TRIENNIO 2011-2013:
EDUCARE ALLA VITA NELLA FRAGILITÀ
Sfida e profezia per la pastorale della salute
Uno strumento per la pastorale
A partire da quest’anno, l’Ufficio Nazionale per la pastorale della sanità propone una
programmazione triennale attraverso uno strumento pastorale condiviso con la sua Consulta
e con un Gruppo di lavoro comprendente anche i rappresentanti della CISM e dell’USMI.
L’intenzione non è quella di offrire un documento di approfondimento ca -
techistico o di riflessione dottrinale, ma di mettere a disposizione di chi programma e di
chi opera nella pastorale della salute una presentazione sintetica di alcuni obiettivi comuni
e di temi sui quali concentrare l’attenzione. A partire da questa sintetica esposizione dei
temi centrali e degli obiettivi del prossimo triennio, si lavorerà, seguendo le indicazioni dei
Vescovi italiani, a valorizzare in chiave operativa, nelle nostre realtà, i numerosi documenti
del Magistero già esistenti su questi temi e la nota pastorale “Predicate il Vangelo e curate
i malati”.
PROGRAMMAZIONE TRIENNALE 2011-2013
TEMA XIX GIORNATA MONDIALE DELMALATO
La finalità di questo strumento, perciò, è quella di supportare il lavoro nella pastorale
della salute a livello diocesano e di raccordarlo inoltre al cammino della Chiesa che è in
Italia, secondo le indicazioni della Conferenza Episcopale Italiana contenute negli Orientamenti
pastorali per il prossimo decennio “Educare alla vita buona del Vangelo”. L’applicazione
del presente strumento pastorale è pensata per tutti coloro che sono impegnati,
a qualsiasi titolo, nel mondo della salute e si presenta con ampia flessibilità e possibilità
di adattamento e di integrazione, secondo le specifiche situazioni in cui la programmazione
si andrà a concretizzare.
Si è ritenuto, perciò, di valorizzare i tempi liturgici e di integrare, in un percorso unitario
e coerente, le tematiche della Giornata del Malato, dei Convegni Nazionali e delle altre
iniziative, con obiettivi precisi e con strumenti per la verifica. Si provvederà poi, nel
corso dell’intero triennio, a fornire strumenti di lavoro basati sui testi del Magistero in
materia di vita e salute, con una particolare attenzione agli ambiti di integrazione pastorale
nella vita ecclesiale e a eventuali problemi specifici che emergano nel dibattito culturale
e civile o che siano importanti per sostenere e sviluppare il lavoro pastorale locale.
“Educare alla vita nella fragilità. Sfida e profezia per la pastorale della salute” è il
tema che l’Ufficio Nazionale per la pastorale della sanità e la sua Consulta adottano per
il prossimo triennio 2011-2013, in linea, come anticipato, con gli Orientamenti pastorali
della CEI per il decennio in corso. Direttrici fondamentali entro cui si muove la nostra
azione educativa sono da intendersi il servizio e la presenza accanto all’uomo nel tempo
della fragilità, cioè nel momento in cui la vita umana è attraversata dalla sofferenza e
dalla povertà e necessita di un maggiore sostegno. Nel contesto dell’impegno educativo,
poi, si vuole valorizzare anche il tema dell’educare mediante la fragilità. La vita acquista,
nel tempo della malattia, un senso nuovo e può sviluppare relazioni autentiche e profonde.
In questi passaggi si può assumere la fragilità come risorsa e possibilità di crescita,
attraverso il reciproco riconoscimento e l’accettazione della fragilità stessa, presente nei
sani e nei malati, in chi educa e in chi è educato. Nondimeno, una specifica attenzione educativa
viene riservata alla promozione della vita e della salute e degli stili di vita buona, ai
percorsi formativi per gli operatori sanitari e pastorali, così come alla concreta realizzazione
di “comunità sananti” (cfr Nota pastorale PVCM, 51), che sono luoghi privilegiati per
la collaborazione e l’integrazione tra i diversi ambiti in cui si articola l’azione pastorale.
In questo triennio vogliamo riaffermare che la vita viene prima di tutto, e che ogni
sforzo va fatto per promuoverla e tutelarla; che l’uomo va accolto come persona e mai
come strumento o oggetto e va curato con il rispetto che si deve alla sua dignità di persona.
Infine, a tutti gli esseri umani, in quanto esseri umani, vanno garantiti il diritto alla vita,
l’accesso alle cure primarie e la miglior tutela possibile della salute, per dovere di
giustizia e per testimonianza di carità.
