sabato 4 dicembre 2010

ORDINAZIONE DEL NOSTRO NUOVO VESCOVO EMIDIO CIPOLLONE

ORDINAZIONE DEL NOSTRO NUOVO
VESCOVO EMIDIO CIPOLLONE

Sabato 18 dicembre alle ore 17.00
nella Cattedrale di Lanciano
della Madonna del Ponte.

LA MESSA IN PARROCCHIA
DELLE ORE 18.30 SARA’ SOSPESA
E’ possibile seguire la Liturgia in TV:
TRSP e TELEMAX

LA PAROLA: PANE DI OGNI GIORNO

LA PAROLA: PANE DI OGNI GIORNO
Proponiamo le letture del lezionario feriale
LUNEDÌ: Isaia 35,1-10; Luca 5,17-23

MARTEDÌ: Isaia 40; Matteo 18,12-14

MERCOLEDÌ: Lettura della Festa dell’Immacolata

GIOVEDÌ: Isaia 41,13-20; Matteo 11,11-15

VENERDÌ: Isaia 48,17-19; Matteo 11,16-19

SABATO: Siràcide 48,1-4.9-11; Matteo 17,10-13

Prosegue l’annuncio domenicale e l’invito ad accogliere
e riconoscere le venute del Signore nelle persone e negli eventi.
Così dobbiamo attendere il ritorno di Cristo.
Dio, da sempre ha un progetto di comunione con l’umanità ed Egli, tenacemente, tenta di ricostruirlo.
Dio lo realizza, non in modo appariscente: vuole rinnovare il mondo attraverso i più piccoli tra noi.
Questa è la nostra consolazione!

Agenda settimanale 6 - 12 dicembre 2010

AGENDA SETTIMANALE
6 - 12 DICEMBRE 2010
* * *
OGGI, ORE 16.00:
INCONTRO COPPIE DEL DECENNIO
* * *
Lunedì 6
ore 19.00: Messa in Paglieroni
ore 19.30: Preparazione al Matrimonio/2

Martedì 7 - FESTA DELL’IMMACOLATA
ore 18.30: Messa in chiesa p.le

MERCOLEDÌ 8
ore 9.00: Messa in S. Giorgio
ore 11.00: Messa in chiesa p.le
Giovedì 9, ore 18.30: Messa in chiesa
ore 21.00: Incontro catechisti I.C.
Venerdì 10
ore 19.30: Incontro Over 14

Sabato 11
III DOMENICA DI AVVENTO/A
ore 18.30: Messa in chiesa p.le

DOMENICA 12
ore 9.00: Messa in S. Giorgio
ore 11.00: Messa in chiesa p.le

UNA COMUNITÀ CHE CELEBRA LA LITURGIA DOMENICALE - 5 DICEMBRE 2010: II di Avvento A

DATTI UNA MOSSA...È ORA DI CAMBIARE!

La 2a domenica del tempo di Avvento A è antitetica alla prima, pur essendo intimamente



coerente con il suo messaggio. Domenica scorsa, iniziando il tempo di Avvento,


abbiamo contemplato il Cristo nella «gloria» della fine della Storia; in altri termini,


la Chiesa ci ha fatto iniziare il nuovo anno liturgico invitandoci a riflettere sulla «fine»


del tempo. Oggi, invece, la liturgia ci propone la povertà del Cristo incarnato nella Storia,


dove assume l’identità dei peccatori, facendosi ultimo degli ultimi. Contempliamo,


quindi, l’incarnazione della prima venuta del Signore. È una prospettiva che parte dalla


conclusione per arrivare al principio.


Il metodo che induce a percorrere la propria esperienza, partendo dalla «fine» per


giungere al «principio», è un metodo efficace perché insegna a non fermarsi mai sul


passato, ma a vedere ciò che si vive alla luce del proprio esito finale. Ciò significa recuperare


tutti gli aspetti, anche secondari, per abituarsi a leggere la vita non come appare,


ma come veramente si esprime in vista di un obiettivo da raggiungere. Se ognuno


cerca di collocarsi dall’angolo di prospettiva della fine, riesce a vedere se stesso e gli al -


tri con maggiore distacco e anche con più verità perché dalla fine si lasciano cadere i


rami secchi e le foglie morte e si guarda solo a ciò che conta e vale.


«Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!


» è la citazione di Isaia riportata dai tre Sinottici (Mt 3,3; cf. Is 40,3). La voce è


meno di un soffio che si perde nell’aria, ma è sempre la voce di qualcuno che parla,


che chiama, che insegna. Dietro ogni voce c’è sempre una persona viva e un sentimento


da comunicare, espresso o temuto. La voce grida nel deserto che è il luogo della non


vita e della aridità, dove facilmente da soli si muore. Il profeta Isaia chiede di preparare


una strada nel deserto, cioè di rendere anche il deserto percorribile perché ciò che oggi


appare un ostacolo può essere una via di salvezza. Mt invece pone la voce nel deserto


perché ora la strada è già segnata, basta percorrerla predisponendosi interiormente.


Preparare la via del Signore, nella logica dell’incarnazione contemplata dal punto di vista


della fine, significa predisporre la propria vita come progetto essenziale all’interno di


una visione più grande: nell’economia della vita del mondo, ognuno di noi è indispensabile


perché portatore di quella porzione di verità essenziale e necessaria per la comprensione


dinamica e totale del cosmo intero e quindi della verità finale. Nessuno può


dire di essere inutile, perché ognuno di noi «è» il mondo intero, il regno di Dio, la speranza,


la pace universale. Senza di noi il mondo e il regno di Dio somiglierebbero ad


un mosaico senza un tassello. Preparare la via del Signore, significa trovare se stessi e individuare


il percorso da compiere per giungere alla prospettiva di Dio che è la pienezza


delle singole persone e dell’insieme dei popoli.


La prima lettura ci parla di un germoglio che spunta da un tronco secco: questa è la


prospettiva di Dio che riesce a trovare anche nel legno secco quel pizzico di linfa che


fa emettere un germoglio che porta in sé l’annuncio di una nuova primavera. È vero!


Anche le pozzanghere riflettono il sole, senza mai sporcarlo. Ognuno di noi, per quanto


devastato possa essere dal male o dalla sofferenza porta in sé sempre uno sprazzo


di luce e di verità, forse flebile, ma di certo importante ed essenziale per la comprensione


dell’insieme e della totalità del mondo. Nessuno di noi ha il diritto di privare il


mondo del senso del proprio essere. Tutte le contraddizioni della natura si ricomporranno:


il lupo pascola con l’agnello, il leopardo farà la siesta con il capretto, il vitello e


il leoncello mangeranno l’uno accanto all’altro, la mucca e l’orsa giocheranno insieme:


sarà sufficiente un bambino a tenerli a bada. Tutte le contraddizioni hanno sempre


dentro di sé la propria soluzione: basta volere preparare la via, cioè predisporre i


mezzi per giungere a raddrizzare i sentieri, cioè prendere coscienza dei propri limiti e


delle proprie doti per sapersi affidare alla misericordia di Dio che non rifiuta alcuno.


È cominciato lo scempio del Natale, il rito dell’obbligo, la liturgia delle falsità: si fa finta


di fare sul serio perché bisogna rispondere alle aspettative che noi pensiamo che gli


altri abbiano: bisogna fare i regali, essere buoni, stare insieme; dobbiamo farlo per i figli,


per i genitori… e perdiamo un’occasione per essere veri e pensare al mistero della


nostra «incarnazione» che esige la sincerità della nostra consistenza che si traduce nell’essere


e nel fare ciò che veramente corrisponde alla nostra vita, alla nostra anima, al


nostro bisogno di autenticità. Non si può vivere di finta. Cominciamo noi a smitizzare


il Natale commerciale e a scegliere l’austerità come criterio di vita e partecipazione al


dolore e alla miseria che affligge tre quarti dell’umanità lontano e vicino a noi. Dio


non giudicherà per sentito dire, ma in base all’accoglienza che avremo riservato agli altri


in quanto immagine di Cristo che si fa servo d’Israele perché egli è la promessa fat -


ta ai padri. Celebrare l’Eucaristia nel tempo di Avvento significa prendere coscienza


che siamo servitori della verità che è già dentro di noi, ma verso la quale corriamo perché


è inesauribile e solo lo Spirito può contenerla, quello stesso Spirito che invochiamo insieme.

