venerdì 24 settembre 2010

Una Comunità che celebra: La Liturgia della XXVI domenica dell'anno C: 26 settembre 2010

GESÙ, SAZIA I POVERI E AI RICCHI APRE LE MANI!

La liturgia di oggi, domenica 26a del tempo ordinario C, prosegue il tema profetico di



domenica scorsa, riportando testi che sono attualissimi per contenuto e denuncia. La


1a lettura e il salmo sono stati scritti otto secoli prima di Cristo, la 2a lettura e il vangelo


quasi duemila anni fa: l’argomento è di quelli per cui si rischia oggi l’accusa di «comunisti


». Dopo secoli di queste letture bibliche, siamo ancora di fronte allo scandalo di


una difesa ad oltranza della civiltà cristiana, nello stesso momento in cui i popoli che la


compongono detengono il primato della ricchezza, del lusso e della violenza, il cui costo


pesa esclusivamente sulla massa sterminata di popoli, schiacciati dalla povertà, causata


dall’irresponsabile ingordigia dei popoli «cristiani». Il 20% del mondo consuma


l’80% delle ricchezze mondiali, possesso di quel restante 80% dei popoli che per le


loro condizioni miserevoli non riescono nemmeno a consumare ciò che hanno. Nemmeno


Dio può fare combaciare questa equazione e infatti nella liturgia di oggi lo dice


a chiare lettere con un linguaggio comprensibile anche agli analfabeti religiosi che non


vogliono mai sentire.


La Parola di Dio è unanime: coloro che detengono la ricchezza senza condividerla in


modo equo e solidale con l’umanità intera non entreranno a fare parte del Regno di


Dio. È il senso dell’universalismo della fede o, per chi vuole, della società che vuole essere


«civile». La Parola di Dio dice che nessun oppressore può fare parte del Regno,


per cui la ricchezza che causa la sofferenza e la morte è una discriminante di salvezza


o di dannazione. Nella logica del vangelo, non bastano preghiere e genuflessioni per


riscattare stili di vita che causano genocidi; non è concepibile che un dirigente di industria


guadagni quattrocento volte di più dei propri operai, o che i manager di banche e


multinazionali si attribuiscano benefit che un loro dipendente non guadagnerà mai nemmeno


in cento vite! Il capitalismo che vige nei paese a maggioranza «cristiana» genera


questi mostri e semina morte, con la benedizione del potere ecclesiastico che ha perso


tutta la sua capacità profetica e critica, assoggettandosi all’idolo perverso del


«mercato» liberista che è un sistema strutturale speculativo per generare la povertà dei


molti come sostegno permanente della ricchezza per pochi. Bisogna convertirsi, cioè


cambiare rotta e modo di pensare: un rovesciamento a livello di cuore per i singoli, a livello


di strutture per le istituzioni. La Chiesa come istituzione non solo deve essere povera, ma


deve anche apparire povera perché la sua forza è riposta nel suo Signore. I cristiani stanno


nel mondo (cf. Gv 17,11), ma fanno fatica a non essere del mondo (cf. Gv 17,14), perché


spesso sono complici e a volte artefici dell’ingiustizia che regola quella civiltà a cui ci si


appella spesso in nome di Dio, della religione e dei suoi simboli: cristiani che manifestano


contro gli immigrati e fanno prosperare la schiavitù anche di minori, incrementando


la prostituzione; che esprimono sentimenti ignobili di xenofobìa fino a insultare


la religione degli altri; che pagano la Libia per impedire le migrazioni, sapendo che la


maggior parte degli sventurati moriranno nel più totale abbandono, quando non saranno


violentati e uccisi; costoro non perdono occasione per «difendere il crocifisso»


come ornamento dei locali pubblici, ma uccidono senza pietà e senza pentimento Colui


che quel simbolo indica, l’uomo e il Dio Gesù Cristo, che vive negli impoveriti e


nei violentati di questo mondo. Questa inciviltà è già stata ripudiata dal Dio del vangelo


che non difende i crocifissi-arredo, ma i crocifissi di carne, inchiodati sulla croce


della miseria, della fame e della sete. I cristiani non s’indignano più di fronte a questi


autentici sacrilegi e non reagiscono nemmeno di fronte al degrado legislativo, anche


quando l’abuso privato della legge è manifesto e palese: al contrario, la maggior parte


di coloro che sostengono governi immondi e ignobili sono sedicenti cattolici


praticanti che contribuiscono attivamente e palesemente al radicamento dell’illegalità,


da cui traggono benefici per sé e i loro cari. Ad esempio, la contribuzione fiscale è il


primo atto di giustizia sociale in un contesto di consapevolezza del «bene comune».


