sabato 30 gennaio 2010

Una Comunità che celebra - La Liturgia domenicale: IV Domenica dell'Anno C - 31 gennaio 2010

GESU’, AMORE che tutto spera crede sopporta

Presentazione di Carmine Miccoli, presbitero di Lanciano


Nella 4a domenica del tempo ordinario ci addentriamo un po’ di più nella complessa
personalità di Gesù che oggi viene illustrata magistralmente dai testi di due straordinari
personaggi: Geremia per l’AT e Paolo nel NT. Dopo i primi successi del suo rabbinato
itinerante, Gesù si reca al suo paese, Nàzaret, dove sicuramente lo precede la
fama della sua attività nella vicina Cafàrnao, città cosmopolita di culture nel cuore del
territorio della «Galilea delle genti» (Mt 4,15), considerato dagli Ebrei come territorio
pagano. Gesù sceglie Cafàrnao come sede del suo ministero in Galilea, sia perché è crocevia
di culture, sia perché è città periferica, defilata in rapporto a Gerusalemme e a
Cesarea Marittima, sedi del potere centrale, religioso e politico. Se può, Gesù non cerca
lo scontro con il potere, ma vive e opera in periferia, ai confini di Israele e fuori di
essi. I suoi compaesani di Nàzaret, forse gelosi perché non ha scelto la loro città, lo
accolgono con curiosità prevenuta e non sono disposti ad essere tolleranti: essi sono
severi come solo i parenti sanno esserlo. Di fronte al muro d’incomprensione di coloro
che avrebbero dovuto conoscerlo meglio di ogni altro, Gesù viene a trovarsi nell’impossibilità
di agire. Non è esatto dire che Gesù non fece miracoli a Nàzaret come li
ha fatti a Cafàrnao: è più corretto dire che gli abitanti di Nàzaret hanno escluso i possibili
miracoli dal loro orizzonte perché impegnati e distratti a controllare l’ospite. Riescono
a meravigliarsi delle cose positive, accadute altrove, ma non sanno stupirsi di
fronte alle novità che li travolge. Si scandalizzano delle parole di perdono e se ne tornano
a casa a mani vuote e con un peccato in più (Lc 18,10-14). Non possono avere
miracoli perché non hanno fede e non hanno fede perché credono in un Dio costruito
a loro immagine e somiglianza: sono religiosi senza Dio. A loro si oppone per contrasto
il profeta Geremia, che già prima ancora di nascere fa parte del disegno di Dio su
di lui: essere profeta delle nazioni, cioè uomo discriminante della verità senza confini.
Geremia visse nel sec. VII a.C. e nella vita avrebbe preferito fare tutto, tranne che il
profeta. Di natura timido e affabile, egli vede sempre l’aspetto positivo della realtà e
non sa dire parole dure o giudizi di condanna. La sua natura è portata alla dolcezza e
alla tenerezza, ma la missione lo costringerà a posizioni dure e a scelte pesanti. Egli
soffre di questa frattura nella sua anima, ma non può venire meno al suo mandato a
costo di opporsi e di contraddire gli uomini che cercano di metterlo a morte. Uomini
del tempio e ufficiali del culto con la pretesa di «possedere» Dio condannano il profeta
perché dice cose che a loro non piacciono o non rientrano nello schema che hanno di
Dio. Il profeta è superfluo perché a tutto pensa l’istituzione. L’esegesi dice che Geremia
è forse l’ispiratore della figura del «Servo di YHWH» descritto da Isaia (42,1-9;
49,1-6; 50,4-9 [10-11]; 52,13-53,12). Il tempo di Geremia è affine ai nostri giorni, perché
anche oggi la Chiesa pullula di amministratori e luogotenenti, ma è orfana di profeti.
L’istituzione esteriore prevale sull’essere e sulla coerenza nella verità: spesso si
vede nettamente e chiaramente che coloro che parlano e sproloquiano di «valori», per
giunta «non negoziabili», usano una doppia morale per raggiungere finalità equivoche
con qualsiasi mezzo. Sono i professionisti della religione. Quando l’uniformità esteriore
prende il posto dell’unità interiore, il personale ecclesiastico, ma anche i credenti, si
adattano e si adeguano alla mondanità di qualsiasi potere, anche a costo di compromettere
la coscienza a scapito della libertà per la quale sono stati creati, ma che trasformano
in una nuova forma di schiavitù. Dio ha creato gli uomini e le donne liberi
ed essi s’impegnano con zelo a diventare sempre più schiavi di qualcuno, riuscendoci
anche molto bene. Il criterio dell’opportunità, che spesso diventa opportunismo, sostituisce
quello della profezia. Sulla verità e la giustizia prevale la prudenza. Per gli ecclesiastici,
la vera idolatria è la ricerca della carriera per la quale molti vendono anche l’anima
propria e quella delle persone di cui sono responsabili. Il segreto del profeta sta
tutto in una parola greca, intraducibile in italiano, così densa di senso che mentre dice
il contenuto ne esprime il metodo e lo stile. La parola è agàpe, che esprime il modo
proprio di amare di Dio: dimentica se stesso per la felicità e il benessere dell’altro, amato senza
chiedere in cambio nulla. Non è solo «amore gratuito», perché è espressione ancora povera;
essa al contrario esprime la natura intima di Dio, che è amare «a perdere». I Corinzi
prediligevano la spettacolarità e le appariscenze alla consistenza della vita; Paolo fatica
a fare capire che ciò che conta è la verità di se stessi e che Dio ama il cuore, non le apparenze
(cf. 1Sam 16,7). Avendo esaurito tutti gli argomenti di convinzione, compreso
lo scandaloso crocifisso (cf. 1Cor 1,18), Paolo obbliga i Corinzi a «guardare» dentro l’anima
stessa di Dio per imparare da lui come comportarsi nella vita di tutti i giorni perché
Dio non delude. I Corinzi scoprono che nulla vale più dell’amore, che l’amore non ha
prezzo e non può essere barattato, ma anche che l’amore è la morte di ogni egoismo e
pretesa di essere i primi, i migliori. L’Amore è la vita, perché Paolo svela il segreto del
Dio della Bibbia: Agàpe è il Nome nuovo rivelato perché «Dio è Agape» (1Gv 4,8). Nell’economia della nuova alleanza l'amore è una Persona da amare sopra ogni cosa (cf.
Mt 10,37): l’Agàpe è Gesù (cf. Gv 10,30), lo stesso che ascoltiamo, condividiamo e celebriamo
nell’Eucaristia. Nessuno può «vedere» tutto ciò se non è lo Spirito a rivelargli
la gloria del mistero di Cristo. Lasciamoci sedurre dall’amore in pura perdita di Dio.