 
ACCENSIONE II CERO D’AVVENTO

Giovanni ci invita a preparare la strada del Signore
cambiando i nostri atteggiamenti

INVOCAZIONI PENITENZIALI

Germoglio di vita nuova sulle radici inaridite dell’umanità: rinvigoriscici e rinnovaci! Signore, pietà!

Fuoco che consuma le nostre menzogne e le ingiustizie che distruggono il mondo: salvaci e perdonaci.
Cristo, pietà!

Amore sconfinato che ci accogli nell’abbraccio del Padre: rendici capaci di amare. Signore, pietà!

PREGHIERA DELL’ASSEMBLEA - COLLETTA

+ O Padre, grande e misericordioso, suscita in noi il desiderio di cambiare. Rinnovàti dal tuo Spirito, sappiamo agire nella giustizia e con mitezza, per costruire la pace che il tuo Figlio Gesù ha fatto germogliare nel mondo, facendosi uomo come noi. Egli è Dio... Amen!

LITURGIA DELLA PAROLA

Dal libro del profeta Isaìa 11,1-10
[In quel giorno] un germoglio spunterà dal tronco della stirpe di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di Lui si poserà lo Spirito del Signore, Spirito che dà sapienza e intelligenza, consiglio e fortezza, conoscenza e amore per il Signore. Si compiacerà di obbedire a Dio. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma tratterà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. (…) La giustizia e la fedeltà saranno legate a lui come una fascia ai lombi e una cintura ai fianchi.
Il lupo dimorerà insieme con l’agnello;
il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare.
In quel giorno avverrà che tutti i popoli seguiranno il discendente della stirpe di Iesse e lo cercheranno con ansia dove si manifesterà la sua presenza gloriosa.
Parola di Dio!

Salmo responsoriale - 71

R./ Vieni, Signore, re di giustizia e di pace!

1. O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

2. Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

3. Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.

4. La sua fama duri in eterno,
e quanto il sole la sua discendenza
In lui siano benedetti i popoli del mondo
e tutti lo dicano beato.

Dalla lettera di s. Paolo apostolo ai Romani 15,4-9

Fratelli e sorelle. Tutto ciò che è stato scritto [nella Bibbia] prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché con la perseveranza e la consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza. Dio, che dona perseveranza e consolazione, vi renda capaci di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull’esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate lode a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Accoglietevi perciò gli uni gli altri come anche Cristo accolse voi, per la manifestazione gloriosa di Dio. Dico infatti che Cristo è diventato servitore degli ebrei per mostrare la fedeltà di Dio nel compiere le promesse dei patriarchi; gli altri popoli invece lodano Dio per la sua misericordia, come sta scritto nella Bibbia: “Per questo ti loderò fra le genti e canterò inni al tuo nome” (Salmo 18,50). Parola di Dio!

Alleluja, alleluja!
Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio! Alleluja!

+ Dal vangelo secondo Matteo
3,1-12
In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!” (40,3).
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Parola del Signore!

PROFESSIONE DI FEDE-SIMBOLO DEGLI APOSTOLI

Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

LA PAROLA SI FA PREGHIERA

+ Fratelli e sorelle, oggi la parola del Signore apre il nostro cuore alla sua venuta: si realizza la promessa di un mondo nuovo. Lo chiediamo nella nostra unanime preghiera:
R./ Vieni, Signore e illumina il mondo!

1. Dona alla tua Chiesa una continua conversione, perché prenda decisioni coraggiose nella difesa della giustizia e dei poveri, ti preghiamo.

