sabato 31 ottobre 2009

“Santi, cioè Cristiani” - 1 Novembre


Vivere in noi l’umanità di Cristo, come Lui l’ha vissuta in sé,
e far si che ora Lui viva la nostra.

Anche se sembra poco attuale, è sempre però affascinante la figura di un Santo: basti pensare al successo delle fiction televisive su san Francesco, santa Rita, Madre Teresa… Rimaniamo spesso solo ammirati, sapendo che rimangono per noi inimitabili.
Un discepolo, impegnato ormai da tempo in un severo ed esigente cammino ascetico, un giorno chiese al suo maestro: “Alla fine di tutta questa fatica cosa otterrò?” Dopo un po’ di silenzio, gli rispose con un sorriso: “Diventerai un cristiano!”.
Già, tutto qui… diventare quello che già siamo, cioè cristiani, “di Cristo”, lasciando che sia Lui a vivere in sé la nostra umanità così come è, e ricevendo da Lui la capacità di vivere da figli come Lui, lo Spirito che ci fa figli del Padre.
Nemmeno imitare Cristo, ma un rapporto di comunione che ci fa assaporare la bellezza di un modo “nuovo” di essere donne e uomini, felicemente realizzati.
Come una saldatura di esistenze, delle quali una diventa forza e origine dell’altra..
Lo afferma il vangelo di Giovanni (c. 15,1-17), insistendo: rimanete in me e io in voi, chi rimane in me…
Scrivo queste riflessioni in un clima sociale e politico, nostro e internazionale, che sembra offuscare questa ingenua visione della vita… ma sono altrettanto consapevole che ho bisogno di infondere un respiro umano-divino alla mia esistenza, ai miei pensieri, alle mie azioni, ai miei desideri e progetti, ai miei errori… per questo cerco in Gesù chi sono io, in risposta alla mia ricerca: chi voglio essere?

Provo a tratteggiare un profilo che ognuno potrà arricchire per sè:

Quotidiani. Nessuno come Gesù ha saputo vivere in pienezza i dettagli del quotidiano; in tutto e su tutti ha manifestato lo sguardo del Padre che dona il Figlio a questo mondo, da lui ritenuto “affidabile”.
Compassionevoli. Gesù non ha vissuto come ospite di passaggio tra noi: uomo con noi uomini e per noi. Noi, anonimamente depressi, cerchiamo l’evasione; Lui, solo di stare con noi: nella gioia, nel pianto, nella noia!
Soli col Padre. Gesù cercava il Padre nella solitudine come conferma del suo portarlo a noi. Nell’unico rapporto con il Padre, ritroviamo noi stessi amati, amabili e ci riscopriamo capaci di amare.
Per qualcun altro. Si può vivere senza sapere perché, ma non senza saper per chi! Gesù ha fatto sempre, tutto per noi.
Allo scoperto. Gesù non è rimasto in trincea o in una posizione strategica: è uscito allo scoperto… fino alla Croce. Noi possiamo avere un altro modo di “dire” quanto “costa” amare?!
p. Roberto Geroldi

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