“Prepariamoci
ad una catastrofe umanitaria”
CARITAS ITALIANA mobilita le Diocesi
Martedì 1 marzo 2011
La rivolta, iniziata in Tunisia, le inquietudini che si sono manifestate praticamente in tutti i Paesi musulmani, dal piccolo Gibuti nel corno d’Africa fino allo sconosciuto Yemen e perfino all’Arabia Saudita, non si spiegano solo con la povertà, la disoccupazione, la corruzione o la crisi culturale del mondo islamico, elementi pure presenti in varia misura. Ma, associandoci alle parole pronunciate dal presidente della CEI Angelo Bagnasco, riteniamo che: «Quando un popolo viene oppresso per troppo tempo da un regime che non rispetta i diritti umani, prima o poi scoppia». Si fa dunque concreto il rischio di una catastrofe umanitaria con migliaia di sfollati interni, rifugiati e richiedenti asilo che si potrebbero riversare in tutto il Nord Africa e nella sponda nord del Mediterraneo.
Caritas Italiana sostiene da diversi anni l’attività di tutte le Caritas del Nord Africa e in particolare della piccola Caritas della Libia e dell’operosa comunità cristiana che nel silenzio lavora attivamente, in particolare nell’assistenza agli emigrati africani che riescono a sopravvivere dopo aver attraversato il deserto del Sahara. È stato inoltre attivato da due anni un tavolo di confronto con le Caritas dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Tutto questo nella convinzione che le sfide dei migranti si possono affrontare solo insieme ed in un’ottica transnazionale, coinvolgendo i Paesi di partenza, di transito e di arrivo delle persone migranti. In questo periodo sono costanti i collegamenti con il direttore di Caritas Libia Padre Alan Laoyon Arcebuche, che purtroppo non può che attendere come tutti gli esiti degli scontri in atto. A livello nazionale, Caritas Italiana sin dal primo momento ha condiviso nel Consiglio nazionale del 15 - 16 febbraio 2011 le iniziative da intraprendere, che hanno avuto i seguenti sviluppi:
1. Continuare il contatto con il parroco di Lampedusa, l’arcivescovo e la Caritas diocesana di Agrigento, la Delegazione regionale delle Caritas della Sicilia.
2. Monitorare l’evolversi della situazione a Lampedusa. È stata subito organizzata una missione in loco per seguire le operazioni di accoglienza e trasferimento dei migranti e per verificare le attività del centro di primo soccorso e accoglienza sito nel comune di Pozzallo, diocesi di Noto, dove sono ospiti anche alcuni minori, giunti con i recenti sbarchi dal l'Egitto e dalla Tunisia. Per questi ultimi Caritas Italiana sostiene un progetto di animazione, in attesa che vengano trasferiti in adeguati centri di accoglienza.
3. Caritas Italiana sta partecipando attivamente insieme all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) a un tavolo promosso dal Ministero dell’Interno per definire congiuntamente un piano di accoglienza straordinaria rivolto ai circa 6 mila tunisini giunti sulle nostre coste e a quanti si prevede giungano numerosi nelle prossime settimane.
4. Negli ultimi incontri il Ministro dell’Interno ha informato circa l’intenzione di trasferire nella suddetta base tutti i richiedenti asilo provenienti dai vari CARA (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) presenti sul territorio per fare posto ai nuovi arrivati sulle nostre coste ed è stata espressa la contrarietà delle tre organizzazioni ribadendo, invece, la necessità di utilizzare Mineo come CDA (Centro di Accoglienza); ad ogni modo, con affidamento diretto, la gestione del Centro di Mineo è stata data alla Croce Rossa mentre le organizzazioni sopra citate, fra cui Caritas Italiana, hanno dato la loro disponibilità per una presenza all'interno del Centro per attività di ascolto tutela, accompagnamento ed orientamento dei migranti ed eventuali richiedenti asilo, nei tempi e nei modi ritenuti più consoni.
5. In attesa di risposte, Caritas Italiana si appresta intanto a sostenere una presenza fissa a Lampedusa, ed eventualmente nel Centro di Mineo (una volta conosciuta la destinazione del centro), soprattutto in previsione degli arrivi, che si attendono per le prossime settimane.
6. A livello locale le Caritas diocesane stanno censendo le strutture disponibili sui loro territori per garantire una pronta accoglienza in caso di insufficienza del sistema implementato dal Governo. Caritas Italiana e le Caritas diocesane, mentre auspicano che tutti gli strumenti diplomatici vengano messi in atto perché il massacro si fermi, e possano affermarsi governi democratici capaci di venire incontro alle legittime aspirazioni delle popolazioni locali di libertà e rispetto dei diritti, si preparano ad affrontare un’emergenza che l’Europa dovrà condividere. Nella consapevolezza che - unendo le forze e condividendo l’esperienza maturata in questi anni - saranno poi chiamate ad un successivo, impegnativo lavoro di ricostruzione che si dovrà affrontare in Libia e in tutto il Nord Africa.
sabato 5 marzo 2011
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