2. Raddrizza i percorsi delle nazioni, i pensieri dei governanti, perché la pace non sia solo un desiderio, ma un impegno quotidiano, ti preghiamo.

3. Aiutaci a cambiare ogni giorno il nostro modo di pensare e di agire, senza paura, ma fidandoci di te, ti preghiamo.

4. Donaci di vivere questa Eucaristia come anticipo del tuo regno di riconciliazione e di pace, ti preghiamo.
[Intenzioni particolari]

DALLA PAROLA ALL’EUCARISTIA

+ Ti ringraziamo, Padre, tu sei fedele: la parola di Cristo, tuo Figlio è “come fuoco consuma ciò che ha cadere e lascia in piedi solo la Verità”. Oggi, con il suo Spirito, feconda la nostra esistenza con il pane e il vino che ti presentiamo. Egli verrà presto a raccoglierne il frutto: è Dio, vive e regna per sempre con te e in mezzo a noi. Amen!
LITURGIA EUCARISTICA
PREGHIERA EUCARISTICA - Acclamazioni

+ Prendete, e mangiate… per voi.
- Grazie, Gesù, che ci vuoi bene!

+ Prendete, e bevetene… memoria di me.
- Grazie, Gesù, che ci vuoi bene!

+ Mistero della fede!
Annunziamo la tua morte, Signore…

+ E ora siamo qui riuniti… nostra vita.
- Vieni, Signore Gesù, vieni presto tra noi!
(si ripete durante la preghiera eucaristica)

ALLA COMUNIONE

Voce che grida: nel deserto preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri

Accendi la vita... e illumina il mondo

Accendi una LUCE… e illumina il MONDO!

Ti sembra che il mondo di oggi abbia bisogno di essere illuminato?

...se il mondo è al buio, accendi tu una luce!

Quando ti lasci trasportare dai tuoi istinti,
pensi solo a te stesso e ai tuoi bisogni da soddisfare
senza preoccuparti degli altri… il mondo è al buio!

Abbiamo accolto l’invito del vangelo di Matteo: “State pronti!” (24,37-44)
Se accendi il CUORE allora si accende la VITA!
Ascolta la voce di Giovanni: “Cambiate modo di vivere!” (Mt 3,1-12)

50 milioni di persone che ogni muoiono per mancanza di cibo
e dell’indispensabile: tra 50 anni, se non cambiamo stile di vita
e sistema economico, le future generazioni, i nostri stessi figli,
non potranno sopravvivere. (Rapporto ONU 2009)
Siamo dentro un sistema che permette a pochi di papparsi
quasi tutto difendendo con le armi il proprio stile di vita
(1.000 miliardi in euro negli ultimi 3 anni per gli armamenti).

“E io… che c’entro, che ci posso fare?...”

Anzitutto riconoscere la cecità nella quale ci arrabattiamo
e imporci la consapevolezza che tutto questo mi riguarda: I CARE!
Voce di uno che grida nel deserto: “Raddrizzate… la vostra vita!”.

La lasceremo gridare nel deserto del nostro mondo,
insieme alle migliaia di grida inascoltate?!!
O ci uniremo a questo coro per gridare la nostra attesa,
il nostro desiderio… il nostro sogno: Vieni, Signore, a salvarci!
GESU’ ha iniziato la sua opera tra noi e la porterà a compimento
attraverso la nostra azione. Deponiamo gli atteggiamenti disfattisti
e delusi, vestiamoci della sua giustizia e camminiamo alla sua luce.

sabato 27 novembre 2010

Approfondiamo la parola domenicale: Matteo 23,37-44

Le lectio del prete Carmine Miccoli
Chiesa del Purgatorio – Lanciano (CH)


“Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” (Matteo 23,42)

+ O Padre, noi ti ringraziamo perché ci hai riuniti alla tua presenza per farci ascoltare

la tua parola: in essa tu ci riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà. Fa’

tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua e perché non troviamo condanna nella

tua parola, letta, ma non accolta, meditata, ma non amata, pregata, ma non custodita,

contemplata, ma non realizzata, manda il tuo Spirito Santo ad aprire le nostre menti e

a guarire i nostri cuori. Solo così il nostro incontro con la tua parola sarà rinnova -

mento dell’alleanza e comunione con te e con il Figlio e lo Spirito Santo, Dio benedetto

nei secoli dei secoli. A.: Amen.

