sabato 13 febbraio 2010
Quaresima 2010: Ritornate a me con tutto il cuore e lasciatevi riconciliare
ritrovare la strada
risalire la sorgente
ricostruire una storia
riscoprire la nostra
vera identità
Certo, 40 giorni non bastano,
ma neanche di più…
Non sono bastati 40 anni
al popolo di Israele per imparare
a vivere libero!
Eppure in 40 giorni dopo il diluvio, Dio ha creato tutto di nuovo;
Elia è arrivato al monte di Dio…
e come Mosè lo ha incontrato.
Così Gesù, per 40 giorni,
ha lottato per essere fedele
al suo rapporto filiale con il Padre
e ha vinto anche per te,
per tutti coloro che combattono…
o nemmeno ne hanno più le forze.
Per tutti quelli che, in ogni modo cercano la loro liberà,
la loro identità,
e magari di rifarsi una loro dignità.
Noi siamo di quelli che,
bene o male, tutti gli anni
tentiamo di metterci in cammino verso la Pasqua.
Se Gesù non avesse lottato
e già vinto con la sua morte e risurrezione… sarebbe tutto inutile!
Sarebbe solo uno sforzo morale destinato a spegnersi al primo sbaglio…
Eppure noi, travolti dall’amore, ci riproviamo.
40 GIORNI per… ricevere una nuova dignità… avere un futuro
innamorarsi di nuovo… un rapporto d’amore vero
lunedì 8 febbraio 2010
Le lectio del prete Carmine Miccoli: Domenica 7 febbraio 2010 - Luca 5,1-11
LECTIO DIVINA
“Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (cf. Lc 5,10)
P.: O Padre, noi ti ringraziamo perché ci hai riuniti alla tua presenza per farci ascoltare
la tua parola: in essa tu ci riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà. Fa’
tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua e perché non troviamo condanna nella
tua parola, letta, ma non accolta, meditata, ma non amata, pregata, ma non custodita,
contemplata, ma non realizzata, manda il tuo Spirito Santo ad aprire le nostre menti e
a guarire i nostri cuori. Solo così il nostro incontro con la tua parola sarà rinnovamento
dell’alleanza e comunione con te e con il Figlio e lo Spirito Santo, Dio benedetto
nei secoli dei secoli. A.: Amen.
L.: Ascoltiamo la Parola del Signore dal racconto dell'evangelista Luca
(Lc 5,1-11[12-16]; trad. CEI 2008).
1 Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, 2 Gesù, stando
presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano
scesi e lavavano le reti. 3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi
un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. 4 Quando ebbe finito di
parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». 5 Simone
rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla
tua parola getterò le reti». 6 Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le
loro reti quasi si rompevano. 7 Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che
venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi
affondare. 8 Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo:
«Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». 9 Lo stupore infatti aveva
invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10 così pure
Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone:
«Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». 11 E, tirate le barche a terra,
lasciarono tutto e lo seguirono.
[12 Mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi,
pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». 13 Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio,
sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. 14 Gli ordinò di non dirlo a nessuno:
«Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto,
a testimonianza per loro». 15 Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per
ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. 16 Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.]
Note di esegesi per la comprensione del testo
Il brano della pesca miracolosa, che viene letto nella liturgia, è inserito nella più
ampia sottosezione che arriva al v. 16 con il racconto della guarigione del lebbroso1.
Solo così si può vedere la struttura letteraria del brano, composto in forma
circolare o, come si dice solitamente, a incrocio o chiasmo, dove la prima affermazione
richiama l’ultima, la seconda la penultima e così via, in forma concentrica
fno all’affermazione centrale che sta al cuore della struttura, che qui è, appunto,
la vocazione della comunità apostolica. L’autore ha voluto impostare i due racconti
in un’unica prospettiva, che passa dall’insegnamento di Gesù all’ascolto delle folle,
mediante un capovolgimento della situazione (da una notte di fatica senza pesca e
una pesca abbondante; dallo stato di lebbra allo stato di guarigione), attraverso le
dichiarazioni dei due protagonisti (Simone/Cefa e il lebbroso). Lo schema è il seguente:
A Lc 5,1-3: Gesù insegna
B Lc 5,4-7: (Capovolgimento della situazione): dal niente alla pesca
C Lc 5,8: Dichiarazione di Pietro: «...sono un peccatore!»
