Non sono solo i fatti di cronaca nera a farci impressione e a ribadire l’urgenza di un rinnovato impegno nell’educazione delle giovani generazioni.
Benedetto XVI ha lanciato l’allarme di una “emergenza educativa”.
In molti, nella Chiesa e nella società, l’hanno raccolta: movimenti, associazioni, educatori, genitori, insegnanti...
Anche i vescovi italiani, per i prossimi 10 anni (2010-2020)
intendono impegnare le comunità cristiane in questa direzione.
Di fronte ad ogni emergenza sociale occorre riflettere e percorrere un itinerario
fino alla persona, al suo bisogno assoluto di avere ragioni
di vita su cui poggiare il proprio vivere quotidiano.
Questo impegno investe ogni generazione e ogni categoria, non solo i bambini o i giovani…
Tutti abbiamo bisogno di ridare alla vita motivazioni
che favoriscano il cambiamento.
La formazione continua e permanente riguarda in primo luogo gli adulti!
Spesso, negli incontri con i nostri genitori, ci ripetiamo: noi cresciamo con i nostri figli che crescono, se prima di tutto ci mettiamo anche noi in discussione, in ricerca, in dialogo…
Tutti i disagi che manifestano le giovani generazioni, in realtà, sono causati dalla nostra incapacità ad educare, perché siamo adulti senza domande e senza risposte.
“Se si riformasse l’educazione, si riformerebbe la terra.”
(W. Leibniz, 1648-1718)
Spesso mi accorgo dello smarrimento dei nostri genitori nell’educare i figli, sembrano già arresi, che abbiano già “gettato la spugna” dai primi anni di vita.
La stessa impressione ho degli insegnanti e di noi educatori in genere
E noi?
Possiamo accontentarci di “allevare… istruire… addestrare” le future generazioni?
Non cediamo tropo spesso alla tentazione di sostituire la pedagogia con la gastronomia?!!
Annunciare il Vangelo non è forse una “sfida educativa”?!!
Direbbe Luigi Giussani, fondatore di C.L.: “Mandateci in giro nudi,
ma lasciateci educare”.
Evidenziando i punti di riferimento e i compiti del nostro cammino di comunità parrocchiale,
fin dall’inizio, ho evidenziato come priorità la formazione.
Si tratta di uno stile educativo da assumere nei nostri rapporti; di qualificarci come catechisti e animatori; di dotarci di strumenti e ambienti idonei… ma soprattutto di condividere una passione per la persona umana: libera, responsabile, capace di amare!
Abbiamo ristrutturato le sale parrocchiali, per renderle più confortevoli e idonee alle attività di bambini e ragazzi: tocca noi ora animarle come un “laboratorio per l’educazione”!
p. Roberto G.
sabato 20 giugno 2009
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