venerdì 7 maggio 2010

Pietro, Maria e lo Spirito

Divagazioni sul mese di Maggio

Il mese di maggio è caratterizzato,
ormai da qualche anno, dalla preghiera comunitaria del rosario:
Maria ci raccoglie in preghiera con sé per meditare i misteri
della vita di Gesù per poterli con lei
meditare, contemplare e vivere…
Sono come cenacoli in cui con Maria riscopriamo il nostro essere “Chiesa radunata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo”.
Mi sono chiesto come mai nei vangeli non è riportata nessuna manifestazione di Gesù risorto a sua madre, Maria.
Ho notato che alcuni libretti devozionali, rispondono allo stesso interrogativo
in modo originale,
per non dire a volte stravagante.
Il fatto è che i vangeli non ne parlano,
e quando capita così c’è sicuramente
un motivo importante. Non vuol dire che Maria non abbia personalmente
incontrato Gesù risorto, ma i vangeli lasciano questo nel silenzio,
forse per discrezione e riservatezza.
Noi dobbiamo rispettare questo silenzio e partiamo dal fatto che Maria non
è soltanto un personaggio della storia della salvezza, ma che in essa ella ha un posto unico e singolare. Ha aderito
al disegno di Dio singolarmente…
ma il suo è “collettivo e universale”
in quanto non solo immagine del popolo di Dio, Israele; ma anche della Chiesa.
Dovunque il Risorto si sia fatto
riconoscere come “il vivente”, lì Maria era partecipe di quell’incontro
come discepola e in quanto
madre dei credenti.
E’ la Chiesa stessa che incontra
il suo Sposo e Signore.
Da Maria Egli ha preso la carne umana, crocifissa e risorta; nella Chiesa
il suo corpo glorioso si manifesta
e si dona nel corpo eucaristico.
E’ sempre Maria che accoglie
e genera il Verbo di Dio.
E’ sempre lei, anche se le figure dei
discepoli evidenziato altre faccettature: Pietro, Giacomo, Giovanni,
Tommaso, Paolo…
È ciò che stiamo vivendo
ai nostri giorni a livello teologico,
culturale e pastorale: la corrente «centralista» sostiene che vi è un solo modo di essere Chiesa e coincide,
guarda caso!, con il modo «romano», per cui le esperienze di tutti gli altri
popoli devono essere solo ripetitive
di questo; altre correnti,
più adeguatamente, sostengono
la necessità per ogni popolo di dovere esprimere la propria fede con il proprio genio, la propria cultura, i propri stili
di vita. I primi vogliono un cristianesimo occidentalizzato e pianificato a livello mondiale, i secondi vogliono una sola fede nella multiformità della diversità. Non è una concessione di qualche papa benevolo, ma un diritto innato legato
alla propria stessa esistenza: la storia insegna che non è mai esistito un solo cristianesimo, ma tanti modi di credere, perché l’unità nasce sempre
dalla diversità, mai dall’uniformità.
Questa dinamica è solo opera
dello Spirito che il Risorto continua
ad effondere su di noi.
R.G. e C.M.

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