L.: Ascoltiamo la Parola del Signore dal racconto dell'evangelista Matteo 23, [4a.36]37-44;
(trad. CEI 2008).

[4a Gesù rispose ai suoi discepoli: 36 «Quanto a quel giorno e a quell'ora, nessuno lo sa,

né gli angeli del cielo né il Figlio, ma solo il Padre.] 37 Come furono i giorni di Noè,

così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. 38 Infatti, come nei giorni che precedettero il

diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al

giorno in cui Noè entrò nell’arca, 39 e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio

e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. 40 Allora due uomini saranno

nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. 41 Due donne macineranno

alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. 42 Vegliate dunque, perché non sapete

in quale giorno il Signore vostro verrà. 43 Cercate di capire questo: se il padrone di

casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe

scassinare la casa. 44 Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate,

viene il Figlio dell’uomo».

Note di esegesi per la comprensione del testo

Il brano del vangelo è un centone, raccoglie cioè idee e parole che Gesù ha pronunciato

in occasioni diverse e che Mt mette insieme per descrivere in termini

tragicamente apocalittici la fne di Gerusalemme come premessa della fne del

mondo. Lo fa con le categorie mentali del suo tempo. La domanda a cui Mt vuole

rispondere è: «Come può la comunità cristiana riconoscere i segni che annunciano

gli avvenimenti degli ultimi giorni?». A questa domanda, la comunità dell'evangelista

Mt risponde in modo articolato con tre piccole parabole: a) il fco che annuncia

la primavera (24,32-35, assente nella liturgia domenicale e nel brano ascoltato);

b) il diluvio di Noè (24,36-41) e infne il proprietario e il ladro (24,42-44).

La caduta di Gerusalemme è inevitabile perché il Figlio dell’uomo con la sua persona

ha sostituito il Tempio, cioè il centro della vita stessa della santa città (Mt

23,38-39; 26,61-64). In questo modo pare che la caduta della città santa coincida

con il «giorno del Signore» che si presenta improvvisamente, come avvenne per il

diluvio che piombò sull’umanità senza preavviso, creando inevitabilmente una discriminazione:

alcuni furono risparmiati, altri caddero vittime (vv. 40-41 con Mt

24,19-22; cf. Gen 7,23). Allo stesso modo, i sopravvissuti alla caduta di Gerusalemme

formeranno un «piccolo resto» (cf. Ger 44,12.28), premessa e sorgente di un

nuovo popolo rinnovato, quasi una riedizione della famiglia di Noè che ripopola la

terra dopo la distruzione delle acque. Questo ricordo del diluvio è un modo per

dire che gli stessi discepoli e la prima comunità cristiana usavano, nell'incertezza

sulla data della fne del mondo, cercando nella Bibbia esempi che potessero richiamare

la vigilanza e la consolazione: se, a differenza di quanto fecero i contemporanei

di Noè, ci prepariamo a questo giorno e stiamo pronti, noi possiamo essere

il «resto» che ha la missione di ricominciare la nuova umanità. La caduta di

Gerusalemme è quindi la fne di una religione «chiusa» particolaristica, mentre il

«resto» si apre ad una prospettiva di universalità senza limiti.

La breve parabola del proprietario e del ladro (vv. 43-44) è probabilmente la ripresa

di un fatto di cronaca che impressionò l’opinione pubblica. Gesù se ne serve

per illustrare il suo pensiero. Gerusalemme sarà sorpresa come il ladro ha

sorpreso il proprietario e lo ha derubato: chi è negligente ne paga le conseguenze

(1Ts 5,2-4; 2Pt 3,10; Ap 3,3) perché sarà sorpreso senza preavviso. Coloro che invece

vivono la vita consapevolmente, aspetteranno e sperimenteranno la venuta

del Signore senza angoscia e senza traumi: sarà un incontro vitale.

