgoglisce come

Adamo da pensare di usurpare Dio stesso, ma nemmeno colui che si annienta fino al

punto da non riconoscere i doni che Dio creatore gli ha dato. La persona umile è una

persona vera perché si accetta nella sua pienezza di armonia umana, nei suoi limiti e

fragilità, come nei suoi pregi e qualità.

Nella 1a lettura il Sapiente invita il discepolo ideale a mettersi «davanti al Signore» e a

fare della sua vita una glorificazione attraverso l’ascolto della Parola e la condivisione

qui espressa con il termine «elemosina» che è un concetto importante nell’etica del Siracide

(cf. 7,10; 12,3; 16,14; 29,8.12; 40,24; Pr 16,6; 17,5; Tb 4,7-11). L’autore attribuisce

all’elemosina il potere di espiazione dei peccati, facendone l’equivalente del sacrificio

dello Yom Kippur: una straordinaria novità anche per noi. Il termine «elemosina» deriva

dal verbo greco eleèo, «aver misericordia», traducendo l’ebraico rachàm/rèchem che ha attinenza

con l’utero materno che partorisce. Per cui «fare elemosina» in senso originario,

etimologico significa «avere pietà, misericordia» nel senso proprio di accettare di

essere generanti e partorienti. «Elemosina» quindi vuol dire «generare alla vita». Nella

liturgia eucaristica è rimasta una reminiscenza della celebrazione greca dei primi secoli

ed è l’invocazione dell’inizio: «Kýrie, elèison! Christe, elèison!». L’esercizio della misericordia

diventa quindi un atto di culto che ha valore offertoriale e rigenerativo perché condivide

chi si è e ciò che si ha. Il Vangelo porta a compimento quanto esposto dal Sapiente,

ma ponendo l’accento sulle ragioni interiori del comportamento. Di solito accade che

gli esseri umani usano maschere per accreditarsi diversi da quello che sono, specialmente

in pubblico. Gesù ci dice che la coscienza del nostro agire non va mai in ferie e

non ha vuoti. Si è se stessi sempre, nel privato e nel pubblico. La ragione di ciò è semplicemente

soprannaturale: ogni volta che falsiamo la nostra immagine noi falsiamo

anche quella di Dio perché siamo portatori della sua visibilità (Gen 1,27; Rm 8,29; Col

1,15; 3,10). Un secondo elemento che Gesù sottolinea si può codificare così: quando

agisci, agisci sempre per motivi di giustizia e mai per tornaconto. Invitare a pranzo

qualcuno con la prospettiva che debba restituire l’invito è un gesto ridicolo, non

un’azione di comunione. Ne sappiamo qualcosa a Natale, quando scatta la sindrome

del regalo come dovere che tutti condannano e di cui tutti sono schiavi, incapaci di

spezzare questa maledizione senza senso; oppure si pensi ai matrimoni e a quelle

oscenità che si chiamano prime comunioni, ma che forse bisognerebbe meglio definire

come «matrimoni in miniatura». In queste occasioni il regalo è proporzionato a quello

che si è ricevuto in occasione di un altro matrimonio o di un’altra prima comunione

oppure agli inviti ricevuti per il pranzo. Tutto è calcolato, nulla è lasciato alla gratuità.

La gratuità è l’equilibrio della giustizia ritrovata nella verità, a differenza della logica del

mondo che è basata sull’acquisizione dei primi posti, anche a costo di sacrificare qualsiasi

pudore e qualsivoglia valore etico. Non è giusto un regalo obbligato perché è fal -

so; è giusto e bello invece un regalo donato, anzi inatteso, che non aspetta in cambio

nulla che non sia la sorpresa di chi lo riceve e la gioia di chi lo offre. In economia, in

politica, nella carriera ecclesiastica ciò che conta è «farsi furbi», per chi crede in Dio

ciò che conta è la salvaguardia della dignità propria e altrui perché le ragioni per sce -

gliere e per decidere sono presenti nel cuore di Dio, alla cui presenza il credente vive.

Come ci ricorda la 2a lettura, noi siamo chiamati ad essere la lampada che brilla sul

monte Sion, la santa Gerusalemme celeste, il trono della Gloria di Dio
(cf. Eb 12,22; Lc 11,33).

PREGHIERA PENITENZIALE

Signore, ti sei abbassato fino a noi, purifica le nostre ambizioni smisurate.

Signore, pietà!

Cristo Gesù, ti sei fatto vicino a tutti, avvicinaci col tuo amore al Padre.

Cristo, pietà!

Signore, imbandisci per noi la tua mensa, cambia la nostra indifferenza  verso i poveri. Signore, pietà!



