Convertirsi:
cambiare modo di pensare
e di giudicare gli avvenimenti
I fatti di cronaca ci interpellano profondamente
soprattutto quando si stratta di calamità naturali
o di sciagure causate dall’incuria o dalla violenza umana.
I terremoti catastrofici ne sono solo un esempio, mentre le tragedie familiari ci toccano molto più da vicino.
Siamo messi in discussione nella nostra fiducia in Dio
e nel suo amore provvidente.
Non mancano i credenti che ne danno una valutazione catastrofica
e soprattutto un giudizio punitivo da parte di Dio.
Forse c’è qualcosa nel nostro “modo di vedere e di pensare” che non ci fa cogliere
il senso e il significato di tali avvenimenti.
Gesù, nel brano evangelico di Luca che riporta “la lettura sapienziale” di due fatti di vita quotidiana e la parabola del fico, ci propone di “cambiare la nostra mentalità” riguardo alla nostra esistenza, ai suoi imprevisti anche talvolta tragici… ma soprattutto di “cambiare il nostro modo di pensare” la presenza di Dio nella storia e nella nostra vita.
Le tragedie non colpiscono alcuni perché “peccatori” o colpevoli… più di altri: ognuno ha certo le sue responsabilità civili e penali. Nemmeno Dio ne è estraneo, ma ne è coinvolto in modo diverso da come noi pretenderemmo. Interviene in un modo inedito sia per l’esperienza di Israele (vedi Esodo) che per ogni pretesa religiosa: è solo amore paziente. E’ un padre che attende e soffre con noi e per noi figli suoi, attraverso il Figli suo travolto dalla “tragedia umana” del rifiuto e della sua condanna a morte.
Ogni avvenimento, per il cristiano, è interpretabile e vivibile solo alla luce del mistero di Cristo crocifisso-risorto (vedi Paolo ai Corinzi): la sua “tragedia salvifica” è fonte di luce a cui abbeverarci per dare alla nostra esistenza un senso e un significato pieno.
venerdì 5 marzo 2010
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