sabato 27 marzo 2010

Una comunità che celebra: La liturgia domenicale della Domenica di Passione C - 28 marzo 2010

Entriamo con GESU’ nella sua Passione verso la VITA
Con la Domenica delle Palme inizia la Grande e Santa Settimana, che i Padri della Chiesa
chiamavano al modo ebraico Settimana delle Settimane. Il punto focale di questa settimana
sarà la veglia che vivremo sabato prossimo, nella notte, per essere figli «della madre
di tutte le sante veglie», come genialmente la chiamò Agostino. È la Settimana della memoria
celebrata nella liturgia: senza questa settimana, vertice e fondamento di tutta la liturgia
e della vita cristiana, i riti dell’anno liturgico sono sale insipido (cf. Mt 5,13), riti
vuoti di una religiosità morta. Noi riviviamo oggi i giorni della passione, della morte e
della risurrezione del Signore Gesù perché Egli si fa nostro contemporaneo e compagno
di viaggio, Maestro e cireneo.
I giorni del Triduo Santo, Giovedì, Venerdì e Sabato, sono considerati dalla Liturgia
come un solo giorno perché celebrano un unico mistero che è il «mistero pasquale»: la passione,
la morte e la risurrezione del Signore; un triduo per darci tempo di assimilare gli
eventi che sono la ragione del nostro stare qui; un solo giorno che inizia il Giovedì Santo
con la Cena del Signore e si concluderà nella sera della Domenica di Pasqua, in compagnia
dei discepoli di Emmaus. «Resta con noi Signore!» (Lc 24, 29), «Io sono con voi
tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Entriamo, dunque, nel «Santo dei
Santi» del mistero di Dio e celebriamo il mistero dell’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme.
Secondo il Diario di viaggio di Egeria, nel IV secolo la domenica prima della Pasqua a
Gerusalemme s’inaugurava «la grande Settimana» con una lunga liturgia che durava
tutto il giorno. La celebrazione di questa domenica fu importata a Roma dai pellegrini
tra il V e VI sec. e assunse carattere trionfale in onore di Cristo Re. Dopo le esagerazioni
medievali, in cui prevalse l’aspetto teatrale di rievocazione storica, con la riforma
liturgica di Paolo VI (1970), la Domenica “delle Palme” ha ritrovato una grande austerità:
tutto è centrato sulla proclamazione del Vangelo dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme,
in cui si vede come è Gesù a muovere eventi e situazioni; è Lui che dirige la storia
della salvezza che passa attraverso la sua vita, la sua passione, la sua morte e la sua risurrezione;
non si lascia trascinare dagli eventi, né dai potenti, né si abbandona alla
rassegnazione. Idealmente uniti al popolo cristiano dei primi secoli, andando col cuore
sul monte degli Ulivi, acclamiamo anche noi il Cristo che entra nel Tempio.


BENEDIZIONE DEI RAMI

PREGHIERA DELL’ASSEMBLEA

+ O Dio, Padre onnipotente
ed eterno, che hai dato come modello agli uomini
il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,
fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa' che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gloria della risurrezione.
Egli è Dio e vive e regna… Amen!


LITURGIA DELLA PAROLA

Dal libro del profeta Isaìa
50, 4-7

Il Signore Dio mi ha dato
una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso
ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia
dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
Parola di Dio!

INNO RESPONSORIALE - Filippesi 2,6-11

Kyrie, Kyrie, Kyrie, eleison!

Cristo Gesù, pur essendo come Dio,
non considerò un privilegio
l’essere uguale a Dio;
svuotò se stesso,
prendendo la condizione di schiavo
e diventando uno di noi.

Kyrie, Kyrie, Kyrie, eleison!

Riconosciuto nell’aspetto di un uomo,
si è abbassato facendosi obbediente fino alla morte, una morte di croce.

Kyrie, Kyrie, Kyrie, eleison!

Per questo Dio lo esaltò
e gli diede il nome più grande,
che è al di sopra di ogni creatura;
poiché nel nome di Gesù
ogni vivente pieghi le ginocchia
nei cieli, sulla terra e sotto terra.

Kyrie, Kyrie, Kyrie, eleison!

Ognuno, nella sua lingua,
per dare gloria a Dio Padre,
proclami: Gesù Cristo è il Signore!

Kyrie, Kyrie, Kyrie, eleison!

Lode a te, o Cristo, Re di eterna gloria!

Non ci sarà mai amore più grande,
di chi da la vita per gli amici suoi.
Ed io sono la risurrezione:
chi crede in me non morrà in eterno.

Lode a te, o Cristo, Re di eterna gloria!

+ Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca 22,14...23,56

Quando venne l’ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio».
Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».
«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.
E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.
Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».
Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra gli empi”. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».
Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».
Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.
E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.
Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».
Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso».
si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito».
Detto questo, spirò.
(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.
Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.
Parola del Signore!

PROFESSIONE DI FEDE - SIMBOLO APOSTOLICO

Io credo in Dio Padre onnipotente… e in Gesù Cristo, suo unico Figlio…. Credo nello Spirito santo… Amen.

LA PAROLA SI FA PREGHIERA

+ Fratelli e sorelle. Mentre seguiamo Cristo nella sua passione, invochiamo unanimi il Padre che sempre ci ascolta ed è misericordioso verso tutta l’umanità

- Ascolta, o Padre, la nostra preghiera.

- La tua Chiesa, che oggi acclama Gesù come il Figlio che viene a salvarci, non si scandalizzi di annunciare nella nostra società la sua passione; ti preghiamo.

- I rami di ulivo, che porteremo nelle nostre case, siano segno di comunione e di pace da costruire soprattutto tra noi; ti preghiamo.

- Oggi accompagniamo Gesù nel suo ingresso festoso in Gerusalemme, ti chiediamo di essere fedeli come lui nel dolore, per passare dalla morte alla vita; ti preghiamo.

- Non lasciamo soli quanti soffrono per la solitudine, per i loro limiti, i fallimenti e le ingiustizie della società; ti preghiamo.

- La settimana santa, che iniziamo insieme in questa liturgia, sia tempo favorevole per una preghiera più intensa e una meditazione che ci portino ad una comunione più profonda con Gesù; ti preghiamo

DALLA PAROLA ALL’EUCARISTIA
+ Padre santo, la Passione del tuo Figlio continua oggi in tante membra sofferenti di questa umanità. Solo il tuo amore trasforma la croce in albero di Vita e fa sgorgare dal dolore la speranza, come da questo pane e vino viene a noi la tua vita. Per Cristo… Amen!

PREGHIERA EUCARISTICA - Acclamazioni

+ Prendete, e mangiate… e bevetene tutti…
- Grazie, Gesù che ci vuoi bene!

+ Mistero della fede!
- Tu ci hai rendenti con la tua Croce
e la tua Risurrezione.
Salvaci, o Salvatore del mondo!

ALLA COMUNIONE
“Padre, se questo calice non può passare senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”.

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