sabato 19 dicembre 2009

Le lectio del prete Carmine Miccoli

Note di esegesi per la comprensione del testo
Luca 1
Il vangelo di oggi appartiene al ciclo dell’infanzia di Gesù messo per iscritto dopo
la Pasqua, alla cui luce viene interpretato. Dell’infanzia di Gesù parlano solo Mt
(1-2) e Lc (1-2); Mc che è il primo degli evangelisti non ne parla affatto, mentre Gv
descrive non la nascita terrena, ma l’eternità del Verbo incarnato (1,1-18). Da questi
dati appena abbozzati ricaviamo però un fatto: i vangeli dell’infanzia non sono
un racconto storico e cronologico della vita di Gesù, ma un affresco teologico in
cui Mt e Lc mettono a punto temi interessanti per la loro comunità. Il brano di
oggi (Lc 1,39-45) narra il racconto della visita di Maria alla cugina Elisabetta: si tralascia
il cantico del Magnifcat (Lc 1,46-55),che è il completamento necessario della
sequenza presa in analisi (Lc 1,39-56).
Il racconto della visitazione è l’affresco del viaggio che compie Maria partendo da
Nazareth di Galilea, nel nord di Israele, per andare a sud, in Giudea. Il brano deve
essere letto nel contesto dei primi due capitoli di Lc perché solo così si scopre
che è una rilettura in chiave cristiana del trasferimento dell’arca dell’alleanza da
Sichem a Gerusalemme ad opera di Davide come è descritto in 2Sam 6,2-11. I riferimenti
sono costanti e voluti, come si può vedere dallo schema:
1. Maria/l'arca si muove verso la regione di Giuda
Maria Arca
Lc 1,39 In quei giorni Maria si alzò e
andò in fretta verso la regione
montuosa, in una città di Giuda.
[Davide] 2Sam 6,2 Poi si alzò e partì con
tutta la sua gente da Baalà di Giuda,
per far salire di là l’arca di Dio, sulla
quale si proclama il nome del Signore
degli eserciti, che siede sui cherubini.
2. Maria/l'arca viene accolta con canti e grida di gioia
42-44 [Elisabetta] esclamò a gran
voce: “Benedetta tu fra le donne e
benedetto il frutto del tuo
grembo... Ecco, appena il tuo saluto
è giunto ai miei orecchi, il bambino
ha sussultato di gioia nel mio grembo”.
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5 Davide e tutta la casa d’Israele danzavano
davanti al Signore con tutte le
forze, con canti e con cetre, arpe,
tamburelli, sistri e cimbali. […] 12b Allora
Davide andò e fece salire l'arca di
Dio dalla casa di Obed-Edom alla Città
di Davide, con gioia.
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3. Maria/l'arca sono fonte di benedizione e di stupore
41- Appena Elisabetta ebbe udito il saluto
di Maria, il bambino sussultò
nel suo grembo. Elisabetta fu colmata
di Spirito Santo 42 - ed esclamò a
gran voce “[…] 43 - A che cosa devo
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12 Ma poi fu detto al re Davide: "Il Signore
ha benedetto la casa di Obed-
Edom e quanto gli appartiene, a causa
dell'arca di Dio".
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che la madre del mio Signore venga
da me?”
9 “Come potrà venire da me l'arca del
Signore?”
4. Maria/l'arca rimane ferma tre mesi in casa
40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò
Elisabetta […] 56 Maria rimase
con lei circa tre mesi, poi torno a
casa sua.
10 Davide non volle trasferire l'arca
del Signore presso di sé nella Città di
Davide, ma la fece dirottare in casa di
Obed-Edom di Gat. 11 L'arca del Signore
rimase tre mesi nella casa di
Obed-Edom di Gat e il Signore benedisse
Obed-Edom e tutta la sua casa.
Ci troviamo di fronte ad una simmetria voluta e ricercata, perché Lc ha un progetto
proprio: gli avvenimenti che accompagnano la nascita di Gesù sono anche il
compimento delle due profezie di Ml 3 che annuncia l’ingresso di YHWH nel suo
Tempio e Dn 9 che annuncia l’arrivo di Dio dopo il compimento delle settanta
settimane di anni1. Per Lc l’angelo di cui parla Malachia (3,1) è l’arcangelo Gabriele
che entra nel Tempio per annunciare al sacerdote Zaccaria la nascita di un fglio
che sarà il precursore del Messia (Lc 1,8-19). Nel leggere ogni singolo brano del
vangelo dell’infanzia di Lc, bisogna sempre tenere presenti i due capitoli nel loro
contesto globale, per rendersi conto che Lc fa un calcolo appropriato ed esplicito
per descrivere, attraverso il viaggio di Maria, nuova arca, il compimento della profezia
di Dn 9: le settanta settimane di anni, cioè 490 anni. Secondo la tradizione biblico-
giudaica, l’arcangelo Gabriele è il depositario del segreto messianico: è lui
infatti che deve spiegare la «visione» a Daniele2. Daniele profetizza che il Messia
comparirà al compimento delle settanta settimane di anni, cioè dopo 490 anni. Lc si
ricollega a questa profezia e ci offre la chiave per comprenderla come realizzata
non solo nel tempo, ma anche nella persona di Gesù. I primi due capitoli sono infatti scanditi...