Pertanto, i temi al centro della nostra attenzione pastorale nel prossimo triennio
saranno:
– anno 2011 - “Prima di tutto… la vita”
– anno 2012 - “Curare tutto l’uomo”
– anno 2013 - “La salute, un bene di tutti”.
Nel percorso così delineato, il termine “tutto” si declina nei tre temi e, in un certo senso,
li raccorda. Esso dice un lavoro ad ampio raggio – potremmo dire “a tutto campo” –
nell’affermazione della vita come fondamento (anno 2011), un approccio olistico alla
cura della persona (anno 2012) e, infine, una riflessione sul bene comune in relazione al
mondo della salute (anno 2013).
Attraverso lo sviluppo dei singoli temi annuali, nell’orizzonte dell’educare alla vita nel
tempo della fragilità si perseguiranno, nell’arco dell’intero triennio, i seguenti obiettivi
generali:
1. partecipare al cammino della Chiesa che è in Italia, secondo gli Orientamenti Pastorali
della CEI per il decennio, declinandone i temi e le istanze nell’ambito della pastorale
della salute.
2. Condurre la pastorale della salute in Italia a fare un salto di qualità nella capacità di porre
all’attenzione le questioni legate alla tutela e alla promozione della vita e della salute,
affinché tali questioni siano rettamente affrontate nel contesto sociale e percepite
come questione fondamentale della missione della Chiesa e, segnatamente, della nuova
evangelizzazione.
3. Diffondere e radicare fra i credenti e nella società, mediante idonee opportunità formative,
una cultura di accoglienza e sostegno alla vita umana, specie quando questa si
trovi in condizioni di fragilità e grave limite.
4. Supportare e promuovere la progettualità pastorale delle Chiese locali in campo sanitario,
raccordandola ad iniziative condivise ed unitarie in ambito regionale e nazionale.
5. Far emergere le buone prassi di integrazione della pastorale della salute nella pastorale
ordinaria delle comunità ecclesiali e sollecitarne la conoscenza e l’ampia diffusione.
Tema per l’Anno Pastorale 2010-2011
“Prima di tutto… la vita”
All’inizio del percorso triennale che abbiamo sin qui delineato, l’anno pastorale 2010-
2011 ha l’obiettivo di stimolare la conoscenza e l’approfondimento delle ragioni per le
quali il cristiano riconosce alla vita umana un valore particolare e unico in ogni momento
e condizione in cui questa può venire a trovarsi, specialmente nella disabilità o malattia.
Gli operatori sanitari e le comunità cristiane sono spesso disorientati da una lettura
riduzionistica della vita che inevitabilmente impoverisce il loro sguardo sull’uomo malato
e riduce la loro capacità di promuovere forme autentiche di servizio e di cura.
Affermare “la vita, prima di tutto” significa riconoscerla come fondamento dell’umano.
Da questo può scaturire la base condivisa – per credenti e non credenti – della stima
e del rispetto di essa nell’intero suo arco, dal concepimento fino al suo naturale compimento
e la convinzione che tale fondamentale valore inerisca in modo eguale ad ogni vita
umana, senza possibilità di discriminare tra forme qualitative di vita.
Instancabili cercatori di felicità sono, infatti, gli uomini, anche nel tempo della malattia
o della sofferenza; e non solo per il loro comprensibile desiderio di liberarsi di
queste, bensì anche perché essi hanno la capacità di cercare e trovare un senso a ciò che
accade. Certo, non sono né la malattia né il dolore in se stessi ad avere senso. Anzi, presi
solo per se stessi, essi contraddicono il disegno divino di amore e di bontà. La volontà
di Dio, pienamente manifestataci nel Figlio Unigenito, è la vittoria sul peccato e sulla
morte e il dono della vita («Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza
» – Gv 10,10) e della comunione nell’amore ad ogni uomo ed ogni donna, in ogni
tempo («Rimanete nel mio amore. […] perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia
piena» – Gv 15, 9b-11). Queste parole di Cristo aprono la nostra mente e il nostro cuore
a considerare più profondamente il mistero della vita: essa non solo ha valore, ma è valore
in se stessa. È la prima e fondamentale perfezione dell’essere, che si esprime in pienezza
proprio nell’essere umano. Perciò, specie quando è segnata dalla sofferenza, la vita
esige la scoperta dei suoi più profondi significati, che permettano di attingere alla beatitudine,
pur sempre contenuta e nascosta anche nel tempo dell’afflizione (cfr Mt 5,4).
