GESU’, FIGLIO CI FA ENTRARE
NELLA FESTA DEL PADRE
La liturgia di questa 24a domenica del tempo ordinario C è semplice nel messaggio, ma
proprio per questo ricca di materiale per la nostra riflessione settimanale. Tutta la liturgia
della Parola è concorde nel dire che la natura di Dio è il perdono1, che nella parola e
nella vita di Gesù Cristo diventa esplicita esperienza di conoscenza di Dio. Le letture
infatti ci parlano della natura di Dio e della sua identità: come si riconosce il Dio della
Bibbia? Perché Dio non si fa vedere? Siamo ciechi e non vediamo ciò che è semplice
ed evidente: Dio è presente nel perdono, come anche nel tormento della ricerca. Ogni volta che
una persona compie un gesto o dice una parola di perdono, manifesta Dio in modo
eminente e sovrabbondante.
Nella 1a lettura assistiamo a qualcosa di sconvolgente: dopo l’adulterio idolatrico del
vitello d’oro, Dio rinnega il suo popolo. Il testo descrive una schermaglia tra Dio e
Mosè, tra Mosè e Dio, fatta di sottigliezze psicologiche straordinarie (cf. Es 32,7.11-12).
Israele non è più il popolo di Dio, ma il popolo di Mose; Dio solletica il suo orgoglio e
gli propone una carriera personale di riguardo e senza paragoni, invitandolo a lasciar
perdere Israele e a ricominciare daccapo con un nuovo popolo, da qualche altra parte
(Es 32,10). Mosè non cede, perché è un profeta vero che ha sposato il disegno di Dio
insieme alla condizione del suo popolo, e per difendere il popolo a lui affidato, non
solo si oppone, ma anche contesta Dio. Al contrario di Mosè, suo fratello, il sacerdote
Aronne, si lasciò convincere dal popolo a costruire un indolo, un vitello di oro (cf. Es
32,5-6), corrompendo così la fede del popolo e diventando complice della sua apostasìa
(Es 32,25). La storia lo evidenzia: il sacerdote è funzionario che si adegua al vento e
alla corrente pur di mantenere il suo potere sulla comunità, al contrario del profeta
che non avendo carriere da difendere, è radicale e non conosce compromesso. Mosè
sa e sceglie di essere due volte fedele: a Dio e al popolo a cui Dio stesso lo ha manda -
to come suo servo (cf. Es 3,10-16). Egli deve restare fedele ad entrambi, non può scegliere
tra l’uno e l’altro perché è obbligato dalla sua coscienza e dal suo ministero ad
inglobare e perseguire l’obbedienza a Dio e la fedeltà coerente al popolo. E, come
profeta, si trova sempre tra questi due fuochi: viene colpito dal popolo che non comprende
le ragioni del servo di Dio e della sua austerità, arrivando fino ad accusarlo delle
sue sventure (cf. Es 14,11-12; 16,2-3); nello stesso tempo è percosso da Dio perché il
Dio di Mosè è esigente con il suo popolo come un innamorato2; eppure, questa doppia
persecuzione è necessaria al profeta perché solo così può diventare, nella Parola, la
spada affilata a doppio taglio per lasciare sempre il segno della sua personalità di servo,
una spada che non è mai innocua o indolore (cf. Eb 4,12).
Mosè ribalta l’adulazione di Dio e riesce a metterlo con le spalle al muro, perché sia
Egli a salvare ancora il suo popolo (cf. Es 32,11); la rettitudine di Mosè fa ricordare a
Dio il suo impegno di fedeltà prima di tutto alla sua parola, mentre non tiene conto
del suo suo interesse umano. Mosè restituisce il popolo al suo Dio e per riuscire nel
suo intento, sollecita a sua volta Dio, «condannato» a salvare il suo popolo perché se lo
distruggesse, perderebbe la faccia presso gli Egiziani che penseranno ad un suo ingan-
1 Etimologicamente, perdonare è formato da un prefisso «per-», che esprime pienezza,
abbondanza, e dal verbo «donare»; in altre parole, «perdonare» è il movimento del «donare
» al superlativo. Tommaso d'Aquino, rifacendosi ad alcuni testi del NT (Ef 4,32;
2Cor 2,10) afferma che nel perdono Dio esercita un potere superiore a quello della
creazione (S. Th., II-II,113, 9, sc.).
2 Cf. Es 34,14; cf. 20,5; Dt 4,24; 5,9; 6,15; 32,21; Gs 24,19; Ez 39,25; Na 1,2.
no verso Israele. Mosè non demorde, richiamando Dio alla sua fedeltà e al giuramento
solennemente fatto ai Patriarchi di Israele (cf. Es 32,13), in forza dei quali esige da Dio
la coerenza nella verità della sua parola senza smuoversi di un millimetro dal compito
ricevuto. Dio è sconfitto nel suo progetto di distruzione e ritorna ad essere: il Signore
misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà (fr. Es 34,6).
Nella 2a lettura, Paolo assume il ruolo di apostolo, corrispettivo di quello del profeta, e
insegna che nessuno di noi può parlare di Dio e testimoniarlo se prima non lo ha sperimentato.
Sul piano della fede questa è la condizione: possiamo parlare solo di ciò che
abbiamo vissuto, altrimenti il Dio di cui parliamo è una teoria, un codice, una norma
etica, un pensiero filosofico. Se non testimoniamo il Dio che incontriamo nella nostra
vita, noi parliamo di un’immagine vuota di Dio, cioè annunciamo un idolo, una nostra
proiezione. Non basta essere prete o laico, monaco o suora, vescovo o papa per «incontrare
» Dio: bisogna convivere con lui, essere assidui nel colloquio e nell'ascolto di
lui, conoscerlo profondamente e fidarsi pienamente.