D Lc 5,10-11: Vocazione apostolica comunitaria
C’ Lc 5,12: Dichiarazione del lebbroso: «...se vuoi, puoi purifcarmi»
B’ Lc 5,13: (Capovolgimento della situazione) dalla lebbra alla vita
A’ Lc 5,15-16: Le folle ascoltano
Il cuore di questa struttura è il punto D: la vocazione apostolica, che non è un
fatto eclatante, ma un processo di avvicinamento. Se osserviamo attentamente il
comportamento di Gesù, vediamo che non chiama subito Pietro e i suoi colleghi
pescatori, ma si muove all’interno di una strategia: Gesù è sul lago di Gennèsaret
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1 È evidente che la scelta della liturgia voglia mettere in evidenza la caratteristica «spirituale
» della vocazione degli apostoli, avulsa dalla sua connessione logica con la sua missione
di «liberazione» dalle malattie e quindi di condivisione con l'umanità di coloro a cui
sono inviati.
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in mezzo ad una folla grande, che fa ressa per ascoltare; i pescatori non fanno
parte della folla, ma lavorano separati dalla folla che ascolta; Gesù coinvolge Pietro
in modo esterno, prendendo in prestito una barca. Pietro si coinvolge e si allontana
dal suo mondo, con Gesù che gli impone la scelta di andare a pescare;
Pietro oppone resistenza, ma alla fne si fda dell’autorevolezza di Gesù che ordina.
La pesca è inverosimile, va oltre ogni aspettativa; Pietro confessa la sua indegnità,
e qui Gesù gli offre la sua “investitura”: da pescatore di pesci a «cacciante»
di esseri umani; con lui, seguono Gesù anche i suoi soci.
Per gli Ebrei, come per i semiti in genere, il mare è il luogo delle «acque inferiori»
ed è dimora di satana, poiché è la sede dei mostri marini2 pronti a ghermire la
vita degli esseri umani. Con Gesù, è arrivato un rabbi che siede su una barca che
galleggia scostata da terra: il mare è dominato, il male è sottomesso. Ora si può
pescare con una abbondanza tale che si possono riempire anche due barche. Nella
1Pt 3,19 si dice che, dopo morte, Gesù «andò ad annunciare la salvezza anche
agli spiriti che attendevano in prigione» e che sono coloro che erano stati inghiottiti
dalle acque del diluvio. Diventare pescatori di esseri umani signifca condividere
con Gesù il salvataggio di tutti coloro che sono oppressi e sottomessi dal male
(cf. Ger 16,15-16a). Compito della Chiesa è questo: contribuire con tutte le sue
forze a salvare l’umanità dal male che è sempre in agguato e la sovrasta. Purtroppo
l’espressione «pescatore di uomini» ha fnito per assumere nella Chiesa un
senso molto ristretto perché riservato a specialisti «missionari», inviati a reclutare
le persone attraverso il battesimo come marchio di garanzia e di lotta; da qui
la corsa alla conquista del mondo in termini di conversioni, di battezzati, di iscritti
alle varie organizzazioni della Chiesa. È una concezione molto individualista della
religione che fnisce per essere clericalismo: il battesimo, da dono dello Spirito
Santo, diventa certifcato di appartenenza e ragione di differenziazione. Lc non
aveva questa immagine della pesca miracolosa, che è un modo orientale per dire
che Gesù viene per associare i suoi discepoli nella lotta per la liberazione dell’umanità.
È un intervento liberatore che contrasta non il mondo, ma con le forze
negative che voglio dominare il mondo mettendo diabolicamente gli uni contro
gli altri. La visione di Lc è nella prospettiva della «teologia della storia», che signifca
che Dio agisce e vive e si muove a suo agio solo all’interno della storia degli
uomini e delle donne, di cui assume la condizione e solidarizza con la loro lotta.
