sabato 22 novembre 2008

IL TEMPO LITURGICO DELL'AVVENTO

Il Tempo Liturgico dell’Avvento
Traccia di lavoro per la Catechesi e l’Animazione Liturgica
Marana tha. Vieni, Signore! (1Corinti 16, 22)
Maran athà. Il Signore viene. (Apocalisse 22, 20)

Parrocchia Maria SS. Assunta – Treglio (CH)


Avvento come Venuta - Avvento come Avvenimento - Avvento come Presenza

Questo triplice significato, che è stato poi ripreso dai Padri della Chiesa (autori antichi e autorevoli di scritti cristiani), può essere così riassunto: il Signore Gesù che viene oggi in mezzo a noi nella liturgia, perché è venuto già nella nostra natura umana, è lo stesso che verrà un giorno nella gloria (ma l’ordine delle espressioni può essere capovolto a piacere…).
Anzi, la sua è una continua e ininterrotta venuta in mezzo a noi nella storia umana, dopo che egli, glorificato nella risurrezione, mediante il suo Spirito continua a guidare il cammino dell’umanità e della creazione intera verso la pienezza.
E’ la vita cristiana stessa che non conosce ripetizioni, ma sempre eventi inattesi e sorprendenti: essa è sempre venuta del Signore crocifisso – risorto e quindi sempre e solo un evento pasquale.

L’atteggiamento del cristiano e della Chiesa è una riposta ad aprirsi all’appello di vigilare, a mettersi in cammino, nella gioia, nella fiducia, nella carità, alla presenza del Misericordioso nel mondo, alla luce del Vangelo di Gesù di Nazaret. Il tempo di Avvento mette in luce l’aspetto centrale e dinamico della vita cristiana, della storia: andare incontro a Colui che si fa vicino a noi.

L’attuale celebrazione liturgica dell’Avvento, nella maggior parte della Chiesa, è costituita da 4 domeniche (e rispettive settimane; nella diocesi di Milano con il “rito ambrosiano” da 6, cioè si inizia due domeniche prima). Tuttavia il riferimento non è sempre lo stesso: mentre al centro è sempre la celebrazione sacramentale della presenza di Gesù, nella Parola e nel Pane eucaristico:
- fino al 16 dicembre si guarda alla venuta gloriosa del Signore;
- dal 17 dicembre si ripercorre l’annuncio profetico della nascita del Messia, fino alla celebrazione della sua Nascita nella natura umana come un Bambino.


Avvento: ricominciamo dalla fine

L’itinerario liturgico, riflesso di quello della nostra esistenza umana, inizia in tutti i tre cicli (A – B – C) con la fine, con gli annunci evangelici del ritorno glorioso del Signore alla fine dei tempi… ma tranquilli, non è la fine del mondo!
E’ piuttosto l’annuncio di una presenza liberatrice, che al di là delle sue immaginazioni, è sempre improvvisa e sorprendente… per questo imprevedibile, anche se corrisponde ai bisogni e ai desiderio più autentici dell’umanità e del cuore di ogni uomo. L’annuncio della fine, o meglio del fine, non è destinato a suscitare ansia o turbamento (come preghiamo nell’embolismo dopo il Padre nostro…) ma ad essere vigilanti nella preghiera, lieti nella speranza e operosi nella carità; nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Signore Gesù Cristo.
Una presenza di salvezza per tutti gli uomini!


Avvento: un’attesa sempre viva

Nella liturgia della Parola di questo periodo vengono riproposti i testi profetici, soprattutto di Isaia. Sono parole cariche di promessa, di consolazione, di fiducia ad un popolo in quel momento era provato dall’esilio, dall’abbandono, dalla desolazione per la distruzione di Gerusalemme, la città santa, e l’annientamento della propria identità come popolo di Dio. E’ un momento di depressione e sfiducia, per Israele.
Il popolo è così invitato all’attesa “del giorno del Signore”, nel quale Dio si manifesterà ancora una volta, come nell’esodo dall’Egitto, liberatore e salvatore. Una venuta con caratteristiche nuove, in tonalità non solo escatologiche, ma messianiche: il servo del Signore compirà le promesse e le attese. Inaugurerà un’ epoca di pace, di benessere anche per tutti i popoli
Anche con la realizzazione di queste profezie in Gesù [le letture dei giorni feriali presentano bene questa dinamica tra promessa/profezia nella prima lettura e realizzazione nel brano evangelico], la dinamica e le caratteristiche dell’attesa di Israele sono sempre vive e attuali, anche per noi cristiani sia nel contesto storico nel quale ci troviamo a vivere, sia per le diverse situazioni che riguardano la nostra esistenza.
Ogni promessa profetica (dentro e fuori Israele) è per noi compiuta!
Ma è un compimento che sta avvenendo, una promessa che si sta ancora realizzando anzitutto nella celebrazione dell’Eucaristia, ma soprattutto nell’azione dello Spirito che fa “lievitare” tutta la storia come Regno di Dio.