Non più l'elemosina occasionale, ma la carità come struttura sociale che si fa carico dei


deboli e dei piccoli. Non possiamo rassegnarci di fronte alla miseria del «Corpo di


Cristo» che geme in due terzi del terra; per noi risuonano oggi le parole di Amos


profeta: «cesserà l’orgia dei dissoluti» (Am 6,7).


La descrizione della società del sec. VIII a. C., come abbiamo anticipato domenica


scorsa, sembra lo specchio della nostra società contemporanea che ha smarrito il senso


della giustizia come diritto di ciascuno ai beni essenziali della vita (cf. Am 6,6);


mentre la «civiltà occidentale e cristiana» si coccola nel lusso, la casa di Giuseppe, cioè la


vita dei poveri, va in rovina (cf. Am 6,6; 5,6). Non c’è alternativa per il cristiano che


vuole seguire Gesù: o si salva insieme agli altri o da solo si danna sicuramente1. Lc riecheggia


lo stile e l’animo di Amos quando nelle beatitudini ai quattro «beati» fa corrispondere


altrettanti «guai» (cf. Lc 6,20-22.24-26) indirizzati ai ricchi e a quanti non pensano che


di tutto ciò che esiste tutto è in funzione e per il benessere di tutti i popoli.


Il salmo responsoriale è una litania impressionante perché elenca senza fiato dieci azioni di


Dio in difesa del «povero», termine sintetico per indicare ogni forma di marginalità. Il


ritmo dei verbi è incalzante come le dieci parole del decalogo (cf. Es 20,1-17). Il verbo


più forte è il settimo: «protegge i forestieri» (Sal 146[145],9b), che esprime l’idea di


Dio, scudo protettivo dello straniero che in una terra e in una cultura non sue diventa


debole e facile preda del mercato nero o degli schiavisti. In ebraico si usa il verbo shamàr,


lo stesso che si usa nell’espressione «custodire» la Toràh o i comandamenti: è un


verbo impegnativo perché esprime l’adesione religiosa all’alleanza. Dio «custodisce il


forestiero» come ad Israele è chiesto di «custodire» la Legge. Nella 2a lettura l’autore


invita Timoteo ad essere consapevole della sua funzione di autorità non spadroneggiando


sulla comunità, come se fosse una proprietà da gestire, ma attraverso la testi -


monianza coerente, affinché chiunque lo osservi possa riconoscere che i garanti della


sua fede sono Cristo e Dio (1Tm 6,13). L’autorità nella Chiesa, prima di essere esercizio


di verità, è servizio di carità (cf. Mc 10,40-45). L’autorità nella Chiesa non è proprietaria


di essa, ma serva e ministra e quindi l’ascolto precede il comando. Il vangelo propone


la parabola conosciuta come «il ricco cattivo e il povero Lazzaro», riportata solo


da Lc; ciò dimostra che questi, nella sua comunità, facendo delle ricerche personali (cf.


Lc 1,3), disponeva di materiale esclusivo sull’insegnamento e sulla vita di Gesù. Tutte


le parabole hanno protagonisti anonimi, mentre questa è l’unica che riporta il nome:


Lazzaro (ebr. “Dio aiuta”; cf. Lc 16,20). Manca il nome del ricco, di cui si descrive la


degenerazione: è un crapulone, un godereccio2. Sullo sfondo si collocano i fratelli del


1 «Ho imparato che il problema degli altri è uguali al mio. Sortirne tutti insieme è la


politica. Sortirne da soli è l’avarizia» (SCUOLA DI BARBIANA, Lettera a una professoressa, Libreria


Editrice Fiorentina, Firenze [s.d.], 14).


2 Solo un’altra volta, in tutto il vangelo, viene riportato il nome di un protagonista, nel


contesto di un miracolo: Bartimèo (cf. Mc 10,46). Le uniche volte che il vangelo riporta i


nomi di personaggi protagonisti, ricorda nomi di poveri, oppure quello di peccatori e


scomunicati che vengono chiamati a seguire Gesù (Levi in Lc 5,27; Zaccheo in Lc 19,2).


ricco, ignari della sorte del fratello di cui perpetuano lo stile di vita, vivendo da


buontemponi. Predisponiamoci pertanto all’ascolto, con il cuore e con l’intelligenza,


invocando lo Spirito Santo perché di doni un cuore docile ad ascoltare la Parola


liberatrice.


INVOCAZIONI PENITENZIALI


Signore, noi siamo sempre attaccati al denaro e alle cose materiali.

Kyrie, elèison!

Cristo, noi cerchiamo il nostro benessere e non ci curiamo di chi è in necessità.

Christe, elèison!

Signore, noi facciamo finta di non vedere i gravi problemi del nostro mondo.

Kyrie, elèison!