In questo senso per Lc il termine «pesca» è equivoco e può indurre a errate conclusioni.
Infatti, pescare signifca togliere il pesce dal suo ambiente vitale che è
l’acqua e farlo morire, mentre la missione degli apostoli è fnalizzata alla liberazione
e quindi alla vita. La risposta la troviamo se accettiamo di scendere più in profondità
nel testo lucano, che è la sintesi di due tradizioni distinte e testimoniate,
la prima da Mc 1,16-20 e l’altra da Gv 21,1-11. La tradizione giovannea ci dice che
gli apostoli pescarono 153 grossi pesci (cf. Gv 21,11), lasciandoci perplessi di fronte
ad una quantità così inverosimile e nello stesso tempo così precisa.
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2 Gen 1,21; 7,17-24; Sal 74[73],13.23-24; Gb 38,16-17; Gn 2,2-4; Ap 9,1-3; 13,1; 20,3.
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Sapppiamo, però, che ogni volta che in Gv troviamo un dato fuori dell’ordinario, dobbiamo
fermarci e domandarci se vuole condurci da qualche parte. Il primo a rendersene
conto è Agostino di Ippona che, commentando la pesca miracolosa (cf. Lc 5,6), ci
dice che il numero 153 è simbolico della missione apostolica che deve rivolgersi a
tutta l’umanità3. La stessa idea si concretizza da un altro punto di vista: se prendiamo
l’espressione «fgli di Dio» in ebraico (benê Ha’Elohîm), vediamo che il valore
numero delle lettere che la compongono è 153 e simboleggia tutta l’umanità.
Alla stessa conclusione si arriva se confrontiamo la tradizione sinottica, mettendo
a confronto il testo greco di Lc con quello greco di Mc, che in italiano la
traduzione riporta in forma uguale, mentre in greco ha una piccola, decisiva variante.
L’evangelista Mc (cf. 1,17), che non ha una grande padronanza della lingua
greca, per descrivere la professione e la missione di Pietro e soci usa sempre lo
stesso termine haliêis, che signifca «pescatori», coloro cioè che prendono i pesci
e li fanno morire fuori dal loro ambiente naturale che è l’acqua; Lc, invece, che conosce
bene il greco e scrive nella prospettiva della «teologia della storia», vuole
descrivere la chiamata degli apostoli come attività proiettata al bene dell’umanità
e quindi alla sua liberazione che è vita, usa due termini differenti: al v. 2 defnisce il
mestiere con il termine abituale della pesca, usato anche da Mc: (haliêis); al v. 10,
dove Cristo conferisce la missione di liberazione, Lc modifca il termine e usa il
participio presente attivo del verbo zogréo, un verbo tecnico riservato alla caccia
con l’arco, perché ferisce, ma non uccide come la pesca. La ferita che comporta è
il cambiamento come conseguenza della conversione. La lettera agli Ebrei dirà che
la «Parola di Dio è una spada afflata a doppio taglio» (cf. 12,4). Possiamo tradurre
più consapevolmente: «Tu sarai cacciante uomini vivi»4. La conferma che la prospettiva
del racconto sia questo lo si vede immediatamente dal fatto che segue, il
racconto del lebbroso guarito, che invoca la liberazione dalla sua esclusione civile
e religiosa in ragione della sua impurità irreversibile5.
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3 Cf. In Iohannem, Homilia 122, 7-8 (CCL 36, 671); Agostino espone lo stesso concetto, in
modo più sintetico, in Sermones, 270,7 (PL XXXVIII, 1244).
4 Se ne accorge anche la Bibbia della CEI, nella revisione del 1997, che più puntualmente
traduce Lc 5,10 con «D’ora in poi saranno uomini quelli che prenderai», mentre nell’ultima
edizione del 2008 ritorna al vecchio «sarai pescatore di uomini». Il verbo zogréo ricorre
solo un’altra volta in tutto il NT, in 2Tm 2,26, dove si parla dell’atteggiamento del credente
che deve testimoniare in modo tale che gli oppositori prendano coscienza della necessità
della conversione e quindi si aprano al vangelo della liberazione. In tutti e due i testi
permane l’idea della caccia a prede vive.