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1 In Dn 9,24 i settant’anni indicati da Geremia devono essere intesi come settanta settimane di anni (=490 anni). Con questa interpretazione si giunge all’epoca di composizione del libro di Daniele: l’intento è quello di dare una lettura attualizzante alla profezia di Geremia.
In Dn 9,25 il principe consacrato dovrebbe essere Ciro re di Persia, che consentì agli Ebrei di tornare alla loro terra; sette settimane, cioè 49 anni, corrispondono al periodo tra il 587 (distruzione di Gerusalemme e deportazione) e il 538 (editto di Ciro). In Dn 9,26 il consacrato a cui ci si riferisce qui è, secondo molti interpreti, il sommo sacerdote Onia III,
deposto verso il 175 e poi ucciso (cf. 2Mac 4,30-38). In Dn 9,27 l’ultima settimana riguarda le vicende dell’epoca dei Maccabei; metà settimana rimanda ancora al periodo di tre anni e mezzo, ricordato in Dn 7,25, che è la durata della profanazione del santuario, prima della sua purifcazione da parte di Giuda Maccabeo (cf. 1Mac 1,41-64; 4,36-61).
2 Cf. Dn 8,15-16; 9,20-27. Gabriele è uno dei quattro angeli (gli altri sono: Michele, Uriele, Raffaele) che stanno ai quattro lati del trono di Dio e sono custodi delle quattro parti del globo (Enoch IX,1), ha la forma di uomo (Dn 8,15; 9,21) e secondo il Talmud (Yoma 77a) è «l’uomo vestito di lino» descritto dal profeta Ezechiele (9,3; 10,2).
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.....dall’espressione «quando furono compiuti i giorni» (Lc 1,23; 2,6.22)
che ritma il compimento profetico:
Lc Descrizione dell’evento
1,11 Gabriele appare al sacerdote Zaccaria nella solenne cornice del Tempio
1,23 Zaccaria «compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa»
1,26 Gabriele appare a Maria «al 6° mese» (=180 gg.)
2,6 Nove mesi dopo (=270 gg.) «si compirono per lei i giorni del parto»
2,22 Al «tempo della purifcazione», 40 giorni dopo, Maria va al Tempio.
La somma totale dei giorni (180 + 270 + 40) è 490 gg. cioè le 70 settimane di
anni previste da Daniele. Al centro di questo computo vi è Maria che, prima ancora
che il Messia nasca, lo porta a visitare la Terra di quel popolo di cui sarà al
tempo stesso «fglio» e «Messia». L’arca dell’alleanza precedeva il popolo verso la
terra promessa così come lo precedeva in combattimento: era il segno visibile
della Shekinàh di Dio in mezzo al suo popolo. Maria è la nuova arca che non porta
più il «segno», ma la stessa «Presenza» di cui ne precede l’ingresso nell’ultimo e
decisivo combattimento, quello del Regno. Non è più Gabriele che custodisce il
«segreto messianico»: ora è Maria, la fglia d’Israele, che porta nel suo grembo «il
segreto di Dio», che lei stesa svela e presenta al mondo intero, rappresentato dai
pastori e dai Magi (Lc 2,8-20; Mt 2,1-15). Tutto ciò avviene nei giorni «del decreto
di Cesare Augusto» (Lc 2,1). L’imperatore romano crede di dominare il mondo, invece
è Dio stesso che opera perché si compia il suo disegno di salvezza, mediante
la nascita del Messia nella città del suo antenato Davide (Lc 2,4-7).
La stessa logica di compimento profetico troviamo nel signifcato dei nomi che Lc
usa con sapienza esegetica di profondità memorabile. Negli avvenimenti che precedono
e accompagnano la nascita di Gesù, Lc riporta cinque nomi ebraici, che insieme
danno un quadro teologico straordinario:
Lc Italiano Ebraico Signifcato
1,5 Zaccaria Zakkariàh “Dio si è ricordato”
1,5 Elisabetta Elishàbet “Dio ha giurato”
1,13 Giovanni Johanàn “Dio ha fatto grazia”
1,27 Maria Miryàm “Dio ama” (o “amata da Dio”)
1,31 Gesù Ye(o)shuà “Dio salva”
Il viaggio di Maria verso Giuda è la prima tappa della realizzazione delle profezie,
perché il compimento pieno si avrà, quando il bambino sarà presentato uffcialmente
al Tempio al compimento del suo dodicesimo anno per il rito della Bar-mitzwa,
in cui diventerà fglio del comandamento (cf. Lc 2,41-50) e con cui avviene il
passaggio dalla minore età alla maggiore, assumendosi la responsabilità dell’osservanza
della Toràh3. In quella occasione Dio prenderà possesso della sua casa che è
la natura umana di Gesù, il nuovo Tempio (Gv 2,19), restituito alla sua funzione di
dimora della Presenza, come più tardi dirà Gesù stesso, scacciando coloro che vi
si erano introdotto abusivamente (Gv 2,13-17; cf. Mt 21,12-17; Mc 11,15-19; Lc
19,45-48; in Gv 2,17 si cita il Sal 69[68],10).