INNO DI LODE: Gloria a Dio…



PREGHIERA DELL’ASSEMBLEA

+ O Padre, tu ami tutti, poveri e ricchi: capovolgi con giustizia la sorte di tutti gli oppressi e poni fine all'orgia degli spensierati. Fa' che aderiamo in tempo alla tua Parola per credere nel Cristo, risorto dai morti, che ci accoglierà nel tuo regno. Egli è Dio e vive… Amen!



LITURGIA DELLA PAROLA

Dal libro del profeta Amos
6.1a.4-7

Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria! Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla. Canterellano al suono dell’arpa, come Davide improvvisano su strumenti musicali; bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina [della discendenza] di Giuseppe non si preoccupano. Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l’orgia dei dissoluti.

Parola di Dio!

Salmo responsoriale - 145

R./ Loda il Signore, anima mia.

Bonum est confidere in Domino. Bonum sperare in Domino.

1.Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

2. Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama chi rende giusto,
il Signore protegge i forestieri.

3. Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre, il tuo Dio,
o Sion, di generazione in generazione.



Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo 6,11-16

Tu, uomo di Dio, evita [l’avidità del denaro] tendi invece alla giustizia, all’amore di Dio, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni. Davanti a Dio, che dà vita a tutto, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento ricevuto, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, che al tempo stabilito sarà a noi rivelato:
il beato e unico Sovrano,
il Re dei re e Signore dei signori,
il solo che possiede l'immortalità,
che abita una luce inaccessibile:
Nessun uomo lo ha mai visto
né potrà vederlo. A lui onore e potenza, per sempre! Amen.

Parola di Dio!



Alleluja, alleluja!

Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

Alleluja!

+ Dal vangelo secondo Luca 16,19-31

In quel tempo. Gesù disse ai farisei: «Un uomo era ricco e vestiva con porpora e finissimo lino, festeggiando ogni giorno splendidamente. Un povero, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma anche i cani venivano a leccare le sue piaghe. Avvenne poi che il povero morì e fu portato dagli angeli con Abramo. Morì poi anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide Abramo da lontano, e Lazzaro con lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del suo dito e a rinfrescarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella tua esistenza, hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro in modo simile i suoi mali; ma ora qui lui è consolato, tu invece sei tormentato. E in tutto ciò, tra noi e voi è stato fissato un abisso, così che: coloro che da qui vogliono passare da voi, non possono, né da lì possono giungere fino a noi”. Allora replicò: “Dunque, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, ho infatti cinque fratelli, affinché li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. Ma lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno viene da loro, cambieranno modo di vivere (si convertiranno)”. Abramo gli rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Parola del Signore!

PROFESSIONE DI FEDE-SIMBOLO DEGLI APOSTOLI

Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

LA PAROLA SI FA PREGHIERA

+ Fratelli e sorelle, al Signore, che con la sua parola di vita ci richiama ad un modo di vivere sobrio e solidale, rivolgiamo la nostra fiduciosa preghiera:
R./ Cambia i nostri cuori, o Signore!

1. Perché nella tua Chiesa poveri e ricchi vivano senza distinzioni e siano solidali tra loro, per una credibile testimonianza al mondo, preghiamo.

2. Perché nella nostra società chi ha doveri politici denunci le ingiustizie e difenda i più deboli, preghiamo.

3. Perché le nostre famiglie educhino i figli ad uno stile di vita sobrio e solidale, sentendosi responsabili delle sorti del nostro pianeta, preghiamo.
4. Perché aiutiamo i giovani nella loro crescita cristiana, scoprendo nel Vangelo i veri valori della vita, preghiamo.

5. Perché la nostra comunità cristiana si accorga dei poveri presenti in paese e si attivi in opere di vera carità, preghiamo.

6. Perché noi, qui riuniti in Eucaristia, scopriamo che la comunione all’unico Pane fa di noi un solo corpo, e viviamo in conseguenza di questo dono, preghiamo.

DALLA PAROLA ALL’EUCARISTIA
+ Ti ringraziamo, o Padre, perché ci fai sedere alla tua mensa, ricchi e poveri insieme e, almeno qui, ci fai sperimentare che siamo veramente fratelli e sorelle che condividono l’unico Pane in Cristo Gesù, nostro Signore. Amen!

PREGHIERA EUCARISTICA - Acclamazioni

+ Prendete, e mangiate… per voi.
- E’ il Signore Gesù: si offre per noi!
+ Prendete, e bevetene… memoria di me.
- E’ il Signore Gesù: si offre per noi!

+ Mistero della fede!
Annunziamo la tua morte, Signore;
proclamiamo la tua risurrezione;
nell’attesa della tua venuta!

LITURGIA EUCARISTICA

Alla comunione
“Il povero fu portato con Abramo e il ricco negli inferi tra i tormenti”.

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