Il vangelo riporta tutto il capitolo 15 di Lc che potrebbe essere definito come «il vangelo
del vangelo», perché ne costituisce il vertice e la sintesi. Allo stesso tempo è il
vangelo della gioia, ma anche dell’attesa; dell’offesa, ma anche del perdono senza limiti
e dell’amore “a perdere”. Le due parabole (pastore/donna e Padre con i due figli) di cui si
compone il capitolo descrivono la natura di Dio nella sua totalità, rappresentato da un
uomo e da una donna e da un Padre/Madre con due figli ribelli. Entrare in questo
abisso di amore senza confini significa semplicemente vivere da credenti perdonati e
capaci di perdono. Invochiamo il Nome di Dio con la forza dello Spirito del Risorto.
INVOCAZIONI PENITENZIALI
Gesù, vieni a cercare anche noi, soli e smarriti sui nostri sentieri.
Kyrie, elèison!
Cristo Pastore, fa’ tornare anche noi incapaci di avvicinarci a te.
Christe, elèison!
Signore, fa’ festa con il Padre se ritorniamo a te non da soli, ma insieme con tutti.
Kyrie, elèison!
INNO DI LODE: Gloria a Dio…
PREGHIERA DELL’ASSEMBLEA
+ Dio nostro Padre, per l’intercessione di Mosè non abbandonasti il tuo popolo ostinato nel rifiuto del tuo amore; con il tuo figlio Gesù ha dimostrato tutto il tuo amore misericordioso per chi si allontana da te. Concedi alla tua Chiesa di far festa, con tutti i redenti, per ogni peccatore che torna a te. Per il nostro Signore Gesù Cristo... Amen!
LITURGIA DELLA PAROLA
Dal libro dell’Esodo 32,7...14
Il Signore disse a Mosè: «Scendi in fretta da questo monte Sinai, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto”». (…) Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dalla terra d'Egitto con grande forza e con mano potente? Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo e tutta questa terra, di cui ho parlato, lo darò ai tuoi discendenti, che lo possederanno per sempre” (Genesi 15,5)». Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo.
Parola di Dio!
Salmo responsoriale - 50
R./ Ricordati, Signore, del tuo amore.
Misericordias Domini in aeternum cantabo!
1. Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
2. Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo Spirito.
3. Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Un animo pentito è il sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu,
o Dio, non respingi.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 1,12-17
Figlio mio. Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen. Parola di Dio!
Alleluja, alleluja!
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,affidando a noi la parola della riconciliazione. Alleluja, alleluja!
+ Dal vangelo secondo Luca 15,1-32
In quel tempo. si avvicinavano a Gesù tutti gli esattori delle tasse (pubblicani) e tutta la gente di cattiva reputazione (peccatori) per ascoltarlo. I farisei e i maestri della legge (scribi) mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia da parte di Dio (nel Cielo) per un solo peccatore che cambia vita (si converte), più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che cambia vita». (Disse ancora: «Un padre aveva due figli...»). Parola del Signore!
PROFESSIONE DI FEDE-SIMBOLO DEGLI APOSTOLI
Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
LA PAROLA SI FA PREGHIERA
+ Fratelli e sorelle, supplichiamo con fiducia Dio, Padre misericordioso, intercedendo per la Chiesa e per tutti gli esseri umani:
R./ Esaudiscici, o Padre!
1. Alla tua Chiesa dona, o Padre, di tenere fisso lo sguardo su Gesù e il cuore aperto, cercando chi si allontana da te.
2. A chi si fida di te dona, o Padre, di conoscere la tua infinita misericordia e di credere al tuo amore inesauribile, fonte di vita nuova.
3. Agli abitanti del mondo ispira, o Padre, il desiderio di conoscerti e la fiducia che tu vuoi la salvezza di tutti.
4. A quanti si credono giusti mostra, o Padre, il loro peccato affinché possano far festa con tutti coloro che si sentono amati e perdonati da te.
5. Alla nostra comunità parrocchiale ispira, o Padre, saggezza e coraggio nelle scelte pastorali per il nuovo anno.
6. A noi qui raccolti per la Cena del Signore Gesù dona, o Padre, di condividere la gioia del perdono reciproco.
DALLA PAROLA ALL’EUCARISTIA
+ Ti ringraziamo, o Padre, perché con il tuo figlio Gesù non ti stanchi mai di cercarci. Attorno a questa mensa ci ritroviamo portando pane vino e tu fai festa per noi e con tutti i tuoi figli che, perduti, hai ritrovato; morti, hai portato alla Vita. Ora e per sempre. Amen!
LITURGIA EUCARISTICA
PREGHIERA EUCARISTICA - Acclamazioni
+ Prendete, e mangiate… per voi.
- E’ il Signore Gesù: si offre per noi!
+ Prendete, e bevetene…memoria di me.
- E’ il Signore Gesù: si offre per noi!
+ Mistero della fede!
Annunziamo la tua morte, Signore; proclamiamo la tua risurrezione; nell’attesa della tua venuta!
+ Celebrando… popolo sacerdotale.
- Noi ti ringraziamo, o Padre!
+ Ti preghiamo… un solo corpo.
- Un cuor solo, un’anima sola, per la tua gloria, o Padre!
+ Ricòrdati… il popolo cristiano.
- Un cuor solo, un’anima sola, per la tua gloria, o Padre!
+ Ricòrdati... la luce del tuo volto.
- Ricordati, o Padre!
+ Di noi tutti abbi misericordia…
canteremo la tua gloria. [mani alzate]
Per Cristo, con Cristo e in Cristo
a te, Dio Padre onnipotente,
nell’unità dello Spirito santo,
ogni onore e gloria
per tutti secoli dei secoli. Amen!
Alla comunione
“Facciamo festa, perché mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
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