una SPERANZA per il futuro”.
Spesso si pensa che i bambini e i giovani siamo il nostro futuro e che loro abbiano la forza di migliorare il nostro mondo. Tuttavia il mondo non è nostro;il futuro è più loro che nostro. Per questo hanno un diritto fondamentale: vivere il proprio futuro e di guardare a questo con fiducia e speranza. Questo è ancora più sentito se il minore è migrante e quindi vive in una situazione di precarietà, e aggravato se il suo passato è segnato dalla fuga come avviene per il rifugiato. Per questi minori il passato e il presente sono come una fredda giornata di pioggia violenta che li travolge. Solo un rifugio, un tetto sotto il quale ripararsi, un segno di accoglienza, può far tornare il sorriso al bambino, nella speranza che la nostra pioggia, quella “dei grandi”, non impedisca a loro di vivere il proprio futuro.
Michele Bozzetti
Alcuni dati - I minori stranieri sono in rapido aumento, superando nel 2008 le 100.000 unità: 40.000 entrati in Italia per ricongiungimento familiare, 72.000 nati in Italia da ambedue i genitori stranieri (pari al 12,6% delle nascite registrate in Italia). Il totale dei minori è salito a 862.453 (il 22,2% della popolazione immigrata). Questo esercito di piccoli stranieri è una ricchezza demografica per un’Italia il cui processo di invecchiamento procede a ritmo accelerato (l’età media degli stranieri che è di 31 anni, mentre quella degli italiani si porta sui 43). Nell’ultimo anno scolastico gli alunni stranieri erano 629.000, ossia il 7% della popolazione scolastica. I minori hanno provenienze, condizioni di vita, storie personali e familiari molto diverse tra di loro e di questo deve ovviamente tenere conto l’azione pastorale. Ci sono minori nati all’estero e ricongiuntisi ai genitori; altri sono nati in Italia; appartenenti a un nucleo monoparentale; che fanno la spola tra l’Italia e il Paese di origine. Gli adolescenti che si sono avventurati da soli nell’emigrare ed altri hanno a che fare con la giustizia.
Dure difficoltà e sorprendenti risorse - Come tutti i loro coetanei, i minori stranieri nell’affrontare queste crisi “normali” possono contare meno sul sostegno di figure e agenzie educative, comprese quelle familiari; ne devono affrontare altre legate al loro status di migranti o rifugiati: la scarsa socializzazione, le scarse opportunità per attività culturali, ludiche e sportive, l’insuccesso o il ritardo scolastico dovuto anche alle difficoltà per l’alloggio e al facile trasloco della famiglia in altre città e regioni, la precoce immissione nel lavoro anche sommerso, l’incertezza della famiglia, il clima sfavorevole o addirittura ostile agli immigrati percepito nell’ambiente…
Però i minori sono il segno più chiaro e la spinta più forte per la stabilità del progetto migratorio e il progressivo inserimento della famiglia nella nostra società: essi stessi diventano mediatori linguistici e culturali e, data la loro età e innocuità, molto concorrono a stemperare animosità, pregiudizi e riserve sul conto degli stranieri. La stessa doppia appartenenza culturale e linguistica… può evolversi positivamente e diventare autentica ricchezza per loro personalmente, per la scuola che frequentano e per la nostra società in genere, sempre che l’appellativo di “società di accoglienza” non nasconda un’amara ironia.
Alcuni dati - I minori stranieri sono in rapido aumento, superando nel 2008 le 100.000 unità: 40.000 entrati in Italia per ricongiungimento familiare, 72.000 nati in Italia da ambedue i genitori stranieri (pari al 12,6% delle nascite registrate in Italia). Il totale dei minori è salito a 862.453 (il 22,2% della popolazione immigrata). Questo esercito di piccoli stranieri è una ricchezza demografica per un’Italia il cui processo di invecchiamento procede a ritmo accelerato (l’età media degli stranieri che è di 31 anni, mentre quella degli italiani si porta sui 43). Nell’ultimo anno scolastico gli alunni stranieri erano 629.000, ossia il 7% della popolazione scolastica. I minori hanno provenienze, condizioni di vita, storie personali e familiari molto diverse tra di loro e di questo deve ovviamente tenere conto l’azione pastorale. Ci sono minori nati all’estero e ricongiuntisi ai genitori; altri sono nati in Italia; appartenenti a un nucleo monoparentale; che fanno la spola tra l’Italia e il Paese di origine. Gli adolescenti che si sono avventurati da soli nell’emigrare ed altri hanno a che fare con la giustizia.
Dure difficoltà e sorprendenti risorse - Come tutti i loro coetanei, i minori stranieri nell’affrontare queste crisi “normali” possono contare meno sul sostegno di figure e agenzie educative, comprese quelle familiari; ne devono affrontare altre legate al loro status di migranti o rifugiati: la scarsa socializzazione, le scarse opportunità per attività culturali, ludiche e sportive, l’insuccesso o il ritardo scolastico dovuto anche alle difficoltà per l’alloggio e al facile trasloco della famiglia in altre città e regioni, la precoce immissione nel lavoro anche sommerso, l’incertezza della famiglia, il clima sfavorevole o addirittura ostile agli immigrati percepito nell’ambiente…
Però i minori sono il segno più chiaro e la spinta più forte per la stabilità del progetto migratorio e il progressivo inserimento della famiglia nella nostra società: essi stessi diventano mediatori linguistici e culturali e, data la loro età e innocuità, molto concorrono a stemperare animosità, pregiudizi e riserve sul conto degli stranieri. La stessa doppia appartenenza culturale e linguistica… può evolversi positivamente e diventare autentica ricchezza per loro personalmente, per la scuola che frequentano e per la nostra società in genere, sempre che l’appellativo di “società di accoglienza” non nasconda un’amara ironia.
Piergiorgio Saviola
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