Luce e Sale del mondo
“EDUCARE ALLA VITA NELLA FRAGILITÀ“
2011-2013: PRIMA DI TUTTO… LA VITA!
GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
“Dalle sue piaghe siamo sati guariti” (1Pietro 2,24)
L’esperienza umana della sofferenza non sempre conduce a riconciliarsi con il Creatore, con Colui che è la fonte della vita. Anzi, nelle persone colpite dalla malattia sorge una naturale domanda, spesso unita a un senso di ribellione, che può tramutarsi in una sorta di implorazione: “Perché? Perché devo soffrire?”. A quell’implorazione fa eco il grido del Cristo sulla croce: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” (Sal 22,2; Mc 15, 34; Mt 27, 46).
Il Cristo ha raccolto, in quel grido, il dolore dell’umanità di ogni tempo e lo ha presentato al Padre. Le piaghe di Cristo racchiudono in sé tutta la fragilità dell’umano. Non dobbiamo però dimenticare che esse non sono un esercizio di dolorismo “eroico”, né sono fini a se stesse. Nel mistero pasquale del Cristo, il male non ha l’ultima parola e la sofferenza accettata e offerta per amore diventa forma di guarigione e di salvezza.
Il dramma del Venerdì Santo procede verso la luce della Domenica di Risurrezione.
Molto opportunamente, il tema scelto dal Santo Padre per la XIX Giornata Mondiale del Malato ci provoca a guardare in questa direzione, senza timori reverenziali verso i linguaggi e le prassi dell’utilitarismo e dell’edonismo contemporaneo.
Il cristiano è chiamato ad esercitare il suo spirito di profezia proprio laddove l’umano è in scacco ed è tentato di ripiegarsi nell’egoismo o di cedere alla sfiducia.
Per esercitare questo spirito di profezia siamo chiamati a convertire il nostro sguardo, contemplando il Cristo crocifisso e risorto, potenza dell’amore del Padre.
Il Battesimo, che ci immerge nel cuore del mistero pasquale, è la vita divina che ci è donata e ci rende capaci di profezia e di diventare, in unione con Cristo, co-redentori dell’esperienza della sofferenza. La grazia del Battesimo e degli altri Sacramenti e una vera contemplazione orante del mistero pasquale, pertanto, lavorano nel trasformare la nostra vita in dono per gli altri e in quella “nuova umanità” che è la pietra viva per la costruzione del Regno.
Lo sguardo d’amore di chi accompagna i poveri, i sofferenti, gli emarginati, annuncia la venuta del Regno e, nello stesso tempo, lo rende presente. Nello sguardo di coloro che si fanno carico di chi soffre, di chi vive le proprie sofferenze in unione con Cristo o di chi muore nella fiducia e nel totale abbandono all’amore del Padre, riverbera una luce speciale, come da una finestra aperta sul mistero di Dio.
I vescovi italiani
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