5 Lv 13 stabilisce la minuziosa casistica a riguardo della lebbra (diagnosi, isolamento e
riammissione). Al tempo di Gesù i lebbrosi dovevano portare un campanello legato al piede
per impedire eventuali incontri con altri non lebbrosi. Non potevano avvicinarsi all’abitato,
ma erano costretti a vivere ai margini, in grotte o immondezzai. Il lebbroso di cui
parla Lc rompe i divieti e con coraggio si presenta a Gesù, chiedendo la piena liberazione.
Il miracolo ha lo scopo di mettere in pratica la missione appena affdata a Simone/Cefa e
agli altri.
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Gesù compie davanti agli apostoli quella liberazione che aveva poco prima dato come missione. Questa è la
novità del vangelo: da una parte gli apostoli sono mandati non nel Tempio, ma nel
mondo, a sostenere e compiere gli aneliti di liberazione dell'umanità, mentre il
lebbroso, che vive nel non-mondo dell’emarginazione, è inviato al sacerdote,
rappresentante del culto e della religione uffciale, perché prenda atto che è fnita
ogni discriminazione ed esclusione, quand'anche essa fosse invocata in nome di
Dio.
La Chiesa è inviata alla storia umana e se resta fuori dagli sforzi degli uomini e
delle donne e dai loro tentativi di realizzare la liberazione integrale di ciascuno e
di tutti/e, qualunque sia la loro condizione e il loro stato, essa viene meno alla sua
vocazione di «pescante prede vive». Non esiste un processo di liberazione umano
in contrapposizone a quello che può predicare la Chiesa: ogni tentativo di liberazione
è ispirato dallo Spirito, sia che esso abbia l’etichetta della laicità, sia che
abbia quella della fede. Compito della Chiesa, ieri come oggi, è affancare e riconoscere
la presenza dello Spirito nella storia e rivelare il Nome del Dio che vuole
la vita abbondante (cf. Gv 10,10), senza appropriazioni indebite, senza presunzione
di avere il monopolio della volontà di Dio che, al contrario, va cercata, trovata
e condivisa con tutti gli uomini e le donne di buona volontà. La Chiesa missionaria
e pescatrice è la chiesa che ha coscienza di essere peccatrice e inviata ad
annunciare il vangelo della libertà da ogni forma di schiavitù, anche religiosa.
Signifcativo il comportamento del Signore, che quando può mietere il
successo perché ha le folle in mano e potrebbe cavalcare l’onda del populismo, fa
un passo indietro e si stacca da tutto per ritirarsi, nella solitudine, per pregare,
per illuminare il suo sguardo e verifcare i suoi obiettivi con quelli del Padre. Egli
prega per essere certo di non correre a vuoto e di non correre per se stesso e
per il suo tornaconto; prega per essere libero da se stesso e dalla sua vanagloria
e totalmente disponibile alla missione del Regno. Sia questo per noi il modello
della nostra preghiera in ascolto della Parola e della nostra vita comune a
servizio della liberazione del mondo.
sabato 6 febbraio 2010
11 febbraio 2010: Giornata del Malato
La Chiesa a servizio dell’amore per i sofferenti
11 febbraio: Giornata del Malato
La sofferenza è una dimensione inalienabile della vita di ciascuno e, pur essendo un mistero insondabile e inspiegabile, non è priva di senso e di valore nel contesto del’esperienza umana.
Anzi essa diventa, nella luce di Cristo crocifisso e risorto, “luogo di apprendimento della speranza”. Per questo le persone sofferenti non vanno lasciate mai sole nel loro dolore e siano sostenute efficacemente anche con la preghiera e vicinanza fraterna. La chiesa da secoli è al servizio del malato; in diverse forme, attraverso ogni singolo cristiano, testimonia l’Amore di Colui che per noi ha dato la sua vita morendo in croce.