L’arca non è solo una cassetta di legno simbolicamente sacra, essa è la Presenza,
cioè il luogo visibile dove si posava la Gloria di Dio in mezzo al popolo (Es 25,21;
cf. 40,34.35;1Pt 4,14), di cui è forza e sostegno: l’arca, infatti, precede il popolo e
lo guida anche in combattimento (Nm 10,33.35). Fare memoria dell’arca nella festa
di Maria signifca richiamare un contesto di analogia tra la “lotta” dell’arca e
quella di Maria. Lc infatti presenta Maria come donna vittoriosa sulla linea femminile
dell’AT, non tanto delle matriarche (Sara, Rebecca, Rachele e Lia), ma quanto
delle donne guerriere come Giuditta (cf. Gdc 4,8). Il grido di esultanza di Elisabetta
(v. 42) richiama quello vittorioso di Deborah che canta la vittoria di Giaele
contro Sìsara (Gdt 5,24) e l’esultanza del popolo a favore di Giuditta che vince
Oloferne (Gdt 13,18; 15,9-10):
Lc 1,42 Elisabetta 42 Benedetta tu fra le donne...
Gdc 5,24 Giaele 24 Sia benedetta fra le donne Giaele… benedetta fra le
donne della tenda!
Gdt 13,18 Giuditta 18 Benedetta sei tu, fglia, davanti al Dio altissimo più di
tutte le donne che vivono sulla terra.
Gdt 15,9-10 Giuditta 9-10 Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu magnifco vanto
d’Israele, tu splendido onore della nostra gente.
Compiendo tutto questo con la tua mano, hai operato
per Israele nobili cose; di esse Dio si è compiaciuto.
Sii per sempre benedetta dal Signore onnipotente.
Non si tratta più di una vittoria di guerra, perché Maria è il simbolo della vittoria
contro il Male che insidia il popolo di Dio (Ap 11,19-12,4). Ella inaugura l’èra messianica
che porterà la sconftta defnitiva del peccato e del male.
Sulla soglia del Natale, la Chiesa ci invita a guardare a Maria come modello di
donna fduciosa e credente, che non andò in giro a fare shopping, ma si dedicò a
servire una donna anziana e partoriente che era nel bisogno. Noi credenti oggi
3 In Israele fno al 12° anno ogni individuo è sotto la tutela genitoriale, ma all’inizio del
13° anno, egli diventa maggiorenne e quindi responsabile davanti alla comunità e a Dio: si
può sposare e deve osservare la Toràh. Nel rito della Bar-mitzvà al nuovo adulto vestito a
festa viene consegnato il rotolo del libro perché egli diventa «fglio del comandamento»
ed è accompagnato dal gesto del padre che, tenendo la mano destra sulla spalla destra del
fglio, pronuncia queste parole: Ti ringrazio, o Signore, perché da oggi mi togli la responsabilità
di educare questo tuo fglio.
siamo di scandalo: di fronte ad un mondo che sperpera e scialacqua sappiamo
solo adeguarci e non siamo in grado di contestarne la mentalità consumistica non
partecipando allo scempio del superfuo che si fa ostentazione di falsi sentimenti
e fnta generosità. Quando ad un regalo corrisponde un altro regalo secondo il
principio che bisogna ricambiare perché lo vuole il galateo di Natale, abbiamo
perduto il bene più prezioso che il Natale porta in sé: la gratuità. Non ci resta che
una strada obbligata: lasciarci prendere per mano dal Dio che si fa uomo ed entrare
con lui nel mistero della nascita di Gesù, che nella pittura bizantina ha sempre
la culla a forma di sepolcro, perché quel Bimbo che oggi nasce è già in cammino
verso la Croce, per farsi cireneo di tutte le sofferenze del mondo. Entrare nel
mistero dell’incarnazione signifca visitare non più Elisabetta, ma tutti i poveri e le
povere che aspettano nel mondo: affamati, assetati, carcerati, forestieri, senza dignità,
senza salute, senza amore, senza innocenza perché usati e venduti e uccisi
da quel mondo che ha smarrito la via della stessa esistenza. Oggi dobbiamo scegliere
tra la faba e il mistero. O il Bambino è una favola per fare ancora più soldi
o è l’inizio del giudizio fnale che ci chiederà conto dell’intera umanità che ci è affdata.
Non abbiamo paura, entriamo con Maria e Giuseppe nella grotta della verità,
nel pozzo profondo della nostra coscienza per sapere chi siamo e con chi vogliamo
stare. Possa la Parola che è il Pane della vita darci il sapore di Dio e il gusto
di noi stessi, immagine e somiglianza sua.

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