Il senso della vita nel tempo della malattia, in prima battuta, può essere cercato e
trovato nel desiderio di guarire, di essere curati o di poter guardare al futuro con speranza.
Tuttavia, anche nelle condizioni più estreme o nelle malattie inguaribili, il senso
si ritrova cercando più in profondità, per esempio nelle relazioni personali che si generano
o nell’esperienza di scoprirsi vivi giorno per giorno, assaporando i piccoli e grandi
doni velatamente nascosti tra le piaghe di una malattia o nella condizione di disabilità.
Lungi da ogni intellettualismo, l’esperienza di chi ha attraversato la sofferenza o si è fatto
compagno di chi è nella malattia e nel dolore, è un tesoro di umanità e di verità che
arricchisce tutti. Per questo, è assolutamente importante e urgente evitare che la malattia
sia vissuta senza consolazione, fino a diventare un’esperienza desolata e maledetta;
per questo, anche, è necessario valorizzare e comunicare la straordinaria forza vitale
che si sprigiona dalla vita fragile e da chi se ne prende cura, specie in un tempo segnato
dall’utilitarismo e dall’individualismo. Il nostro impegno di programmazione nella pa-
storale della salute in questo anno si orienta a farsi carico proprio di queste sfide, per evidenziare
la ricchezza contenuta nell’esperienza della vita fragile e per mettere in atto percorsi
che rendano la sofferenza luogo di apprendimento della speranza (cfr Lettera
Enciclica Spe Salvi, n. 36).
“Prima di tutto… la vita”, dunque, per ridare slancio vitale all’uomo contemporaneo,
che ha difficoltà a percepire il senso della malattia e della sofferenza.
“Prima di tutto… la vita”, ancor di più, perché in essa possiamo cogliere il senso del
divino nell’esistenza e, amandola sempre, fino alla fine, costruire una società più umana
e più fraterna.
XIX Giornata Mondiale del Malato
“Dalle sue piaghe siete stati guariti” (1 Pt 2,24)
L’esperienza umana della sofferenza non sempre conduce a riconciliarsi con il Creatore,
con Colui che è la fonte della vita. Anzi, nelle persone colpite dalla malattia sorge una
naturale domanda, spesso unita a un senso di ribellione, che può tramutarsi in una sorta di
implorazione: “Perché? Perché devo soffrire?”. A quell’implorazione fa eco il grido del
Cristo sulla croce: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” (Sal 22,2; Mc 15, 34;
Mt 27, 46).
Il Cristo ha raccolto, in quel grido, il dolore dell’umanità di ogni tempo e lo ha presentato
al Padre. Le piaghe di Cristo racchiudono in sé tutta la fragilità dell’umano. Non
dobbiamo però dimenticare che esse non sono un esercizio di dolorismo “eroico”, né sono
fini a se stesse. Nel mistero pasquale del Cristo, il male non ha l’ultima parola e la sofferenza
accettata e offerta per amore diventa forma di guarigione e di salvezza. Il dramma
del Venerdì Santo procede verso la luce della Domenica di Risurrezione.
Molto opportunamente, il tema scelto dal Santo Padre per la XIX Giornata Mondiale
del Malato ci provoca a guardare in questa direzione, senza timori reverenziali verso i linguaggi
e le prassi dell’utilitarismo e dell’edonismo contemporaneo.
Il cristiano è chiamato ad esercitare il suo spirito di profezia proprio laddove l’umano
è in scacco ed è tentato di ripiegarsi nell’egoismo o di cedere alla sfiducia.
Per esercitare questo spirito di profezia siamo chiamati a convertire il nostro sguardo,
contemplando il Cristo crocifisso e risorto, potenza dell’amore del Padre. Il Battesimo, che
ci immerge nel cuore del mistero pasquale, è la vita divina che ci è donata e ci rende capaci
di profezia e di diventare, in unione con Cristo, co-redentori dell’esperienza della
sofferenza. La grazia del Battesimo e degli altri Sacramenti e una vera contemplazione
orante del mistero pasquale, pertanto, lavorano nel trasformare la nostra vita in dono per
gli altri e in quella “nuova umanità” che è la pietra viva per la costruzione del Regno.
Lo sguardo d’amore di chi accompagna i poveri, i sofferenti, gli emarginati, annuncia
la venuta del Regno e, nello stesso tempo, lo rende presente. Nello sguardo di coloro che
si fanno carico di chi soffre, di chi vive le proprie sofferenze in unione con Cristo o di chi
muore nella fiducia e nel totale abbandono all’amore del Padre, riverbera una luce speciale,
come da una finestra aperta sul mistero di Dio.
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