Andrea MANTO
Approfondiamo la Parola domenicale. 7 febbraio 2010
Parola che si fa Vita
Alcuni brani biblici a commento della Parola domenicale:
1Timoteo 1,12-17
Giovanni 21,1-14
Apocalisse 1,9-18
Esodo 3,1-15
manda chi vuoi; io non so parlare.
1Corinzi 2,1-5
2Corinzi 4,1-15
ministero per la misericordia
che ci è stata data, non ci perdiamo d’animo, anche se portiamo
un tesoro in vasi di creta.
.
Agenda settimanale: 8 - 14 febbraio 2010
Agenda settimanale
8 - 14 Febbraio 2010
* * *
Lunedì 8, ore 21.00: Messa a Paglieroni
Martedì 9
ore 10.00: Incontro zonale dei preti
ore 18.30: Messa in San Giorgio
Mercoledì 10
ore 21.00: Condividiamo la Parola
Giovedì 11 - B. V. Maria di Lourdes
ore 18.30: Messa in chiesa p.le
Venerdì 12
ore 21.00: Genitori Nazaret
Sabato 13
Domenica VI dell’Anno C
ore 15.30: Gruppo Nazaret
ore 18.30: Messa in chiesa p.le
Domenica 14
ore 9.00: Messa in san Giorgio
ore 11.00: Messa in chiesa p.le
Battesimo di Colanero Ludovica
ore 16.00: Ortona-Salesiani: “Etica della responsabilità e della solidarietà”.
Una Comunità che celebra - La Liturgia domenicale: V Domenica dell'Anno C - 7 febbraio 2010
Invocazione penitenziale
Signore, Parola che purifica, espia la nostra colpa! Signore pietà!
Cristo, morto per i nostri peccati, facci risorgere con te a vita nuova!
Cristo pietà!
Signore, che ti avvicini a noi peccatori, facci capaci di prossimità con gli altri.
Signore pietà!
Inno di lode: Gloria a Dio…
Preghiera dell’Assemblea
+ O Padre, infinitamente grande che affidi a noi peccatori e alle nostre mani fragili il compito di portare agli uomini l’annunzio del Vangelo, sostienici con il tuo Spirito. La tua Parola, accolta da cuori aperti e generosi, fruttifichi in ogni uomo sulla terra.
Per il nostro Signore… Amen!
LITURGIA DELLA PAROLA
Dal libro del profeta Isaìa
6,1...8
Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. (2-3) E dissi: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo
dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo dalle labbra
impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re,
il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,perciò è scomparsa la tua colpae il tuo peccato è espiato».
Poi io udii la voce del Signore:
«Chi manderò e chi andrà per noi?».
E io risposi: «Eccomi, manda me!».
Parola di Dio!
Salmo responsoriale - 137
R./ Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.
[Magnificat… anima mea, Dominum!]
1. Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. Non agli dèi, ma a te voglio cantare, mi prostro verso il tuo tempio santo.
2. Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà: hai reso la tua promessa
più grande del tuo nome. Nel giorno in cui ti ho invocato,
mi hai risposto,hai accresciuto in me la forza.
3. Ti renderanno grazie, Signore,
tutti i re della terra, quando ascolteranno
le parole della tua bocca. Canteranno le vie del Signore: grande è la gloria del Signore!
4. La tua destra mi salva. Il Signore farà tutto per me. Signore, il tuo amore è per sempre: non abbandonare l’opera delle tue mani.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
15,1...11
Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto(…); quello che anch'io ho ricevuto:
Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta (…). Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli, e non sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
Parola di Dio!
Alleluja, alleluja!
Venite dietro a me, dice il Signore, vi farò pescatori di uomini. Alleluja!
+ Dal vangelo secondo Luca
5,1-11
In quel tempo. Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Parola del Signore!
Professione di Fede - Simbolo Apostolico
Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
la Parola si fa Preghiera
+ Fratelli e sorelle, Gesù ci chiama ad ascoltarlo e a seguirlo. Preghiamo insieme perché egli renda fruttuose le nostre capacità e il nostro impegno.