INNO DI LODE: Gloria a Dio…



PREGHIERA DELL’ASSEMBLEA



+ O Padre, tu chiami soprattutto i poveri e i peccatori alla festosa assemblea della nuova alleanza. Fa’ che la tua Chiesa onori la presenza del Signore negli umili e nei sofferenti, così che tutti ci riconosciamo fratelli alla tua mensa. Per il nostro Signore… Amen!



LITURGIA DELLA PAROLA



Dal libro del Siràcide 3, 17...31



Figlio, compi le tue opere con modestia, sarai amato più di un uomo generoso. Quanto più sei grande, tanto più abbassati; così il Signore ti darà i suoi doni. Solo chi è consapevole dei propri limiti sa riconoscere Dio. (…)

E’ saggio chi medita le parabole, e così capirà quanto egli desidera.

Come l’acqua spegne un fuoco divampante, così soccorrere i poveri cancella i peccati.

Parola di Dio!

Salmo responsoriale - 67



R./ Jubilate Deo, omnis terra,

servite Dominum in laetitia. Alleluja!



1. Si rallegri chi è amato da Dio,

esultate davanti a Lui: cantate di gioia!

Cantate a Dio, cantate inni a Lui:

fate festa davanti al Signore!



2. Padre degli orfani e difensore

delle vedove è Dio in mezzo a noi.

A chi è solo, Dio fa abitare una casa,

libera con gioia i prigionieri.



3. Pioggia abbondante

hai riversato, o Dio,

hai rinvigorito il tuo paese esausto.

Là si è stabilito il tuo popolo,

dove tu, o Dio, hai soccorso il misero.



Dalla lettera agli Ebrei 12, 18...24



Fratelli e sorelle. Non vi siete avvicinati a una montagna terrena come il popolo di Israele, né a un fuoco ardente, né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e ad un fragore di parole; chi le udiva scongiurava che Dio non rivolgesse più a loro la parola.

Voi, invece, vi siete avvicinàti al monte Sion e alla città del Dio vivente, la Gerusalemme del Cielo e a migliaia di angeli, all'assemblea festosa dei primogeniti chiamati per nome nel Cielo, a Dio giudice di tutti e ai giustificati ormai portati alla perfezione, a Gesù mediatore della Nuova Alleanza con il suo sangue sparso per tutti.

Parola di Dio!


Alleluja, alleluja!


Il Signore mi ha mandato ad annunziare

ai poveri la buona notizia, a proclamare

ai prigionieri la liberazione. Alleluja!



+ Dal vangelo secondo Luca 14,1.7..14



Avvenne che un Sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo e [(perché era sabato). Ed ecco c’era davanti a lui un malato di idropisia e lo guarì (…)]. Gesù diceva agli invitati un parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e così quando lo sposo viene ti dica: “Cedigli il posto!”. Allora, con vergogna, dovrai occupare l'ultimo posto. Invece quando sei invitato, va’ e mettiti all'ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Ricordate: chiunque si innalza sarà abbassato, e chi si abbassa sarà innalzato». Disse poi a colui che l'aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i tuoi vicini che sono ricchi: essi possono invitarti a loro volta e tu avrai già la tua ricompensa. Al contrario, se offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi: sarai felice, perché non possono ricambiarti! Dio ti ricompenserà alla fine, con la risurrezione». Parola del Signore!



PROFESSIONE DI FEDE-SIMBOLO DEGLI APOSTOLI



Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.



LA PAROLA SI FA PREGHIERA



+ Fratelli e sorelle, avviciniamo con fiducia al Padre, perché il suo Figlio Gesù ci ha dato un posto alla sua mensa e preghiamo:

R./ Padre dei poveri, ascoltaci!



1. Che la tua Chiesa non si accaparri i primi posti tra i potenti, ma accolga e si curi degli umili e dei poveri, preghiamo.



2. Che le nostre società non continuino a vivere nell’inganno dell’orgoglio e della sopraffazione sugli altri, preghiamo.



3. Che il nostro impegno nella vita civile e parrocchiale, sia sincero e costruttivo, per il vero bene di tutti, preghiamo.



4. Che i cristiani siano i primi credere e a lottare per “costruire la Pace custodendo il Creato”, preghiamo.



5. Che la nostra partecipazione a questa Eucaristia ci spinga ad amare per primi, tutti e sempre, senza distinzioni e limiti, preghiamo.



DALLA PAROLA ALL’EUCARISTIA



+ Ti ringraziamo, o Padre, di averci radunati alla tua mensa nel tuo Figlio Gesù. Egli è venuto fra noi come il servo di tutti e con il dono di sé, in questo pane e vino, ci rende degni di servirlo negli altri.

Egli vive e regna per sempre. Amen!

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