La caduta di Gerusalemme per la Chiesa primitiva ha avuto lo stesso valore di un

parto: si è staccata dal giudaismo e ha cominciato a camminare autonomamente

per le strade del mondo con un sentire senza confni e aprendosi ad ogni cultura

e popolo. Per uscire dall’isolamento che può diventare isolazionismo anche religioso,

è necessario vivere la vigilanza che è l’attenzione che si presta agli avvenimenti

che accadono e la capacità di coglierne la portata e il signifcato alla luce

della risurrezione del Signore.

Essere vigilanti non signifca quindi essere preoccupati di ciò che può succedere

di strano, ma unicamente essere capaci di vivere in profondità la vita che accade

comunque, anche a nostra insaputa. In linguaggio moderno possiamo dire che la

vigilanza è il discernimento attento e partecipato di ciò che viviamo sia come singoli

che come popolo. La vigilanza ha in sé anche una componente psicologica

che si chiama desiderio di andare oltre, di raggiungere uno scopo per cui vigilanza

e desiderio di futuro sono le due molle che spingono la nostra anima ad essere

sempre presente in ciò che siamo e che viviamo.

Ci domandiamo: per essere libero o libera devo assistere alla caduta della «mia»

Gerusalemme; so darle un nome? Quando e se vedo cadere la «mia» Gerusalemme

» come reagisco? Fuggo da me stesso, nascondendomi, oppure so stare «lì» in

attesa di prendere coscienza di ciò che sta accadendo per mettere in moto gli

strumenti e i sentimenti necessari per fare fronte alle diffcoltà? Come mi preparo

di fronte alle imprevedibilità che la vita porta sempre con sé? Mi lascio travolgere

dagli avvenimenti oppure vivo equipaggiandomi giorno dopo giorno, prestando

attenzione agli accadimenti ordinari e straordinari della vita? Vivo rassegnato o

cerco di cogliere in ogni cosa e persona che incontro ciò che c’è oltre la superfcialità

di apparenza? Ho coscienza che l'ascolto della Parola è il luogo sacramentale

che anticipa e prepara alla fne come ad un incontro con una Persona viva,

che qui ed ora possiamo già sperimentare? Se abbiamo coscienza di essere una

assemblea convocata dalla Parola e per questo resa sacramento che rappresenta

e vive la totalità dell’umanità, allora possiamo intraprendere di nuovo il cammino

per andare incontro al Signore che viene con fducia e gioia, pellegrini verso la

convergenza fnale insieme ai popoli della terra sul monte del Signore, ossia nell'esperienza

della conoscenza di Dio nella fraternità tra di noi.

- pro manuscripto -

venerdì 26 novembre 2010

La PAROLA, PANE per il cammino di ogni giorno

LA PAROLA: PANE DI OGNI GIORNO
Proponiamo le letture del lezionario feriale

LUNEDÌ: Isaia 4,2-6 Matteo 8,5-11

MARTEDÌ: Isaia 11,1-8 Luca 10,21-24

MERCOLEDÌ: Isaia 25,6-10a Matteo 15,29-37

GIOVEDÌ: Isaia 26,1-6 Matteo 7,21.24-27

VENERDÌ: Isaia 29,17-24 Matteo 9,27-31

SABATO: Isaia 30,19...26 Matteo 9,35– 10,1.6-8

L’annuncio domenicale prosegue e richiama l’attesa per il compimento di ciò che il Messia opererà nell’umanità: guarigioni, segni prodigiosi, la compassione di Dio per i poveri. Gesù ha operato questo tra noi.

Oggi tocca a noi vivere la novità del Vangelo: vigilare, operosi nella carità! Così collaboriamo anche noi all’unità di tutti gli uomini in Dio, camminando con loro verso la luce, fuori dal buio dell’egoismo, e la sperimentiamo nella Parola e nell’Eucaristia.