Avvento: figure tipiche dell’attesa

Una caratteristica molto suggestiva dell’Avvento sono le “figure tipiche” dell’Avvento, sono personaggi biblici di primo piano: Maria, la vergine madre di Gesù; Giuseppe, lo sposo di Maria; il Battista; il profeta Isaia. Anche altre posso essere indicate pedagogicamente al popolo cristiano, nelle sue diverse componenti, come “tipo” di attesa e vigilanza: Elisabetta e Zaccaria, cugini di Maria; Sofonìa, un profeta; Anna, anziana profetessa; Simeone, vecchio sacerdote; i pastori a Betlemme… Ad essi si uniscono gli innumerevoli “poveri di Dio” che hanno vissuto quest’attesa di liberazione nella loro storia e nella loro carne.
Tratteggiamo alcune caratteristiche utili alla catechesi:

Maria
Di lei non riusciamo mai a dire abbastanza. Soprattutto è il modello di vigilanza… perché nessuno, come lei, ha sperimentato l’attesa della nascita del Messia, nel suo corpo per 9 mesi.
Tuttavia è soprattutto l’attesa del cuore: il Maria ci ritroviamo tutti come umanità in attesa di salvezza e di liberazione. A Cana, alle nozze a cui è invitata con Gesù, lei darà voce a questa attesa: “Non hanno più vino” (cfr. Gv 2, 3)
Elementi liturgici emergenti: presenza ed esemplarità
- la festa dell’Immacolata (8 dicembre) va collocata, sentita e celebrata, in questa prospettiva, legata al mistero di Cristo (lei preventivamente redenta) e quindi del suo Avvento;
- dal 17 al 24 la sua presenza ricorre continuamente, nelle letture bibliche e nelle preghiere: come lei ha generato Gesù nel suo corpo, così oggi ancora la Chiesa lo genera in tutti i credenti.
Come vederla e definirla?
“Piena di Grazia, benedetta fra le donne, vergine, sposa di Giuseppe, serva del Signore. Dona nuova - nuova Eva, Figlia di Sion, Vergine del sì a Dio, Vergine dell’ascolto operoso”.




Giuseppe
Poco ci dicono i Vangeli di lui, ma abbastanza per tratteggiarne un profilo, anche per noi esemplare.
- Giuseppe è l’uomo che si interroga su ciò che gli sta capitando, attendo ai segni della presenza di Dio nella sua vita;
- è l’uomo libero e aperto al disegno di Dio, perché possa attuarsi nella sua vita;
- è l’uomo che non si scompone di fronte alle sorprese di Dio, ma vi aderisce lasciando si guidare da lui (in 3 sogni, l’angelo suggerisce a Giuseppe il da farsi riguardo a Gesù).

Il Battista
E’ proposto dalla liturgia come figura di precursore: prepara la strada al Messia in mezzo a noi perché tutti gli uomini possano incontrarlo (cfr. Luca 3, 1-19; Matteo 3, 1-12). Come ultimo dei profeti, propone gli inviti dei precedenti profeti, in termini di pressante appello a cambiare lo stile di vita, espressione di un cuore cambiato dall’incontro con la misericordia di Dio.
Di lui il vangelo dice che è voce che grida e richiama ad un nuovo esodo, alla giustizia, ad un nuovo rapporto con Dio, amico dello sposo… (cfr. Giovanni 3, 22-30) che lo presenta come colui che può veramente rinnovare tutto. Lo indica ai suoi discepoli come l’Agnello di Dio, come colui che prende su di se il peccato del mondo. La sua predicazione è una vera evangelizzazione di testimonianza: pagherà con la sua vita la sua fedeltà alla Verità.

Isaia
1. Praticamente, in Avvento, leggiamo quasi tutto il libro del profeta Isaia: è il profeta che tiene desta la nostra attenzione, come Israele in esilio a Babilonia, in attesa di una nuova e definitiva liberazione. Frequenti sono i suoi inviti a guadare il futuro con fiducia, fonte di consolazione per il suo popolo.
Ripropone praticamente tutte le promesse di Dio nell’alleanza.
2. E’ un continuo invito alla gioia, la gioia dell’attesa, della ricerca, del cammino, dell’incontro… che si compie verso la pienezza.
3. Isaia è un testimone di speranza: annuncia la pace che porterà l’Inviato di Dio, il Messia ( ).
4. Le sue parole orientano ad un nuovo esodo, ad aprire una strada nel deserto, ad un ritorno sicuro, alla ricostruzione della Città di Dio. Ascoltando e leggendo i suoi testi siamo aiutati ad orientare il nostro sguardo verso il Signore, dove lui è presente e dove noi facciamo fatica riconoscerlo e ad incontrarlo. Così ci sembra meno lontano, meno estraneo, più familiare.

La Parola di Dio nell’Avvento

“Le letture del Vangelo hanno nelle singole domeniche una loro caratteristica propria: si riferiscono alla venuta del Signore alla fine dei tempi (I domenica), a Giovanni Battista (II e III domenica); agli antefatti immediati della nascita del Signore (IV domenica).
Le letture dell'Antico Testamento sono profezie sul Messia e sul tempo messianico, tratte soprattutto dal libro di Isaia.
Le letture dell'Apostolo contengono esortazioni e annunzi, in armonia con le caratteristiche di questo tempo” (OLM, 93).
In coerenza quindi con tutto l’ordinamento generale delle letture nel lezionario festivo, AT e Apostolo “stanno sullo sfondo” e costituiscono il contesto storico-salvifico (promessa e realizzazione) nel quale leggere il Vangelo che dà a loro il loro senso pieno.

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