Invocazione penitenziale

Signore Gesù, amore paziente che tutto sopporta, perdona noi
impazienti e intolleranti. Signore pietà!

Cristo Signore, amore che non invidia
e non si vanta, perdona noi gelosi e orgogliosi. Cristo pietà!

Signore Gesù, amore che tutto spera e crede,
perdona noi che non speriamo, non crediamo e non amiamo.
Signore pietà!

Inno di lode: Gloria a Dio…

Preghiera dell’Assemblea

+ O Padre, come Geremia profeta non accolto e rifiutato, tu hai mandato in mezzo a noi il tuo Figlio. Sostieni la nostra testimonianza perché il tuo amore raggiunga ogni uomo che vuole essere salvato. Per il nostro Signore… Amen!

LITURGIA DELLA PAROLA

Dal libro del profeta Geremìa
1 4-5. 17-19

Nei giorni del re Giosìa,
mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno,
ti ho conosciuto, prima che tu uscissi
alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni.
Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura
davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di tecome una città fortificata,
una colonna di ferro e un muro
di bronzo contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo
del paese. Ti faranno guerra,
ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».
Parola di Dio!

Salmo responsoriale - 70

R./ La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.

[Bonum est confidere in Domino. Bonum sperare in Domino.]

1. In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.
2.Sii tu la mia roccia,u
na dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.
3. Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore,
fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai
fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.
4. La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 13,4-13

Fratelli. Chi ama (la carità = àgape) è magnanimo,
benevolo è chi ama; non è invidioso,
non si vanta, non si gonfia d’orgoglio,
non manca di rispetto,
non cerca il proprio interesse,
non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell’ingiustizia
ma si rallegra della verità.
Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
L’Amore (agape) non avrà mai fine.
Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà.
Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo.
Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.
Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino.
Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio;
allora invece vedremo faccia a faccia.
Al presente conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente,
come anch’io sono conosciuto.
Ora dunque rimangono: Fede, Speranza e Amore (àgape).
Ma più grande è Amore.
Parola di Dio!

Alleluja, alleluja!
Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione. Alleluja!

+ Dal vangelo secondo Luca 4,21-30

[Seduto nella sinagoga di Nàzaret], Gesù cominciò a dire: «Oggi questa Scrittura (Isaìa 61,1-2. 58,6) si è compiuta [in voi] che avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano
dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?».
Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”».
Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria.
Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;
ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne (1Re 17,8-16).
C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato,
se non Naamàn, il Siro» (2Re 5,1-14).
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno.
Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte,
sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù.
Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Parola del Signore!

Professione di Fede - Simbolo Apostolico

Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra;
e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo,
nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto;
discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo,
siede alla destra di Dio Padre onnipotente;
di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi,
la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

la Parola si fa Preghiera

+ Fratelli e sorelle, al Signore
Gesù che cura con amore ciascuno di noi e ci porta al Padre,
rivolgiamo con fiducia la nostra preghiera:

R./ Ascoltaci, Signore!

- Guarisci la tua Chiesa da ogni logica di umano potere e di escludere qualcuno dalla salvezza,
ti preghiamo.

- Guida chi governa nella via della giustizia e del bene comune per una società più solidale,
ti preghiamo.

- Aprici all’ascolto profondo della Parola per esserne annunciatori con i nostri comportamenti
e parole, ti preghiamo.

- Rinnova in noi la tua vera immagine così che, amàti da te, rispettiamo negli altri la tua bellezza, ti preghiamo.

- Sostieni chi si prende cura dei malati di lebbra e di ogni male che deturpa
il volto dell’umanità, ti preghiamo.

- Nutrici in questa eucaristia con la tua Parola e il tuo Pane perché diventiamo tuo Corpo donato per la vita del mondo, ti preghiamo.



dalla Parola all’Eucaristia

+ Ti ringraziamo, o Padre, che compi in noi ogni tua Parola e ci fai liberi discepoli e coraggiosi testimoni del tuo Figlio Gesù. Il pane e il vino, segni del suo infinto Amore, ci trasformino per poter autenticamente credere, sperare e amare questo mondo che Egli è venuto a salvare, oggi e per sempre. Amen!

Preghiera Eucaristica - Acclamazioni

+ Prendete, e mangiate… per voi.
- E’ il Signore Gesù: si offre per noi!

+ Prendete, e bevetene… memoria di me.
- E’ il Signore Gesù: si offre per noi!

+ Mistero della fede!
- Annunciamo la tua morte,Signore;
proclamiamo la tua risurrezione;
nell’attesa della tua Venuta!

alla Comunione

“Oggi si è adempiuta in voi la Scrittura
che avete udita con i vostri orecchi”.

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