R./ La tua presenza ci salvi, Signore!
1. La Chiesa faccia scelte mai dettate dagli equilibri di potere, ma sempre da giustizia e misericordia. Preghiamo.
2. La consapevolezza di essere deboli non sia per noi un ostacolo, ma solo grazia per sentirci amati. Preghiamo.
3. Perché lasciamo gli altri liberi nelle loro scelte, come tu sei sempre paziente con noi. Preghiamo.
4. I credenti combattano la povertà per amore e difesa della vita. Preghiamo
5. Sostienici, con la forza della tua Parola e del Pane di vita nel seguirti sempre, oltre le nostre forze. Preghiamo.
dalla Parola all’Eucaristia
+ Ti ringraziamo, o Padre, per il tuo Figlio Gesù: con la forza della sua Parola Egli rende fecondi le nostre azioni e i nostri pensieri; così come il tuo Spirito trasforma il pane e vino che ti presentiamo. Siano fonte di vita nella nostra debolezza per la salvezza del mondo. Ora e per sempre. Amen!
Giornata per la vita - La forza della vita: una sfida nella povertà
ma… fedele al messaggio di Gesù, venuto a salvare l’uomo nella sua interezza,
la Chiesa si impegna per lo sviluppo umano integrale, che richiede anche il superamento dell’indigenza e del bisogno. La disponibilità di mezzi materiali, arginando la precarietà
che è spesso fonte di ansia e paura, può concorrere a rendere ogni esistenza più serena e distesa. Consente, infatti, di provvedere a sé e ai propri cari una casa, il necessario sostentamento,
cure mediche, istruzione.
Avvertiamo perciò tutta la drammaticità della crisi finanziaria che ha investito molte aree
del pianeta: la povertà e la mancanza del lavoro che ne derivano possono avere effetti disumanizzanti. La povertà, infatti, può abbrutire e l’assenza di un lavoro sicuro può far perdere fiducia in se stessi e nella propria dignità. Si tratta, in ogni caso, di motivi di inquietudine
per tante famiglie. Molti genitori sono umiliati dall’impossibilità di provvedere, con il proprio lavoro, al benessere dei loro figli e molti giovani sono tentati di guardare al futuro con crescente rassegnazione e sfiducia.
Proprio perché conosciamo Cristo, la Vita vera, sappiamo riconoscere il valore della vita umana
e quale minaccia sia insita in una crescente povertà di mezzi e risorse. Il benessere economico, però, non è un fine ma un mezzo, il cui valore è determinato dall’uso che se ne fa: è a servizio della vita, ma non è la vita. Quando, anzi, pretende di sostituirsi alla vita e di diventarne la motivazione, si snatura e si perverte. Anche per questo Gesù ha proclamato beati i poveri
e ci ha messo in guardia dal pericolo delle ricchezze (cfr Luca 6,20-25).
Alla sua sequela e testimoniando la libertà del Vangelo, tutti siamo chiamati a uno stile di vita sobrio, che non confonde la ricchezza economica con la ricchezza di vita. Ogni vita, infatti,
è degna di essere vissuta anche in situazioni di grande povertà. L’uso distorto dei beni
e un dissennato consumismo possono, anzi, sfociare in una vita povera di senso e di ideali elevati, ignorando i bisogni di milioni di uomini e di donne e danneggiando irreparabilmente la terra,
di cui siamo custodi e non padroni.
Proprio il momento che attraversiamo ci spinge a essere ancora più solidali con quelle madri che, spaventate dallo spettro della recessione economica, possono essere tentate di rinunciare
o interrompere la gravidanza, e ci impegna a manifestare concretamente loro aiuto e vicinanza.
Ci fa ricordare che, nella ricchezza o nella povertà, nessuno è padrone della propria vita
e tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla come un tesoro prezioso dal momento
del concepimento fino al suo spegnersi naturale.
I Vescovi Italiani